Congiuntivite

I tuoi occhi

Malattie oculari

Congiuntivite: cause, sintomi, cure e consigli utili.

congiuntivite

Cos’è la congiuntivite?

È un’infiammazione della congiuntiva, la membrana trasparente che ricopre la parte bianca dell’occhio (la sclera) e la superficie interna delle palpebre. È una delle malattie dell’occhio più comuni. Può manifestarsi in forma acuta o cronica.

Quali cause ha?

Le cause della congiuntivite possono essere varie, ma le più frequenti sono le seguenti:

  1. infezioni oculari (dovute a batteri, virus, funghi o parassiti);
  2. allergie (vedi la scheda informativa sull’allergia congiuntivale);
  3. sostanze chimiche (cosmetici, farmaci, fattori ambientali);
  4. agenti fisici di varia natura (tra cui l’esposizione eccessiva al sole e ad altre radiazioni).

Quali sono i sintomi della congiuntivite?

 Occhio o occhi che lacrimano, arrossati, con bruciore, dolore o fastidio. A volte, allo specchio si possono vedere i capillari dilatati e sembra che ci sia sangue nell’occhio.  Altri sintomi della congiuntivite sono palpebra gonfia e rossa, sensazione di sabbia negli occhi (sensazione di corpo estraneo), secrezione (gli occhi tendono ad “appiccicarsi”) e fotofobia.

Quali sono i segni della congiuntivite?

I segni più frequenti della congiuntivite sono:

  1. iperemia congiuntivale (il cosiddetto occhio rosso);
  2. edema congiuntivale (rigonfiamento più o meno accentuato della mucosa congiuntivale);
  3. follicoli:aggregati linfocitari macroscopicamente visibili, di forma conica, rappresentano una reazione congiuntivale ad uno stimolo irritativo (insieme ad altri segni sono caratteristici della congiuntivite follicolare);
  4. papille: strutture poligonali rilevate sulla superficie congiuntivale, si sviluppano essenzialmente a livello della congiuntiva palpebrale superiore, di quella inferiore e al limbus corneale;
  5. pseudomembrane e membrane;
  6. secrezione: può essere acquosa, mucosa, schiumosa o purulenta e fornire informazioni importanti riguardo l’agente eziologico della congiuntivite;
  7. piccole emorragie congiuntivali bulbari o tarsali (in particolar modo nelle forme virali).

Quali forme di congiuntivite infettiva esistono?

La congiuntivite batterica è la forma più comune, di cui esistono quattro tipologie principali: la congiuntivite batterica catarrale, quella purulenta, la forma membranosa e quella pseudomembranosa. Ogni forma di congiuntivite batterica ha i suoi sintomi particolari.

Esaminiamole più nel dettaglio:

  • Congiuntivite catarrale: è caratterizzata da abbondante secrezione mucopurulenta o catarrale, è molto contagiosa, talora assume carattere epidemico e spesso coinvolge prima un occhio e poi l’altro. Dà senso di corpo estraneo e fotofobia molto marcata. È caratterizzata da un arrossamento prima della congiuntiva tarsale poi di quella bulbare che diviene edematosa, si possono presentare emorragie multiple sottocongiuntivali (di tipo petecchiale) specialmente sotto la palpebra superiore. [1]
  • Congiuntivite purulenta: è un processo infiammatorio acuto, di notevole gravità, caratterizzato da irritazione, edema palpebrale importante, occhi rossi e abbondante secrezione purulenta. È possibile anche un coinvolgimento della cornea. Il batterio comunemente responsabile di questo tipo di congiuntivite è la Neisseria gonorrhoeae.
  • Congiuntivite membranosa: è una forma di congiuntivite grave ma rara, caratterizzata dalla presenza delle cosiddette membrane [2]. Queste ultime si staccano con difficoltà, causando il sanguinamento della congiuntiva una volta rimosse. In alcuni casi la patologia si può complicare in una cheratocongiuntivite batterica in cui si ha il coinvolgimento anche della cornea. Tale forma di congiuntivite va sempre distinta da cheratocongiuntiviti da adenovirus, Streptococco beta-emolitico, congiuntiviti gonococciche, da Candida o ustioni chimiche.
  • Congiuntivite pseudomembranosa: in questo caso la congiuntiva tarsale è ricoperta da una membrana di fibrina sottile che si stacca facilmente dalla mucosa sottostante che appare iperemica, talora sanguinante, ma sostanzialmente integra.

La congiuntivite virale è causata principalmente dagli adenovirus, dal virus dell’Herpes Simplex e dall’Enterovirus. Dal punto di vista clinico i virus provocano con maggiore frequenza congiuntiviti di tipo acuto, caratterizzate da iperemia, gonfiore e ipertrofia follicolare. Inoltre, la forma virale della congiuntivite può essere caratterizzata da lieve febbre, tosse, mal di gola e rigonfiamento delle ghiandole linfatiche (ai lati del collo). La secrezione è di tipo sieroso (fluido) e non diviene mai di tipo purulento a meno che non si sovrapponga un’infezione batterica. Nelle congiuntiviti virali il coinvolgimento della cornea è più frequente rispetto a quelle batteriche.

La recente pandemia da Covid-19 ha dimostrato che il virus può infettare l’uomo attraverso la congiuntiva, facendo sviluppare al paziente tra gli altri sintomi ben noti, una vera e propria congiuntivite. I sintomi e i segni della congiuntivite da Coronavirus, sono del tutto simili a quelli di qualsiasi altra infezione virale, per cui non è possibile, attualmente, con una semplice visita oculistica fare una diagnosi precisa. In soggetti con congiuntivite virale, che presentano altri sintomi sistemici riferibili ad infezione da Covid-19, per una conferma diagnostica è necessario eseguire specifici test (tampone nasofaringeo, test sierologico).

Quali forme esistono di congiuntivite allergica ?

In base alla sintomatologia di esordio e alla durata della stessa è possibile fare una prima distinzione tra congiuntiviti allergiche di tipo acuto e congiuntiviti allergiche di tipo cronico.

Nel primo caso i sintomi si presentano in maniera eclatante con prurito molto forte e gonfiore delle palpebre, la regressione dei disturbi però si verifica in un tempo relativamente breve. Nel tipo cronico i sintomi quali prurito, fotofobia, arrossamento oculare, sono meno irruenti e fastidiosi, ma tendono a persistere per lunghi periodi.

Una seconda distinzione va fatta in base alla causa scatenante della congiuntivite allergica e a tal proposito si possono identificare fondamentalmente 4 forme principali:

  • congiuntivite allergica stagionale
  • congiuntivite allergica perenne
  • congiuntivite atopica
  • congiuntivite allergica gigantopapillare

La congiuntivite allergica stagionale è la forma più comune, si presenta in primavera, ma a volte può tendere a diventare cronica. Nella maggior parte dei pazienti che presentano questa congiuntivite è possibile rilevare una positività ai comuni allergeni, in particolare al polline e la simultanea presenza di altri sintomi quali: rinite, asma, eczema. La sintomatologia è caratterizzata da iperemia congiuntivale, lacrimazione abbondante, prurito, edema palpebrale. La cornea non è interessata.
La congiuntivite allergica perenne è un’infiammazione bilaterale della congiuntiva, a carattere cronico. I pazienti infatti manifestano i sintomi durante l’intero arco dell’anno in risposta a diversi allergeni, quali: acari della polvere, pelo di animali, spore fungine.
Il primo sintomo caratteristico di questa congiuntivite è un forte prurito, accompagnato da marcata iperemia della congiuntiva e lacrimazione.

La congiuntivite atopica colpisce solitamente soggetti adulti di sesso maschile ed è associata spesso ad eczema del viso, o delle superfici flessorie degli arti superiori e inferiori. Anche in questo caso è presente iperemia congiuntivale e prurito, c’è inoltre un coinvolgimento della cute palpebrale che appare screpolata, ispessita e ricoperta di piccole croste. Spesso si osserva un interessamento corneale.

La congiuntivite allergica gigantopapillare è caratteristica dei portatori di lenti a contatto o di protesi oculari. La sintomatologia in un primo momento può essere piuttosto sfumata con la presenza di una lieve secrezione mucosa e un leggero prurito. Nelle fasi più avanzate della malattia il prurito e le secrezioni aumentano, macroscopicamente si nota la presenza di papille giganti tarsali, si sviluppa inoltre intolleranza alle lenti a contatto.

La congiuntivite allergica colpisce indicativamente il dieci per cento della popolazione mondiale. E’ stata, tra l’altro, ipotizzata – in particolare nei bambini – una correlazione tra questa patologia e l’elevata concentrazione di particolato in città (soprattutto PM2,5 e PM10); tuttavia, in questo caso si è preferito classificarla come “congiuntivite di origine ignota”.

La congiuntivite nel neonato

Per congiuntivite nel neonato s’intende un’infiammazione congiuntivale insorta nel primo mese di vita. Nella maggior parte dei casi, le cause di una congiuntivite neonatale sono da ricondurre a microrganismi presenti nel canale cervicale al momento del parto. Si possono distinguere le seguenti forme di congiuntivite neonatale:

  • Congiuntiviti chimiche
  • Congiuntiviti da Neisseria Gonorrhoeae
  • Congiuntivi da Clamidia
  • Congiuntiviti da batteri
  • Congiuntiviti da virus

Le congiuntiviti chimiche sono provocate dall’azione di alcuni farmaci (nitrato d’argento e colliri antibiotici) che vengono applicati sulla congiuntiva del neonato al momento della nascita. I sintomi (iperemia, lacrimazione, nelle forme più gravi edema palpebrale) compaiono entro poche ore dopo il parto per poi risolversi nel giro di 24-36 ore.

La congiuntivite gonococcica, provocata da Neisseria Gonorrhoeae, si sviluppa entro 3-4 giorni dalla nascita in forma iperacuta e bilaterale. Il piccolo paziente presenta un marcato edema palpebrale, chemosi congiuntivale e secrezione muco-purulenta. Se non diagnostica e trattata in maniera repentina si possono verificare ulcerazioni corneali che possono compromettere il visus in maniera grave.

La congiuntivite da Clamidia (congiuntivite da inclusi) è la causa più frequente di congiuntivite neonatale, si presenta 5-14 giorni dopo il parto e i sintomi più frequenti sono: iperemia e chemosi congiuntivale, secrezione mucopurulenta, edema palpebrale e formazione di pseudomembrane, frequente il coinvolgimento corneale. Se non trattata, la cicatrizzazione congiuntivale e corneale può portare a cecità.

La congiuntivite di natura batterica è provocata nella maggior parte dei casi da Staphilococcus aureus ed Haemophilus influenzae e in generale batteri Gram-negativi, presenti in ambito ospedaliero. L’infezione si sviluppa di solito verso il quinto giorno dalla nascita con iperemia congiuntivale, edema palpebrale, e segni simili ad altre congiuntiviti. La terapia consiste nella somministrazione di colliri a base antibiotica.

La congiuntivite virale è provocata nella maggior parte dei casi da Herpes Simplex Virus (HSV) e insorge solitamente 6-14 giorni dopo la nascita, può essere mono o bilaterale. Ci può essere un interessamento anche della cornea. Il trattamento si avvale di farmaci antivirali.

La congiuntivite nei bambini

La congiuntivite è una patologia oculare piuttosto diffusa anche tra i bambini. Le principali cause che possono scatenarla sono: le infezioni batteriche, le infezioni virali e le allergie.

Le congiuntiviti batteriche sono facilmente riconoscibili perché oltre ai classici sintomi (rossore oculare, edema palpebrale, chemosi della congiuntiva, fotofobia) sono caratterizzata dalla comparsa di secrezioni dense e appiccicose di colorito giallastro, che spesso impediscono al piccolo (soprattutto la mattina al risveglio) di aprire facilmente gli occhi.

Le congiuntiviti virali (causate di solito da adenovirus o virus influenzali), sono caratterizzate da rossore, fotofobia, scarse secrezioni.

Le congiuntiviti allergiche sono provocate da pollini, polvere, o comunque dal contatto con sostanze a cui il bambino risulta sensibile. Sono caratterizzate da iperemia congiuntivale, lacrimazione più o meno intensa e prurito. Possono essere presenti anche altri sintomi quali rinite allergica e starnuti.

Altre cause di congiuntivite nel bambino possono essere la presenza di corpi estranei o il contatto con sostanze chimiche, in questi casi si potrà parlare di congiuntivite irritativa.

La congiuntivite infettiva è molto contagiosa, la sua trasmissione può avvenire facilmente attraverso il contatto diretto con il bambino o con oggetti con cui ha interagito e che quindi possono essere contaminati. Per evitare la diffusione della malattia negli ambienti frequentati da altri bambini, scuole o asili, è consigliabile tenere il piccolo paziente a casa fino a che non termina la terapia prescritta dall’oculista e non spariscano tutti i sintomi. Generalmente vengono prescritti farmaci sotto forma di colliri o unguenti oftalmici a base di antibiotici, antivirali, cortisonici o antistaminici, a seconda della causa che ha determinato l’insorgenza della congiuntivite.

Per ottenere una guarigione rapida e completa o anche come prevenzione è sempre utile seguire alcuni piccoli consigli:

  • pulire sempre bene le mani quando si instilla il collirio al bambino;
  • rimuovere delicatamente le secrezioni oculari con una garzina sterile imbevuta magari di soluzione fisiologica, in modo da tenere gli occhi più puliti possibile;
  • evitare che il bambino strofini o tocchi gli occhi, soprattutto se ha le mani sporche;
  • se un membro della famiglia è affetto da congiuntivite dovrebbe evitare il contatto diretto con il bambino e non condividere con lui indumenti, asciugamani, lenzuola, ecc.

Ovviamente bisogna sempre seguire in maniera scrupolosa la terapia indicata dall’oculista, però vale la pena ricordare che esistono anche alcuni rimedi o cure naturali che possono in qualche modo alleviare i fastidi del bambino. Utili ad esempio possono risultare gli impacchi fatti con acqua e camomilla o eufrasia, da applicare sulle palpebre un paio di volte al giorno per qualche minuto, la loro azione lenitiva e antinfiammatoria naturale, può essere particolarmente d’aiuto in caso di lievi irritazioni oculari o gonfiore palpebrale.

Cos’è la congiuntivite attinica?

Si tratta di una forma provocata dai raggi solari o da altre forme di radiazione. L’infiammazione di solito non interessa solo la congiuntiva ma si estende anche a livello della cornea (cheratocongiuntivite). Per evitare di contrarla è importante utilizzare occhiali con filtri per i raggi ultravioletti. La congiuntivite attinica è più frequente al mare, sulla neve e dopo l’esposizione a lampade abbronzanti: per questa ragione in tutti questi casi è fondamentale proteggere gli occhi adeguatamente con occhiali scuri a norma di legge o apposite mascherine. In caso di congiuntivite bisogna sempre evitare di andare al mare o in piscina (soprattutto nelle forme acute).

Si possono usare le lenti a contatto se si ha una congiuntivite?

In caso di congiuntivite non si devono usare le lenti a contatto, almeno fino a quando non si è guariti completamente. Nel caso in cui si fosse affetti da congiuntivite infettiva è fondamentale buttare le vecchie lenti, il contenitore che si è utilizzato e il relativo liquido di conservazione (oltre a cambiare federe ed asciugamani). Nel caso in cui non lo si facesse, vi sarebbe infatti il fondato rischio di infettarsi nuovamente.

Qual è la terapia?

congiuntivite allergica
La cura della congiuntivite varia a seconda del tipo e prevede una terapia diversa. Generalmente si ricorre a colliri (terapie topiche) e, più raramente, a medicinali assunti per bocca (via sistemica).

In caso di congiuntivite batterica la terapia è a base di colliri antibiotici; nel caso, invece, di congiuntivite allergica si ricorre a colliri antistaminici e cortisonici, che possono essere associati all’utilizzo di lacrime artificiali e, talvolta, agli antistaminici per bocca. Nella congiuntivite virale in alcuni casi, oltre ad una terapia con colliri antinfiammatori e lubrificanti, può essere prescritta dall’oculista una copertura con colliri antibiotici (per prevenire le sovrainfezioni batteriche) e unguenti o colliri antivirali. È importante, comunque, che l’oculista formuli una diagnosi esatta.

In genere la congiuntivite è una malattia di breve durata, tuttavia i sintomi possono permanere per un tempo più o meno prolungato in base alla causa che l’ha determinata, alla tempestività della diagnosi ed all’efficacia del trattamento. Una congiuntivite batterica di solito passa nel giro di 7-10 giorni, un’infezione di natura virale dura più a lungo (i sintomi possono persistere anche per un paio di settimane, ammesso che non ci sia un coinvolgimento corneale, perché in tal caso il processo di guarigione normalmente necessita di ancora più tempo).

In caso di congiuntivite resistente o recidivante può risultare utile, dopo aver sospeso per qualche tempo qualsiasi trattamento farmacologico, eseguire un tampone congiuntivale per ricercare l’agente specifico responsabile dell’infezione ed impostare quindi una terapia mirata.

Fake News sulle congiuntiviti

Ricordate che non esistono rimedi naturali per le congiuntiviti batteriche. Anzi, il loro decorso senza farmaci può portare a delle complicazioni.

Esistono, però, dei rimedi naturali per le congiuntiviti (come ad esempio gli impacchi di camomilla) che pur non essendo delle cure, possono essere utili per lenire alcuni fastidi.

 

Consigli utili per gestire e prevenire le congiuntiviti

Di seguito un breve elenco di consigli che possono risultare utili per una gestione ottimale della congiuntivite:

  • lavare spesso le mani;
  • evitare di toccare l’occhio sano dopo aver toccato quello infetto;
  • cambiare con una certa frequenza gli asciugamani e le federe del cuscino;
  • quando si instilla il collirio evitare di toccare/sfiorare l’occhio con il beccuccio (altrimenti si rischia di infettare il contenitore);
  • non usare le lenti a contatto per l’intera durata dei sintomi;
  • proteggere gli occhi indossando occhiali dotati di appositi filtri UV;
  • non utilizzare il make-up fino a guarigione completa;
  • come rimedio naturale per alleviare il fastidio della congiuntivite può essere utile fare degli impacchi con la camomilla;
  • evitare ambienti fumosi e polverosi.

Leggi anche: Riconoscere le allergie oculari; Congiuntivite virale causata da una proteina

[1I batteri più frequentemente responsabili sono lo Streptococcus pneumoniae e l’Haemophilus influenzae. Altro agente responsabile può essere lo Staphilococcus aureus.

[2secrezioni addensate che formano un sottile strato translucente di color bianco grigiastro, costituito da un trasudato ricco di proteine e di fibrina fuoriuscito dai vasi congiuntivali danneggiati, coagulato sulla superficie congiuntivale

Scheda informativa a cura dell’Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità-IAPB Italia onlus
Leggi le condizioni generali di consultazione di questo sito

Pagina pubblicata il 18 giugno 2008. Ultimo aggiornamento: 20 aprile 2021.

Ultima revisione scientifica: 26 aprile 2021.

Contatta l’Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità-IAPB Italia onlus
 
Il Numero Verde di consultazione oculistica è attivo dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 13.
Scrivi nel Forum: un medico oculista ti risponderà gratuitamente.

Rivista (archivio) 2021

Media

Rivista (archivio)

Ottobre-Dicembre 2021
Ottobre-Dicembre 2021

“Oftalmologia Sociale” è una rivista di sanità pubblica, la pubblicazione trimestrale dell’Agenzia Internazionale per la prevenzione della Cecità-IAPB Italia onlus.

In questo numero viene descritta la città a misura di ipovedenti, uno speciale sulla Giornata Mondiale della Vista e un approfondimento sulla riabilitazione visiva post- Covid.

Scarica oftalmologia_sociale-n.4-2021.pdf

Luglio-Settembre 2021
Luglio-Settembre 2021

“Oftalmologia Sociale” è una rivista di sanità pubblica, la pubblicazione trimestrale dell’Agenzia Internazionale per la prevenzione della Cecità-IAPB Italia onlus.


In questo numero l’esperienza del Polo Nazionale Ipovisione nella teleriabilitazione, il riscatto dell’ipovisione, uno speciale sulla demoticosi oculare.

Scarica oftalmologia_sociale-n.3-2021.pdf

Aprile-Giugno 2021
Aprile-Giugno 2021

“Oftalmologia Sociale” è una rivista di sanità pubblica, la pubblicazione trimestrale dell’Agenzia Internazionale per la prevenzione della Cecità-IAPB Italia onlus.

 

In questo numero l’inchiesta per dimostrare la propria cecità in tribunale, uno speciale pediatria e prevenzione, gonioscopia: quando e come effettuare l’esame. 

Scarica oftalmologia_sociale-n.2-2021.pdf

Gennaio-Marzo 2021
Gennaio-Marzo 2021

“Oftalmologia Sociale” è una rivista di sanità pubblica, la pubblicazione trimestrale dell’Agenzia Internazionale per la prevenzione della Cecità-IAPB Italia onlus.

 

In questo numero: la tecnologia al servizio delle disabilità visive, la microperimetria come nuova frontiera nella riabilitazione visiva, come prevenire il glaucoma in tempo. 

Scarica oftalmologia_sociale-n.1-2021.pdf

Contatta l’Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità-IAPB Italia onlus
 
Il Numero Verde di consultazione oculistica è attivo dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 13.
Scrivi nel Forum: un medico oculista ti risponderà gratuitamente.

Allergia congiuntivale

I tuoi occhi

Malattie oculari

Allergia congiuntivale: sintomi, cure, consigli utili.

congiuntivite

Che cos’è?

Si tratta di un’infiammazione della congiuntiva (membrana mucosa che riveste la parte bianca dell’occhio e la superficie interna delle palpebre), causata da sensibilità eccessiva a sostanze estranee. Esistono varie forme cliniche: congiuntivite allergica stagionale, perenne, atopica e giganto-papillare (vedi scheda sulla congiuntivite). Tutte le forme allergiche mostrano un certo grado di infiammazione e tendono a ripresentarsi in forma più o meno accentuata a seconda dei periodi dell’anno.

Quali sono i sintomi?

Il prurito è il sintomo più comune e importante: può durare da pochi secondi ad alcune ore ed è sicuramente fonte di grosso disagio ed insofferenza da parte del paziente. Inoltre si osserva gonfiore palpebrale, lacrimazione abbondante, bruciore e arrossamento oculare. Spesso sono colpite persone che hanno già tipiche manifestazioni allergiche: rinite stagionale, febbre da fieno, asma bronchiale, orticaria, dermatite atopica e intolleranza a cibi o bevande.

Come viene fatta la diagnosi?

La diagnosi viene fatta dall’oculista, che esamina gli occhi con la lampada a fessura per verificare la presenza di eventuali segni di allergie (come la dilatazione dei vasi sanguigni sulla superficie oculare). I segni obiettivi più caratteristici sono l’arrossamento della congiuntiva (iperemia congiuntivale), la presenza di papille ipertrofiche nella congiuntiva tarsale, una secrezione filamentosa e viscosa.

Quant’è comune?

Secondo uno studio scientifico le allergie oculari colpiscono la popolazione in misura compresa tra il 6% e il 30%. L’allergia congiuntivale può essere acuta o cronica e, dal 30 al 70% dei casi, è associata alla rinite allergica. [1] [2]

Si può trattare?

allergia congiuntivale
Sì, si può trattare con risultati variabili. Tuttavia il carattere individuale allergico permane per tutta la vita. Comunque il trattamento consiste generalmente – laddove possibile – nella rimozione dell’allergene responsabile (o nell’evitarlo nella massima misura a scopo preventivo, ad esempio non andando in campagna in certi periodi dell’anno) e nell’uso topico di farmaci (colliri) corticosteroidi, decongestionanti e antistaminici, stabilizzatori dei mastociti [3], farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) e, almeno di supporto, lacrime artificiali [4]. L’immunoterapia specifica prevede la somministrazione di dosi crescenti di uno o più allergeni allo scopo di indurre una relativa tolleranza e, quindi, desensibilizzare le persone allergiche. Si tenga però conto che la forma cronica è più difficilmente trattabile.

Quali sono i consigli utili sul piano dello stile di vita?

Sicuramente per l’allergico è opportuno:

  1. sottoporsi a prove allergometriche per capire quali siano gli agenti responsabili dell’allergia ed agire di conseguenza, riducendo o evitando del tutto il contatto con l’allergene responsabile. Spesso, infatti, non si è in grado di distinguere da soli quale possa essere la reale causa della congiuntivite allergica. Chi è allergico può avere dei sospetti, ma unicamente i risultati dei test allergometrici possono dare una risposta precisa (tra l’altro esistono non solo i test cutanei, o prick-test, ma anche i test basati su un prelievo di sangue);
  2. evitare gli ambienti dove gli allergeni sono maggiormente presenti (ad esempio evitare di andare in campagna in primavera, non frequentare aree urbane ad alto tasso di smog né recarsi in luoghi molto polverosi);
  3. dopo il parere del medico ricorrere all’eventuale desensibilizzazione specifica, un “vaccino” la cui somministrazione non va però iniziata in periodi di fase acuta e va cominciata il più precocemente possibile;
  4. ricorso a eventuali antistaminici per via orale e instillazione di colliri specifici (sempre antistaminici) e/o colliri corticosteroidi (derivati del cortisone), che possono contribuire a ridurre i sintomi delle congiuntiviti allergiche, come prurito intenso, arrossamento marcato e gonfiore. Tutti i farmaci devono essere prescritti dal medico.

Col bambino allergico come bisogna comportarsi?

congiuntivite rimedi
Oltre ai consigli validi per tutti gli allergici, bisogna evitare che il bambino si tocchi gli occhi con le mani sporche anche se avverte un forte prurito (si prevengono così infezioni o piccoli traumi alla cornea), proteggerlo dai raggi solari soprattutto durante la stagione estiva (con l’utilizzo di occhiali dotati di appositi filtri a norma di legge) onde ridurre i disturbi indotti dalla fotofobia (che, in caso di congiuntivite allergica in fase acuta, può essere anche molto marcata). Curare, inoltre, nei minimi particolari la sua alimentazione, in modo da garantire sempre un corretto apporto nutrizionale, evitando però i cibi a cui risulta eventualmente intollerante che, a lungo andare, potrebbero portare a un sensibile peggioramento della sintomatologia allergica. Al bambino allergico, infine, va evitato rigorosamente il contatto col fumo di tabacco. Il fumo passivo in gravidanza, durante l’allattamento e negli ambienti chiusi favorisce infatti la comparsa dell’allergia nel bambino a rischio. Il fumo attivo negli adolescenti favorisce anche l’asma.

Che accorgimenti si possono prendere in casa?

Per contrastare la sensibilizzazione che provocano sostanze presenti negli ambienti interni (come acari della polvere, dermatofagoidi, peli di gatto, ecc.) bisogna prestare particolare attenzione agli ambienti domestici. Nello specifico la camera da letto deve essere ben arieggiata e sgombra da arredi difficilmente lavabili che favoriscono l’accumulo di polvere (tendaggi, tappeti, moquette), terreno favorevole alla riproduzione degli acari e al deposito di peli di eventuali animali domestici. In casa è, inoltre, utile mantenere chiuse le finestre della camera da letto nei periodi di massima presenza di pollini nell’aria (nelle giornate ventose e ordinariamente la mattina tra le 5 e le 10). Se è possibile è opportuno utilizzare condizionatori dotati di filtri antipolline (che vanno però regolarmente sostituiti) così come aspirapolveri per gli allergici (maggiormente filtranti).

All’esterno come ci si deve comportare?

Per l’allergico ai pollini va consultato il calendario pollinico che indica i periodi dell’anno a rischio. In questi periodi si dovranno attuare preventivi provvedimenti comportamentali (uso di eventuali mascherine, occhiali scuri, ecc.) e farmacologici (colliri, antistaminici per bocca, spray nasali) che permettano di vivere all’aria aperta senza incorrere nei fastidiosi disturbi a occhi, naso e bronchi.

Per limitare l’infiammazione, in caso di congiuntivite allergica può essere il caso di indossare occhiali da sole aderenti al viso e indossare una mascherina a copertura del naso quando si va in bicicletta o in motorino (meglio se ai carboni attivi). In auto è utile tenere chiusi i finestrini ed utilizzare eventuali condizionatori con filtri anti-polline. Ulteriori accorgimenti da adottare sono: evitare prati e zone in cui si sta tagliando l’erba; limitare le gite in campagna nel periodo dell’impollinazione; preferire, per le vacanze, rispetto alla collina o al lago, località marine e in alta montagna (oltre i 1550 metri).

L’esposizione solare può infiammare maggiormente gli occhi se si soffre di congiuntive allergica?

Sì. Nelle persone allergiche e, tra queste, quelle affette da congiuntivite, l’esposizione ai raggi solari viene ritenuta un fattore scatenante dell’accesso acuto della malattia. Alla congiuntivite spesso si associa una rinite irrefrenabile. Già in condizioni di moderata esposizione solare questi individui soffrono di fotofobia e capiscono che, per evitare questo fastidioso sintomo, sono obbligati ad usare costantemente, di giorno e all’aperto, gli occhiali da sole.

Leggi anche: Congiuntivite;

[1Considerando solo le persone con congiuntivite allergica.

[2Thong BY, “Allergic conjunctivitis in Asia”, Asia Pac Allergy. 2017 Apr;7(2):57-64. doi: 10.5415/apallergy.2017.7.2.57. Epub 2017 Apr 12

[3Il disodiocromoglicato è il più impiegato in primo luogo, mentre in secondo luogo lodoxamide e acido spaglumico; elevata efficacia profilattica nelle forme ricorrenti stagionali se la somministrazione inizia almeno 3-4 settimane prima dell’inizio previsto della sintomatologia.

[4Che possono contribuire a rimuovere gli allergeni che si accumulano a livello congiuntivale.

Scheda informativa a cura dell’Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità-IAPB Italia onlus
Leggi le condizioni generali di consultazione di questo sito

Pagina pubblicata il 26 aprile  2021. Ultimo aggiornamento: 26 aprile 2021.

Ultima revisione scientifica: 16 aprile 2021.

Contatta l’Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità-IAPB Italia onlus
 
Il Numero Verde di consultazione oculistica è attivo dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 13.
Scrivi nel Forum: un medico oculista ti risponderà gratuitamente.

Malattie delle palpebre

I tuoi occhi

Malattie oculari

Malattie delle palpebre: sintomi, cause e rimedi

 

Cosa sono le palpebre ?

Sono spesse membrane muscolo-fibrose in grado di ricoprire completamente la parte anteriore del bulbo oculare. Esse sono in numero di due per lato, una superiore ed una inferiore. La palpebra superiore è più sviluppata e più mobile di quella inferiore. Ciascuna palpebra presenta due facce: quella anteriore cutanea e quella posteriore congiuntivale. Al margine libero le palpebre sono provviste di ciglia, ghiandole sebacee e sudoripare.

A cosa servono ?

Le palpebre sono fondamentali per proteggere l’occhio da traumi di varia natura, corpi estranei, abbagliamento, ecc. La loro funzione è determinante per la salute della cornea: sbattendole frequentemente (ammiccamento) si ha la distribuzione continua del film lacrimale sulla superficie oculare; quando ciò non avviene la cornea può andare incontro a danni, ad esempio a cheratiti ulcerose.

SINTOMI

Il sintomo più comune che può comparire in presenza di svariate patologie palpebrali è il gonfiore. Tale disturbo può interessare allo stesso tempo entrambe le palpebre, oppure presentarsi in maniera selettiva a livello della palpebra superiore o di quella inferiore.
Nella maggior parte dei casi le malattie palpebrali ovviamente non si manifestano solo con la presenza di gonfiore, ma con tutta una serie di sintomi, che vanno accuratamente individuati ed analizzati dall’oculista durante la visita, per riuscire a formulare una diagnosi precisa. I sintomi più frequenti che si sviluppano in presenza di patologie delle palpebre sono:

  • Dolore
  • Rossore
  • Prurito
  • Iperemia congiuntivale
  • Bruciore (spesso accompagnato da sensazione di corpo estraneo)
  • Lacrimazione abbondante
  • Secrezione muco-purulenta e formazione di crosticine sul bordo delle palpebre
  • Palpebra secca e con presenza di squame
  • Caduta delle ciglia.

CAUSE

Le cause che possono portare a sviluppare i sintomi citati in precedenza sono molteplici: infezioni/infiammazioni oculari (congiuntivite, blefarite, orzaiolo, calazio, herpes simplex e zoster), irritazioni, lesioni oculari, traumi, punture d’insetto, reazioni allergiche.

DERMATITE PALPEBRALE

A proposito di reazioni allergiche, un processo infiammatorio di comune riscontro e basato su una reazione del soggetto a determinati allergeni è la dermatite palpebrale. Si tratta di una problematica che di solito si presenta in soggetti che manifestano una reattività ad alcuni agenti ambientali: pollini, acari delle polveri domestiche, peli e forfore degli animali.

Anche il contatto diretto con particolari sostanze può provocare la reazione infiammatoria tipica della dermatite palpebrale. A tale proposito vale la pena ricordare: profumi, shampoo e saponi, prodotti per il make-up (molti di questi contenenti Nichel).

I sintomi della dermatite alle palpebre più frequenti sono: prurito intenso, bruciore, lacrimazione, gonfiore (di solito maggiormente evidente a livello della palpebra superiore rispetto a quella inferiore), raggrinzimento e desquamazione della cute.

Si può avere anche la comparsa di una vera e propria eruzione cutanea caratterizzata dalla presenza di vescicole e croste che dalle palpebre possono estendersi anche alla zona di cute adiacente l’occhio. La diagnosi viene effettuata dall’oculista durante la visita attraverso un’attenta ispezione delle palpebre, per determinare poi l’allergene responsabile della reazione occorre eseguire specifici esami allergologici. Il trattamento prescritto dall’oculista consiste di solito nell’applicazione di una pomata a base cortisonica per alcuni giorni ed eventualmente nell’assunzione di antistaminici per via orale.

TRATTAMENTO DELLE PATOLOGIE PALPEBRALI

Il trattamento da mettere in atto è sempre mirato ad agire sulla causa che ha determinato la patologia palpebrale. In caso di una semplice irritazione oculare accompagnata da gonfiore delle palpebre, può risultare utile l’applicazione di un impacco freddo e/o l’instillazione di lacrime artificiali. In presenza invece di un processo infettivo, l’oculista potrà prescrivere dei colliri antibiotici o antivirali. Se l’infiammazione palpebrale è di natura allergica, si dovrà procedere (sempre dietro prescrizione dell’oculista) all’assunzione di colliri cortisonici e antistaminici.

Per una completa guarigione si consiglia di non interrompere la terapia autonomamente (anche se i sintomi sembrano essere in via di regressione), di seguire sempre delle corrette norme di igiene oculo-palpebrale, di evitare l’utilizzo delle lenti a contatto e il make-up per l’intera durata del trattamento o comunque secondo le indicazioni del proprio oculista.

QUALI ALTRI PROCESSI PATOLOGICI POSSONO COLPIRE LE PALPEBRE?

Si possono avere delle anomalie di forma, di posizione o di alterazione del movimento.

ENTROPION:

le palpebre si rivoltano verso l’interno: si verifica l’introflessione del bordo libero palpebrale.

palpebre

Le ciglia, in questa condizione, si vengono a trovare a contatto col bulbo oculare e lo graffiano. Il sintomo principale avvertito dal paziente è un’intensa sensazione di corpo estraneo e il danno anatomico si sviluppa principalmente a livello della cornea con la formazione di lesioni che si possono spesso trasformare in ulcere; è ciò che può avvenire, ad esempio, se si è colpiti da tracoma, una malattia oculare che affligge i Paesi in via di sviluppo.

Cause Entropion: alterazioni muscolari, senescenza, esiti cicatriziali, blefarospasmo. Con quest’ultimo termine si intende una contrazione involontaria e ripetitiva del muscolo orbicolare (muscolo a forma di anello che si dispone intorno alla rima palpebrale).

Terapia Entropion: l’entropion può essere temporaneo o definitivo, congenito o acquisito. In caso di entropion definitivo la terapia è chirurgica; per quello temporaneo, invece, si possono applicare dei cerotti che tendono la palpebra, riportando il margine ciliare nella sua posizione naturale. Di fondamentale importanza è la salute corneale: l’ammiccamento comporta un continuo sfregamento sulla superficie oculare delle ciglia in posizione anomala; tale sfregamento provoca ferite corneali che vanno tempestivamente trattate prima che diventino vere e proprie ulcere. La cornea, in questi casi, può essere protetta con una lente a contatto, con l’utilizzo di colliri o pomate a base antibiotica, o di prodotti ad azione riepitelizzante (in modo da accelerare il processo di guarigione dei piccoli graffi sulla superficie oculare). Lo stato corneale influisce sulle scelte e i tempi terapeutici ma, in caso di danni importanti alla cornea, l’intervento chirurgico deve avvenire il prima possibile.
Più complessa è la terapia del blefarospasmo: ciò che dà maggiori risultati è, ad oggi, l’infiltrazione della tossina botulinica, mediante un ago sottilissimo, nelle palpebre e attorno ad esse. I risultati non sono definitivi, ma durano 2-4 mesi. La risposta a questo tipo di terapia non è omogenea e presenta, comunque, possibili effetti collaterali.

ECTROPION:

condizione in cui il margine palpebrale è rivolto verso l’esterno. Tale affezione può riguardare entrambe le palpebre (superiore ed inferiore), ma quella inferiore è maggiormente colpita. È un’alterazione che comporta modificazioni sia statiche che dinamiche.

Naturalmente l’ectropion può manifestarsi in modi diversi: si va da una forma più lieve, in cui si verifica un leggero allontanamento della palpebra dal bulbo oculare, ad una più grave, in cui si ha una completa eversione della palpebra (con conseguente esposizione della congiuntiva fino al fornice). In questo caso la congiuntiva – per la continua esposizione – va incontro a modificazioni iperplastiche che favoriscono il mantenimento della posizione errata. Quando l’ectropion è in fase avanzata è presente una lacrimazione continua (epifora); asciugandosi costantemente le lacrime, si compiono degli sfregamenti ripetuti sulla zona palpebrale e così facendo si complica ulteriormente la situazione per il formarsi, a volte, di vere e proprie lesioni cutanee.
In caso di processi infiammatori cronici, si può arrivare a fenomeni di retrazione dei tessuti per la formazione di cicatrici, fenomeno questo che aggrava ulteriormente l’ectropion.

Si possono distinguere diverse forme di ectropion palpebrale:

  1. una forma atonica dovuta alla perdita della tonicità del muscolo orbicolare; in questo caso si avrà la caduta e la progressiva retrazione del margine palpebrale;
  2. la forma spastica è, invece, dovuta a una contrazione di una parte del muscolo orbicolare; tale contrazione parziale determina l’ectropion. Questi casi sono tipici delle persone anziane o di pazienti giovani affetti da processi infiammatori corneali o congiuntivali;
  3. la forma paralitica è la conseguenza di una paresi del nervo facciale; il muscolo orbicolare, da esso innervato, perde la sua funzione tonica sulla palpebra inferiore che quindi si estroflette verso l’esterno;
  4. la forma meccanica è causata, invece, dalla retrazione cicatriziale in cui evolvono varie affezioni come traumi, causticazioni, lupus, neoplasie cutanee, periostiti del contorno orbitario e tumori cutanei.

Terapia: è chirurgica e va instaurata prima di avere complicanze corneali, congiuntivali o dermatologiche. Ci sono varie tecniche di intervento, a scelta del chirurgo in base al tipo di ectropion (in modo da ottimizzare il risultato estetico e funzionale). In attesa dell’intervento, o qualora non fosse consigliato (magari perché l’ectropion si presenta in forma molto lieve), l’oculista potrebbe raccomandare l’utilizzo di colliri o pomate per ridurre l’infiammazione e mantenere l’occhio ben lubrificato.

PTOSI PALPEBRALE:

con questo termine s’intende un’anomala ed involontaria chiusura della palpebra superiore. L’occhio colpito appare socchiuso: si ha la cosiddetta “palpebra cadente”. La ptosi può essere acquisita o, più spesso, congenita. La classificazione varia in base all’entità: è lieve, media e grave; il livello di gravità è valutato in base al grado di abbassamento della palpebra superiore misurato in millimetri. La ptosi media e grave può interferire con la vista: la palpebra superiore può scendere fino a coprire la pupilla. In caso di ptosi congenita, l’intervento deve essere immediato per evitare l’ambliopia.

Cause ptosi palpebrale: sono molte e complesse. Le principali sono le seguenti:

  1. meccaniche, che possono bloccare l’elevazione della palpebra (tumori, processi infiammatori congiuntivali gravi);
  2. traumatiche (fratture del tetto dell’orbita, ferite palpebrali);
  3. muscolari (ptosi senile, miastenia gravis, ipertiroidismo);
  4. neurogena (paralisi del nervo oculomotore, emicrania oftalmica, sclerosi multipla).

Terapia ptosi palpebrale: è importante distinguere le ptosi permanenti da quelle transitorie. Le prime necessitano di una terapia chirurgica che possa rafforzare il muscolo elevatore della palpebra superiore. Le ptosi transitorie richiedono una terapia chirurgica specifica. Per entrambe, quando non sono di natura senile, è fondamentale scoprire e curare la patologia che le ha determinate. Spesso la ptosi è un primo importante sintomo di disturbi neurologici: non va mai sottovalutata.

gonfiore palpebre

BLEFAROCALASI:

confusa spesso con la ptosi, è legata alla senescenza (in entrambi i casi si ha la caduta della palpebra superiore); ma potremmo definire la blefarocalasi come un eccesso di epidermide della palpebra superiore associata a una perdita di tonicità (“lassità”). Ha spesso solamente un valore estetico e, di conseguenza, l’intervento è finalizzato a migliorare l’aspetto.

CONSIGLI UTILI INFIAMMAZIONI E MALATTIE DELLE PALPEBRE

Indipendentemente dal tipo di patologia palpebrale da cui si è affetti e dalla terapia medica o chirurgica richiesta, come prevenzione nonché per agevolare il processo di guarigione è sempre buona norma cercare di utilizzare alcuni semplici accorgimenti:

  • evitare di toccare o strofinare gli occhi;
  • lavarsi sempre le mani in maniera accurata quando si applicano o si rimuovono le lenti a contatto;
  • utilizzare prodotti per l’igiene del viso e del contorno occhi (saponi, detergenti, creme) delicati e di buona qualità;
  • limitare l’utilizzo del trucco intorno agli occhi o eventualmente propendere per l’acquisto di prodotti ipoallergenici;
  • proteggere il più possibile gli occhi e le palpebre dal contatto con sostanze irritanti (l’utilizzo di occhiali protettivi potrebbe tornare utile in molte occasioni);
  • seguire una dieta sana ed equilibrata;
  • evitare lo stress (sia fisico che psicologico).

Aggiornamento scientifico: 12 Aprile 2021

Contatta l’Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità-IAPB Italia onlus
 
Il Numero Verde di consultazione oculistica è attivo dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 13.
Scrivi nel Forum: un medico oculista ti risponderà gratuitamente.

Blefarite

I tuoi occhi

Difetti e disturbi

Blefarite: sintomi, cause, consigli e rimedi

Cos’è la blefarite?

La blefarite consiste in un’infiammazione del bordo palpebrale (in greco blépharon), localizzata nella zona di impianto delle ciglia.

Blefarite

Che sintomi dà?

I sintomi classici dell’infiammazione: bruciore e sensazione di calore sul bordo palpebrale. Molto frequente è anche il prurito, a causa del quale si tende a strofinare la palpebra con la mano. Quest’ultimo comportamento va però evitato, in quanto favorisce l’infiammazione, provocando, a lungo andare, microlesioni della cute palpebrale. A questa sintomatologia tipica delle forme lievi si aggiunge, nelle blefariti gravi, il gonfiore palpebrale, il dolore localizzato esacerbato dall’ammiccamento (che diventa irregolare) e, in ultimo, l’intolleranza alla luce (fotofobia).

Da cosa è provocata?

Le blefariti possono essere provocate da un’alterata secrezione delle ghiandole palpebrali di Meibomio (secrezione sebacea ricca di lipidi), da vizi refrattivi non corretti (in particolare ipermetropia e astigmatismo), malattie della pelle (come l’eczema seborroico), turbe alimentari (avitaminosi e dispepsie), patologie come il diabete o l’accumulo eccessivo di grassi nel sangue e, inoltre, da fattori allergici e ambientali (polveri, fumo). I batteri (stafilococchi, streptococchi) possono essere la causa primaria oppure complicare la blefarite stessa.

Tipi di blefarite

In base al tipo d’infiammazione si possono distinguere fondamentalmente tre tipi di blefarite: iperemica, squamosa, ulcerativa.


Nella forma iperemica il bordo palpebrale appare arrossato, a volte lievemente edematoso, i disturbi possono tendere a cronicizzare.

Nella forma squamosa, oltre ai sintomi già descritti, si evidenzia una desquamazione sottile, con la presenza di materiale furfuraceo depositato in prossimità dell’impianto delle ciglia. Tale forma potrebbe essere correlata con la contemporanea presenza di dermatite seborroica o acne rosacea a livello del viso.

La forma ulcerativa è caratterizzata dalla presenza di piccoli ascessi a livello dei follicoli piliferi, con formazione di crosticine, il tutto causato da una colonizzazione di tipo batterico (stafilococco). Qualora i sintomi si dovessero protrarre per periodi piuttosto lunghi o diventare sempre più eclatanti si potrebbe arrivare alla caduta delle ciglia, ad un ispessimento del bordo palpebrale o all’orientamento delle ciglia verso il bulbo (trichiasi).

Come si esegue la diagnosi?

È fondamentale per prima cosa raccogliere con attenzione la storia clinica del paziente (anamnesi), in modo da poter essere subito a conoscenza di eventuali malattie o fattori di rischio specifici che potrebbero favorire lo sviluppo di una blefarite. La diagnosi vera e propria si basa invece su un attento esame delle palpebre, effettuato dall’oculista durante la visita tramite la lampada a fessura (strumento che consente una migliore osservazione grazie ad appositi sistemi d’ingrandimento e di illuminazione).

Come si cura la blefarite?

Generalmente a livello locale vengono prescritti dall’oculista colliri antibiotici, nei casi più gravi si possono prescrivere prodotti a base cortisonica. Tuttavia una cura completa della blefarite non dovrebbe prescindere dal trattamento della patologia primaria che potrebbe averla determinata. Oltre a curare la blefarite bisogna, quindi, esaminare accuratamente la congiuntiva e la cornea, per escludere un loro coinvolgimento nel processo infiammatorio/infettivo. A questo proposito è bene ricordare che in caso di blefarite è consigliabile non usare le lenti a contatto (Lac) sia per evitare un peggioramento dei sintomi, sia perché l’alterata secrezione delle ghiandole di Meibomio potrebbe rendere il film lacrimale non adatto all’uso delle Lac.
Negli ultimi anni, sta prendendo piede per il trattamento di alcune forme di blefarite, maggiormente quelle associate ad una disfunzione delle ghiandole di Meibomio (meibomite), l’utilizzo della luce pulsata. Si tratta di una metodica attraverso la quale si trasferisce calore all’interno delle palpebre, in modo da facilitare la normale secrezione delle ghiandole di Meibomio e ridurre quindi l’infiammazione palpebrale.

Può diventare cronica?

Sì, può diventarlo. Le blefariti possono presentare una evoluzione subacuta o cronica, con resistenza ai trattamenti terapeutici e spiccata tendenza alle recidive. Pertanto, considerata tale tendenza e la notevole difficoltà ad una guarigione definitiva, per prevenire la blefarite è necessario seguire norme generali igienico-comportamentali.
Il rispetto delle regole igieniche è fondamentale per minimizzare il rischio di ogni tipo d’infezione, compresa la blefarite. Si raccomanda quindi di lavarsi sempre accuratamente le mani, specialmente prima di toccare gli occhi (abitudine, quest’ultima, che dovrebbe però essere evitata il più possibile).
Quando un familiare o un convivente lamenta sintomi riconducibili a una potenziale blefarite o ad altra infezione oftalmica, il consiglio è quello di evitare l’uso promiscuo di oggetti (non condividere gli asciugamani ad esempio) e di cambiare più spesso lenzuola, indumenti, federe dei cuscini, per ridurre il rischio di contaminazione.
Si raccomanda, inoltre, alle donne di evitare l’utilizzo di cosmetici per gli occhi durante l’intera terapia.

È importante lo stile di vita?

Sì, lo è. In particolare è importante seguire una corretta alimentazione ricca di frutta, verdura fresca e proteine magre, come quelle del pollo e del pesce. Al contrario bisogna limitare gli zuccheri e le bevande contenenti caffeina, che potrebbero peggiorare i sintomi della blefarite.

A quali malattie può essere associata?

La blefarite può essere associata a una congiuntivite, manifestandosi quindi come blefarocongiuntivite. Si tratta di un quadro clinico caratterizzato sia da un’infiammazione della congiuntiva che dall’infiammazione del bordo palpebrale.

consigli utili per curare la blefarite

In presenza di blefarite è di fondamentale importanza la pulizia del bordo palpebrale da effettuare con attenzione e delicatezza almeno due volte al giorno (la mattina appena svegli e la sera prima di andare a letto), mirata alla rimozione delle squame e delle crosticine qualora presenti. L’operazione di pulizia può essere effettuata con acqua bollita ( fatta diventare tiepida), oppure con soluzione fisiologica, o ancora mediante apposite salviette monouso acquistabili in farmacia. Qualora l’oculista lo consigli è possibile anche effettuare un lavaggio del bordo palpebrale con specifici prodotti sotto forma di shampoo. In alcuni casi si può ricorrere anche a rimedi naturali come ad esempio degli impacchi caldo umidi (magari con camomilla), utilizzando una garzina o dell’ovatta da posizionare sulle palpebre per 5-10 minuti.

Vedi anche: Malattie delle palpebre

Ultima revisione scientifica: 06 aprile 2021.

Contatta l’Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità-IAPB Italia onlus
 
Il Numero Verde di consultazione oculistica è attivo dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 13.
Scrivi nel Forum: un medico oculista ti risponderà gratuitamente.

Cataratta

I tuoi occhi

Malattie oculari

Cataratta: sintomi, cause, intervento

Cos’è?

La cataratta è un’opacizzazione della lente naturale che si trova all’interno dei nostri occhi (cristallino), collocata tra l’iride e il corpo vitreo (sostanza gelatinosa che riempie il bulbo oculare).

cataratta

Che cause ha?

Ci sono diversi tipi di cataratta, tutti sono dovuti a modificazioni nella composizione chimica del cristallino (principalmente ossidazione delle sue proteine), che comportano una riduzione della sua trasparenza. Le cause di queste alterazioni possono essere molteplici: quella principale è l’invecchiamento, ma ci sono anche altri fattori che possono essere coinvolti nello sviluppo della cataratta:

Inoltre uno stile di vita malsano potrebbe contribuire ad accelerare l’opacizzazione del cristallino: anche se non tutti gli studi scientifici concordano su questo punto, [1], per precauzione è tuttavia consigliabile non fumare, seguire una dieta sana e praticare un’attività fisica regolare.

Quanto conta l’invecchiamento?

Il normale processo di senescenza causa l’indurimento del cristallino e la riduzione della sua trasparenza (opacizzazione): si tratta della cataratta senile, il tipo più comune.
I bambini, similmente agli adulti, possono sviluppare invece la cataratta congenita (ereditata). L’opacità del cristallino congenita può essere causata da stati infettivi o infiammatori che si verificano durante la gestazione e colpiscono il nascituro, come ad esempio la rosolia.
Nel caso l’opacità si sviluppi in maniera prematura, di solito intorno ai 40 anni di età, si potrà parlare di cataratta giovanile.

I traumi oculari possono causare la cataratta in soggetti di qualsiasi età. Traumi perforanti, ferite, calore intenso o traumi chimici possono danneggiare il cristallino e determinare l’insorgenza di una cataratta traumatica. Anche alcuni farmaci, tra cui i cortisonici, possono favorire l’opacizzazione del cristallino.

cataratta giovanile

Quali sono i sintomi?

I sintomi che più comunemente vengono riferiti sono: visione offuscata (come se si vedesse attraverso un vetro smerigliato) oppure visione doppia, ipersensibilità alla luce (fotofobia) e sensazione di abbagliamento, percezione dei colori meno vivida, necessità di cambi frequenti nella prescrizione degli occhiali.
Inoltre può accadere che chi ha una presbiopia sia in grado di vedere meglio da vicino (rispetto al periodo precedente l’insorgenza della cataratta) a causa di una progressiva miopizzazione dell’occhio dovuta all’indurimento del nucleo del cristallino. La pupilla, che normalmente è nera può, alla lunga, diventare di colore giallastro o addirittura bianca.

Come si diagnostica?

Di solito la cataratta viene diagnosticata con l’ausilio di specifici strumenti. A tal fine è opportuno effettuare una visita oculistica periodica completa. L’oculista esaminerà l’occhio per determinare il tipo, le dimensioni e la sede dell’opacità del cristallino. Se l’opacità si identifica principalmente nella parte centrale del cristallino si potrà parlare di cataratta nucleare. All’esame alla lampada a fessura, effettuato dall’oculista durante la visita, il nucleo del cristallino appare opaco, più denso e compatto e assume una caratteristica colorazione giallastra. La progressione della cataratta nucleare è in genere lenta e si può sviluppare nel giro di diversi anni.
Oltre che il nucleo, il processo di opacizzazione può coinvolgere anche la zona più periferica del cristallino, dando luogo in questo caso allo sviluppo di una cataratta corticale. In un primo momento le opacità possono essere poco consistenti e non incidere molto sul visus. Quando invece con il passare del tempo tali opacità tendono progressivamente ad estendersi fino a confluire tra loro, la corticale assume un aspetto biancastro e il visus del paziente può risultare notevolmente ridotto.
Più raramente le opacità possono iniziare in prossimità della porzione centrale della capsula posteriore del cristallino, in tal caso si sviluppa una cataratta sottocapsulare(o subcapsulare) posteriore. Data la localizzazione dell’opacità in corrispondenza dell’asse ottico, in questo caso si ha una precoce riduzione del visus.
Durante la visita l’oculista oltre al cristallino, potrà esaminare anche la parte posteriore del bulbo oculare, in modo da valutare l’eventuale presenza di altre alterazioni oculari che potrebbero contribuire alla riduzione della qualità visiva.

cataratta intervento

Come si cura?

Quando la visione diventa insufficiente allo stato attuale l’unico trattamento è l’asportazione chirurgica: oggi nei Paesi avanzati si procede generalmente con la tecnica della facoemulsificazione, che consiste nella frantumazione del cristallino attraverso l’emissione di ultrasuoni; poi si procede all’aspirazione di tali frammenti. Dopodiché si impianta una piccola lente artificiale (IOL) detta anche “lentina”. L’intervento si esegue in anestesia locale o topica.

Il recupero successivo all’operazione è solitamente rapido, sia perché si effettuano delle incisioni sulla cornea molto più piccole di quanto non si facesse in precedenza (il rischio di astigmatismo post-operatorio è ridotto) sia per il ricorso a una più raffinata tecnica di facoemulsificazione (meno traumatica).
Inoltre, da alcuni anni, per eseguire l’intervento di cataratta, si può utilizzare anche il laser a femtosecondi o femtolaser. Grazie all’utilizzo di questo particolare laser è possibile praticare incisioni molto più precise sulla cornea, frammentare il cristallino in maniera meno traumatica (utilizzando in seguito meno ultrasuoni) e tagliare in maniera più accurata anche la capsula che lo contiene.

cataratta congenita

Quando si opera?

La cataratta va operata quando provoca un deficit visivo rilevante in rapporto alla esigenze del singolo (di solito da anziani) o quando il procrastinare l’intervento aumenterebbe i rischi operatori legati a una maggiore durezza del cristallino.
Ci sono poi casi in cui l’intervento di cataratta potrebbe dare luogo a complicanze, o al contrario, potrebbe portare dei vantaggi, contribuendo ad esempio a ridurre la pressione intraoculare nei glaucomatosi. Inoltre l’intervento viene generalmente sconsigliato nel caso in cui si sia affetti da una forma umida di degenerazione maculare legata all’età (AMD) ancora in rapida evoluzione (ossia che non si sia stabilizzata). Il medico oculista dovrà, quindi, decidere assieme al paziente il momento migliore per l’intervento.

Ci sono complicanze dovute all’intervento?

Sì, come in qualunque altro trattamento chirurgico. La cataratta è, comunque, l’intervento chirurgico più effettuato al mondo (se ne eseguono decine di milioni l’anno nei Paesi sviluppati, oltre mezzo milione solo in Italia). Le tecniche attuali hanno ridotto molto i rischi intraoperatori (valutati attorno allo 0,01% circa).
Le complicanze, tuttavia, possono riguardare sia l’atto operatorio che il periodo successivo; una possibile complicanza è l’ipertono anche transitorio (aumento della pressione oculare). Altri problemi possono riguardare la superficie oculare (in particolare l’occhio secco), così come il fondo oculare, ad esempio l’èdema maculare o il distacco di retina (nei soggetti predisposti), oltre a poter coinvolgere il corpo vitreo (insorgenza o aumento di miodesopsie o corpi mobili), ecc. [2]
Per quanto riguarda il momento chirurgico ci possono essere problemi a diverse strutture oculari (generalmente anteriori) che, nella maggior parte dei casi, non influenzano il risultato funzionale; tuttavia, potrebbero complicare l’intervento chirurgico stesso.

Quali sono gli accorgimenti da prendere dopo l’operazione?

Si deve evitare di sfregare l’occhio e di dormire sullo stesso lato dell’occhio operato. È importante instillare i colliri prescritti dal medico ed evitare gli sforzi fisici (come sollevare dei pesi). Si consiglia l’uso di occhiali da sole a causa dell’ipersensibilità alla luce (di solito transitoria). È bene infine nell’immediato post-operatorio, evitare ambienti polverosi, contatto accidentale con sostanze irritanti (fumo di sigaretta, sapone, shampoo, ecc.). Inoltre, è importante sottoporsi ai controlli stabiliti dall’oculista, poiché è alto il rischio d’infezione nelle due settimane successive all’intervento.

Quanto è frequente la cataratta?

Secondo l’Istat in Italia colpisce circa l’8,5% della popolazione tra i 70 e i 74 anni, il 12,4% nei cinque anni successivi e il 17,1% di chi supera gli 80 anni. Per l’OMS è la prima causa al mondo di cecità e ipovisione (anche se quasi sempre è reversibile). Secondo gli ultimi dati disponibili è responsabile del 53% dei casi di disabilità visiva [3], principalmente concentrati nei Paesi in via di sviluppo, dove in molti casi non si hanno le risorse necessarie per effettuare l’operazione di cataratta.

Cos’è una cataratta secondaria?

È un’opacizzazione della capsula posteriore del cristallino, ossia dell’involucro che si trova dietro la “lentina” (quella artificiale). Le cause non sono ancora del tutto note (però si manifesta a causa di aggregati proteici a livello della suddetta capsula): si presenta nel 25-30% dei casi a due anni dall’intervento. I sintomi della cataratta secondaria sono grosso modo gli stessi che il paziente ha riscontrato nel momento in cui è iniziato il processo di opacizzazione del cristallino, ossia: diminuzione dell’acuità visiva, offuscamento visivo, abbagliamento, visione dei colori meno nitida, visione sdoppiata.

Si può curare la cataratta secondaria?

Sì. Il trattamento viene eseguito a livello ambulatoriale con un breve intervento laser (capsulotomia) che rimuove l’opacizzazione [4]. Per prima cosa si procede all’instillazione di alcune gocce di anestetico, poi si provvede all’applicazione di una lente sull’occhio, utile per focalizzare il raggio laser.
Dopo l’intervento è possibile un certo grado di irritazione o d’infiammazione oculare, la percezione di mosche volanti e una sensibilità aumentata alla luce.

vista offuscata

Lo sviluppo della cataratta è prevenibile?

Secondo gli studi condotti soprattutto negli ultimi anni si può ritenere che la cataratta sia, almeno in parte, prevenibile. Si può cercare di agire sui fattori di rischio per tardarne l’insorgenza, tra cui s’ipotizza ci siano il fumo, l’inattività fisica, una cattiva alimentazione e l’esposizione al sole forte senza valide protezioni (occhiali scuri con filtri a norma di legge) [5]. Parecchi studi osservativi dimostrano, inoltre, l’effetto benefico di una dieta sana nella prevenzione della cataratta.
Ricercatori canadesi e americani scrivono sulla rivista Ophthalmology che “la presenza di diabete mellito, ipertensione, obesità e sindrome metabolica […] si è visto, in diversi studi osservativi, che aumenta il rischio di cataratta. La prevenzione e il trattamento di queste condizioni possono ridurlo”. [6]
Gli stessi esperti [7] concludono che “è controverso il ruolo dei complementi alimentari multivitaminici e minerali nella riduzione della cataratta correlata all’età (ARC)”. Infatti sembrerebbe che “alti dosaggi delle vitamine C ed E lo aumentino”, mentre invece “un trial randomizzato dell’assunzione di multivitaminici/minerali con 9 anni di follow-up ha evidenziato un numero inferiore di cataratte nucleari (una riduzione del 34%)” [8].
I fattori genetici giocano un ruolo importante e, comunque, durante la terza età si verificano processi d’invecchiamento che coinvolgono tutto l’organismo, cristallino compreso.

[1anche perché estremamente difficile da dimostrare. Sul fronte degli studi che evidenziano l’esistenza di un nesso tra l’esercizio fisico intenso e la riduzione della probabilità di essere colpiti da cataratta citiamo, tuttavia, Williams PT, “Prospective Epidemiological Cohort Study of Reduced Risk for Incident Cataract with Vigorous Physical Activity and Cardiorespiratory Fitness during a 7-Year Follow-up”, Invest. Ophthalmol. Vis. Sci. 2009 50: 95-100. Invece in uno studio più recente, anche se effettuato su un numero molto inferiore di persone, si sostiene che il nesso è stato evidenziato solo con la retinopatia diabetica (Wang YX, Wei WB, Xu L, Jonas JB, “Physical activity and eye diseases. The Beijing Eye Study”, Acta Ophthalmol. 2018 Oct 18. doi: 10.1111/aos.13962, Epub ahead of print)

[2Per un elenco esaustivo delle possibili complicanze si consulti il consenso informato della SOI (Società Oftalmologica Italiana).

[3spesso è però operabile, per cui è da considerarsi potenzialmente transitoria, ndr

[4che si è creata dietro la lente artificiale

[6Olson RJ, Braga-Mele R, Chen SH, Miller KM, Pineda R 2nd, Tweeten JP, Musch DC., “Cataract in the Adult Eye Preferred Practice Pattern®”, Ophthalmology

[7ivi, p.17

[8ibidem


Scheda informativa a cura dell’Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità-IAPB Italia onlus

Leggi le condizioni generali di consultazione di questo sito.


Aggiornamento scientifico: 30 marzo 2021

Contatta l’Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità-IAPB Italia onlus
 
Il Numero Verde di consultazione oculistica è attivo dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 13.
Scrivi nel Forum: un medico oculista ti risponderà gratuitamente.

Orzaiolo

I tuoi occhi

Difetti e disturbi

Orzaiolo

Orzaiolo: sintomi, cause, consigli e rimedi

Cos’è?

L’orzaiolo è un’infiammazione alla base delle ciglia che interessa le ghiandole di Zeiss, (piccole ghiandole sebacee) ed è causato, solitamente, da un’infezione stafilococcica. Quando si sviluppa l’orzaiolo, l’infezione batterica porta alla formazione di una sorta di brufolo di colorito bianco-giallastro, localizzato alla radice di un ciglio, che può manifestarsi sia sulla palpebra superiore che su quella inferiore.

Quali sono i sintomi?

Gonfiore, arrossamento delle palpebre, senso di pesantezza, a volte prurito. Può causare dolore locale, e quindi risultare molto fastidioso. La lacrimazione può essere più intensa della norma e il paziente potrebbe avvertire una sensazione di corpo estraneo nell’occhio.

Quali cause ha?

L’orzaiolo è generalmente causato da un batterio, lo Staphylococcus aureus (90-95% dei casi), tuttavia qualora si dovesse presentare frequentemente e magari associato alla comparsa di altri foruncoli cutanei sparsi in altre zone del corpo, è opportuno sottoporsi a esami clinici – non solo oculistici – e a visite dermatologiche.

L’orzaiolo nei bambini

Anche nei bambini si può verificare la comparsa di un orzaiolo. La causa principale è come per gli adulti l’infezione stafilococcica, ma vanno presi in considerazione anche altri fattori: scarsa igiene, disordini alimentari, stress. Spesso le mamme quando notano la comparsa di un brufoletto sulla palpebra del bambino tendono a spaventarsi, anche perché il dolore e il gonfiore palpebrale rendono il piccolo paziente piuttosto irrequieto e capriccioso. Non bisogna comunque assolutamente allarmarsi, perché l’orzaiolo è chiaramente una patologia benigna, che tende a risolversi nel giro di pochi giorni senza provocare alcun danno a livello visivo. Per evitare che il problema si ripresenti con una certa frequenza e per garantire una rapida guarigione, è importante invogliare il bambino a lavarsi spesso le mani, correggere le sue abitudini alimentari (in caso faccia abuso di cibi poco “sani”), ricordargli di non toccare/strofinare gli occhi senza motivo.

Per lenire il dolore e favorire la scomparsa dell’orzaiolo si può intervenire in un primo momento con il classico rimedio della nonna, che consiste nell’applicazione di impacchi caldo-umidi (fatti con acqua o acqua e camomilla), da praticare anche un paio di volte al giorno per una decina di minuti. Su indicazione del proprio oculista è possibile anche l’utilizzo di una pomatina antibiotica per alcuni giorni.

Quali sono i rimedi per l’orzaiolo?

Pomate, spesso antibiotiche, che andrebbero prescritte sempre da un medico oculista. Generalmente la rottura spontanea dell’orzaiolo, con la conseguente fuoriuscita del pus, allevia i sintomi fino al suo spontaneo riassorbimento. Si può ricorrere all’uso di impacchi purché non siano troppo caldi, altrimenti si rischia di irritare ulteriormente le palpebre.

Cosa va evitato?

Vanno evitate le terapie fai-da-te; bisogna invece affidarsi alle indicazioni di un oculista di fiducia. In particolare:

  • non utilizzare trucchi di scarsa qualità e non eccedere nell’applicazione di prodotti a livello del bordo palpebrale;
  • evitare di mettere o rimuovere le lenti a contatto con le mani sporche;
  • non toccare o strofinare gli occhi, se non si è sicuri di aver prima lavato accuratamente le mani;
  • non interrompere la terapia prescritta dall’oculista prima del tempo, anche se i sintomi sono diminuiti e l’orzaiolo sembra essere quasi del tutto scomparso.

Fake news

Se leggete di spremere l’orzaiolo come se fosse un brufolo non fatelo assolutamente perché quando l’orzaiolo “scoppia” si rischia di sortire un effetto contrario, propagando l’infezione e irritando ulteriormente la cute palpebrale.

Cosa si può fare per prevenire l’orzaiolo?

Localmente è molto importante una costante detersione del bordo palpebrale e una buona igiene (mani comprese), indicazione che risulta ancora più importante per chi è affetto da blefarite. Anche una corretta alimentazione può contribuire alla prevenzione dell’orzaiolo, quindi è consigliabile seguire una dieta ricca di frutta, verdura, pesce, ecc.

Orzaiolo o calazio

A volte le due condizioni vengono confuse: scopri la differenza nell’articolo sul calazio.

Aggiornamento scientifico: 22 marzo 2021

Contatta l’Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità-IAPB Italia onlus
 
Il Numero Verde di consultazione oculistica è attivo dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 13.
Scrivi nel Forum: un medico oculista ti risponderà gratuitamente.

Calazio

I tuoi occhi

Difetti e disturbi

calazio

Calazio: sintomi, cause, cure e rimedi

Cos’è?

Si tratta di una piccola neoformazione caratterizzata dall’infiammazione delle ghiandole di Meibomio, che si trovano all’interno delle palpebre e contribuiscono, col loro secreto, alla formazione delle lacrime. Il calazio di solito si presenta come una piccola pallina o punta bianca localizzata sulla palpebra, ben visibile ad occhio nudo oppure percepibile al tatto.

Quali sono i sintomi?

  • Gonfiore delle palpebre,
  • dolore,
  • iperemia congiuntivale.

L’entità dei sintomi dipende dal grado d’infiammazione della ghiandola e dal numero di ghiandole coinvolte. La dimensione del calazio varia: può essere piccola (tipo un grano di miglio) oppure più grande, fino ad arrivare a gonfiori talmente consistenti da causare la chiusura della palpebra.

Quali sono le cause?

Generalmente il calazio è legato ad una dieta non equilibrata e disordinata e, soprattutto, al consumo eccessivo di:

  • insaccati
  • dolciumi
  • formaggi
  • cibi ricchi di grassi, ecc.

Altrimenti, in alcuni casi, soprattutto nei bambini, può essere dovuto a difetti visivi non corretti. Infatti, la contrazione involontaria dei muscoli oculari, può causare la chiusura del dotto escretore delle ghiandole di Meibomio e, quindi, il secreto ghiandolare può avere difficoltà a fuoriuscire, con conseguente gonfiore e infiammazione palpebrale. Altri fattori coinvolti nella formazione del calazio sono: costituzionalità, patologie del tratto intestinale, stati ansiosi, blefariti.

Il calazio nei bambini?

Come negli adulti anche nei bambini si può osservare, a volte anche con una certa frequenza, la formazione di calazi. È sicuramente un dato di fatto che i più piccoli tendono spesso a toccarsi gli occhi con le mani sporche, a volte per gioco, altre per capriccio, altre ancora per stanchezza/sonnolenza, e tale gesto porta inevitabilmente ad una scarsa igiene oculare, con conseguente predisposizione alla formazione del calazio. Inoltre spesso i bambini tendono a non seguire un’alimentazione corretta, abusando di cibi grassi o ricchi di zuccheri (cioccolato, merendine, patatine fritte ecc.). Da non sottovalutare, infine, il ruolo che potrebbero avere nella formazione del calazio nei bambini, i fattori ambientali, genetici ed ereditari.

Per curare il calazio, soprattutto nei bambini molto piccoli, si può ricorrere almeno in prima battuta a dei rimedi naturali, che consistono nell’applicare sull’occhio interessato per un paio di volte al giorno degli impacchi caldo-umidi. Se a distanza di qualche giorno la tumefazione palpebrale non dovesse accennare a risolversi, si dovrà consultare un oculista, che provvederà ad impostare una terapia adeguata (di solito a base di colliri o unguenti antibiotici o antibiotico/cortisonici).

Quali rimedi e cure sono indicate?

Sicuramente la terapia di base consiste in una dieta sana, con un’eventuale assunzione di fermenti lattici vivi, in modo da regolarizzare l’assorbimento intestinale dei nutrienti. Inoltre, è indicato un delicato massaggio della palpebra gonfia per cercare di rimuovere meccanicamente l’ostruzione del dotto escretore della ghiandola.

Il massaggio può essere eseguito per alcuni minuti, fino a 2-3 volte al giorno. È importante assicurarsi di aver lavato bene le mani, dopo di che si identifica il punto della palpebra dove è presente il calazio e con il polpastrello del dito si applica una lieve pressione eseguendo un movimento rotatorio prima in senso orario e poi antiorario (non importa se durante l’operazione si avverte un leggero dolore/fastidio).

L’utilizzo di pomate antibiotiche o antibiotico-cortisoniche va prescritto esclusivamente dal medico oculista (si può effettuare il massaggio circolare descritto in precedenza, nel momento in cui si applica la pomata sulla palpebra). Sempre su indicazione dell’oculista è possibile in alcuni casi ricorrere a rimedi naturali, al così detto “rimedio della nonna”, effettuando un paio di volte al giorno, degli impacchi caldo-umidi (con acqua bollita), servendosi di una garzina imbevuta e posizionata esternamente sulla palpebra chiusa per una decina di minuti. In ogni caso, potrebbero verificarsi delle ricadute. È opportuno, inoltre, accertarsi che non siano presenti difetti visivi non corretti perché l’affaticamento visivo può contribuire all’insorgenza del calazio.

Cosa va evitato?

Bisogna evitare gli impacchi troppo caldi, soprattutto quando è presente una forte infiammazione: la cute palpebrale già arrossata e tesa per la presenza del calazio, sottoposta a temperature elevate potrebbe ustionarsi, con conseguente peggioramento dei sintomi per il paziente. Soprattutto quando si parla di bambini (ma è un consiglio valido anche per gli adulti) è bene non spremere il calazio o strofinare la palpebra con violenza. Infine, in presenza di uno o più calazi (calazio multiplo) si consiglia di evitare di truccarsi e di indossare le lenti a contatto.

Fake news sul calazio

Se leggete di far scoppiare o pungere il calazio per drenarlo non fatelo assolutamente, perché l’operazione potrebbe far insorgere infezioni.

Quanto dura?

Generalmente la tumefazione scompare entro 7-10 giorni. Tuttavia, se dopo diverse settimane il calazio dovesse permanere ancora, potrebbe essersi formata una “capsula” (calazio incistato) che congloba la ghiandola: in questo caso bisognerebbe procedere, dietro indicazione dell’oculista, con un piccolo intervento chirurgico ambulatoriale per l’asportazione di una o più ghiandole. Generalmente il trattamento chirurgico è consigliato quando il calazio non va via spontaneamente o risulta refrattario alla terapia medica; oppure quando è di dimensioni elevate e non tende a regredire; infine, quando provoca eccessivi disturbi al paziente

In alcuni casi, dopo una prima guarigione, il calazio può ripresentarsi (calazio recidivante) nello stesso punto in cui è apparso la prima volta, o in una zona adiacente della palpebra, oppure nell’occhio controlaterale. In tali casi è consigliabile indagare con il proprio oculista sulle possibili cause sistemiche (disfunzioni intestinali, rosacea, dermatite seborroica, patologie tiroidee), che potrebbero determinare la comparsa frequente dei calazi.

Si può fare un intervento?

L’intervento chirurgico si effettua attraverso un’incisione del tessuto palpebrale, seguita da asportazione e pulizia della ghiandola infiammata. In genere per evitare cicatrici si interviene dalla parte interna della palpebra, in alcuni casi si procede dall’esterno applicando poi dei punti di sutura.

Calazio e orzaiolo

Palpebre arrossate, gonfie e doloranti sono sintomi che caratterizzano anche l’orzaiolo. Le due patologie, però, hanno origine diverse. L’orzaiolo è causato da un’infiammazione di natura batterica che colpisce un tipo di ghiandole diverse rispetto al Calazio: le ghiandole di Zeiss. Inoltre spesso il calazio non mostra una sintomatologia dolorosa come avviene di solito per l’orzaiolo.

Aggiornamento scientifico: 15 Marzo 2021.

ti potrebbe anche interessare: l’orzaiolo

Contatta l’Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità-IAPB Italia onlus
 
Il Numero Verde di consultazione oculistica è attivo dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 13.
Scrivi nel Forum: un medico oculista ti risponderà gratuitamente.

Giornata mondiale della vista 2019

Giornata mondiale della vista

Giornata mondiale della vista: 30 mila visite gratuite in tutta Italia

Il 10 ottobre si è celebrata la Giornata Mondiale della Vista con lo scopo di informare l’opinione pubblica sull’importanza e il valore della vista durante tutta la nostra vita.

Un’imponente campagna di informazione per far comprendere il valore della vista anche attraverso l’erogazione di 30 mila visite gratuite a disposizione di coloro i quali non si sono mai recati dal medico oculista.

Opuscoli v2

Media

Opuscoli

Istituzionali

Opuscolo Istituzionali
Depliant Polo Nazionale
Opuscolo Istituzionali
Depliant IAPB

Patologie

Opuscolo Patologie
La retinopatia diabetica
Opuscolo Patologie
La retinite pigmentosa
Opuscolo Patologie
La prevenzione malattie oculari
Opuscolo Patologie
L'occhio secco
Opuscolo Patologie
Lo Strabismo
Opuscolo Patologie
L'ipovisione e la riabilitazione visiva
DOCUMENTO IN CORSO DI REVISIONE
Opuscolo Patologie
Il glaucoma
Opuscolo Patologie
La degenerazione maculare legata all'eta
Opuscolo Patologie
Il cheratocono
Opuscolo Patologie
La cataratta

Giornata Mondiale della Vista

Opuscolo Giornata Mondiale della Vista
Giornata mondiale della vista 2021
2021
Opuscolo Giornata Mondiale della Vista
Giornata mondiale della vista 2018
2018
Opuscolo Giornata Mondiale della Vista
Giornata mondiale della vista 2017
2017
Opuscolo Giornata Mondiale della Vista
Giornata mondiale della vista 2016
2016
Opuscolo Giornata Mondiale della Vista
Giornata mondiale della vista 2015
2015
Opuscolo Giornata Mondiale della Vista
Giornata mondiale della vista 2014
2014
Opuscolo Giornata Mondiale della Vista
Giornata mondiale della vista 2013
2013
Opuscolo Giornata Mondiale della Vista
Giornata mondiale della vista 2012
2012
Opuscolo Giornata Mondiale della Vista
Giornata mondiale della vista 2011
2011
Opuscolo Giornata Mondiale della Vista
Giornata mondiale della vista 2010
2010
Opuscolo Giornata Mondiale della Vista
Giornata mondiale della vista 2009
2009
Opuscolo Giornata Mondiale della Vista
Giornata mondiale della vista 2008
2008

Settimana glaucoma

Opuscolo Settimana glaucoma
Settimana Glaucoma 2021
2021
Opuscolo Settimana glaucoma
Settimana Glaucoma 2020
2020
Opuscolo Settimana glaucoma
Settimana Glaucoma 2019
2019
Opuscolo Settimana glaucoma
Settimana Glaucoma 2018
2018
Opuscolo Settimana glaucoma
Settimana Glaucoma 2017
2017
Opuscolo Settimana glaucoma
Settimana Glaucoma 2016
2016
Opuscolo Settimana glaucoma
Settimana Glaucoma 2015
2015
Opuscolo Settimana glaucoma
Settimana Glaucoma 2014
2014
Opuscolo Settimana glaucoma
Settimana Glaucoma 2013
2013
Opuscolo Settimana glaucoma
Settimana Glaucoma 2012
2012
Opuscolo Settimana glaucoma
Settimana Glaucoma 2011
2011

La prevenzione non va in vacanza

Opuscolo La prevenzione non va in vacanza
La prevenzione non va in vacanza 2020
2020
Opuscolo La prevenzione non va in vacanza
La prevenzione non va in vacanza 2019 Cartoline
2019
Opuscolo La prevenzione non va in vacanza
La prevenzione non va in vacanza 2019
2019
Opuscolo La prevenzione non va in vacanza
La prevenzione non va in vacanza 2018
2018

Settimana della retinopatia diabetica

Opuscolo Settimana della retinopatia diabetica
Settimana della retinopatia diabetica
2015

Bambini

Opuscolo Bambini
Tutti i bambini si meritano 10. decimi!
2013
Opuscolo Bambini
Che bello vederci bene!
2010
Opuscolo Bambini
Apri gli occhi stickers
Opuscolo Bambini
Apri gli occhi DVD
Opuscolo Bambini
Apri gli occhi
Opuscolo Bambini
Vediamoci chiaro

Varie

Opuscolo Varie
Social Manifesto

Contatta la Fondazione Sezione italiana dell’Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità – IAPB Italia ETS

 
Il Numero Verde di consultazione oculistica è attivo dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 13.
Scrivi nel Forum: un medico oculista ti risponderà gratuitamente.