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Malattie oculari

Malattie delle palpebre: sintomi, cause e rimedi

 

Cosa sono le palpebre ?

Sono spesse membrane muscolo-fibrose in grado di ricoprire completamente la parte anteriore del bulbo oculare. Esse sono in numero di due per lato, una superiore ed una inferiore. La palpebra superiore è più sviluppata e più mobile di quella inferiore. Ciascuna palpebra presenta due facce: quella anteriore cutanea e quella posteriore congiuntivale. Al margine libero le palpebre sono provviste di ciglia, ghiandole sebacee e sudoripare.

A cosa servono ?

Le palpebre sono fondamentali per proteggere l’occhio da traumi di varia natura, corpi estranei, abbagliamento, ecc. La loro funzione è determinante per la salute della cornea: sbattendole frequentemente (ammiccamento) si ha la distribuzione continua del film lacrimale sulla superficie oculare; quando ciò non avviene la cornea può andare incontro a danni, ad esempio a cheratiti ulcerose.

SINTOMI

Il sintomo più comune che può comparire in presenza di svariate patologie palpebrali è il gonfiore. Tale disturbo può interessare allo stesso tempo entrambe le palpebre, oppure presentarsi in maniera selettiva a livello della palpebra superiore o di quella inferiore.
Nella maggior parte dei casi le malattie palpebrali ovviamente non si manifestano solo con la presenza di gonfiore, ma con tutta una serie di sintomi, che vanno accuratamente individuati ed analizzati dall’oculista durante la visita, per riuscire a formulare una diagnosi precisa. I sintomi più frequenti che si sviluppano in presenza di patologie delle palpebre sono:

  • Dolore
  • Rossore
  • Prurito
  • Iperemia congiuntivale
  • Bruciore (spesso accompagnato da sensazione di corpo estraneo)
  • Lacrimazione abbondante
  • Secrezione muco-purulenta e formazione di crosticine sul bordo delle palpebre
  • Palpebra secca e con presenza di squame
  • Caduta delle ciglia.

CAUSE

Le cause che possono portare a sviluppare i sintomi citati in precedenza sono molteplici: infezioni/infiammazioni oculari (congiuntivite, blefarite, orzaiolo, calazio, herpes simplex e zoster), irritazioni, lesioni oculari, traumi, punture d’insetto, reazioni allergiche.

DERMATITE PALPEBRALE

A proposito di reazioni allergiche, un processo infiammatorio di comune riscontro e basato su una reazione del soggetto a determinati allergeni è la dermatite palpebrale. Si tratta di una problematica che di solito si presenta in soggetti che manifestano una reattività ad alcuni agenti ambientali: pollini, acari delle polveri domestiche, peli e forfore degli animali.

Anche il contatto diretto con particolari sostanze può provocare la reazione infiammatoria tipica della dermatite palpebrale. A tale proposito vale la pena ricordare: profumi, shampoo e saponi, prodotti per il make-up (molti di questi contenenti Nichel).

I sintomi della dermatite alle palpebre più frequenti sono: prurito intenso, bruciore, lacrimazione, gonfiore (di solito maggiormente evidente a livello della palpebra superiore rispetto a quella inferiore), raggrinzimento e desquamazione della cute.

Si può avere anche la comparsa di una vera e propria eruzione cutanea caratterizzata dalla presenza di vescicole e croste che dalle palpebre possono estendersi anche alla zona di cute adiacente l’occhio. La diagnosi viene effettuata dall’oculista durante la visita attraverso un’attenta ispezione delle palpebre, per determinare poi l’allergene responsabile della reazione occorre eseguire specifici esami allergologici. Il trattamento prescritto dall’oculista consiste di solito nell’applicazione di una pomata a base cortisonica per alcuni giorni ed eventualmente nell’assunzione di antistaminici per via orale.

TRATTAMENTO DELLE PATOLOGIE PALPEBRALI

Il trattamento da mettere in atto è sempre mirato ad agire sulla causa che ha determinato la patologia palpebrale. In caso di una semplice irritazione oculare accompagnata da gonfiore delle palpebre, può risultare utile l’applicazione di un impacco freddo e/o l’instillazione di lacrime artificiali. In presenza invece di un processo infettivo, l’oculista potrà prescrivere dei colliri antibiotici o antivirali. Se l’infiammazione palpebrale è di natura allergica, si dovrà procedere (sempre dietro prescrizione dell’oculista) all’assunzione di colliri cortisonici e antistaminici.

Per una completa guarigione si consiglia di non interrompere la terapia autonomamente (anche se i sintomi sembrano essere in via di regressione), di seguire sempre delle corrette norme di igiene oculo-palpebrale, di evitare l’utilizzo delle lenti a contatto e il make-up per l’intera durata del trattamento o comunque secondo le indicazioni del proprio oculista.

QUALI ALTRI PROCESSI PATOLOGICI POSSONO COLPIRE LE PALPEBRE?

Si possono avere delle anomalie di forma, di posizione o di alterazione del movimento.

ENTROPION:

le palpebre si rivoltano verso l’interno: si verifica l’introflessione del bordo libero palpebrale.

palpebre

Le ciglia, in questa condizione, si vengono a trovare a contatto col bulbo oculare e lo graffiano. Il sintomo principale avvertito dal paziente è un’intensa sensazione di corpo estraneo e il danno anatomico si sviluppa principalmente a livello della cornea con la formazione di lesioni che si possono spesso trasformare in ulcere; è ciò che può avvenire, ad esempio, se si è colpiti da tracoma, una malattia oculare che affligge i Paesi in via di sviluppo.

Cause Entropion: alterazioni muscolari, senescenza, esiti cicatriziali, blefarospasmo. Con quest’ultimo termine si intende una contrazione involontaria e ripetitiva del muscolo orbicolare (muscolo a forma di anello che si dispone intorno alla rima palpebrale).

Terapia Entropion: l’entropion può essere temporaneo o definitivo, congenito o acquisito. In caso di entropion definitivo la terapia è chirurgica; per quello temporaneo, invece, si possono applicare dei cerotti che tendono la palpebra, riportando il margine ciliare nella sua posizione naturale. Di fondamentale importanza è la salute corneale: l’ammiccamento comporta un continuo sfregamento sulla superficie oculare delle ciglia in posizione anomala; tale sfregamento provoca ferite corneali che vanno tempestivamente trattate prima che diventino vere e proprie ulcere. La cornea, in questi casi, può essere protetta con una lente a contatto, con l’utilizzo di colliri o pomate a base antibiotica, o di prodotti ad azione riepitelizzante (in modo da accelerare il processo di guarigione dei piccoli graffi sulla superficie oculare). Lo stato corneale influisce sulle scelte e i tempi terapeutici ma, in caso di danni importanti alla cornea, l’intervento chirurgico deve avvenire il prima possibile.
Più complessa è la terapia del blefarospasmo: ciò che dà maggiori risultati è, ad oggi, l’infiltrazione della tossina botulinica, mediante un ago sottilissimo, nelle palpebre e attorno ad esse. I risultati non sono definitivi, ma durano 2-4 mesi. La risposta a questo tipo di terapia non è omogenea e presenta, comunque, possibili effetti collaterali.

ECTROPION:

condizione in cui il margine palpebrale è rivolto verso l’esterno. Tale affezione può riguardare entrambe le palpebre (superiore ed inferiore), ma quella inferiore è maggiormente colpita. È un’alterazione che comporta modificazioni sia statiche che dinamiche.

Naturalmente l’ectropion può manifestarsi in modi diversi: si va da una forma più lieve, in cui si verifica un leggero allontanamento della palpebra dal bulbo oculare, ad una più grave, in cui si ha una completa eversione della palpebra (con conseguente esposizione della congiuntiva fino al fornice). In questo caso la congiuntiva – per la continua esposizione – va incontro a modificazioni iperplastiche che favoriscono il mantenimento della posizione errata. Quando l’ectropion è in fase avanzata è presente una lacrimazione continua (epifora); asciugandosi costantemente le lacrime, si compiono degli sfregamenti ripetuti sulla zona palpebrale e così facendo si complica ulteriormente la situazione per il formarsi, a volte, di vere e proprie lesioni cutanee.
In caso di processi infiammatori cronici, si può arrivare a fenomeni di retrazione dei tessuti per la formazione di cicatrici, fenomeno questo che aggrava ulteriormente l’ectropion.

Si possono distinguere diverse forme di ectropion palpebrale:

  1. una forma atonica dovuta alla perdita della tonicità del muscolo orbicolare; in questo caso si avrà la caduta e la progressiva retrazione del margine palpebrale;
  2. la forma spastica è, invece, dovuta a una contrazione di una parte del muscolo orbicolare; tale contrazione parziale determina l’ectropion. Questi casi sono tipici delle persone anziane o di pazienti giovani affetti da processi infiammatori corneali o congiuntivali;
  3. la forma paralitica è la conseguenza di una paresi del nervo facciale; il muscolo orbicolare, da esso innervato, perde la sua funzione tonica sulla palpebra inferiore che quindi si estroflette verso l’esterno;
  4. la forma meccanica è causata, invece, dalla retrazione cicatriziale in cui evolvono varie affezioni come traumi, causticazioni, lupus, neoplasie cutanee, periostiti del contorno orbitario e tumori cutanei.

Terapia: è chirurgica e va instaurata prima di avere complicanze corneali, congiuntivali o dermatologiche. Ci sono varie tecniche di intervento, a scelta del chirurgo in base al tipo di ectropion (in modo da ottimizzare il risultato estetico e funzionale). In attesa dell’intervento, o qualora non fosse consigliato (magari perché l’ectropion si presenta in forma molto lieve), l’oculista potrebbe raccomandare l’utilizzo di colliri o pomate per ridurre l’infiammazione e mantenere l’occhio ben lubrificato.

PTOSI PALPEBRALE:

con questo termine s’intende un’anomala ed involontaria chiusura della palpebra superiore. L’occhio colpito appare socchiuso: si ha la cosiddetta “palpebra cadente”. La ptosi può essere acquisita o, più spesso, congenita. La classificazione varia in base all’entità: è lieve, media e grave; il livello di gravità è valutato in base al grado di abbassamento della palpebra superiore misurato in millimetri. La ptosi media e grave può interferire con la vista: la palpebra superiore può scendere fino a coprire la pupilla. In caso di ptosi congenita, l’intervento deve essere immediato per evitare l’ambliopia.

Cause ptosi palpebrale: sono molte e complesse. Le principali sono le seguenti:

  1. meccaniche, che possono bloccare l’elevazione della palpebra (tumori, processi infiammatori congiuntivali gravi);
  2. traumatiche (fratture del tetto dell’orbita, ferite palpebrali);
  3. muscolari (ptosi senile, miastenia gravis, ipertiroidismo);
  4. neurogena (paralisi del nervo oculomotore, emicrania oftalmica, sclerosi multipla).

Terapia ptosi palpebrale: è importante distinguere le ptosi permanenti da quelle transitorie. Le prime necessitano di una terapia chirurgica che possa rafforzare il muscolo elevatore della palpebra superiore. Le ptosi transitorie richiedono una terapia chirurgica specifica. Per entrambe, quando non sono di natura senile, è fondamentale scoprire e curare la patologia che le ha determinate. Spesso la ptosi è un primo importante sintomo di disturbi neurologici: non va mai sottovalutata.

gonfiore palpebre

BLEFAROCALASI:

confusa spesso con la ptosi, è legata alla senescenza (in entrambi i casi si ha la caduta della palpebra superiore); ma potremmo definire la blefarocalasi come un eccesso di epidermide della palpebra superiore associata a una perdita di tonicità (“lassità”). Ha spesso solamente un valore estetico e, di conseguenza, l’intervento è finalizzato a migliorare l’aspetto.

CONSIGLI UTILI INFIAMMAZIONI E MALATTIE DELLE PALPEBRE

Indipendentemente dal tipo di patologia palpebrale da cui si è affetti e dalla terapia medica o chirurgica richiesta, come prevenzione nonché per agevolare il processo di guarigione è sempre buona norma cercare di utilizzare alcuni semplici accorgimenti:

  • evitare di toccare o strofinare gli occhi;
  • lavarsi sempre le mani in maniera accurata quando si applicano o si rimuovono le lenti a contatto;
  • utilizzare prodotti per l’igiene del viso e del contorno occhi (saponi, detergenti, creme) delicati e di buona qualità;
  • limitare l’utilizzo del trucco intorno agli occhi o eventualmente propendere per l’acquisto di prodotti ipoallergenici;
  • proteggere il più possibile gli occhi e le palpebre dal contatto con sostanze irritanti (l’utilizzo di occhiali protettivi potrebbe tornare utile in molte occasioni);
  • seguire una dieta sana ed equilibrata;
  • evitare lo stress (sia fisico che psicologico).

Aggiornamento scientifico: 12 Aprile 2021

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