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Malattie oculari

Endoftalmite

Cos’è?

Endoftalmite
È una grave infezione dell’occhio: può coinvolgere il corpo vitreo, la retina, l’uvea, la sclera ed evolvere fino a diventare panoftalmite (processo infiammatorio diffuso che colpisce tutte le strutture del bulbo oculare). Tale condizione viene considerata un’emergenza oculistica: l’infezione può estendersi rapidamente oltre i confini del bulbo oculare colpendo, in questo modo, anche la cavità orbitaria e il sistema nervoso centrale.

Quali sono le cause?

Possono essere batteri, funghi e virus. Nella maggior parte dei casi l’infezione ha un’origine esterna (esogena): il germe proviene dall’ambiente, colpendo in prima istanza il bordo palpebrale e il film lacrimale che ricopre la congiuntiva palpebrale e bulbare oltre alla cornea. Inoltre l’infezione può essere veicolata da corpi estranei, penetrati nell’occhio in seguito a traumi perforanti o a trattamenti chirurgici intraoculari.

Le endoftalmiti causate da operazioni chirurgiche possono manifestarsi subito dopo l’intervento, spesso in modo acuto, oppure tardivamente. Generalmente si presentano subito dopo le operazioni (entro 24-72 ore), con dolore e forte riduzione della vista, rigonfiamento delle palpebre (èdema palpebrale), rossore, infiammazione corneale e del corpo vitreo (che riempie il bulbo oculare). Le cause primarie sono, in questo caso, i batteri. Meno frequente è l’origine endogena (il germe può provenire dall’interno) per diffusione ematica, ossia attraverso la circolazione sanguigna: le cause possono essere interventi chirurgici sistemici, ascessi, procedure odontoiatriche recenti, iniezioni endovenose, alimentazione per via parenterale, emodialisi e persino trattamenti con farmaci immunosoppressori. In questo caso la causa primaria dell’infezione sono i funghi come la Candida albicans o l’Aspergillus fumigatus.

Quali sono i sintomi?

L’infezione ha come sintomo principale il dolore oculare. Si può arrivare a un grave danno funzionale dell’occhio, che determina una riduzione della vista, fino al rischio di perdita anatomica dello stesso. Si presenta una spiccata fotofobia, gonfiore delle palpebre, chemosi (sporgenza) e iperemia della congiuntiva (arrossamento), ma si può persino presentare pus all’interno dell’occhio (nella zona compresa tra iride e cristallino, chiamata camera anteriore), vitreite (infiammazione del corpo vitreo) e periflebite retinica (infiammazione dei vasi sanguigni della retina nelle forme batteriche).

Come si esegue la diagnosi?

Intervento chirurgico per endoftalmite
La diagnosi si basa sull’analisi dei fattori di rischio (pregressa chirurgia oculare, contaminazioni in ambienti esterni, ecc.) e sull’osservazione dei segni e dei sintomi. In particolare lo specialista esamina l’occhio mediante la lampada a fessura e può ricorrere all’ecografia bulbare se sono presenti opacità o particolari addensamenti che non consentono di visualizzare bene il fondo oculare. È importante eseguire esami di laboratorio su prelievi effettuati mediante tamponi congiuntivali o corneali, come in caso di ulcere, per individuare il possibile germe e, mediante un antibiogramma, valutare le eventuali resistenze agli antibiotici e, quindi, adottare la terapia più mirata.

Come si può trattare?

L’intervento chirurgico rappresenta l’unica terapia davvero efficace e molte volte risulta utile, a scopo diagnostico, anche per isolare il germe responsabile dell’infezione.

Che tipo di intervento chirurgico?

Si esegue l’intervento di vitrectomia. Con questa procedura viene rimosso il corpo vitreo e viene prelevato un certo quantitativo di materiale vitreale, che viene sottoposto a un esame colturale e/o antibiogramma. Inoltre è possibile eseguire l’iniezione nel bulbo oculare (intravitreale) di un antibiotico ad ampio spettro d’azione e, in alcuni casi, si rende necessaria l’asportazione del cristallino.

Si deve seguire qualche terapia dopo l’operazione?

Sì. È importante intraprendere una terapia locale con pomate antibiotiche e applicare una protezione oculare secondo le modalità e il periodo di tempo indicato dal chirurgo. Alla terapia locale si associa spesso una terapia sistemica (ossia assunzione di antibiotici). In questo modo si aiuta l’occhio operato a guarire meglio e a prevenire eventuali complicanze. Infatti, non eseguire in maniera corretta e scrupolosa le cure, le medicazioni e i controlli successivi all’operazione può compromettere la buona riuscita dell’intervento stesso.

Si può recuperare la vista?

Il recupero della vista successivo all’intervento dipende dalla gravità dell’infezione e dalle condizioni generali preesistenti dell’occhio, ossia dallo stato della retina, del nervo ottico e della cornea. Eventuali esiti permanenti (possibili lesioni a strutture oculari coinvolte nell’infezione) incideranno negativamente sulla qualità visiva successiva al trattamento.

Scheda informativa a cura dell’Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità-IAPB Italia onlus 
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Pagina pubblicata il 6 luglio 2011. Ultimo aggiornamento: 8 maggio 2019. 

Ultima revisione scientifica: 8 maggio 2019.

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