I tuoi occhi
Malattie oculari
Infezioni oculari
Quali infezioni possono colpire gli occhi?
L’occhio umano, come tutte le altre strutture dell’organismo che sono in contatto con l’ambiente esterno, è spesso soggetto all’attacco di microrganismi ad azione patogena (batteri, virus, protozoi, ecc.), responsabili d’infezioni più o meno importanti ed estese. In tal senso risulta fondamentale l’azione protettiva contro le minacce ambientali (agenti esogeni pericolosi), svolta normalmente dalle palpebre e dal film lacrimale.
Gli agenti responsabili delle infezioni oculari possono provenire non solo dall’ambiente esterno, ma giungere anche al bulbo oculare attraverso il sangue. Nel neonato il contagio può avvenire soprattutto durante il parto per la presenza di batteri nel canale del parto materno (gonococco, Chlamydia Trachomatis).
A cosa sono dovute le infezioni?
La variabilità delle infezioni oculari può essere legata a condizioni fisiologiche (età, attività lavorativa e/o sportiva), a patologie del singolo paziente (condizione di immunodepressione ovvero indebolimento delle difese immunitarie, alterazioni metaboliche, patologie dei vasi sanguigni, deficit neurologici centrali e periferici) o all’utilizzo di lenti a contatto contaminate. Infine vanno ricordate le infezioni oculari derivanti da lesioni gravi e di difficile risoluzione terapeutica, quali quelle post-traumatiche e postoperatorie.
Quali sono le infezioni “esterne”?
Le infezioni oculari “esterne” (che riguardano la parte anteriore del bulbo oculare), a seconda della struttura primariamente coinvolta, sono le seguenti:
- calazio (infiammazione di una ghiandola sebacea localizzata a livello palpebrale);
- orzaiolo (infiammazione con sovrapposto processo infettivo batterico a carico di una ghiandola palpebrale);
- blefarite o blefarocongiuntivite (coinvolgente il bordo palpebrale e la congiuntiva);
- dacriocistite e/o canaliculite (interessamento delle vie lacrimali, più precisamente del sacco lacrimale e/o dei canalini lacrimali);
- congiuntivite (localizzata a carico della mucosa congiuntivale);
- cheratite (interessamento corneale) o cheratocongiuntivite.
Quali sono le infezioni interne?
Le infezioni oculari “interne” (che riguardano la parte posteriore del bulbo oculare) osservate più spesso sono le seguenti:
- uveiti (che coinvolgono la membrana vascolare dell’occhio);
- endoftalmiti (consistono in un grave processo infettivo che si verifica all’interno del bulbo oculare).
Come si manifestano ?
La sintomatologia delle infezioni oculari è chiaramente strettamente collegata alle strutture oculari coinvolte e al grado di estensione del processo patologico. I primi sintomi che si manifestano sono un gonfiore palpebrale più o meno evidente, iperemia congiuntivale (ossia arrossamento della congiuntiva), bruciore, lacrimazione o secrezione e fotofobia (intolleranza alla luce). Nei casi più gravi ai suddetti sintomi, si associa dolore oculare e ipertono (aumento della pressione oculare). Qualora si avverta uno qualsiasi di questi sintomi è consigliata subito una visita oculistica specialistica in grado di diagnosticare il processo infettivo da cui si è eventualmente affetti.
Si può soffrire di un calo della vista?
Sì, ma generalmente ha carattere transitorio. Nelle maggior parte delle infezioni oculari non gravi, tuttavia, si assiste a un peggioramento qualitativo della vista più che a un suo calo effettivo di tipo quantitativo. Infatti la lacrimazione, il bruciore o la fotofobia, la secrezione e le opacità della cornea possono provocare uno perdita del fuoco delle immagini, oltre a una riduzione della vividezza dei colori. Quando, invece, il processo infettivo è più grave (ed esteso alla parte interna dell’occhio) si assiste, nella maggior parte dei casi, ad un vero e proprio calo del visus, provocato sia dalla presenza di cellule infiammatorie presenti nel corpo vitreo, la sostanza gelatinosa che riempie il bulbo oculare (leggi anche uveiti), e sia dal coinvolgimento della retina.
Cosa si può fare?
In generale anche in perfette condizioni di salute è sempre buona norma seguire corrette norme igieniche: non toccare o strofinare gli occhi con le mani sporche, evitare – se possibile – gli ambienti pieni di polvere, fumo o smog; se si è portatori di lenti a contatto è consigliato non indossarle troppe ore al giorno e non usarle quando si va al mare o in piscina (leggi le buone norme per un loro corretto impiego).
Quale terapia eseguire?
La terapia da effettuare è correlata all’agente patogeno coinvolto: dipende dal tipo di causa. Se si tratta di un’infezione batterica si deve ricorrere a terapia antibiotica locale (con instillazione di colliri) che, nei casi più persistenti, si può associare all’assunzione di antibiotici per via orale. Spesso, inoltre, è consigliato l’utilizzo di colliri ad azione antinfiammatoria in aggiunta a quelli antibiotici. In una buona percentuale di casi di contaminazione batterica è indicato anche l’utilizzo di una terapia a base di cortisone (locale o sistemica). In presenza d’infezione virale si somministrano farmaci specifici ad azione locale o sistemica (generale) e, invece, nel caso d’infezioni fungine bisognerà ricorrere agli antimicotici.
Cosa fare se il disturbo persiste?
Se dopo circa una settimana dall’inizio del trattamento la patologia non fosse regredita o, quantomeno, non avesse dato segni di miglioramento sarà necessario consultare nuovamente il proprio oculista per ottenere un adeguamento della terapia e, se necessario, sottoporsi a esami di laboratorio in grado di chiarire meglio il quadro patologico.
Scheda informativa a cura dell’Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità-IAPB Italia onlus
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Pagina pubblicata il 28 settembre 2011. Ultimo aggiornamento: 13 maggio 2019.
Ultima revisione scientifica: 13 maggio 2019.
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