Consiglio Superiore di Sanità: intravitreali ‘sosia’

Consiglio Superiore di Sanità: intravitreali ‘sosia’ I due trattamenti più utilizzati contro la forma umida dell’AMD avrebbero un’efficacia e una sicurezza pressoché identiche 16 maggio 2014 – Il Consiglio Superiore di Sanità (CSS), dietro richiesta del Ministero della Salute, ha espresso un parere di sostanziale equivalenza, sul piano dell’efficacia e della sicurezza, dei due trattamenti più utilizzati contro la forma umida della degenerazione maculare legata all’età (AMD), smentendo quanto sostenuto lo scorso anno dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa). Insomma, i due tipi di iniezioni intravitreali più celebri avrebbero effetti e rischi analoghi nel trattamento di una malattia retinica degenerativa che può provocare ipovisione e cecità centrali (generalmente a partire dai 55 anni). Si consideri che l’AMD è considerata la prima causa di cecità legale nei Paesi industrializzati. Consiglio Superiore di Sanità: molecole diverse, ma effetti sovrapponibili Più precisamente, il 15 aprile 2014 la V Sezione del Consiglio Superiore di Sanità – organo di consulenza tecnico-scientifica del Ministro della Salute – ha espresso il seguente parere: “I dati attualmente valutabili dalla comunità scientifica evidenziano che i medicinali Lucentis (Ranibizumab) e Avastin (Bevacizumab), pur nella diversità strutturale e farmacologica delle molecole, non presentano differenze statisticamente significative dal punto di vista dell’efficacia e della sicurezza nella terapia della degenerazione maculare senile”. Lo stesso Consiglio ritiene, pertanto, che sussistano le condizioni per l’applicazione, da parte dell’Aifa, di procedure per “consentire, il più presto possibile, l’impiego dell’Avastin per il trattamento della degenerazione maculare senile“. Il CSS auspica la registrazione del farmaco più economico (Avastin) per l’indicazione oftalmica e intanto afferma che, “allo scopo di garantire la sterilità”, il confezionamento in monodose del medicinale deve avvenire “da parte di farmacie ospedaliere in possesso dei necessari requisiti”. Inoltre, il Consiglio Superiore di Sanità sollecita “l’immediata attivazione da parte di Aifa di idonei strumenti di monitoraggio” raccomandando, infine, “l’utilizzo appropriato dei suddetti farmaci in centri di alta specializzazione”. Dunque non ovunque ci si potrà sottoporre a trattamento contro l’AMD umida, che mira a bloccare la proliferazione dei vasi indesiderati nocivi per la retina. “Il Consiglio Superiore di Sanità ha fatto un lavoro molto approfondito ed ha ascoltato tutti i maggiori esperti in materia e anche coloro che dovranno applicare lo spacchettamento in sicurezza di Avastin“, ha commentato il Ministro della Salute Lorenzin il 15 maggio 2014. Il che significa che bisognerà prestare particolare attenzione all’igiene quando un singolo flaconcino di questa intravitreale verrà suddiviso in più dosi, in modo da poter effettuare più iniezioni per la terapia. SOI, importante è sbloccare l’ impasse Molti pazienti si sono ritrovati, per così dire, in mezzo al guado: non viene più somministrato loro l’Avastin, ma in parecchi casi non viene neanche garantito il trattamento con il Lucentis, un farmaco nettamente più caro. Dunque il Presidente della Società Oftalmologica Italiana Matteo Piovella ha inviato, il 27 marzo 2014, una lettera aperta al Presidente del Consiglio Renzi in cui si nota che “è assolutamente necessario e urgente sbloccare l’ impasse e rendere Avastin di nuovo utilizzabile per quei 100 mila pazienti che non hanno potuto beneficiarne e che, anzi, sono stati costretti a comprare, a loro spese, un farmaco estremamente più costoso”. Tra l’altro, proprio in seguito alla denuncia dello stesso Presidente della SOI e di altri soggetti, le aziende farmaceutiche Roche e Novartis sono state condannate nel 2014 dall’Autorità Antitrust a una multa di 180 milioni di euro. Le multinazionali hanno tuttavia presentato ricorso al TAR. Novartis: “Lucentis ha un profilo di sicurezza ben caratterizzato” La posizione della SOI va in direzione contraria rispetto a ciò che sostiene il colosso farmaceutico svizzero. “Lucentis – ha scritto il 25 marzo 2014 Novartis – ha un profilo di sicurezza ben caratterizzato, con un’esposizione di oltre 2,4 milioni di pazienti per anno di trattamento nel mondo a partire dal suo lancio. Lucentis è diventato il trattamento standard di prima linea per la degenerazione maculare essudativa senile (wAMD – AMD “umida”), indicazione per la quale è autorizzato in oltre 100 Paesi. Il profilo di sicurezza di Lucentis viene continuamente monitorato e comunicato a operatori sanitari e pazienti per tutte le sue indicazioni autorizzate, tramite un sistema di farmacovigilanza e un piano di gestione del rischio a tutela della sicurezza del paziente”. “Avastin (bevacizumab) di Roche resta non approvato – sottolinea ancora l’azienda farmaceutica – per alcuna patologia oculare, né per l’iniezione nell’occhio né per il frazionamento in dosi più piccole”.

Fonti: Ministero della Salute, Consiglio Superiore di Sanità (documento pubblicato dal Sole24Ore-Sanità), Sole24Ore-Sanità , SOI , AGCM , Novartis-Fatti e notizie , AIFA

Ultima modifica: 22 maggio 2014

Occhio secco, impatto sulla lettura degli anziani

Occhio secco, impatto sulla lettura degli anziani Negli Usa ne soffre il 17% delle donne e l’11% degli uomini: incide sulla loro qualità della vita 15 maggio 2014 – L’occhio secco può provocare fastidi tali che gli anziani rinunciano a leggere il giornale. È la conclusione a cui è pervenuto un nuovo studio condotto su un campione di 1981 persone d’età compresa tra i 65 e gli 84 anni, condotto presso la Johns Hopkins University di Baltimora (Usa), basato a sua volta su dati raccolti durante una precedente ricerca ( Salisbury Eye Evaluation ). I ricercatori sostengono che l’occhio secco non incida significativamente sulla lettura degli anziani, ma è più che altro associato a disturbi riferiti dai soggetti esaminati. In ogni caso, esiste anche un test oggettivo (test di Schirmer) che consente di quantificare la lacrimazione. Solo negli Stati Uniti ne soffre il 17% delle donne e l’11% degli uomini, peggiorando la loro qualità della vita. La prevalenza dei sintomi della sindrome dell’occhio secco aumenta però con l’età: dopo gli 80 anni colpisce l’80% della popolazione. Anche nel caso in cui si soffra di occhio secco è consigliabile sottoporsi a una visita oculistica. Si può sempre fare ricorso a lacrime artificiali o a umettanti oculari, ripristinando così un adeguato film lacrimale. Infatti, la superficie oculare (cornea) non deve mai essere troppo secca perché rappresenta la prima barriera dell’occhio agli agenti esterni potenzialmente nocivi (batteri, polveri, pollini, ecc.).

Fonte principale: British Journal of Ophthalmology

Occhio bionico, riconosciuta una sagoma su tre

Occhio bionico, riconosciuta una sagoma su tre Il dispositivo Argus II non consente attualmente una visione fine degli oggetti Viene riconosciuta mediamente una sagoma su tre di un oggetto della vita quotidiana: avviene con una versione dell’ occhio bionico chiamata Argus II (60 pixel di risoluzione). È quanto si legge in un poster scientifico presentato in Florida nei giorni scorsi in occasione dell’ ARVO 2014 , l’appuntamento più importante dell’oculistica mondiale che si svolge annualmente negli Stati Uniti. I suoi autori sono chiari: la protesi retinica aiuta persone divenute cieche a causa della retinite pigmentosa a identificare oggetti quotidiani. Ci sono però alcune condizioni stringenti: il nervo ottico deve essere integro e la retina deve avere preservato un minimo di vitalità (i non vedenti percepiscono almeno la luce). Risultati modesti I risultati dei test condotti con l’Argus II appaiono tuttora modesti e non fantascientifici come si potrebbe pensare. Infatti dopo aver studiato otto persone a cui era stato impiantato l’occhio bionico si è giunti alle seguenti conclusioni: l’identificazione corretta di un oggetto si è avuta mediamente circa nel 32,8% dei casi con la protesi retinica accesa contro il 12,5% col dispositivo spento. Tuttavia tale percentuale è salita evidenziando meglio i contorni degli oggetti (quindi con l’aumento del contrasto): si è arrivati a una media del 41,4% col dispositivo acceso. Una visione per flash, in scala di grigi Ricordiamo che la visione con occhio bionico avviene per flash successivi, in scala di grigi e può consentire solo una parziale visione centrale. Tra l’altro non sempre l’impianto va a buon fine (e naturalmente l’operazione chirurgica comporta sempre dei rischi). Inoltre, secondo uno studio pubblicato su Archives of Ophthalmology l’impianto sperimentale di retina elettronica ha un tasso di successo del 54% (quindi poco più della metà dei casi). Il lavoro presentato negli Usa è stato firmato da scienziati del National Institute of Health Research, Biomedical Research Centre, Moorfields Eye Hospital, Institute of Ophthalmology, Second Sight Medical Products, Manchester Biomedical Research Centre, Manchester Royal Eye Hospital.

Fonti: ARVO 2014 Annual Meeting Abstracts , Archives of Ophthalmology

Pagina pubblicata il 14 maggio 2014.

Ultima modifica: 15 maggio

Un gel sperimentale per riparare i danni oculari

Un gel sperimentale per riparare i danni oculari Consentirebbe di creare un “tappo” temporaneo sulla sclera in caso di perforazione. È stato presentato all’ARVO 2014 13 maggio 2014 – In futuro i militari impegnati nei combattimenti potrebbero usare un gel per chiudere i punti di perforazione dell’occhio. Questa soluzione – attualmente sperimentale e testata solo su animali – potrebbe consentire ai soldati di ricorrere a un temporaneo fai-da-te fino all’intervento dell’oculista. Un’équipe di ricercatori californiani ha presentato questa ricerca all’ARVO 2014, considerato il principale appuntamento dell’oculistica mondiale (si è tenuto in Florida, negli Usa, dal 4 all’8 maggio). Questa sorta di “colla biologica” ad uso oculare è di fatto un gel oftalmico che reagisce al calore del bulbo oculare, indurendosi in misura sufficiente da evitare la fuoriuscita del liquido attraverso la sclera (il bianco dell’occhio), ma preservando un’elasticità tale da non provocare danni ai tessuti circostanti. Insomma, in futuro i militari potrebbero essere sempre più spesso dei “Rambo” che si curano da sé in via provvisoria. Se le sperimentazioni avranno esito positivo anche sugli esseri umani, il gel potrebbe avere anche applicazioni utili per i civili (ad esempio su chi ha subito una perforazione del bulbo e non ha la possibilità di essere visitato da un oculista perché si trova in zone remote). In occasione della stessa edizione dell’ARVO si è parlato anche di terapie geniche, nuove tecnologie, staminali, occhio bionico e, infine, di molti argomenti dell’oculistica classica.

Leggi anche: Traumi oculari

Fonte: ARVO

Giornata europea dei diritti dei pazienti

Giornata europea dei diritti dei pazienti Si è celebrato l’VIII appuntamento: nell’Ue più diritto all’informazione, ai trattamenti e alla copertura sanitaria universale Più informazione, diritto all’assistenza sanitaria universale e accesso ai trattamenti disponibili. Sono questi i punti salienti della Giornata europea dei diritti dei pazienti che il 12 maggio si è celebrata nell’Ue (si è proseguito però anche il 13 maggio). I pazienti sempre al centro “I pazienti dovrebbero essere al cuore delle nostre decisioni e delle nostre politiche”, ha affermato a Bruxelles il Commissario Ue per la salute Tonio Borg (che si occupa anche di protezione dei consumatori). “Sostengo convintamente – ha proseguito – la centralità del paziente e credo che migliorare le vite dei pazienti vada di pari passo con l’efficienza dei sistemi sanitari”. Una rete europea di medici “La qualità dell’assistenza – nota ancora il Commissario Borg –, tanto importante per i pazienti e i loro cari, viene garantita anche mediante una direttiva” in cui si fa riferimento a specifici network europei (gli ERN). In altre parole si mira a creare, in tutta l’Unione europea, una rete tra professionisti della salute altamente qualificati. Questa rete è importante soprattutto – secondo il Commissario Ue – perché “offre un concentrato di conoscenza e di risorse che vanno a beneficio dei pazienti. Ciò è di particolare valore nelle aree dove le risorse sono scarse e dove sono presenti malattie rare, complesse o a bassa prevalenza”. Cittadinanzattiva: occhio ai malati cronici Le organizzazioni di cittadini (in particolare Activecitizenship ossia Cittadinanzattiva internazionale) vogliono attribuire una particolare rilevanza ai pazienti affetti dalle malattie croniche, i quali sono soprattutto anziani. D’altronde in Italia almeno una persona su due tra i 65 e i 74 anni di età soffre di una o più patologie croniche (tra cui quelle oculari) e, sempre in questa fascia d’età, solo il 30% dichiara di essere in buona salute. In conclusione, secondo Activecitizenship bisogna: 1) migliorare le capacità della persona di gestire efficacemente la propria malattia cronica; 2) migliorare la capacità dei gruppi di pazienti di partecipare efficientemente alla costruzione di politiche sanitarie più efficaci. Vedi anche la Carta dei diritti del paziente affetto da maculopatia

Leggi anche: 10 benefits the EU brings to patients

Fonti: Europea.eu , Activecitizenship

Pagina pubblicata il 12 maggio 2014.

Ultima modifica: 14 maggio 2014.

Quando la degenerazione retinica fa centro

Quando la degenerazione retinica fa centro A Roma l’8 maggio si è tenuto un incontro informativo presso il Policlinico Umberto I 9 maggio 2014 – Ciò che si fissa diventa prima distorto e poi può scomparire: se si hanno più di 55 anni potrebbe trattarsi della degenerazione maculare legata all’età (AMD), la prima causa di cecità legale nei Paesi di maggior benessere. Il Centro Maculopatie del Policlinico Umberto I di Roma l’8 maggio ha aperto le sue porte ai cittadini per un incontro durante il quale gli esperti hanno fornito informazioni per favorire la prevenzione e la diagnosi precoce. Con tutta probabilità l’incidenza della degenerazione maculare legata all’età è destinata a crescere nei prossimi anni a causa del progressivo invecchiamento della popolazione. Attualmente, secondo le stime fornite dall’Umberto I, ne soffre circa un milione di italiani e oltre 260 mila sarebbero colpiti dalla forma più grave (detta umida o neovascolare), che registrerebbe oltre 35 mila nuovi casi ogni anno. I primi cento partecipanti all’incontro hanno avuto, tra l’altro, la possibilità di prenotare una visita oculistica gratuita.

Fonte di riferimento: Policlinico Umberto I

Ambliopia, l’importanza del trattamento precoce

Ambliopia, l’importanza del trattamento precoce L’occhio pigro può essere curato con bendaggio o atropina. I risultati migliori si ottengono prima dei cinque anni La maggior parte dei bambini piccoli colpiti dall’occhio pigro (ambliopia) può guarire. Almeno quando la diagnosi è precoce e la terapia è corretta. è quanto conclude un’équipe di ricercatori americani: se trattati con successo prima dei sette anni, generalmente a quindici anni hanno ancora gli occhi “in forma”. Bendaggio o atropina contro l’occhio pigro Lo studio è stato condotto su 419 bambini ambliopi con meno di 7 anni. La ricerca è stata effettuata in diversi centri oftalmici americani dal Pediatric Eye Disease Investigator Group (PEDIG). Due tecniche sono state applicate in modo casuale: si è bendato l’occhio dominante (è stato coperto l’occhio sano per far lavorare l’altro) oppure è stata offuscata la vista con gocce di atropina instillate nell’occhio migliore. In entrambi i casi si è fatta lavorare correttamente l’area della corteccia cerebrale che elabora il segnale proveniente dall’occhio pigro, facendo sì che i circuiti neuronali si sviluppassero correttamente. Nonostante sia comune una “lieve ambliopia residua”, entrambi i trattamenti hanno dato dei risultati simili. Tuttavia, l’uso quotidiano di atropina potrebbe dare degli effetti indesiderati indicati nel foglietto illustrativo che il bendaggio non dà. Tuttavia quest’ultimo può essere levato dal bambino, compromettendo il percorso terapeutico. Risultati significativi A 15 anni mediamente l’acutezza visiva dell’occhio “malato” (ambliopico) era di almeno 8/10 in 6 casi su 10, mentre in un terzo dei casi era almeno di 10/10. L’acutezza visiva migliore è stata ottenuta nei bambini che avevano iniziato il trattamento prima dei 5 anni. Gli esami sono stati effettuati regolarmente a 6 mesi e a 2 anni dall’inizio del trattamento, la cui durata è stata naturalmente decisa dagli specialisti.

Fonte principale: Jama Ophthalmology

Pagina pubblicata il 6 maggio 2014.

Ultima modifica: 20 maggio 2014

Telemedicina, il futuro spalanca gli occhi

Telemedicina, il futuro spalanca gli occhi Sempre più prestazioni sanitarie potrebbero essere disponibili da remoto anche in Italia 30 aprile 2014 – Attraverso un “occhio” tecnologico verrà controllata sempre più spesso la nostra salute a distanza. Pensata soprattutto per anziani, malati cronici, disabili e bambini, la telemedicina potrà presto diventare realtà concreta in Italia. Infatti già a fine febbraio la Conferenza Stato-Regioni ha approvato un documento (Linee d’indirizzo nazionali) in cui si prospettano una serie di servizi sanitari telematici. Si potranno utilizzare, ad esempio, smartphone, tablet e computer per accedere a un controllo medico oppure a un percorso di riabilitazione (ovviamente anche visiva). Prestazioni sanitarie a distanza Le prestazioni sanitarie “teleguidate” consentiranno di trasmettere al medico e a chi fa assistenza parametri clinici e biologici, e di effettuare addirittura interventi d’emergenza più efficaci, anche nelle zone più isolate e impervie del Paese, grazie a strumenti tecnologici che possono consentire di tamponare le urgenze già da remoto. La telemedicina non è né Facebook né e-mail Tuttavia, si precisa in un documento della Presidenza del Consiglio dei Ministri, la telemedicina “non rappresenta una specialità medica separata, ma è uno strumento che può essere utilizzato per estendere la pratica tradizionale oltre gli spazi fisici abituali”. Come a dire che la visita a distanza non può sostituire la visita di persona ma può essere, al massimo, complementare. Inoltre, si legge ancora nel documento, “non rientrano nella telemedicina portali di informazioni sanitarie, social network, forum, newsgroup, posta elettronica o altro”. Dunque la sanità elettronica a distanza ha più chance di divenire realtà in Italia. Anche presso il Polo Nazionale – struttura fondata dalla IAPB Italia onlus presso il Policlinico A. Gemelli – è in cantiere un progetto di telemedicina (esercizi per la riabilitazione visiva da remoto). In Kenya controlli oculistici con smartphone Un progetto di telemedicina è in corso in dieci scuole del Kenya. Gli ideatori sono inglesi: consiste nell’effettuare un controllo oculistico in aree rurali del Paese africano usando uno smartphone con l’aggiunta di un accessorio (un cappuccio di plastica dotato di lente), che consente di scattare anche foto al fondo oculare (area centrale della retina, senza dilatazione della pupilla). Poi le immagini vengono inviate al Moorfields Eye Hospital di Londra, dove sono valutate con attenzione. Nello stesso Paese sono già state visitate circa 5000 persone ricorrendo sempre alla telemedicina. Lo stesso kit è stato impiegato su anziani. Sempre con uno smartphone di nuova generazione è stato possibile diagnosticare la cataratta e i vizi refrattivi (miopia, astigmatismo, ipermetropia) nonché la presbiopia.

Fonti principali: Regioni.it, Adnk., Presidenza del Consiglio dei Ministri, Bbc, University of St. Andrews

Retinite pigmentosa, collirio NGF testato in Italia

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Contiene il fattore di crescita nervoso. Venne scoperto dal Premio Nobel Montalcini e dall’americano Cohen

retinite_pigmentosa-simulazione_visione-iapb_italia_onlus-copyright-web-photospip0eeb5a035cc64ca964d023147d8f992b.jpgI malati di retinite pigmentosa potrebbero, in futuro, trarre beneficio da un collirio contenente il fattore di crescita nervoso: è il Nerve Growth Factor (NGF), la cui scoperta consentì a Rita Levi Montalcini di vincere il Premio Nobel nel 1986 assieme all’americano Stanley Cohen. Si tratta di una proteina-segnale che viene prodotta naturalmente dall’organismo, favorendo lo sviluppo e la sopravvivenza delle cellule nervose, comprese quelle retiniche.

I centri italiani coinvolti nella sperimentazione

Sono quattro i centri italiani che hanno testato il collirio su persone affette da retinite pigmentosa con un’acutezza visiva – misurata con tabella ETDRS – di almeno 48 lettere e minimo 20° di campo visivo: l’Azienda ospedaliera universitaria Careggi di Firenze, l’Azienda ospedaliera San Paolo di Milano, il nuovo Policlinico della seconda Università di Napoli e il Policlinico Agostino Gemelli di Roma (Istituto di Oftalmologia). Questa sperimentazione è stata condotta complessivamente su cinquanta individui per capire la tollerabilità e la sicurezza del trattamento, dopo aver iniziato con dieci persone.

Collirio testato tre volte al giorno. Come agisce l’NGF

Il collirio è stato instillato tre volte al giorno per sei mesi in due diverse concentrazioni del principio attivo (l’effetto dell’NGF viene confrontato con placebo). Questa sperimentazione, iniziata nel 2014, si è conclusa alla fine del 2015. L’NGF rallenta la degenerazione retinica nelle cavie animali Il fattore di crescita nervoso (NGF) si è dimostrato già efficace nel rallentare la degenerazione della retina in diversi modelli animali di retinite pigmentosa e, in altri casi (sperimentazioni per il glaucoma), ha mostrato persino potenziali capacità di neurorigenerazione. Dunque si potrebbe migliorare la sopravvivenza delle cellule retiniche favorendo anche il mantenimento delle capacità visive negli esseri umani (che quindi non devono essere già ciechi). Testare un nuovo collirio, infatti, serve perché altre strategie terapeutiche non hanno per ora avuto successo: la retinite pigmentosa coinvolge almeno cinquanta geni ed è, quindi, molto difficile sostituirli tutti con geni sani (ossia ricorrere alla terapia genica).

Retinite pigmentosa, la malattia oculare rara più frequente

La retinite pigmentosa colpisce 3 persone su 10 mila Attualmente la retinite pigmentosa colpisce approssimativamente 3 persone su 10 mila nell’Unione europea, per un totale di circa 153 mila persone: è quindi sotto la soglia di malattia orfana, che “scatta” per patologie che interessano non più di 5 persone su 10 mila. Tuttavia è considerata la malattia rara più comune a livello oculare.

Per ora niente cure efficaci disponibili

Al momento della designazione a farmaco orfano non sono disponibili nell’Unione europea trattamenti mirati soddisfacenti per una malattia di origine genetica, come la retinite pigmentosa, attualmente ancora considerata incurabile. I pazienti che ne soffrono ricevono, infatti, solamente consulenza genetica per essere informati sui rischi di trasmissione della malattia ai figli e un trattamento generale di supporto.

Gemelli, risultati sperimentali interessanti

Uno studio pubblicato all’inizio del 2016 sul Journal of Translational Medicine da un’équipe di ricercatori del Policlinico A. Gemelli (Università Cattolica di Roma) giunge alla conclusione che “la somministrazione di collirio con NGF è ben tollerata, senza effetti collaterali significativi. In una minoranza di pazienti il trattamento è stato associato a un miglioramento soggettivo della funzione visiva”; questa impressione è stata confermata da due test. Dunque si stimano potenziali effetti positivi del trattamento sperimentale, di cui viene sottolineata comunque “l’efficacia neuroprotettiva” nei pazienti colpiti da retinite pigmentosa.

Fonti di riferimento: Osservatorio Malattie Rare, www.levimontalcini.eu, Galileo, Dompé Trials, Journal of Translational Medicine

Pagina pubblicata il 28 aprile 2014. Ultimo aggiornamento: 3 marzo 2016

Gli italiani non brillano negli stili di vita

Gli italiani non brillano negli stili di vita Nel rapporto Osservasalute è stata fotografata la realtà del nostro Paese: si pratica poco sport, sono in aumento sovrappeso e obesità Resiste ancora la salute degli italiani, nonostante la crisi economica che ostacola prevenzione, accesso alle cure e diagnosi precoce. È quanto si sostiene nel Rapporto Osservasalute, presentato a Roma il 16 aprile 2014 presso l’Università Cattolica-Policlinico A. Gemelli. La pubblicazione, giunta all’undicesima edizione, è relativa al 2013. Peggiora la forma fisica degli italiani Gli italiani guadagnano aspettativa di vita soprattutto grazie alla ridotta mortalità per malattie del sistema circolatorio e per i tumori. “Si intravede anche qualche timido segnale di miglioramento negli stili di vita, almeno sul fronte dei consumi di alcolici e nel vizio del fumo, ma è ancora desolante e anzi in peggioramento – scrivono i curatori del rapporto nazionale – la forma fisica dei cittadini, sempre più grassi; aumentano soprattutto gli obesi e non fanno eccezione i bambini”. Non cambia neppure la tendenza alla scarsa attività fisica: gli italiani non praticano sport in modo costante che, invece, aiuterebbe molto a prevenire le malattie (comprese quelle oculari). Molti anziani obesi o in sovrappeso Il sovrappeso colpisce soprattutto la fascia dai 65 ai 74 anni (45,8%), quando l’obesità si attesta al 15,9% della popolazione. Questi valori diminuiscono leggermente nelle età più avanzate (sovrappeso 42,5% ed obesità 13,2% nelle persone di 75 anni ed oltre). Investire di più in prevenzione farebbe risparmiare il SSN “La spending review – si legge in una nota – rischia di far saltare il Servizio Sanitario Nazionale [SSN], determinando difficoltà nel breve e nel lungo termine, sia a causa di una riduzione dei servizi di salute offerti alla popolazione – specie a quella meno garantita e con minori disponibilità per curarsi ricorrendo al privato –, sia a causa di un aumento della spesa sanitaria sul lungo periodo, aumento determinato dall’effetto boomerang della riduzione degli investimenti in politiche di prevenzione e diagnosi precoce. I risparmi obbligati di oggi rischiano di moltiplicare la spesa nel giro dei prossimi anni”. Più spese per curarsi Infine, un altro segnale di riduzione della spesa pubblica arriva dall’aumento di spesa a carico delle famiglie per i ticket delle prestazioni sanitarie e dei ticket per il consumo di farmaci.

Fonte: Osservasalute

Pagina pubblicata il 18 aprile 2014