Estate: la prevenzione non va in vacanza

COSA SONO I RAGGI UV?

Le radiazioni elettromagnetiche derivanti dall’energia solare si possono distinguere in due categorie: le radiazioni ionizzanti (radiazioni ultraviolette UVA, UVB, UVC, raggi X e raggi gamma) caratterizzate da un’energia tale da modificare l’ambiente esterno;  le radiazioni non ionizzanti (radiazioni dello spettro visibile, le radiazioni infrarosse, le onde radio e le microonde) che presentano dei livelli di energia molto più bassi e per questo motivo interagiscono con l’ambiente solo ad un livello superficiale.

Possiamo distinguere, a loro volta, ben tre tipologie di raggi UV (o raggi ultravioletti):

  • raggi UVA: sono le radiazioni solari che raggiungono più in abbondanza il pianeta. Sono, infatti, la fonte principale della melanogenesi della pelle, permettono, quindi, quello che noi chiamiamo abbronzatura. Da qui la necessità dell’utilizzo di un buon fattore di protezione solare quando ci si espone direttamente alla luce;
  • raggi UVB: radiazioni solari potenzialmente pericolose se assorbite senza precauzioni. La maggior parte di esse vengono filtrate dall’atmosfera e dalle nuvole, ma possono provocare danni quali invecchiamento cutaneo, cancro della pelle, cataratta, cheratocongiuntivite attinica, danni alla retina e bruciature cutanee di diversa entità;
  • raggi UVC: solo le radiazioni più intense e pericolose di tutte e vengono totalmente bloccate dall’atmosfera terrestre grazie all’ozono. Capaci di uccidere qualsiasi virus, muffa o batterio, vengono soventemente utilizzate nelle lampade per la sterilizzazione.

I nostri occhi sono in continua interazione con le radiazioni elettromagnetiche, che ci permettono di esplorare e interagire con l’ambiente.

Ma esporsi al sole senza le dovute precauzioni può provocare dei danni alle palpebre, alla cornea e alla retina.

COME PROTEGGERSI DAI RAGGI UV?

raggi ultravioletti

Un’esposizione non protetta può provocare reazioni come la fotosensibilità, congiuntiviti, ustioni della cornea ed essere un fattore di rischio per l’insorgenza di cataratta e maculopatie. La cornea fa da primo filtro per le radiazioni luminose ed è quindi la prima struttura ad essere potenzialmente danneggiata.

È importante proteggere anche gli occhi dei bambini, soprattutto quando sono all’aria aperta nelle ore di maggiore esposizione alla luce solare.

Le stesse precauzioni dovrebbero valere per gli anziani, che soffrono maggiormente di fotofobia ed in particolare per coloro che si sono operati di cataratta.

Da non dimenticare anche gli adulti e gli sportivi, perché la protezione dall’eccessiva esposizione alla luce solare è necessaria a tutti quando si è a contatto diretta con essa per molte ore al giorno.

Il metodo più efficace di protezione dei nostri occhi è l’utilizzo di occhiali con lenti da sole.

OCCHIALI DA SOLE: COME SCEGLIERLI?

Le lenti scure, oltre a ridurre la percezione della luce, assorbono tutta la radiazione dei raggi UV e, inoltre, possono essere utilizzate anche per la protezione di occhi con malattie quali la retinopatia, la cataratta e la maculopatia.

Le lenti possono presentare un filtro colorato di diverse sfumature: verde, grigio, marrone e a specchio. Affinché la lente possa effettivamente portare benefici è importantissimo che sia conforme alla normativa di settore che impone, dal 1° luglio 1995, l’affissione dell’etichetta con l’indicazione del potere filtrante e il marchio CE (UNI-EN- ISO 1836).

Per quanto concerne la protezione degli occhi dei bambini, è opportuno utilizzare lenti infrangibili con filtro grigio o marrone, che hanno il potenziale di filtraggio pari al 100% ma non interferiscono con la percezione dei colori. È fondamentale che la copertura dell’occhio sia globale in modo da coprire tutto il campo visivo.

Da non dimenticare altre tipologie di protezione come, ad esempio, l’utilizzo di un cappello con ampia visiera

La zona d’ombra creata dal cappello diminuirà notevolmente l’esposizione degli occhi alla luce solare.

È fondamentale ricordare di usufruire di tali protezioni ogni qualvolta ci sia una forte illuminazione, quindi al mare, in montagna, all’aria aperta o nelle ore di maggiore esposizione alla luce solare (anche filtrata dalle nubi): tra le 10:00 e le 14:00.

CONGIUNTIVITE SOLARE: QUALI SONO I SINTOMI E COME CURARLA

D’estate si va incontro a una forma particolare di cherato-congiuntivite, che interessa sia  la congiuntiva che la cornea. È una tipologia strettamente legata alla stagione primavera-estate, di conseguenza all’esposizione solare.

Forte arrossamento oculare e fastidi come bruciore, prurito, sensazione di corpo estraneo e fotofobia sono i sintomi principali.

Per evitare di incorrere nelle suddette problematiche è importante la prevenzione: occhiali da sole con filtri specifici, che bloccano completamente la componente ultravioletta. Anche i cappelli con la visiera sono di grande beneficio. Una volta avvenuta la manifestazione clinica, i pazienti devono, invece, rivolgersi all’oculista che provvederà a prescrivere una terapia adeguata (a base di colliri lubrificanti, antibiotici, ecc.).

PALBEBRE: QUALI SONO I RISCHI?

Per quanto riguarda le palpebre si devono considerare gli effetti dannosi del sole sulla pelle. Le palpebre costituiscono una parte della cute estremamente sottile e delicata.

Gli effetti dannosi che possiamo avere sulle palpebre sono i soliti: un eritema solare , con una ustione di 1° e di 2° grado, fotodermatosi e reazioni allergiche al sole, un invecchiamento della cute o tumore della pelle.  

BAMBINI: COME PROTEGGERLI?

– Non lasciare i bambini esposti al sole nelle ore centrali della giornata (indicativamente dalle 11 alle 17), soprattutto se sono molto piccoli.

-Se la sabbia entra negli occhi risciacquare abbondantemente con acqua dolce e, se l’arrossamento persiste, consultare un medico oculista.

– Se il sole è molto forte, soprattutto quando c’è riverbero, far mettere occhiali scuri con filtri a norma di legge.

-Mettere un cappellino durante la permanenza in spiaggia, soprattutto quando il sole è forte.

-Non portare mai il bambino al mare o in piscina se ha una congiuntivite in atto.

– Tenere il bambino in luoghi ventilati o all’aria condizionata (che potrà essere regolata tra i 24° e i 26°), soprattutto nelle ore più calde.

– Dare da mangiare al bambino molta frutta e verdura, ma limitare i cibi ricchi di zuccheri e i grassi animali.

CONSIGLI UTILI PER ADULTI E BAMBINI

-D’estate è importare restare idratati anche per la salute dei nostri occhi: è quindi fondamentale bere in abbondanza (almeno due litri di acqua al giorno, preferendo quella naturale piuttosto che quella gassata, e assumendola non eccessivamente fredda).

-Mangiare frutta e verdura ricche di vitamine e sali minerali.

-Evitare l’esposizione al sole nelle ore più calde e ricordare di usare sempre una crema solare con fattore di protezione elevato (SPF).

-Proteggere gli occhi con lenti da sole o cappelli con visiera.

Decalogo da spiaggia

Consigli utili ai bagnanti per proteggere gli occhi al mare. È inverno ma in molti possono scegliere una vacanza nei mari tropicali. Ecco perciò alcuni consigli utili.

Occhi rossiabrasioni corneali provocate dalla sabbia e infezioni oculari. Sono alcuni dei più comuni rischi che corrono i bagnanti. Chi va al mare deve seguire alcuni semplici consigli riassunti nel seguente decalogo:

  1. proteggere gli occhi con occhiali dotati di filtri a norma di legge soprattutto quando il sole è forte (tanto più se c’è riverbero sulla superficie del mare);
  2. non portare le lenti a contatto mentre si fa il bagno o quando si prende il sole (comunque può essere opportuno instillare lacrime artificiali per evitare la secchezza oculare). Se proprio non si riesce a fare a meno delle lenti a contatto durante il bagno, è indicato indossarle in associazione con maschera o occhialini, toglierle e buttarle subito dopo essere usciti dall’acqua;
  3. se la sabbia entra negli occhi risciacquare abbondantemente con acqua corrente senza strofinarsi gli occhi. Se i sintomi persistono contattare un oculista o recarsi al pronto soccorso;
  4. indossare obbligatoriamente la maschera o gli occhialini se si soffre di irritazioni oculari (approfondisci);
  5. applicare con cura la crema solare ad elevata protezione attorno agli occhi (e possibilmente anche sul bordo palpebrale). Se però la crema cola negli occhi stessi bisogna risciacquarli abbondantemente con acqua dolce;
  6. bere abbondantemente non solo per evitare la disidratazione dell’intero organismo, ma anche per garantire un corretto apporto idrico al corpo vitreo (il gel che riempie il bulbo oculare);
  7. seguire una dieta ricca di vitamine (contenute nella frutta e nella verdura) e di omega-3 (che si trovano soprattutto nel pesce): così si protegge la zona centrale della retina, la macula, più sensibile e fondamentale per la visione centrale;
  8. non toccarsi mai gli occhi senza essersi lavati prima le mani;
  9. evitare l’esposizione al sole e i bagni in mare o in piscina in presenza di infezioni o infiammazioni oculari (come le congiuntiviti);
  10. se si assumono farmaci consultare il medico prima di esporsi al sole. Alcune medicine (in particolare certi antibiotici) possono provocare reazioni indesiderate alla luce del sole o rendere la cute più sensibile ai raggi solari.

Proteggere gli occhi dei bambini d’estate

Decalogo estivo per le mamme e i papà.

Qui di seguito riportiamo una serie di consigli per i genitori con figli piccoli, ai fini della tutela della loro salute oculare d’estate. Alcuni di essi potranno essere utili anche ai genitori stessi.

  1. Non lasciare i bambini esposti al sole nelle ore centrali della giornata (indicativamente dalle 11 alle 17), soprattutto se sono molto piccoli.
  2. Non consentire ai bambini di fare il bagno con le lenti a contatto né al mare né in piscina (lo stesso consiglio è valido per gli adulti).
  3. Se la sabbia entra negli occhi risciacquare abbondantemente con acqua dolce e, se l’arrossamento persiste, consultare un medico oculista.
  4. Se il sole è molto forte, soprattutto quando c’è riverbero, far mettere occhiali scuri con filtri a norma di legge.
  5. Mettere un cappellino durante la permanenza in spiaggia, soprattutto quando il sole è forte.
  6. Non portare mai il bambino al mare o in piscina se ha una congiuntivite in atto.
  7. Applicare una crema con filtro solare a protezione elevata (30-50) ogni due ore, soprattutto nelle fasi iniziali dell’esposizione solare (riapplicandola dopo ogni bagno).
  8. Portare sempre con sé una scorta d’acqua per consentire un’adeguata idratazione (non dovrà essere né gasata né gelata).
  9. Tenere il bambino in luoghi ventilati o all’aria condizionata (che potrà essere regolata tra i 24° e i 26°), soprattutto nelle ore più calde.
  10. Dare da mangiare al bambino molta frutta e verdura, ma limitare i cibi ricchi di zuccheri e i grassi animali.

Leggi anche: “Ondate di calore” (le Faq del Ministero della Salute)

Guarda il pdf: La prevenzione non va mai in vacanza

Proteggere gli occhi dal sole

No all’esposizione senza adeguate protezioni: fondamentali gli occhiali scuri con filtri a norma di legge. Sconsigliato l’impiego di lenti a contatto al mare o in piscina.

 

Cosa provoca l’esposizione eccessiva al sole?

L’eccessiva esposizione ai raggi ultravioletti del sole, in assenza di adeguata protezione, è alquanto dannosa a livello oculare così come lo è per la pelle. Uno dei problemi più comuni è legato ai luoghi in cui è presente molto riverbero (spiaggia o piste da sci), dove si può essere colpiti da cheratocongiuntivite attinica, un’infiammazione acuta che coinvolge sia la congiuntiva sia la cornea: i sintomi sono lacrimazione, dolore, gonfiore alle palpebre, sensazione di sabbia negli occhi, vista annebbiata o ridotta.

Cosa si può fare in questo caso?

È necessario recarsi dall’oculista, il quale verificherà se si è contratta qualche malattia e, in caso positivo, dovrà somministrare una terapia adatta. Si tratta, comunque, di un disturbo lieve, che generalmente si risolve nel giro di pochi giorni senza lasciare alcuna conseguenza.

Come prevenire i disturbi oculari causati dai raggi solari?

È sempre fondamentale proteggere gli occhi mettendo occhiali scuri dotati di filtri a norma di legge. In particolare, gli occhiali da sole avvolgenti sono quelli che proteggono meglio gli occhi perché bloccano i raggi nocivi provenienti anche lateralmente. Inoltre, un cappello a tesa larga offre un certo grado di protezione. Bisogna ricorrere a tali protezioni in tutte le situazioni in cui ci sia una forte esposizione ai raggi ultravioletti (mare, montagna o lampade e lettini abbronzanti). Qualora compaiano fastidi – quali bruciore, rossore e fotofobia (intolleranza alla luce), visione offuscata, macchie scure sulla parte bianca del bulbo (simili a nei) – è consigliabile recarsi dall’oculista che, una volta formulata l’esatta diagnosi, quando necessario prescriverà la terapia idonea.

A quali terapie si può ricorrere da soli?

Per automedicazione si possono usare in abbondanza le lacrime artificiali, sapendo però che non sono sempre efficaci. E’ però importante evitare di usare farmaci senza aver prima contattato il proprio medico oculista perché, in presenza di una cheratocongiuntivite (congiuntivite associata a una cheratite), l’uso di un collirio errato potrebbe persino peggiorare il quadro clinico.

Cosa avviene se si fissa il sole?

Se lo si fissa troppo a lungo si rischia una “maculopatia fototraumatica”: purtroppo si tratta di un danno che potrebbe essere irrimediabile poiché, a causa dei raggi ultravioletti non filtrati, si può formare una cicatrice sulla retina nella zona maculare (area centrale della retina deputata alla visione dei volti, alla lettura, alla guida, ecc.). Le conseguenze possono essere anche molto gravi, con perdita temporanea o permanente della visione centrale (ad esempio una macchia al centro del campo visivo perché la retina è stata danneggiata). Non esistono terapie specifiche che permettano di recuperare totalmente il danno; tuttavia un parziale recupero del visus potrebbe essere possibile nei giorni seguenti se le lesioni non fossero particolarmente gravi.

Una raccomandazione tanto fondamentale quanto ovvia è quella di non guardare mai direttamente il sole. Nel caso in cui lo si voglia osservare – ad esempio quando si verifica un’eclissi solare – è necessario fare uso di filtri speciali (non bastano assolutamente gli occhiali scuri ordinari, ma bisogna acquistare filtri specifici usati anche dagli astronomi).

C’è il rischio di contrarre un tumore?

Sì, l’esposizione prolungata ai raggi solari può incrementare il rischio di contrarre un tumore oculare. Pertanto le categorie professionali più a rischio sono, tra gli altri, i marinai, gli agricoltori e i lavoratori che utilizzano l’arco voltaico. Più nello specifico i raggi ultravioletti possono concorrere, nel lungo periodo, a provocare lesioni tumorali della pelle intorno alle palpebre e della congiuntiva sia di natura benigna (come la pinguecola e lo pterigio) sia maligna (come il melanoma). Anche l’uvea può esserne colpita: i raggi ultravioletti possono accrescere la possibilità di sviluppare il melanoma dell’iride o della coroide.

Quali tipi di radiazioni solari, in particolare, sono nocive per le diverse strutture oculari?

L’occhio è particolarmente esposto allo stress causato dalla luce con determinate frequenze. I fotoni visibili “violetti e blu”, insieme ai raggi UVA (320-400 nanometri), possono essere nocivi soprattutto per la retina, mentre il cristallino e la cornea sono particolarmente sensibili ai raggi UVC (200-290 nm). La cornea fa da primo filtro per le radiazioni luminose ed è, quindi, la prima struttura ad essere potenzialmente danneggiata da un’eccessiva esposizione (fotocheratite). L’assorbimento delle radiazioni solari, col passare degli anni, può accelerare l’invecchiamento del cristallino e ne causa la perdita della trasparenza (cataratta), con conseguente indebolimento della vista; in questo caso, tuttavia, ci si può sottoporre a un’operazione chirurgica di routine. L’intervento consiste nella sostituzione del cristallino opacizzato con una lente intraoculare artificiale (IOL), la quale viene impiantata dopo che il cristallino stesso è  stato frammentato con gli ultrasuoni e aspirato dal chirurgo. Invece i danni che le radiazioni solari possono provocare alla retina sono in larga misura irreversibili. Diverse patologie hanno dimostrato un coinvolgimento delle radiazioni solari nell’induzione o nella progressione del danno retinico: edema maculare cistoide, retinopatia solare o epiteliopatia e degenerazione maculare legata all’età.

Cosa fare quando si portano le lenti a contatto?

Bisogna evitare di addormentarsi mentre le si porta, soprattutto se si resta esposti al sole, oltre ad evitare che la sabbia finisca negli occhi. Le lacrime artificiali dovrebbero essere utilizzate spesso quando si fa uso di lenti a contatto perché l’occhio tende a seccarsi più facilmente soprattutto se fa molto caldo.

Viaggiare in sicurezza sulle strade

Normativa e consigli utili per chi guida

Gazzetta Ufficiale N. 221 del  21 Settembre 2017

Requisiti visivi richiesti per il rilascio o il rinnovo della patente di guida:

Il candidato al conseguimento della patente di guida (ovvero chi deve rinnovarla o ha l’obbligo di revisione ai sensi dell’art. 128 del codice della strada) deve sottoporsi a esami appropriati per accertare la compatibilità delle sue condizioni visive con la guida di veicoli a motore. Dovranno essere valutati con particolare attenzione: acutezza visiva, campo visivo, visione crepuscolare, sensibilità all’abbagliamento e al contrasto, diplopia e altre funzioni visive che possono compromettere la guida sicura. Se c’è motivo di dubitare che la sua vista non sia adeguata, il candidato deve essere esaminato dalla Commissione Medica Locale.

I conducenti sono classificati in due gruppi:

GRUPPO 1

Tipi di patente: A, B e B+E con sottocategorie

  1. Il candidato al rilascio o al rinnovo della patente di guida deve possedere un’acutezza visiva binoculare complessiva, anche con correzione ottica, se ben tollerata, di almeno 0,7 (sette decimi), raggiungibile sommando l’acutezza visiva posseduta da entrambi gli occhi, purché il visus nell’occhio che vede peggio non sia inferiore a 0,2 (due decimi).
  2. Il campo visivo binoculare posseduto deve consentire una visione in orizzontale di almeno 120 gradi, con estensione di non meno di 50 gradi verso destra o verso sinistra e di 20 gradi verso l’alto e verso il basso. Non devono essere presenti difetti in un raggio di 20 gradi rispetto all’asse centrale, inoltre deve essere posseduta una visione sufficiente in relazione all’illuminazione crepuscolare, un idoneo tempo di recupero dopo abbagliamento e un’idonea sensibilità al contrasto, in caso di insufficienza di tali due ultime funzioni la Commissione medica locale può autorizzare la guida solo alla luce diurna.
  3. Qualora sia rilevata o dichiarata una malattia degli occhi progressiva, la patente di guida può essere rilasciata o rinnovata dalla Commissione con validità limitata nella durata e se nel caso con limitazione per la guida notturna, avvalendosi di consulenza da parte di medico specialista oculista.
  4. Il candidato al rilascio o al rinnovo della patente di guida monocolo, organico o funzionale, deve possedere un’acutezza visiva di non meno 0,8 (otto decimi), raggiungibile anche con lente correttiva se ben tollerata. Il medico monocratico deve certificare che tale condizione di vista monoculare esiste da un periodo di tempo sufficientemente lungo (almeno 6 mesi) da consentire l’adattamento del soggetto e che il campo visivo consenta una visione in orizzontale di almeno 120 gradi e di non meno di 60 gradi verso destra o verso sinistra e di 25 gradi verso l’alto e 30 gradi verso il basso. Non devono essere presenti difetti in un raggio di 30 gradi rispetto all’asse centrale, inoltre deve essere posseduta una visione sufficiente in relazione all’illuminazione crepuscolare, e dopo abbagliamento con idoneo tempo di recupero e idonea sensibilità al contrasto, tali condizioni devono essere opportunamente verificate. Nel caso in cui uno o più requisiti non sono presenti il giudizio viene demandato alla Commissione medica locale che, avvalendosi di consulenza da parte di medico specialista oculista, valuta con estrema cautela se la patente di guida può essere rilasciata o rinnovata, eventualmente con validità limitata nella durata e se del caso con limitazioni per la guida notturna.
  5. A seguito di diplopia sviluppata recentemente o della perdita improvvisa della visione da un occhio, ai fini del raggiungimento di un adattamento adeguato non è consentito guidare per un congruo periodo di tempo, da valutare da parte di medico specialista oculista; trascorso tale periodo, la guida può essere autorizzata dalla Commissione medica locale, acquisito il parere di un medico specialista oculista, eventualmente con prescrizione di validità limitata nella durata e se del caso con limitazione per la guida notturna.

GRUPPO 2

Tipi di patente: C, C+E, D, D+E e sottocategorie

  1. Il candidato al rilascio o al rinnovo della patente di guida deve possedere una visione binoculare con un’acutezza visiva, se del caso raggiungibile con lenti correttive, di almeno 0,8 (otto decimi) per l’occhio più valido e di almeno 0,4 (quattro decimi) per l’occhio meno valido. Per ottenere i valori di 0,8 e 0,4 sono utilizzate lenti correttive, l’acutezza visiva (0,8 e 0,4) deve essere ottenuta o mediante correzione per mezzo di lenti a tempiale con potenza non superiore alle otto diottrie come equivalente sferico o mediante lenti a contatto anche con potere diottrico superiore. La correzione deve risultare ben tollerata.
  2.  Il campo visivo orizzontale binoculare posseduto deve essere almeno di 160 gradi, con estensione di 80 gradi verso sinistra e verso destra e di 25 gradi verso l’alto e 30 verso il basso. Non devono essere presenti binocularmente difetti in un raggio di 30 gradi rispetto all’asse centrale.
  3. La patente di guida non deve essere rilasciata o rinnovata al candidato o al conducente che presenta significative alterazione della visione crepuscolare e della sensibilità al contrasto e una visione non sufficiente dopo abbagliamento, con tempo di recupero non idoneo anche nell’occhio con risultato migliore o diplopia.
    A seguito della perdita della visione da un occhio o di gravi alterazioni delle altre funzioni visive che permettevano l’idoneità alla guida o di insorgenza di diplopia deve essere prescritto un periodo di adattamento adeguato, non inferiore a sei mesi, in cui non è consentito guidare. Trascorso tale periodo la Commissione medica locale, acquisito il parere di un medico specialista oculista può consentire la guida con eventuali prescrizioni e limitazioni.

Oltre alla visita oculistica, per ottenere la patente sarà necessario anche un esame audiometrico. Inoltre ci si dovrà sottoporre a un test che consenta di accertare che non si faccia uso né di droghe né di quantità eccessive di alcol (in caso di abuso abituale non potrà essere rilasciata la patente). Tra le norme previste dal codice della strada approvato a luglio del 2010, c’è l’obbligo di utilizzo – quando necessario – delle lenti anche per chi guida ciclomotori e minicar. Inoltre, per garantire una migliore visibilità, i ciclisti che circolano di notte, fuori dei centri abitati o nelle gallerie, devono indossare un giubbotto retroriflettente.

Domande frequenti (FAQ)

Bisogna sempre mettere gli occhiali quando si guida?
Sì, ma solo se si ha un vizio refrattivo che riduce la visione da lontano (come la miopia o l’astigmatismo). Ai sensi dell’art. 173 del Codice della Stradavige l’obbligo di indossare le lenti durante la guida qualora indicato sulla patente; in ogni caso è importante fare lo stesso qualora sia stato riscontrato un difetto di refrazione durante una visita oculistica. Non è, comunque, più obbligatorio portare nel veicolo un paio di occhiali di riserva (essendo stato modificato quanto era previsto dall’art. 322, c. 8 del Regolamento con il DPR 610/1996). Tuttavia, specialmente quando si fa uso di lenti a contatto è consigliabile avere con sé comunque un paio di occhiali.

Quali problemi può avere chi è miope?
Se si è miopi bisogna essere corretti in modo ottimale mediante occhiali o lenti a contatto: quando si è alla guida vederci bene da lontano è ovviamente essenziale. Va aggiunto, inoltre, che un’elevata correzione con occhiali rende difficoltosa la visione laterale: muovendo l’occhio la visione è minore rispetto alla visione primaria in avanti, per evitare ciò bisogna girare il capo in modo tale che l’occhio guardi sempre attraverso il centro della lente degli occhiali. Gli occhi miopi, in particolare quelli elevati, hanno delle difficoltà maggiori nella visione notturna a causa dell’assottigliamento o, nei casi estremi, dell’assenza di uno strato retinico (l’epitelio pigmentato). Ciò avviene anche alla persone operate con chirurgia refrattiva che, anche avendo un visus ottimale, hanno sempre i problemi legati al vizio di refrazione, in quanto la chirurgia laser modella la cornea solamente senza influire sulla retina. Inoltre se ci si è sottoposti a chirurgia refrattiva si possono accusare difficoltà nella guida notturna: i fari delle macchine potrebbero apparire con un alone e la visione, in generale, potrebbe essere ridotta. Questo può avvenire quando la zona di cornea trattata dal laser è più piccola rispetto al diametro pupillare. Altri complicazioni dovute alla chirurgia refrattiva, come l’haze (opacità corneale), possono dare maggiori disturbi proprio durante la guida notturna.

Che difficoltà può creare la cataratta nella guida?
Anche la cataratta inizialmente diminuisce la qualità visiva (visione annebbiata o doppia perché il cristallino diventa opaco). Chi ne è colpito avrà particolari difficoltà nella guida in caso di giornate molto luminose o in condizioni di sbalzi di luminosità (come in entrata i in uscita delle gallerie quando, tra l’altro, si può verificare il cosiddetto effetto “buco nero” perché la pupilla deve avere il tempo di restringersi e dilatarsi, a causa del quale per un attimo, si vede molto poco). A questo proposito c’è da aggiungere che, in caso di opacità del cristallino, la luce frontale (fari delle macchine) può impedire la visione. Per evitare o limitare questo problema si può ricorrere ad occhiali scuri.

Che problemi può dare il glaucoma?
Il glaucoma comporta una riduzione del campo visivo periferico. La progressione del danno non è percepibile, ma la perdita della visione periferica è spesso avvertita durante la guida a causa dell’incapacità di vedere le macchine provenienti di lato o dell’impossibilità di fare manovre senza urtare le fiancate.  A volte i pazienti affetti da glaucoma, devono assumere farmaci che impediscono l’allargamento della pupilla in condizioni di scarsa luminosità (detti “miotici”); questo comporta un’ulteriore difficoltà nella guida notturna o, ancor più, il pericolo di attraversare le gallerie e altre zone in cui il buio si presenta improvvisamente. Questo avviene perché i farmaci miotici impediscono il naturale adattamento dell’occhio alle varie condizioni di luce.
Uno studio pubblicato sul British Journal of Opthalmology (Kunimatsu Sanuki S, Iwase A, Araie M, et al., “The role of specific visual subfields in collisions with oncoming cars during simulated driving in patients with advanced glaucoma”,Br. J. Ophthalmol Published Online First: 17 October 2016 doi:10.1136/bjophthalmol-2016-3087549) attesta che, nelle persone affette da glaucoma avanzato, soprattutto la riduzione della metà inferiore del campo visivo era associata a un maggiore incidenza di collisioni automobilistiche con le auto in arrivo. Gli stessi autori giapponesi (Tohoku University-School of Medicine) scrivono che “un campo visivo adeguato è uno dei requisiti fondamentali per una guida sicura oltre all’acuità visiva”.

Quali fastidi possono dare le altre patologie oculari?
Molte frequenti patologie della superficie esterna dell’occhio (ad esempio congiuntiviti o cheratiti) hanno come segno comune una lacrimazione eccessiva (iperlacrimazione). Normalmente l’occhio è sempre coperto dalle lacrime che formano un velo uniforme. Questo film lacrimale, oltre ad avere una funzione protettiva e nutritiva per l’occhio, ha anche una funzione ottica. Quando il film lacrimale diventa più spesso a causa dell’iperlacrimazione si ha un cambiamento delle sue proprietà ottiche che vanno ad influire sulla visione. Il risultato è un calo temporaneo della vista. Le infiammazioni dell’occhio (ad esempio le uveiti) vengono spesso curate con colliri che danno una dilatazione pupillare (midriatici): l’occhio non riesce ad adattarsi alla luce restringendo la pupilla; si possono avere situazioni di forte abbagliamento in caso di sole frontale o all’uscita dalle gallerie.

Gli anziani devono adottare particolari accorgimenti?
Sì, gli anziani dovrebbero prestare molta più cautela nella guida e si dovrebbero sottoporre più frequentemente a controlli medici (tra cui quelli oculistici). Potrebbe essere opportuno rinunciare al volante per motivi di sicurezza propria e altrui, anche perché con l’età i riflessi tendono ad essere meno rapidi (oltre ai problemi visivi di cui si può soffrire). Secondo l’Istat circa il 10 per cento degli anziani è coinvolto in incidenti automobilistici (nel 2008 in Italia guidavano circa 4.500.000 persone con più di 65 anni). Tra gli over 65 rischiano la vita particolarmente le donne, soprattutto a partire dai 70 anni. Stando a uno studio condotto nel primo semestre del 2012 dal Gruppo di Ricerca Geriatrica di Brescia, dal Dipartimento di Medicina Clinica e Prevenzione dell’Università degli Studi Milano Bicocca e dall’Università di Roma “Tor Vergata”, tra i fattori di rischio degli incidenti stradali con anziani alla guida sono da annoverare non solo deficit delle funzioni esecutive (47,1%), decadimento cognitivo (20,6%) e deficit dell’attenzione (23,5%), ma anche due deficit sensoriali: i disturbi uditivi (61,5%) e i disturbi visivi (14,7%). Nonostante l’esiguità del campione preso in considerazione (la ricerca è stata condotta su 34 pazienti anziani ricoverati a Cremona sottoposti a riabilitazione), i risultati hanno un valore orientativo che fa riflettere; ma bisognerà attendere studi con campioni più vasti per avere conclusioni dotate di un grado di attendibilità più elevato. Ad esempio, il Ministero dei Trasporti neozelandese sostiene che una persona su 14 abbia un difetto visivo che può interferire negativamente con la guida.

Accorgimenti utili

Occhiali: è essenziale che le lenti siano di tipo infrangibili. Infatti, in caso contrario gli effetti di un’eventuale esplosione dell’airbag sarebbero devastanti perché le schegge potrebbero penetrare nel bulbo oculare, danneggiandolo irreparabilmente. Gli occhiali da sole devono essere a norma di legge; per la guida è meglio che le lenti scure siano polarizzate perché riducono i riflessi e aumentano la saturazione dei colori, migliorando la visibilità.

Lenti a contatto: è importante che siano prescritte da un medico oculista, che ne deve verificare anche  l’adattamento sulla superficie oculare, onde evitare danni alla cornea e generare una visione di qualità difforme. Inoltre una lente a contatto di dimensioni non adatte all’individuo si può decentrare con facilità o cadere. Il guidatore che usa lenti a contatto è opportuno che abbia con sé un paio di occhiali di riserva (anche se non è più obbligatorio). Le lenti a contatto andrebbero subito tolte quando danno fastidio: questo per evitare danni all’occhio (in genere reversibili); una lente sporca non garantisce, infatti, una corretta visione.

Luce interna: bisogna accenderla il meno possibile mentre si guida, poiché riduce la capacità dell’occhio di adattarsi al buio causando la contrazione della pupilla. Le luci di cortesia migliori, tuttavia, sono quelle che indirizzano il fascio di luce rispetto a quelle che creano un’illuminazione diffusa: il passeggero può farne uso senza infastidire troppo chi guida.

Gallerie: fare attenzione prima dell’ingresso nelle gallerie, soprattutto quelle scarsamente illuminate, moderando la velocità. Infatti i bastoncelli (fotorecettori presenti sulla retina assieme ai coni) sono ‘saturati’ dalla luce del sole ed, entrando in un tunnel, sono lenti ad adattarsi al cambio di illuminazione; inoltre la pupilla deve avere il tempo di dilatarsi. Comunque buio, pioggia e riflessi sono tutti elementi che riducendo il contrasto rendono meno rapida la percezione delle forme e la “lettura” che il cervello fa dell’ambiente. Sono condizioni in cui dobbiamo mettere in conto, quindi, anche un aumento dei tempi di reazione.

Abbagliamento: causa la “cecità notturna”, un fenomeno che si verifica quando, al buio, si viene accecati da un’intensa fonte luminosa. Generalmente sulle strade ciò si verifica per l’uso improprio degli abbaglianti delle vetture provenienti in senso opposto. L’abbagliamento provoca affaticamento visivo e riduzione della percezione retinica; la pupilla si restringe in presenza di una luce intensa e impiega parecchio tempo per dilatarsi nuovamente. Un consiglio utile è quello di non fissare l’attenzione visiva sul punto di maggiore abbagliamento, ma di guardare per un attimo, per esempio, la striscia laterale. Se poi l’asfalto è bagnato, il riflesso dei fari crea ulteriore disturbo e aggiunge perdita di contrasto. Quindi bisogna evitare di usare a sproposito abbaglianti e fendinebbia.

Climatizzazione: mai orientare le bocchette verso il viso; infatti il flusso d’aria diretto tende ad asciugare la fisiologica umidità dell’occhio, seccandolo. Questo produce irritazione, arrossamenti, lacrimazione e, in ultima istanza, affaticamento visivo (soprattutto se si portano lenti a contatto). Il ricircolo non va inserito troppo a lungo: riduce l’ossigeno disponibile e produce un livello eccessivo di anidride carbonica, finendo per dare sonnolenza. Dunque in linea di massima è meglio che l’aria venga prelevata dall’esterno (fra l’altro il suo tasso di umidità è, di norma, più elevato).

Nebbia: mancando un punto fisso di messa a fuoco, l’occhio si sforza di trovare sempre il contrasto maggiore. Questa continua ricerca di una migliore messa a fuoco, alla lunga, risulta estremamente stancante. Col progredire dell’età, poi, il cristallino perde elasticità e, di conseguenza, l’occhio impiega più tempo a mettere a fuoco gli oggetti.

Velocità: la visione laterale si riduce progressivamente aumentando i chilometri all’ora (dato che il campo visivo si restringe) e la percezione della profondità risulta alterata. I limiti di velocità devono, quindi, essere sempre rispettati. Ci possono essere condizioni ambientali o/e personali che possono fare scendere il proprio limite anche molto al di sotto di quello fissato per legge: se l’automobilista non si sente sicuro o non ha una visione limpida e normale deve ridurre fortemente la velocità o scegliere di fermarsi.

Vibrazioni: fondi stradali sconnessi causano un lavoro eccessivo a livello oculare e cerebrale. L’occhio si affatica di più perché deve effettuare correzioni continue; le capacità visive, conseguentemente, si riducono.

Alcol: nel rapporto Youth and road safety in Europe del 2007, l’Organizzazione mondiale della sanità-Europa rileva che la grande maggioranza degli incidenti gravi e quelli mortali sono dovuti ad una serie di comportamenti scorretti dell’uomo, principalmente riassumibili in: eccesso di velocità, guida distratta e pericolosa, mancato uso di casco o cinture di sicurezza, assunzione di alcool e di sostanze stupefacenti. Un recente studio epidemiologico della Commissione Europea ha stimato che in Italia il 30% dei decessi per incidenti stradali, e il 50% degli incidenti non mortali, abbia una correlazione con l’uso di alcool. Nel nostro Paese la guida in stato di ebbrezza è stata contravvenzionata dalla Polizia 21.427 volte nel 2013. Le forze di polizia utilizzano il dosaggio alcolemico, che altro non è che la concentrazione di alcool etilico nel sangue. Questo dosaggio viene usualmente espresso in grammi per litro di sangue (g/L) o in milligrammi per decilitro (mg/dL). I limiti legali per mettersi alle guida sono 0,5 g/L ovvero 50 mg/dL (questo limite potrebbe essere ulteriormente abbassato a 0,2 grammi per litro). Inoltre, i neopatentati non dovrebbero bere affatto. Secondo statistiche ufficiali il rischio d’incidenti cresce fino a trecentottanta volte quando il tasso alcolemico è pari o superiore a 1,5 g/L. Se è vero che nel 2013 si è registrata una diminuzione delle vittime e degli incidenti rispetto al passato, tuttavia secondo la polizia stradale la nota dolente è rappresentata dalla guida in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di stupefacenti. Il 6 per cento degli automobilisti controllati, infatti, è risultato positivo all’alcoltest; di questi circa un terzo aveva un tasso alcolemico da doppio a triplo rispetto al limite massimo consentito.

COSA COMPORTA IL BERE PRIMA DI METTERSI ALLA GUIDA?

  • 0,2 g/L: si ha una ridotta percezione del rischio per cui si ha la tendenza a guidare in maniera più avventata;
  • 0,4 g/L: si cominciano ad avere lievi difficoltà di coordinazione ed una riduzione dell’attenzione;
  • 0,5 g/L: dopo questa soglia cominciano le riduzioni delle capacità visive con un’iniziale diminuzione della visione periferica ed una generale lieve riduzione nella percezione degli stimoli sonori e luminosi, oltre all’allungamento progressivo del tempo di reazione;
  • 0,6 g/L: il campo visivo periferico è fortemente ridotto;
  • 0,7 g/L: notevole ritardo dei tempi di reazione e non vi è coordinazione;
  • 0,9 g/L: si perde la capacità di adattamento alla luce con perdita della capacità del sistema visivo di percepire le distanze (mancata visione binoculare);
  • 1 g/L: stato di ebbrezza, stato di euforia e di perdita dei freni inibitori, vi è compromissione della capacità visiva non solo in termini di visione laterale ma anche di acuità visiva. I fari delle macchine possono provocare una transitoria perdita della vista, seguita da un lentissimo ritorno alla visione;
  • 1,5 g/L: si ha sonnolenza, con alto rischio di colpi di sonno, torpore e perdita di lucidità. (Per consultare la tabella completa delle percentuali di tasso alcolemico clicca qui).

Il tempo di reazione (quello che intercorre tra la vista dell’ostacolo e la reazione del conducente) in caso di sobrietà è di circa un secondo, durante il quale si percorrono quasi 14 metri se si viaggia alla velocità di 50 chilometri all’ora. Bastano due bicchieri di vino per raddoppiare tale tempo che, sempre a 50 Km/h, corrispondono a 28 metri. Indicativamente con sole tre birre il tempo di reazione raddoppia. Inoltre chi non è sobrio può vedere doppio quando guida: l’alcol in eccesso limita soprattutto la visione laterale. Il campo visivo si restringe quanto più si beve: tende a diventare “a tunnel”, il che impedisce di vedere oggetti e persone ai lati della scena. Però, prima che questo avvenga, si riduce l’acuità visiva (si vede meno definito). Infatti quando si beve troppo non solo ne risente il cervello, ma anche il nervo ottico e la retina (comunque, una volta smaltita l’eventuale sbornia, la loro funzionalità torna in genere alla normalità). Tutto ciò significa che l’assunzione di sostanze alcoliche limita i nostri sensi, la vista in primis. Bisogna avere l’intelligenza di non mettersi alla guida se si è bevuto troppo e di ridurre fortemente la velocità anche se si è bevuto poco. Infatti il livello di attenzione e di visione diminuiscono persino in piloti esperti in seguito all’assunzione di alcol.

Link utili: Standard europei per la patente di guida in Europa (in inglese)

12 consigli per l’uso corretto delle lenti a contatto

Fare attenzione a usare bene le lenti a contatto. Ci sono regole fondamentali per non contrarre infezioni oculari.

Dodecalogo per l’uso corretto delle lenti a contatto

  1. Lavarsi bene le mani e asciugarle perfettamente prima di applicare o levare le lenti a contatto.
  2. Conservare le lenti nei liquidi appositi (non salini) se non si impiegano le lenti giornaliere.
  3. Non utilizzare mai l’acqua corrente per sciacquare o conservare le lenti né, meno che mai, la saliva.
  4. Non dormire con le lenti a contatto. [Anche se esiste un tipo speciale che è più tollerato durante il sonno, è sempre meglio toglierle prima di addormentarsi per non far andare in sofferenza la cornea].
  5. Levare le lenti al primo sintomo di fastidio (sensazione di corpo estraneo e/o arrossamento), ricordandosi di portare con sé un paio di occhiali di scorta, specialmente se si guida. In caso di sensazione di occhio secco, invece, si può ricorrere alle lacrime artificiali. La secchezza oculare potrebbe essere anche una controindicazione all’uso delle lenti a contatto.
  6. Cambiare ogni 3-6 mesi il contenitore delle lenti e sostituirlo senza indugio qualora mostrasse fessure o crepe. Per lavare il contenitore utilizzare solo liquidi appositi e nuovi. Dopo il lavaggio lasciare asciugare il contenitore delle lenti (aperto e vuoto) all’aria.
  7. Non scambiare mai le lenti cosmetiche con altre persone né, tanto meno, quelle graduate, al fine di evitare un eventuale contagio d’infezioni.
  8. Fumo, abuso di alcol e droga alterano la percezione dei fastidi dovuti alle lenti a contatto: non farne uso, uno stile di vita sano è fondamentale.
  9. Non fare il bagno (neanche al mare o in piscina) né la doccia mentre porti le lenti a contatto. Se, invece, se n’è fatto uso (anche con occhialini o maschera), vanno levate e buttate dopo aver terminato il bagno.
  10. Utilizzare in abbondanza lacrime artificiali senza conservanti, specialmente quando si è al sole, evitando di far seccare l’occhio perché, altrimenti, la cornea si può danneggiare.
  11. Non ignorare mai che eventuali irritazioni o infezioni oculari possono essere associate a un impiego (scorretto) delle lenti a contatto. Prima di scegliere di metterle è consigliabile una visita oculistica. Comunque fatevi seguire da uno specialista anche durante il loro impiego e, soprattutto, consultatelo periodicamente.
  12. Non portare le lenti a contatto per un tempo eccessivo, in genere non oltre le 6-8 ore.

Link utile: scheda informativa dell’FDA sull’impiego delle lenti a contatto (in inglese)

Fonti principali: Società Italiana Trapianti di Cornea, FDA.

I rischi del fai-da-te

Ci sono molte attività che, se sottovalutate, potrebbero infatti mettere a repentaglio l’incolumità del bulbo oculare.

La maggior parte delle persone che riceve una diagnosi al pronto soccorso oculistico sbadatamente non ha preso le precauzioni necessarie atte a salvaguardare gli occhi, correndo quindi un rischio eccessivo.

Consigli utili

La superficie che si lavora (sia essa di legno, muratura o ferro) può rappresentare una seria minaccia quando si trapana o si fanno altre operazioni di bricolage: una scheggia potrebbe colpire la nostra cornea, la superficie oculare trasparente che si trova davanti all’iride ed è fondamentale per la nostra vista.

Cosa fare se si viene colpiti da un corpo estraneo

La cosiddetta “rimozione di corpo estraneo” è una pratica molto usuale. Consiste nell’estrazione, normalmente effettuata dall’oculista mediante una spatolina sterile, di una o più schegge corneali, previa instillazione di un anestetico locale. La prognosi in genere è buona e, dopo una terapia a base di pomate antibiotiche e riepitelizzanti, nel giro di alcuni giorni tutto generalmente si risolve.

Si tratta, tuttavia, dell’ipotesi migliore, cioè quando il danno è superficiale. Non è raro, invece, che la scheggia viaggi a una velocità così elevata che le consenta non solo di conficcarsi nella cornea, ma anche di penetrarla fino a raggiungere le strutture oculari interne. In tal caso l’unica soluzione è l’intervento chirurgico [[la cui prognosi non sempre è così favorevole]]. In conclusione, per molte attività è sempre necessario l’uso di occhiali protettivi adatti (a scopo preventivo).

Accorgimenti/precauzioni

A seconda della natura del rischio (uso di frullino, trapano, decespugliatore e lavori di saldatura) è necessario scegliere l’occhiale più appropriato, ossia:

  • occhiali con protezione laterale o mascherina contro gli urti di schegge, trucioli, polvere (mentre si usa il trapano, l’avvitatore o il frullino);
  • schermo od occhiali con vetri inattinici di appropriata intensità per la protezione contro le radiazioni (emesse durante i lavori di saldatura, taglio e metallizzazione);
  • visiera contro le proiezioni di materiale fuso, prodotti chimici, ceneri o fiammate e per la protezione.

Decalogo per proteggere gli occhi dei bambini

Alcune regole da seguire per accompagnare i propri figli in un percorso di salute visiva.

  1. I bambini – se non manifestano nessun problema particolare – devono essere sottoposti a una visita oculistica almeno nei seguenti momenti della vita: alla nascita, entro un anno d’età, quando hanno circa 3 anni e attorno ai 4-5 anni (comunque prima che inizino a frequentare le scuole primarie). Già in periodo neonatale devono essere sottoposti a un esame chiamato “test del riflesso rosso”. Poi è importante proseguire sempre con visite oculistiche periodiche.
  2. Se l’oculista ha prescritto l’utilizzo di occhiali, i genitori sono tenuti a controllare che il bambino li indossi nei tempi e nei modi indicati dal medico.
  3. Bisogna notare o chiedere al proprio figlio/a se vede meno con un occhio rispetto all’altro. Può tendere a strizzare un occhio, ad avere un fastidio eccessivo alla luce (fotofobia), ad assumere un atteggiamento viziato del capo (ruotato dal lato dell’occhio che vede meglio) o infastidirsi se la visione dell’occhio migliore viene ostacolata, ad esempio mettendovi una mano davanti. In questi casi occorre farlo valutare da un oculista per controllare se sia necessario correggere un eventuale difetto visivo (come ipermetropiamiopia e astigmatismo) o se sia presente un problema oculare di altro tipo.
  4. È importante controllare che gli occhi del bambino siano in asse: anche un piccolo strabismo può nascondere un difetto di vista che deve essere corretto.
  5. Bisogna insegnare ai propri figli che l’igiene personale è importante anche per gli occhi, soprattutto se si usano lenti a contatto (che vanno toccate solo con le mani pulite e asciutte).
  6. Durante il gioco occorre controllare che i bambini non utilizzino oggetti piccoli e appuntiti, che potrebbero essere pericolosi. Inoltre, fate attenzione che non giochino con liquidi e sostanze irritanti o dannose per gli occhi.
  7. Se avete animali in casa assicuratevi che il bambino non si metta le dita negli occhi dopo averci giocato.
  8. Verificate che il bambino non strizzi le palpebre per vedere meglio da lontano (ad esempio, quando guarda la televisione) e che non assuma posture anomale durante la lettura e le altre attività visive: in questo caso fatelo visitare da un medico oculista. Comunque, dovrebbe essere sempre sottoposto periodicamente a controlli oculistici.
  9. Se il bambino accusa mal di testa e/o ha frequentemente le palpebre e le ciglia ricoperte di secrezione, ha gli occhi rossi e lacrimosi, se manifesta particolari difficoltà a scuola o nello studio correlati a problemi visivi, allora fatelo visitare da un oculista.
  10. Quando guardate le foto del vostro bambino scattate col flash, se è presente il riflesso rosso dell’occhio non allarmatevi (è normale), mentre invece è molto importante fare una valutazione oculistica se notate che la sua pupilla è bianca.

N. B. Tra i più comuni problemi oculari dei bambini ci sono i cosiddetti difetti refrattivi, oltre a patologie quali lo strabismo e l’occhio pigro (ambliopia). Il vizio rifrattivo più frequente è l’ipermetropia: i piccoli che ne sono affetti vedono meglio da lontano, ma hanno problemi a mettere a fuoco da vicino (ad esempio durante la lettura). Però possono anche avere un astigmatismo (i contorni degli oggetti appaiono sfumati) o una miopia (visione sfocata da lontano). I genitori devono stare attenti agli atteggiamenti e alle posture dei propri figli; anche frequenti mal di testa possono essere un campanello d’allarme. Comunque una visita oculistica periodica è vivamente consigliata.

Dagli oculisti Usa una guida ai regali e giocattoli sicuri

Con Natale in arrivo è il momento di pensare ai regali per i propri figli o quelli degli amici. Ma attenzione. 226mila infortuni correlati ai giocattoli sono stati registrati nei Pronto Soccorso degli Stati Uniti nel solo 2018. Per scongiurare il rischio agli occhi, gli oculisti americani hanno preparato alcuni suggerimenti per scegliere bene.

L’American Academy of Ophthalmology, l’Associazione Americana degli Oftalmologi, esorta i genitori ad evitare l’acquisto di giocattoli che possano causare gravi lesioni oculari, non sottovalutando la possibilità che possano condurre anche alla cecità[1].

Nel 2018, infatti, secondo la “Commissione per la sicurezza dei prodotti di consumo degli Stati Uniti” sono stati curati circa 226.100 infortuni correlati ai giocattoli nei Pronto Soccorso degli Ospedali statunitensi[2]. Quasi la metà di questi incidenti ha riguardato lesioni alla testa nei bambini di età inferiore a 15 anni.

È dunque fondamentale pensare alla sicurezza di qualsiasi regalo, soprattutto quando destinato ad un bambino.

Suggerimenti per la scelta di giocattoli sicuri

Gli oftalmologi dell’American Academy of Ophthalmology esortano le persone a seguire alcune raccomandazioni quando si acquistano giocattoli per i bambini:

  • evitare l’acquisto di giocattoli con parti taglienti, sporgenti o proiettili, come spade, sciabole o bacchette giocattolo; o, ancora, giocattoli che sparano oggetti, tra cui fionde, pistole a dardi o a pallini, frecce, fionde e lanciatori di palloncini d’acqua. Allo stesso modo, evitare puntatori laser ad alta potenza, che possono causare la perdita permanente della vista e provocare danni permanenti agli occhi.
  • Assicurarsi che i bambini abbiano un’adeguata supervisione quando giocano con giocattoli o    giochi potenzialmente pericolosi, che potrebbero causare lesioni agli occhi.
  • Se si regala un corredo sportivo, è necessario fornirlo con equipaggiamenti protettivi raccomandati per lo sport del bambino, come gli occhiali protettivi con lenti in policarbonato.
  • Controllare sempre le etichette per i consigli sull’età e assicurarsi di selezionare regali adeguati all’età e alla maturità di un bambino.
  • Tenere i giocattoli realizzati per i bambini più grandi lontano dai bambini più piccoli.
  • Se il bambino ha una lesione oculare a causa di un giocattolo, è necessario consultare immediatamente un medico oculista.

[1] Safe Toy Gift Guide, AAO (link) Written By: Beatrice Shelton Edited By: Anni Delfaro

[2] Per un approfondimento: Consumer Product Safety Commission-United States of America, Toy-Related Deaths and Injuries Calendar Year 2018, October 2019.

La televisione danneggia gli occhi?

No, ma può affaticarli. È, quindi, opportuno mantenere una distanza adeguata dallo schermo. Inoltre, per quanto riguarda i bambini, è consigliabile che non superino le due ore di impegno visivo nell’arco della giornata e che vi sia una illuminazione diffusa e uniforme nell’ambiente dove si trova la tv. Lo schermo televisivo emette radiazioni, ma in bassa quantità: non risultano essere pericolose per l’occhio.

Perché è importante l’illuminazione ambientale?

L’illuminazione dell’ambiente circostante riduce lo sforzo visivo poiché determina un intervallo più breve tra stimolo e reazione cerebrale. Inoltre, grazie a una corretta illuminazione priva di riverberi e riflessi, l’occhio si rilassa e si ha un miglioramento nella percezione dei dettagli dell’immagine, del contrasto e del colore.

Se si ha un difetto visivo e si guarda la tv senza lenti l’acuità visiva può diminuire?

Generalmente no, ma è vivamente sconsigliato farlo, in quanto l’apparato visivo si sottoporrebbe a uno sforzo supplementare che potrebbe anche causare sintomi fastidiosi (affaticamento visivo, bruciore, lacrimazione abbondante, sensazione di corpo estraneo, mal di testa, ecc.).

Sono importanti le dimensioni dello schermo?

Sì. Bisogna osservare la regola della distanza tra schermo e osservatore: più la tv è grande e più bisogna guardarla da lontano.

Qual è la distanza corretta?

Si misura in base alla lunghezza in cm della diagonale dello schermo (indicata di solito in pollici) moltiplicata di solito per un fattore cinque. Ad esempio, una TV a cristalli liquidi da 28” (pollici), con una diagonale di circa 70 centimetri, andrebbe guardata ad una distanza di almeno 0,7×5 = 3,5 metri.

Per quanto riguarda gli schermi ad alta definizione (HD) tale calcolo cambia. Per calcolare la distanza si tiene conto della capacità che l’occhio umano ha di percepire distinti due punti che equivale a 1/60 di grado. Questo altro non è che l’angolo visivo più piccolo entro il quale l’occhio umano è in grado di distinguere i pixel che costituiscono l’immagine (ad esempio su uno schermo a cristalli liquidi o plasma).

Il fattore moltiplicante varia a seconda del tipo di schermo. Ad esempio, per un Full HD si moltiplica la diagonale dello schermo per 1,5 mentre per l’HD si moltiplica la diagonale per 2,3. Naturalmente, tutto ciò va poi valutato in rapporto al singolo caso. Ad esempio, se si soffre di maculopatia la distanza dallo schermo può essere inferiore, senza per questo arrecare danni all’occhio.

È importante il tipo di schermo?

Sì, gli schermi appartenenti alle ultime generazioni (ora LED) hanno sostituito la tradizionale TV a tubo catodico. Grazie all’evoluzione tecnologica, con gli schermi più recenti le immagini risultano essere generalmente più stabili e definite [soprattutto gli HD, i Full HD e i 4K], affaticando meno gli occhi se si trascorrono molte ore davanti alla TV. Qualche dubbio è stato sollevato riguardo alla potenziale nocività della luce blu emessa dagli schermi al LED [si vedano anche Photochem. Photobiol.Free Radic Biol Med., (Exp. Eye Res)]. per le cellule della retina. A tal proposito attualmente è sempre più diffuso l’utilizzo di occhiali muniti di filtri appositi per la luce blu, che dovrebbero svolgere un’azione riposante per gli occhi soprattutto quando si guarda la tv, o si utilizzano altri apparecchi hi-tech.

Leggi anche: Come stare al monitor senza problemi visivi