Meno ipovisione e cecità col Piano Nazionale della Prevenzione

Meno ipovisione e cecità col Piano Nazionale della Prevenzione Secondo il documento del Ministero della Salute serve almeno un controllo oculistico alla nascita e l’altro a 3 anni Una visita alla nascita e l’altra a 3 anni: sono questi i due momenti principali su cui insiste il nuovo Piano Nazionale della Prevenzione del Ministero della Salute (d’intesa con le Regioni). Il Piano, pubblicato nel sito del Dicastero il 5 marzo 2015, si riferisce al periodo 2014-2018 e rientra nel più ampio piano mondiale dell’Oms contro la cecità . Insomma, il dramma dell’ipovisione e della cecità potrà essere evitato sin dai primi anni di vita con una visita oculistica o pediatrica. La parola d’ordine è sempre una: la prevenzione, che si traduce in meno sofferenze e minori spese. Una diagnosi fatta precocemente può naturalmente salvare la vista con più facilità. Soprattutto quando si è molto piccoli e si registrano sia una maggiore plasticità cerebrale che più rapide capacità di recupero funzionale. “L’impatto psicosociale della cecità e dell’ipovisione – si spiega nel documento ministeriale – è molto rilevante. L’identificazione delle cause di danno funzionale o di ostacolo alla maturazione della visione quanto più è precoce, tanto più garantisce possibilità di trattamento o di efficaci provvedimenti riabilitativi”. In particolare, per la prevenzione della disabilità visiva la strategia è quella d’intervenire – sin dalla gestazione e dalla prima infanzia – su fattori ambientali, infettivi, congeniti ( glaucoma , cataratta ), sulla retinopatia del prematuro ( ROP ), sul tumore oculare più frequente nell’infanzia ( retinoblastoma ) e sull’ occhio pigro (assieme alle altre ametropie e alle loro complicanze). “Lo screening neonatale – precisa il documento – può esser fatto sia dal pediatra sia dall’oculista. Non vi è dubbio che l’oculista sia in grado di identificare un numero maggiore di patologie rispetto al pediatra”. Una particolare attenzione deve essere attribuita ai bambini nati prematuramente, che devono essere seguiti da “oftalmologi esperti sia durante la loro degenza ospedaliera che dopo la dimissione”. Inoltre, si spiega nel Piano Nazionale, “per quanto riguarda la visita ai 3 anni, le figure professionali che possono essere coinvolte sono: il pediatra, l’oculista e l’ortottista”. Una nuova stella di buone pratiche brilla, quindi, nel firmamento della sanità italiana.

Link utile: Piano Nazionale della Prevenzione

Fonte di riferimento: Quotidianosanità

Pagina pubblicata il 13 novembre 2014. Ultimo aggiornamento: 9 marzo 2015

Se la firma del danno visivo è nei movimenti oculari

Se la firma del danno visivo è nei movimenti oculari Un gruppo di ricercatori inglesi è riuscito a individuare caratteristiche dei tracciati oculari dei glaucomatosi che stavano di fronte alla tv 12 novembre 2014 – Studio il tuo sguardo e ti dirò cos’hai. Un gruppo di ricercatori della City University di Londra ha tracciato i movimenti oculari di un gruppo di 32 anziani sani mettendoli a confronto con 44 persone colpite da glaucoma (malattia oculare spesso associata a una pressione oculare troppo alta e ad eventuali danni del nervo ottico), presso l’Ospedale londinese Moorfields. “Enormi quantità di dati ottenuti dai tracciati dei movimenti oculari in persone che guardavano liberamente film in tv – spiegano i ricercatori su Aging Neuroscience possono essere elaborati sino a ottenere delle mappe che contengono una ‘firma’ del danno visivo”. Lo studio, aggiungono i ricercatori, ha fornito indizi per una prova di principio: persone colpite da malattie oculari degenerative potrebbero essere correttamente separate dal gruppo delle persone sane. Tuttavia, il metodo migliore resta quello classico: un controllo oculistico periodico accompagnato da misurazione della pressione oculare ( tonometria ).

Fonte: Aging Neuroscience

L’oncocerchiasi tenuta d’occhio

Cieco africano accompagnato da un giovane (gruppo scultoreo di fronte all'Oms, Ginevra)

Cieco africano accompagnato da un giovane (gruppo scultoreo di fronte all'Oms, Ginevra)L’oncocerchiasi tenuta d’occhio è una malattia tropicale che può causare cecità: colpisce principalmente l’Africa centro-meridionale e si può diagnosticare o trattare efficacemente 11 novembre 2014 – La cosiddetta “cecità dei fiumi” (oncocerchiasi) colpisce quasi esclusivamente 31 Paesi africani. Si tratta di una malattia tropicale veicolata da un verme (nematode), che si sviluppa in seguito al morso di una mosca infetta. Per debellarla occorre, quindi, fare ricorso a reti alle finestre, spray insetticidi e, a livello farmacologico, ad antiparassitari. L’oncocerchiasi può provocare gravi danni oculari alla cornea e alla retina (a causa di un’infezione provocata dallo stesso nematode). Dopo il tracoma, è la seconda malattia contagiosa che, nel mondo, causa cecità prevenibile. Fondamentale è, anche in questo caso, una diagnosi tempestiva. Ora esiste un test rapido che consente di capire facilmente se si è affetti da oncocerchiasi: basta prelevare una goccia di sangue pungendo il dito. In questo modo si possono rilevare anticorpi specifici (IgG4) che indicano la presenza del parassita. Questo test fornisce risultati nel giro di una ventina di minuti ed è apparentemente meno invasivo rispetto ad altre soluzioni. A livello mondiale si stima che 18 milioni di persone siano infette dall’oncocerchiasi e che circa 120 milioni di persone siano ad essa esposte. La malattia colpisce generalmente comunità rurali povere che vivono vicino a corsi d’acqua. In passato intere famiglie fuggivano di casa per evitare il contagio. La prevalenza è di almeno il 20% in molti Paesi dell’Africa centro-meridionale. Vengono registrati casi anche nell’America centro-meridionale.

Fonti: Path , Who

Ultima modifica: 12 dicembre 2014

Quel glaucoma che mina la qualità della vita

Quel glaucoma che mina la qualità della vita Studio condotto negli Usa su 161 persone che hanno subito una riduzione della visione periferica 5 novembre 2014 – Il glaucoma può “intaccare” seriamente la qualità della vita. Si tratta di una malattia oculare spesso associata a una pressione dell’occhio troppo alta. Se non trattata – generalmente con specifici colliri che abbassano il tono dell’occhio – può causare una riduzione del campo visivo: si restringe come se guardasse in un telescopio fino a giungere all’oscurità completa. Questo processo è dovuto a danni al nervo ottico causati da una pressione eccessiva all’interno del bulbo oculare: è come se delle uova (in questo caso le cellule) dovessero reggere un peso troppo alto e, dunque, si rompessero (vale a dire i neuroni retinici muoiono progressivamente fino a provocare una menomazione visiva). Uno studio scientifico è stato condotto presso l’Università della California (San Diego) su 161 persone colpite da glaucoma a entrambi gli occhi che avevano già subito una riduzione della visione periferica. Si è constatato che tale diminuzione è correlata a un peggioramento della qualità della vita nelle persone malate. Nel caso in cui queste giungano all’ipovisione, è tra l’altro consigliabile un percorso riabilitativo che consenta loro di recuperare fiducia in se stessi e nel proprio residuo visivo.

Fonte principale: Ophthalmology

Diffondere la cultura della salute

Diffondere la cultura della salute Le buone pratiche per favorire il benessere psicofisico faticano ad essere messe in atto. Secondo uno studio pubblicato su Lancet sono importanti le conoscenze condivise 3 novembre 2014 – Se la cultura non è molto in salute, è vero anche che la salute non gode di buona cultura. Vale a dire: più persone dovrebbero controllarsi regolarmente, praticare una buona prevenzione (ad esempio dei problemi visivi) e seguire un corretto stile di vita. I motivi per cui questo non avviene possono essere i più vari: dalla disattenzione alla mancanza di risorse, dall’inefficienza di alcuni sistemi sanitari nazionali alla mancanza di conoscenze adeguate dei cittadini. La rivista The Lancet ha dedicato un intero articolo a questo argomento mettendo assieme gli sforzi di numerosi specialisti, tra cui antropologi con competenza medica, sociologi, psicologi e psichiatri. Lo studio è stato diretto dall’UCL di Londra ( University College London ). “La cultura – scrivono i ricercatori – non solo determina la salute, per esempio mediante la sua influenza su comportamenti quali il fumo o l’alimentazione scorretta, ma definisce, anche attraverso diversi gruppi culturali, la comprensione di ciò che significhi benessere”. L’Organizzazione mondiale della sanità diede già nel 1948 una definizione secondo cui la salute “è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non la semplice assenza dello stato di malattia o infermità”. Dunque, non si tratta solo di prevenire o curare una patologia specifica, ma di avere un approccio globale od olistico alla persona: è importante che vengano considerati molti aspetti della vita di un individuo non limitandosi solo all’aspetto specialistico. Questo discorso ha una particolare rilevanza, ad esempio, quando si effettua la riabilitazione visiva degli ipovedenti.

Fonte principale: The Lancet

Se la vista va in fumo

Particolarmente vulnerabile è la zona centrale della retina agli “insulti” del fumo

“Il fumo aumenta il rischio di cecità”: è questa una delle avvertenze che si legge sui pacchetti di sigarette, che anche in Italia sono ora corredate da immagini (alcune delle quali volutamente shoccanti). Nel nostro Paese ha trovato, infatti, applicazione una direttiva dell’Unione europea (dell’aprile 2014) in cui si elencano una serie di nuove frasi che i produttori di sigarette saranno obbligati a utilizzare entro marzo 2018. Questa direttiva europea segna una vittoria a tutela della salute oculare e delle organizzazioni – come l’Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità-IAPB Italia onlus – che sostengono la necessità di considerare il fumo di tabacco tra i fattori di rischio di alcune malattie oculari che causano cecità.

Più rischio di cancro, per il cuore e per i figli

Pacchetto di sigarette australiano con avvertenza grafica: Fumando si può “bruciare” la propria salute: il pericolo di una sua compromissione aumenta notevolmente. Si va da un aumento delle possibilità di essere colpiti da tumori (in particolare ai polmoni, alla bocca e alla gola) a un maggiore rischio di attacchi cardiaci e ictus, fino a danni a denti e gengive. Senza citare la riduzione della fertilità e il rischio d’impotenza. Inoltre, secondo le avvertenze sui pacchetti, “il fumo può uccidere il bimbo nel grembo materno”, “può nuocere ai tuoi figli, alla tua famiglia e ai tuoi amici” e “i figli dei fumatori hanno più probabilità di cominciare a fumare”.

Più fumo, maggiore rischio per la macula

Il rischio di cecità nei fumatori all’incirca raddoppia. In particolare, fumando cresce il rischio di essere colpiti da una malattia degenerativa che colpisce il centro della retina (l’ AMD ), che causa la perdita della visione centrale, e di manifestarla in forma più grave. Uno studio pubblicato sulla rivista Ophthalmology ha preso in considerazione 4439 partecipanti di uno studio precedente: ogni lustro sono state scattate foto della retina per 20 anni. In questo periodo lo stadio precoce dell’AMD ha colpito – tra persone con un’età media di 70 anni – un fumatore su quattro (24,4%) mentre lo stadio avanzato si è riscontrato in un fumatore su 22 (il 4,5%); si tratta di un’incidenza indicativamente doppia rispetto a chi non fuma.

Generalmente la degenerazione maculare legata all’età colpisce dopo i 55 anni e può compromettere attività quotidiane quali il riconoscimento dei volti, la lettura e la guida. “Il fumo – concludono i ricercatori americani – e il maggior numero di anni in cui si è fumato aumentano il rischio di progressione dell’AMD. Ciò ha importanti implicazioni a livello di salute perché il fumo è un comportamento modificabile”: si può smettere. Infine, va sottolineato come i fumatori possano sviluppare prima una cataratta e corrano maggiori rischi di contrarre uveiti.

Campagne contro il fumo

Già il 30 maggio del 2006 la IAPB Italia onlus aveva avviato, assieme ad altre organizzazioni di tutta Europa, una “Campagna sul fumo e sulla cecità” ( Smoking and blindness campaign ) nella città di Bruxelles, chiedendo alla Commissione europea di inserire tra le avvertenze la dicitura “il fumo rende ciechi”. Dal canto suo l’Organizzazione mondiale della sanità – secondo cui “il fumo uccide fino alla metà dei fumatori” – propone periodicamente campagne contro il consumo di tabacco. Smetti di fumare, occhio alla salute!

Contatto utile: 800 55 40 88 (lun.-ven., orario 10-16), numero verde contro il fumo dell’Istituto Superiore di Sanità

Fonti principali: Ophthalmology, Gazzetta ufficiale Ue, Sole 24 Ore Sanità

Pagina pubblicata il 30 ottobre 2014.

Ultima modifica: 10 gennaio 2017

Spesa sanitaria privata, Italia sotto media Ue

Spesa sanitaria privata, Italia sotto media Ue Il 10° Rapporto dell’Università Tor Vergata: disavanzo pubblico in sanità ridotto di circa l’80% in meno di un decennio 30 ottobre 2014 – Per la sanità in Italia si spende privatamente meno della media Ue. Parliamo di una cifra inferiore del 25,2% rispetto ai 14 Paesi della zona euro. Però l’Italia è oggi molto più virtuosa che in passato a livello di spesa sanitaria pubblica: il disavanzo si è ridotto di circa l’80%. Questo è il quadro che si evince dal 10° Rapporto dell’Università di Roma Tor Vergata, intitolato “Investimenti, Innovazione e Selettività: scelte obbligate per il futuro del Ssn” (Sistema sanitario nazionale), presentato il 29 ottobre presso la Camera dei Deputati. Tra le proposte avanzate nel Rapporto ce n’è una che prevede “l’opportunità di avere un quarto Lea (livelli essenziali di assistenza, ndr) per la prevenzione, estrapolandolo dall’assistenza collettiva”. Si parla, inoltre, di una riforma delle esenzioni (oggi eccessive) e dei ticket, con costi proporzionali al reddito. In Italia, dal 2005 al 2012, il disavanzo in sanità si è ridotto del 79,5% (passando da 5,8 miliardi a 1,2 miliardi di euro). Le cinque Regioni meno virtuose su questo piano (Provincie autonome di Trento e di Bolzano, Liguria, Lazio, Sardegna) producono oltre l’81% del disavanzo complessivo. Rispetto ai servizi per gli anziani, va detto che solo una regione (l’Emilia Romagna) supera il tetto del 10% di over 65 assistiti a domicilio. Questa percentuale scende sotto il 4% in ben undici regioni (Valle d’Aosta, Bolzano, Toscana, Piemonte, Puglia, Campania, Marche, Calabria, Liguria, Trento, Molise). Dunque ancora molto c’è da fare sul piano dell’assistenza domiciliare, un aspetto sempre più importante visto l’allungamento della vita media in Italia (seconda solo al Giappone per longevità). Già oggi, infatti, una persona su cinque è anziana nel nostro Paese. Questo invecchiamento demografico comporta, ad esempio, a livello oculare un aumento di malattie quali la cataratta , la degenerazione maculare legata all’età ( AMD ) e delle altre maculopatie nonché della retinopatia diabetica .

Fonte principale: Regioni.it

Leggere l’anima negli occhi

Elettroencefalogramma (Foto cortesia del Max Planck Institute for Human Cognitive and Brain Sciences)

Elettroencefalogramma (Foto cortesia del Max Planck Institute for Human Cognitive and Brain Sciences)Leggere l’anima negli occhi La corteccia cerebrale dei neonati risponde anche inconsciamente alle diverse espressioni del viso 28 ottobre 2014 – Leggere l’anima attraverso gli occhi non è prerogativa degli adulti. I bambini lo fanno istintivamente sin da piccolissimi. Con una ricerca condotta dall’Università della Virginia (Usa) e dal Max Planck Institute tedesco si sono studiate le reazioni alle espressioni degli occhi in neonati di sette mesi. Gli occhi giocano un ruolo particolarmente importante: la misura in cui si vede la sclera (il bianco degli occhi) può essere un segno preciso di emozioni o attitudini comportamentali. Gli occhi sgranati, ad esempio, possono indicare paura o sorpresa. Gli occhi a fessura, invece, possono esprimere gioia o felicità (mentre si sorride si tende a socchiudere gli occhi). “Le nostre scoperte – ha commentato Tobias Grossmann dell’Università della Virginia – dimostrano l’esistenza, nel cervello umano dei neonati, di meccanismi rapidi, efficienti e affidabili a livello di rilevamento di indizi sociali che probabilmente forniscono il fondamento vitale allo sviluppo delle interazioni sociali”. Dunque, il bianco degli occhi gioca un ruolo inaspettato nelle interazioni sociali e cooperative tra gli esseri umani. Già nei neonati il cervello reagisce differentemente a seconda delle espressioni del viso e lo può fare anche con grande finezza e sensibilità. Questo avviene persino se il volto viene mostrato solo per 50 millisecondi ossia al di sotto del tempo di percezione cosciente delle informazioni visive. Lo studio è stato condotto facendo ricorso all’elettroencefalogramma: l’attività della corteccia cerebrale dei neonati partecipanti è stata registrata con precisione in reazione a diverse espressioni degli occhi. I quali hanno, in qualche modo, “parlato“ all’anima dei più piccoli.

Fonte: PNAS

La simmetria della degenerazione maculare legata all’età

La simmetria della degenerazione maculare legata all’età Quando un occhio è già affetto da AMD c’è un’alta probabilità che anche l’altro venga colpito 27 ottobre 2014 – L’AMD va sempre tenuta d’occhio. Infatti questa malattia retinica – che può colpire il centro della retina specialmente dopo i 55 anni – è generalmente simmetrica: se un occhio è malato anche l’altro tende a manifestare la malattia. Tra i segni della patologia oculare c’è quello di una distorsione delle righe al centro del campo visivo: per questo è sempre consigliabile sottoporsi a controlli oculistici periodici, monitorando con attenzione anche il fondo oculare (in particolare la macula). Gli autori di un nuovo studio pubblicato su JAMA hanno preso in considerazione “l’effetto della gravità dell’AMD in un occhio sull’incidenza, la progressione e la regressione nell’altro occhio”. Sono stati impiegati i dati di un precedente studio ( Beaver Dam Eye Study ) che ha coinvolto 4379 partecipanti per vent’anni (età alla prima visita: 43-86 anni). Ogni lustro sono state scattate foto della retina per studiare l’evoluzione della degenerazione maculare legata all’età. Mentre la forme più gravi di AMD sono state associate a una maggiore incidenza e accelerazione della progressione nell’altro occhio, forme meno gravi sono state correlate a un ritmo di progressione inferiore nell’occhio controlaterale. Ovviamente questo non avviene per contagio (è una malattia non trasmissibile), ma probabilmente per cause genetiche e per ragioni legate allo stile di vita (sono più a rischio di degenerazione maculare i fumatori, i sedentari, persone che non mangiano pesce, noci o frutta, ecc.).

Fonte: JAMA

Urgenze oftalmologiche: dalla diagnosi alla terapia

Urgenze oftalmologiche: dalla diagnosi alla terapia Il 24 ottobre a Roma un corso di oculistica presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche Gli occhi sotto i riflettori oltre che sotto il bisturi del chirurgo oculista. Si è parlato di urgenze oftalmologiche il 24 ottobre a Roma, in un convegno organizzato dall’Università Sapienza presso il Consiglio Nazionale della Ricerche (CNR), con interventi di numerosi docenti universitari, di fronte a una nutrita platea accorsa per sentire parlare di problemi della superficie oculare o del distacco di retina oltre che per ascoltare ragionamenti di respiro più ampio. Hanno partecipato, tra gli altri, il neorettore dell’Università Sapienza E. Gaudio, che nel suo intervento d’apertura ha sottolineato il bisogno di avere “più attenzione alle esigenze dei cittadini“. é poi intervenuto il Sen. L. Manconi, il quale ha evidenziato la centralità della “relazione soggettiva medico-paziente“, che deve rappresentare un’integrazione terapeutica: un approccio più umano da parte dello specialista ha sicuramente una valenza curativa. Sulla destra il prof. Spadea “Sono affetto – ha spiegato il Sen. Manconi – da una patologia particolarmente grave, il glaucoma, che mi ha reso praticamente non vedente“. Dal caso personale ha preso spunto per un’acuta dissertazione sulla necessità di maggior tutela dei diritti umani e del diritto alla salute. Manconi ha lamentato, tra l’altro il mancato aggiornamento del nomenclatore tariffario che contiene una serie di ausili che servono a ciechi e ipovedenti. Senonché, essendo il documento ministeriale non aggiornato da una ventina d’anni, le tecnologie elencate sono in gran parte obsolete. Eppure le nuove tecnologie servono: corrispondono a un’esigenza della persona menomata ad avere una vita più indipendente. A causa della crisi, ha proseguito il Sen. Manconi, si è avuta una “riduzione dell’assistenza“ a livello sanitario, il che ha implicato una diminuzione della libertà e una “mortificazione“ del disabile visivo. “Con la riduzione dei posti letto e delle sale chirurgiche – ha commentato Manconi – si mette in discussione la capacità di operare la prevenzione“. Il prof. N. M. Di Luca ha tenuto quindi una lezione magistrale intitolata “Le urgenze in chirurgia oftalmologica sotto il profilo medico-legale”. Il docente ha esordito citando una serie di distinzioni tra il significato del termine “emergenza“ (che necessita di interventi immediati per la compromissione di parametri vitali) e quello di “urgenza“ (che richiede interventi pronti ma dilazionabili nel tempo). Tornando al convegno, tra i numerosi relatori provenienti dal mondo ospedaliero è il caso di citare il dott. Michele Fortunato (Ospedale Bambino Gesù di Roma), che ha parlato di ricostruzione della pupilla, e il prof. L. Spadea, che ha discettato di ulcere corneali nonché delle cheratiti (causate anche da un errato impiego della lenti a contatto). Il dott. S. Rizzo è intervenuto, invece, sulle rotture giganti di retina in seguito a traumi e sulle nuove acquisizioni. “Il convegno organizzato nell’ambito del Dipartimento di Organi Di Senso – hanno scritto gli organizzatori dell’Università Sapienza di Roma – ha voluto proporre e sviluppare una riflessione più attenta sul tema riguardante le urgenze oftalmologiche mirando a una sintesi fra varie discipline e tendenze teoriche-pratiche, attraverso l’approfondimento di argomenti e ultime novità diagnostiche terapeutiche”.

Fonte di riferimento: Università Sapienza di Roma Pagina pubblicata la prima volta il 22 ottobre 2014. Ultimo aggiornamento: 4 novembre 2014