Diffondere la cultura della salute Le buone pratiche per favorire il benessere psicofisico faticano ad essere messe in atto. Secondo uno studio pubblicato su Lancet sono importanti le conoscenze condivise 3 novembre 2014 – Se la cultura non è molto in salute, è vero anche che la salute non gode di buona cultura. Vale a dire: più persone dovrebbero controllarsi regolarmente, praticare una buona prevenzione (ad esempio dei problemi visivi) e seguire un corretto stile di vita. I motivi per cui questo non avviene possono essere i più vari: dalla disattenzione alla mancanza di risorse, dall’inefficienza di alcuni sistemi sanitari nazionali alla mancanza di conoscenze adeguate dei cittadini. La rivista The Lancet ha dedicato un intero articolo a questo argomento mettendo assieme gli sforzi di numerosi specialisti, tra cui antropologi con competenza medica, sociologi, psicologi e psichiatri. Lo studio è stato diretto dall’UCL di Londra ( University College London ). “La cultura – scrivono i ricercatori – non solo determina la salute, per esempio mediante la sua influenza su comportamenti quali il fumo o l’alimentazione scorretta, ma definisce, anche attraverso diversi gruppi culturali, la comprensione di ciò che significhi benessere”. L’Organizzazione mondiale della sanità diede già nel 1948 una definizione secondo cui la salute “è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non la semplice assenza dello stato di malattia o infermità”. Dunque, non si tratta solo di prevenire o curare una patologia specifica, ma di avere un approccio globale od olistico alla persona: è importante che vengano considerati molti aspetti della vita di un individuo non limitandosi solo all’aspetto specialistico. Questo discorso ha una particolare rilevanza, ad esempio, quando si effettua la riabilitazione visiva degli ipovedenti.
Fonte principale: The Lancet