Diplopia

Cos’è?

Per “diplopia” s’intende la visione doppia di uno stesso oggetto. Si verifica quando si è in presenza di strabismo: essendo deviati gli assi visivi, un oggetto stimola due punti della retina non corrispondenti nei due occhi, dando luogo alla formazione di due immagini distinte. Questo avviene perché nel cervello le due immagini non si “fondono”.

Riguarda entrambi gli occhi?

Una reale diplopia è soltanto binoculare: se il sintomo persiste anche dopo aver chiuso uno dei due occhi, allora si tratta di un disturbo visivo legato all’occhio che rimane aperto. E’ pertanto necessario escludere tutte le cause refrattive e patologiche che possono causare disturbi alla visione. Dunque la vera diplopia è quella che scompare se viene chiuso uno dei due occhi. In questo caso si parla di un’alterazione della visione binoculare da anomalia motoria (strabismo).

Quando si presenta?

Si presenta uno strabismo concomitante quando la deviazione oculare non varia la sua ampiezza nelle varie posizioni di sguardo. Le cause sono tutte quelle forme presenti spesso sin dalla nascita, che possono manifestarsi in seguito alla comparsa di eventi che alterano i meccanismi di compensazione che il nostro sistema visivo è in grado di attivare.

Invece lo strabismo è detto inconcomitante quando l’ampiezza della deviazione oculare varia con il movimento degli occhi; è determinato da una paresi o da un’alterazione della motilità di uno o più muscoli extraoculari. Non si deve per forza vedere sempre l’immagine doppia, ma molto spesso la diplopia compare soltanto guardando in alcune direzioni, poiché l’alterazione del movimento coinvolge soltanto uno dei muscoli che muovono l’occhio.

Quali sono le cause dello strabismo inconcomitante?

Le cause di strabismi inconcomitanti sono molteplici:

  • malattie dell’orbita, che impediscono il movimento meccanico dei muscoli, spesso associate a proptosi (il bulbo oculare sporge al di fuori dell’orbita in maniera anomala);
  • malattie muscolari (miastenia gravis);
  • paralisi di uno dei nervi cranici (in particolare il III, il IV e o il VI), che possono essere causate a loro volta da una delle seguenti malattie: diabete, aterosclerosi, ipertensione, aneurismi, tumori e incremento della pressione intracranica. In questo caso sarà importante sottoporre il paziente ad accurate indagini (come la tomografia computerizzata e la risonanza magnetica) per scoprire la causa;
  • indebolimento dell’attività di uno o più muscoli: in questo caso possono essere responsabili disturbi cerebrali (lesioni del seno cavernoso, masse della fossa posteriore e paralisi progressive sopranucleari), per cui è importantissimo rivolgersi a un neurologo.

Come si cura la diplopia?

La cura della diplopia è, quindi, dipendente dalla causa. Nelle forme concomitanti si può ricorrere all’uso di lenti prismatiche o, in maniera più efficace, alla chirurgia, con cui è possibile riposizionare i muscoli extraoculari in maniera tale da poter fornire una compensazione. Quando è presente una paralisi del muscolo è, ovviamente, più difficile fornire una terapia adeguata. Essendo bloccata la motilità anche la chirurgia risulta spesso non completamente efficace e, ovviamente, il primo passo è la risoluzione della causa primaria, soprattutto nel caso di problemi legati all’orbita. Nelle forme di miastenia gravis la terapia farmacologica permette di ripristinare spesso una condizione di motilità oculare valida.

Più complicato è il discorso riguardante le paralisi dei nervi cranici. Infatti, bisogna attendere un periodo di tempo variabile (indicativamente tra un mese e gli otto mesi) durante il quale è possibile una risoluzione spontanea del problema. Questo avviene nella maggioranza dei casi; quando, invece, il deficit dovesse persistere sarà probabilmente necessario un intervento chirurgico sui muscoli extraoculari.

Occhiali con autofocus

Occhiali con autofocus

Occhiali che si mettono a fuoco da soli: sono stati messi a punto sin dal 2006 dall’Università dell’Arizona, negli Stati Uniti, che sta lavorando al loro perfezionamento. In futuro persone che non vedono bene né da vicino né da lontano, affette ad esempio contemporaneamente da presbiopia e miopia, potrebbero utilizzare solo un paio di occhiali senza la famosa mezzaluna e senza la necessità di lenti progressive.

Questi occhiali avveniristici si regolano da sé – mediante un dispositivo che calcola la distanza – un po’ come avviene con l’autofocus di una telecamera. Il principio del loro funzionamento è relativamente semplice: in ciascuna lente sono contenuti cristalli liquidi capaci di variare il loro potere refrattivo (ovvero la capacità d’ingrandimento). Si tratta di occhiali a fuoco automatico: sono capaci di “capire” quale correzione sia necessaria per vedere bene. Secondo quanto spiega l’Università dell’Arizona, inoltre, si tratterà di un dispositivo ‘programmabile’, che potrà consentire persino una visione superiore ai 10/10.

Le lenti sono costituite da due strati distanti solo 5 micron (5 milionesimi di metro); questo spazio è riempito con cristalli liquidi molto simili a quelli contenuti negli attuali schermi per computer. In questo caso la superficie delle lenti del futuro è piatta e ricoperta da uno strato sottilissimo (un decimo di micron) di ossido di indio e stagno (ITO), un elettrodo trasparente. Differentemente dagli elettrodi in alluminio o in ferro, l’ITO riesce a trasmettere la maggior parte della luce che lo colpisce.

Con una batteria da due volt le molecole contenute nei cristalli liquidi cambiano orientamento e, di conseguenza, varia la traiettoria dei raggi luminosi attraverso le lenti stesse. Il risultato è che un semplice pezzo di vetro con i cristalli liquidi si trasforma in una lente a tutti gli effetti e, grazie a un chip, è capace di aumentare o diminuire l’ingrandimento. Lo scienziato Guoqiang Li che, assieme al professor Nasser Peyghambarian dell'Università dell'Arizona, ha messo a punto il dispositivo

Le prospettive sembrano molto interessanti, anche se ci sono alcuni problemi da risolvere. Ad esempio, sarà fondamentale il tempo impiegato dagli occhiali per mettere a fuoco, che in alcuni casi (situazioni d’emergenza, come quando si rischia un incidente stradale) potrebbe essere determinante. Però la necessità di correggere la presbiopia – che colpisce tutta la popolazione anziana – con metodi sempre più sofisticati, tra cui quello degli occhiali con l’autofocus, rappresenta un incentivo importante a condurre nuove ricerche.

N. B. L’ultimo studio importante pubblicato su questo argomento dall’Università dell’Arizona risale al 2010.

Daltonismo

Che cos’è il daltonismo?

Il daltonismo è una condizione in cui si ha un’alterata percezione dei colori.

Come si classifica?

Le persone affette da acromatopsia hanno una visione monocromatica (in bianco e nero perché non percepiscono né il rosso né il verde né il blu), mentre coloro che sono colpiti da protanopia, deuteranopia o tritanopia hanno una visione bicromatica, in quanto non percepiscono uno dei tre colori primari.

Più in particolare si ha:

  1. protanopia (insensibilità al rosso) e protanomalia (insufficiente sensibilità al rosso);
  2. deuteranopia (insensibilità al verde) e deuteranomalia/teranomalia (scarsa sensibilità al verde);
  3. tritanopia (insensibilità al blu, al violetto e al giallo) e tritanomalia (insufficiente sensibilità a questi colori).

Per avere un’idea di ciò che questo significhi, si possono fare delle simulazioni: una persona non affetta da daltonismo può, su alcuni monitor, ridurre la percentuale di rosso/verde/blu fino ad eliminarla. Invece chi è affetto da acromatopsia vedrà come in un film in bianco e nero.

Perché si usa il termine “daltonismo”?

La parola daltonismo deriva dal nome del ricercatore britannico John Dalton che per primo, nel 1794, descrisse il disturbo nell’articolo “Fatti straordinari legati alla visione dei colori”. Lo stesso scienziato era affetto da discromatopsia rosso-verde o, più precisamente, da deuteranopia.

Come si esegue la diagnosi?


La diagnosi viene eseguita mediante un esame cromatico del riconoscimento dei colori. Spesso vengono utilizzate le tavole di Ishihara [[Il cosiddetto Test di Ishihara è stato ideato dal prof. Shinobu Ishihara, docente presso l’Università di Tokyo (Giappone), e pubblicato la prima volta nel 1917.]] (tavole numeriche disegnate per eseguire un test rapido nel riconoscimento dei colori) oppure, per approfondire maggiormente, si può effettuare il test di Farnsworth, che consiste nel mettere nella corretta successione tonale una serie di colori.

Inoltre sono stati elaborati dei software (ad esempio applicazioni per dispositivi elettronici come telefoni cellulari o tablet) che possono, in prima battuta, consentire di rilevare eventuali difetti nella percezione cromatica. Tuttavia tale verifica non ha un valore diagnostico preciso: è sempre necessario, per una corretta diagnosi, rivolgersi a un medico oculista.

Qual è la causa del daltonismo?

La causa più frequente di questa patologia è un’alterazione ereditaria dei fotorecettori.
Per questa ragione dobbiamo esaminare alcuni principi base della genetica. Nell’uomo si trovano 22 coppie di cromosomi omologhi e una coppia di cromosomi diversi (detti eterosomi o cromosomi sessuali).

Eterosomi

UOMINI X Y
DONNE X X

La forma congenita dei disturbi rosso-verde è dovuta a una mutazione recessiva sul cromosoma X e sono, quindi legati, al sesso dell’individuo. Perché un soggetto sia daltonico per i disturbi rosso verde non deve avere neanche un cromosoma X “sano”. Poiché gli uomini hanno un solo cromosoma X (ereditato sempre dalla madre), devono avere una madre che sia portatrice o affetta dalla malattia per avere, rispettivamente, il 50% o il 100% di possibilità di esserne colpiti. Al contrario, non è influente se il padre sia o meno daltonico, in quanto il figlio maschio non eredita mai il cromosoma X del padre.

In che modo si trasmette geneticamente?

Il daltonismo si trasmette geneticamente ai maschi nel seguente modo:

Madre Sana Madre Portatrice Madre Malata
Padre Sano Figlio Sano (100%) Figlio Sano (50%) Figlio Malato (50%) Figlio Malato (100%)
Padre Malato Figlio Sano (100%) Figlio Sano (50%) Figlio Malato (50%) Figlio Malato (100%)

La figlia femmina, invece, ha due cromosomi X, uno materno e l’altro paterno, e deve avere quindi la madre portatrice o malata e il padre affetto da daltonismo per essere malata anche lei:

Madre Sana Madre Portatrice Madre Malata
Padre Sano Figlia Sana (100%) Figlia Sana (50%) Figlia Portatrice (50%) Figlia Portatrice (100%)
Padre Malato Figlia Portatrice (100%) Figlia Portatrice (50%)Figlia Malata (50%) Figlia Malata (100%)

Questo spiega perché gli uomini siano maggiormente affetti da daltonismo rispetto alle donne. Infatti, essendo il difetto a carattere genetico sono colpiti entrambi gli occhi (anche se, a volte, il deficit è espresso in modo diverso nelle due retine).

Si può curare?

Attualmente il daltonismo non è curabile. Tuttavia, a livello sperimentale, il difetto – essendo di natura genetica – potrebbe in futuro avvalersi della terapia genica. Grazie a quest’ultima ricercatori dell’Università della Pennsylvania sarebbero riusciti a trattare la cecità cromatica nei cuccioli di cani. Quest’approccio – la cui efficacia dovrà però essere confermata da nuovi studi condotti anche sugli esseri umani – è basato sulla sostituzione di un gene difettoso (CNGB3) con uno sano. Inoltre, dal momento che esistono diverse forme di daltonismo bisogna considerare che la terapia genica potrebbe anche richiedere la sostituzione di più geni (mediante iniezioni sotto la retina) e, dunque, essere estremamente difficoltosa nonostante le buone premesse. Non sono, quindi, ancora note terapie risolutive per le varie forme di daltonismo.

Ciononostante, nel 2014 è stato pubblicato uno studio in cui si sostiene che nelle scimmie è possibile “curare” geneticamente una specifica forma di daltonismo (mancata distinzione tra rosso e verde), trasformando i primati con visione bicromatica in tricromatica [Vedi lo [studio pubblicato dall’Università di Washington (Pubmed)]]. Questa stessa università ha proposto anche un test genetico per la valutazione del daltonismo [[Vedi https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27622081]]. Nuove sperimentazioni sono in corso, ma al momento non esiste alcuna terapia genica efficace sull’essere umano. Tuttavia, esistono delle lenti per daltonici dotate di speciali filtri che consentono di avere una percezione dei colori più prossima a quella che hanno le persone non daltoniche.

Quant’è comune il daltonismo?

Si stima che siano affette da daltonismo circa 300 milioni di persone nel mondo (su una popolazione di 7,5 miliardi), mentre in Italia i daltonici sono 2,2-2,5 milioni. Nella maggioranza dei casi riguarda più i maschi (7-8%) che non le femmine (0,4-0,5%).

Più nel dettaglio:

Sesso protanopia protanomalia deuteranopia deuteranomalia
Uomini 1,01% 1,08% 1% 5%
Donne 0,02% 0,03% 0,1% 0,35%

La tritanopia (“cecità” al colore blu) e la tritanomalia (ridotta percezione del blu) sono malattie genetiche molto rare, causate da un’alterazione sul cromosoma 7; gli uomini e le donne sono colpiti in egual misura. Invece la deuteranomalia [[il soggetto non percepisce il verde: è l’anomalia più frequente del senso cromatico]] è la forma più comune e colpisce molto più spesso i maschi.

Il daltonismo è solo ereditario?

Nella maggior parte dei casi lo è, ma non è solo così. Infatti i deficit di sensibilità cromatica possono essere anche acquisiti; in questo caso possono essere bilaterali (colpiscono entrambi gli occhi) o monolaterali (un solo occhio ne è affetto).
Inoltre:

  • l’opacità del cristallino (cataratta) può portare ad una lieve alterazione della sensibilità blu-giallo: le frequenze luminose sono “tagliate” dal cristallino opacato;
  • negli alcolisti si osserva una diffusa riduzione della sensibilità ai colori, maggiormente per il blu-giallo piuttosto che per il rosso-verde;
  • traumi cranici possono portare ad un’alterata sensibilità ai colori;
  • in soggetti affetti da maculopatia o otticopatie si può riscontrare un deficit del senso cromatico.

Dolore oculare

Quali sono le cause del dolore oculare?

Le cause sono molte: bisogna distinguere il dolore oculare associato ad altri sintomi (occhi rossi, lacrimazione, gonfiore delle palpebre) dal dolore oculare puro e semplice. Nel primo caso si tratterà di una patologia limitata all’occhio stesso, che andrà diagnosticata da un medico oculista. Nel secondo caso, invece, di solito il dolore è avvertito all’occhio ma in realtà si tratta di un dolore riflesso: nella maggior parte dei casi è causato da un’infiammazione del nervo trigemino, generalmente provocata a sua volta dalla sinusite (che va correttamente diagnosticata e curata).

Come bisogna comportarsi se si avverte dolore quando si muovono gli occhi?

Le cause possono essere varie. Si può avvertire dolore alla muscolatura quando si spostano gli occhi in seguito a una forte infiammazione (di origine allergica, virale, batterica, ecc.). Nel caso in cui il dolore sia legato al movimento oculare, bisogna sottoporsi a visita oculistica per escludere eventuale sclerite ed eventualmente sottoporsi a un esame del campo visivo (poiché la causa potrebbe essere persino una neurite ottica retrobulbare). Tra le possibili cause ci sono anche le uveiti, le cheratocongiuntiviti o un attacco acuto di glaucoma.

Quali sono le terapie necessarie per curare il dolore?

Naturalmente variano a seconda della patologia. Nel caso dell’infiammazione oculare è necessario naturalmente che la terapia venga approntata da un medico oculista. E’ fondamentale non ricorrere all’automedicazione né cercare cure fai-da-te: al massimo si può provare a instillare lacrime artificiali lubrificanti. Ad esempio, un “rimedio” da evitare sono gli impacchi con la camomilla: in primo luogo non bisogna assolutamente utilizzare impacchi caldi e, in secondo luogo, i fiori di camomilla possono talvolta scatenare allergie e sensibilizzazione.

Cosa bisogna fare se si è preso un colpo ad un occhio?

Bisogna recarsi urgentemente presso un pronto soccorso oculistico o andare tampestivamente dal proprio oculista di fiducia. Infatti le conseguenze di un trauma oculare – anche se possono non dare sintomi nell’immediato – possono portare a danni gravi (rottura o distacco della retina, emorragie, ecc.): per questo non vanno mai sottovalutati.

Che tipi di dolori oculari esistono?

Molte persone lamentano un dolore localizzato (puntorio) della durata di poche frazioni di secondo (fitte all’occhio). Se vi siete già recati da un oculista e il sintomo si ripresenta non bisogna preoccuparsi, poiché si tratta di un fenomeno aspecifico e non è necessariamente un segno di una patologia: in questo caso è un piccolo “acciacco” quotidiano con cui si può convivere. Se, invece, il dolore è protratto nel tempo occorre risalire alla causa e sottoporsi a cure adeguate. Ovviamente è sempre opportuno consultare uno specialista per la diagnosi specifica. Tuttavia il dolore potrebbe essere associato anche ad altre malattie quali la sinusite. In quest’ultimo caso bisognerà trattare la causa primaria consultando, tra l’altro, un otorinolaringoiatra.

Congresso di oftalmologia a Marrakesh: 20-25 giugno 2007

Marrakesh

Marocco, lotta contro la cecità con la IAPB Italia

Dal 20 al 25 giugno 2007 si è tenuto a Marrakesh il XIV Congresso afroasiatico di oftalmologia


Affrontare i problemi della vista a livello internazionale, intervenendo laddove possibile per prevenire la cecità, sostenendo i Paesi in via di sviluppo. Con questo spirito la IAPB Italia ha partecipato al XIV Congresso afroasiatico di oftalmologia che si è tenuto a Marrakesh dal 20 al 25 giugno 2007, durante il quale si è discusso non solo di patologie della retina, ma anche di glaucoma e altre malattie che colpiscono gli occhi.

Nell’ambito del congresso afroasiatico (vedi programma) si è tenuta la riunione del direttivo della Task Force for Low Vision per il Mediterraneo, che il 24 giugno ha avuto una sessione dedicata durante la quale sono state presentate diverse relazioni, tra cui il tema della consapevolezza dell’ipovisione, il ruolo dell’oculista e dell’ortottista, la riabilitazione dei pazienti affetti da degenerazione maculare legata all’età (DMLE o AMD).

La IAPB Italia ha partecipato, inoltre, alla sessione IAPB-Emro (con i Paesi del Medio Oriente), nel corso della quale sono state lanciate delle proposte di aiuto in base alle richieste emerse e alle esigenze dei vari Stati.

L’attività di combattere la cecità con particolare incisività nei Paesi mediterranei e nei Paesi in via di sviluppo viene portata avanti con determinazione dall’Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità-Sezione italiana. In quest’ottica è stato firmato alla fine del 2005 tra la IAPB Italia – rappresentata dal suo Presidente Giuseppe Castronovo – da un lato (assieme alla Oapam marocchina) e il Ministero della Salute del Marocco dall’altro. Esso prevedeva, tra l’altro, il finanziamento di una serie di attrezzature oftalmiche destinate ai due centri di Rabat (ospedale Moulay Youssef) e di Tangeri (ospedale di Kortobi). In sintesi si trattava di un accordo di cooperazione per combattere la cecità fornendo attrezzature adeguate per i controlli della vista e per sostenere le operazioni di cataratta, malattia che comporta l’opacizzazione del cristallino.

Il progetto rientrava nell’ambito di un programma di lotta globale contro la cecità, che aveva il fine di eliminare le cause evitabili entro la fine del decennio (inizialmente “Vision 2020: the Right to Sight”, poi “Universal Eye Health: a Global Action Plan 2014-2019” dell’OMS). Questa strategia era condivisa ed applicata con convinzione e con forza dalla IAPB Italia.

Il 15 novembre 2016 l’OMS ha dichiarato debellato il tracoma in Marocco inteso come problema di sanità pubblica (approfondisci).

Sempre il Marocco costituiva, nell’ambito dei Paesi in via di sviluppo, un modello di strategia sanitaria e di pianificazione degli interventi per la lotta alla cecità evitabile di grande successo. Il programma di controllo del tracomarappresentava una delle pratiche più importanti per eliminare la cecità evitabile.

Inoltre, l’adozione di un programma di prevenzione della cecità nazionale VISION2020 e di un comitato nazionale garantivano l’identificazione delle priorità di intervento e l’unitarietà dell’azione per la lotta alla cecità curabile.

L’impegno economico, che è stato profuso tra il 2006 e il 2008, si è sostanziato in progetti di intervento, tra cui quello di dotare di strumentazione e attrezzature oftalmiche dei centri periferici che evidenziavano un deficit di apparecchiature per gli interventi di base.

Per quanto riguarda le campagne di chirurgia per la rimozione della cataratta, l’obiettivo specifico era quello di realizzare campi mobili per gli interventi nelle aree non servite dal sistema sanitario.

Le fasi d’intervento sono, quindi:
-a) l’identificazione delle aree d’intervento;
-b) l’individuazione della popolazione di riferimento;
-c) il finanziamento del programma

Per quanto concerne, inoltre, la cura dell’ipovisione e della riabilitazione visiva l’obiettivo specifico era offrire un servizio di riabilitazione visiva ai soggetti affetti da patologie visive non curabili.

Le azioni previste erano le seguenti:
-a) identificazione dell’area di riferimento;
-b) individuazione dei pazienti da inserire nel programma;
-c) la creazione di un servizio per ipovedenti in una struttura sanitaria (ospedale);
-d) follow-up dei pazienti assistiti

L’intento era attuare con successo le iniziative rivolte ad incidere drasticamente sulla drammatica condizione della popolazione affetta da cecità curabile. Questa importante iniziativa, all’insegna della cooperazione internazionale, era finalizzata a tradurre in azioni concrete il diritto alla vista di ogni individuo, affinché potesse esercitare la propria libertà e vivere dignitosamente la propria vita: occorre dare nuove possibilità di cura e restituire la speranza ai malati e ai loro congiunti.

Inoltre, lottare contro la cecità significa anche combattere la povertà: se si previene la perdita della vista si rimuove un ulteriore ostacolo allo sviluppo in Paesi che, invece, hanno bisogno di crescere economicamente e socialmente.

Ophthalmology Congress in Marrakesh: 20th-25th June 2007

Marrakesh

MOROCCO, FIGHTING BLINDNESS WITH IAPB ITALY

From 20th to 25th June 2007 the 14th Afro-Asiatic Congress of ophthalmology was held in Marrakesh


Addressing the problems of vision at an international level, intervening where possible to prevent blindness by supporting developing countries. In this spirit IAPB Italy participated in the 14th Afro-Asiatic Congress of Ophthalmology that was held in Marrakesh from 20th to 25th June 2007. Among the themes discussed at the congress were retinal diseases, glaucoma and other eye illnesses.

A meeting of the board of the Task Force for Low Vision for the Mediterranean was held as a part of the Afro-Asiatic congress. During the session dedicated to this meeting on 24th June, several reports were presented, which dealt with various themes, such as visual impairment awareness, the role of the ophthalmologist and orthoptist and the rehabilitation of patients suffering from age-related macular degeneration (AMD).

IAPB Italy also participated in the IAPB-Emro session (with the countries of the Middle-East), during which proposals for aid were launched on the basis of the requests that emerged and the needs of the various States.

IAPB Italy carries out a vigours fight against blindness, with particular determination in the Mediterranean area and developing countries. With this in mind, at the end of 2005, an agreement was signed between, on one side, IAPB Italy – represented by President Giuseppe Castronovo – and OAPAM (Morocco’s Alouite Organisation for the protection of the Blind), and on the other, the Morocco Ministry of Health. This agreement provided for the financing of various ophthalmic equipment for the two centres in Rabat (Moulay Youssef hospital) and Tangiers (Kortobi hospital). In short, it is a cooperation agreement that aimed to combat blindness by providing appropriate equipment for eye examinations and cataract surgery, a disease that can lead tolens opacity.

The project was part of a global fight against blindness, which aimed to eliminate the avoidable causes by the end of the decade (Vision 2020: the Right to Sight first, “Universal Eye Health: a Global Action Plan 2014-2019” by WHO later). This strategy was adopted and applied with conviction and strength by IAPB Italy.

On 15 November 2016, the World Health Organization (WHO) acknowledged the elimination of trachoma as a public health problem in Morocco (read more).

Among developing countries, Morocco itself represented a very successful model of healthcare strategy and planning of interventions in the fight against avoidable blindness. The trachoma control program was one of the most important practices.

Furthermore, the adoption of a national blindness prevention program, VISION2020, and of a national committee, ensured the identification of intervention priorities and the unity of action to curable blindness.

The financial commitment, which run from 2006 to 2008, consisted of intervention projects, including the provision of ophthalmic equipment in the peripheral centres that lack instruments fo rbasic surgeries.

With reference to the campaigns for the surgical removal of cataracts , the specific objective was to create mobile surgery units for interventions in areas that were not catered for by the national health system.

The phases of intervention were:
a) identification of the areas of intervention;
b) identification of the reference population;
c) financing of the program.

Furthermore, with reference to the treatment of visual impairment and vision rehabilitation the specific objective was to offer a vision rehabilitation service to people with untreatable pathologies.

The actions envisaged were as follows:
a) identification of the reference area;
b) identification of patients to be included in the program;
c) the creation of a service for visually impaired people in a healthcare facility (hospital);
d) follow-up of assisted patients.

The intention was to successfully implement the initiatives aimed at drastically improving the serious condition of the population affected by treatable blindness. This important initiative, in the spirit of international cooperation, was aimed at translating into concrete actions the right to sight of every individual, so that they could exercise their own freedom and live their lives in a dignified way: new possibilities of care had to be given, returning hope back to patients and their families.

Combating blindness also means fighting against poverty: if vision loss is prevented, a further obstacle to development is removed in countries that need to grow economically and socially.

Tunis – Task Force for Low Vision – June 2007

International Task Force for Low Vision Tunisi

THE INTERNATIONAL TASK FORCE FOR LOW VISION IN TUNIS

The initiative, which was joined by several Mediterranean Countries, was also promoted by the President of IAPB Italy

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After its formation in Taormina in September 2005, The International Task Force for Low Vision “landed” in Tunis on 2nd and 3rd June 2006. It is an international initiative that has been established to counter the phenomenon of visual impairment and to prevent blindness, supported by several Mediterranean Countries: not only Italy and Tunisia (the sponsor nations), but also France, Mauritania, Morocco, Algeria and pre-war Libya.

The Task Force for Low Vision was conceived by the President of IAPB Italy Giuseppe Castronovo, together with professors Ahmed Trabelsi and Bruno Lumbroso, during the symposium on Visual Rehabilitation, which was held in Rome in March 2005. Analysing eye health in various Mediterranean Countries, the promoters realized that direct intervention was required, as – at least in some areas – the problem of reduced vision was not being considered with sufficient attention by local ophthalmologists and health authorities.

The Task Force against low vision consists of a working group of friends and colleagues who share the same goals. For this reason it was decided to “build bridges” in the Mediterranean area, involving ophthalmologists and orthoptists operating in the countries that border the Mediterranean Sea.

The main objectives of the Task Force are the following:

1) to evaluate the problem of low vision in the countries concerned;
2) to deepen the interest of ophthalmologists in these regions towards visual rehabilitation and to take care of visually impaired people, who no longer have any possibility of visual recovery, but who need help and support in the daily performance of their tasks;
task_force_low_vision.jpg 3) to convince health authorities of the importance of visual rehabilitation;
4) to organise congresses, symposia and conferences of ophthalmologists, orthoptists and opticians on low vision and vision rehabilitation;
5) to organise training courses on the practical aspects of visual rehabilitation, reserved for a restricted number of people

The Task Force has as its main objective the training of people for the dissemination of their knowledge of the different eye health care disciplines and the training of people, who in turn, will be capable of training other personnel. This is done with the aim of helping people who are not adequately assisted, providing them with care, hope and useful solutions. The Board of the Task Force for Low Vision also met in Algiers (Prof, Ailem) in December 2005, in Marrakech (Prof. Zaghloul and Dr. Rais) in January 2006 and then in Palermo.

The Task Force has as honorary President the Lawyer G. Castronovo (Italy); as Chairman Prof. B. Lumbroso (Italy); as Co-chairman Dr. A Trabelsi (Tunisia); as Secretary Prof. L. Cerulli (Italy); On the Scientific Committee Prof. C. Corbé (France), Prof, A Reibaldi (Italy) and Prof. A. Ouertani (Tunisia); On the Executive Committee Prof. A. Ailem (Algeria), Prof. S. Ayed, Dr. S. Fitouri (Libya), Dr. Timsiline (Algeria), Prof. Aragona (Italy), Prof. A. Pece (Italy), Prof. M.T. Nouri (Algeria), Prof. Zaghloul (Morocco), Prof. R. Crouzet Barbati (Italy), Dr. S. Sidicheickh (Mauritania), Dr. Hache (France); On the Secretarial Committee: Dr. H. Farah (Tunisia), Dr. M. Vadalà (Italy) and Dr. L. Rais (Morocco); as External Advisors: Dr. Abdulaziz Al Rajhi (Saudi Arabia), Dr. Etya’lé (OMS).

Tunisi-Task Force for Low Vision-giugno 2007

International Task Force for Low Vision Tunisi

L’International Task Force for Low Vision a Tunisi

L’iniziativa, a cui hanno aderito vari Paesi mediterranei, è stata promossa anche dal Presidente della IAPB Italia onlus

Dopo essere nata a settembre del 2005 a Taormina, l’International Task Force for Low Vision è “sbarcata“ a Tunisi il 2 e 3 giugno 2006. Si tratta di una realtà di respiro internazionale nata per contrastare il fenomeno dell’ipovisione e revenire la cecità, a cui hanno aderito diversi Paesi mediterranei: non solo l’Italia e la Tunisia (le nazioni promotrici), ma anche la Francia, la Mauritania, il Marocco, l’Algeria e la Libia prebellica.

La Task Force for Low Vision è stata ideata dal Presidente della IAPB Italia Giuseppe Castronovo, assieme ai professori Ahmed Trabelsi e Bruno Lumbroso, in occasione del Simposio sulla Riabilitazione Visiva che si è tenuto a Roma nel marzo 2005. I promotori, analizzando la salute a livello oculare nei diversi Paesi del Mediterraneo, si sono resi conto che era il caso di intervenire, dato che – almeno in alcune zone – il problema della visione ridotta non era considerato con sufficiente attenzione dagli oculisti e dalle autorità sanitarie locali.

La Task Force contro l’ipovisione è costituita, di fatto, da un gruppo di lavoro fra amici e colleghi che condividono lo stesso obiettivo. Per questo è stato deciso di “gettare dei ponti” sul Mediterraneo, coinvolgendo oculisti ed ortottisti che operano nei Paesi che si affacciano sul mare nostrum .

Gli scopi principali della Task Force sono i seguenti:
– 1) valutare il problema dell’ipovisione nei Paesi interessati;
– 2) approfondire l’interesse degli oculisti di queste regioni nei confronti della riabilitazione visiva ed occuparsi di coloro per i quali non vi sono più possibilità di recupero visivo, ma che hanno necessità di aiuto e supporto nello svolgimento quotidiano delle loro funzioni in questa condizione di ipovedenti;
– 3) intervenire presso le autorità sanitarie per convincere dell’importanza della riabilitazione visiva;
– 4) organizzare congressi, simposi e riunioni di oculisti, di ortottisti e di ottici su ipovisione e riabilitazione visiva;
– 5) organizzare corsi riservati a poche persone che trattino degli aspetti pratici della riabilitazione visiva.

In sostanza, la Task Force ha come finalità precipua quella di formare persone atte alla divulgazione e alla conoscenza delle diverse discipline oculistiche e alla formazione di persone capaci, a loro volta, di formare altro personale. Questo con l’intento di aiutare persone che non vengono assistite adeguatamente, dando loro cure, speranza e proficue soluzioni.
Il Comitato direttivo ( Board ) della Task Force for Low Vision si è riunito anche ad Algeri (Prof. Ailem) nel dicembre 2005, a Marrakech (Prof. Zaghloul e Dr. Rais) nel gennaio 2006 e, quindi, a Palermo.

La Task Force ha come Presidente d’onore:Avv. G. Castronovo (Italia); Chairman: Prof. B. Lumbroso (Italia); Co-chairman: Dr. A. Trabelsi (Tunisia); Segretario: Prof. L. Cerulli (Italia); Comitato Scientifico: Prof. C. Corbé (Francia), Prof. A. Reibaldi (Italia) e Prof. A.Ouertani (Tunisia); Comitato Esecutivo: Prof. A. Ailem (Algeria), Prof. S. Ayed, Dr. S. Fitouri (Libia), Dr. Timsiline (Algeria), Prof. Aragona (Italia), Prof. A. Pece (Italia), Prof. M.T. Nouri (Algeria), Prof. Zaghloul (Marocco), Prof. R. Crouzet Barbati (Italia), Dr. S. Sidicheikh (Mauritania), Dr. Hache (Francia); Comitato di segreteria: Dr. H. Farah (Tunisia), Dr. M. Vadalà (Italia) e Dr. L. Rais (Marocco); Consiglieri esterni: Dr. Abdulaziz Al Rajhi (Arabia Saudita), Dr. Etya’lé (OMS).

Corpo Vitreo

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Cos’è?

corpo_vitreo-web.jpgSostanza gelatinosa, trasparente, che occupa la cavità oculare compresa tra il cristallino e la retina (circa 4 millilitri: costituisce la maggior parte del volume del bulbo oculare). È composto per il 99 per cento d’acqua. Al suo interno ci sono fasci incrociati di sottili fibrille collagene che interagiscono con molecole di acido ialuronico. Sono presenti inoltre, in minima percentuale, potassio, bicarbonati, zucchero e acido ascorbico (vitamina C). Il corpo vitreo aderisce alla retina.

Che caratteristiche ha?

La struttura del corpo vitreo è viscosa, elastica e trasparente. Quest’ultimo aspetto è legato all’elevato contenuto di acqua, mentre l’elasticità e la viscosità sono dovute alla presenza delle fibre proteiche collagene, disposte in una struttura reticolare tridimensionale. Il vitreo è un importante mezzo di refrazione (attraverso di esso passano i fasci luminosi provenienti dal mondo esterno) e contribuisce a mantenere la tensione oculare (pressione dell’occhio).

Quali sono le sue funzioni?

Il corpo vitreo ha essenzialmente due funzioni:
a. strutturale: tiene la retina adesa al fondo oculare;
b. serve a trasportare sostanze nutritive alla retina e da essa.

Quali sono le principali patologie del corpo vitreo?

A causa di vari processi patologici, all’interno del vitreo possono formarsi degli addensamenti chiamati corpi mobili vitreali, responsabili della visione di opacità od ombre scure simili a punti (“mosche volanti”), filamenti o ragnatele.

Cosa sono esattamente i corpi mobili?

Sono ombre scure od opache che si spostano rapidamente con i movimenti dell’occhio, che possono disturbare la visione soprattutto se, spostandosi, si collocano in posizione centrale (tra la pupilla e la macula). Sono percepiti più nettamente quando c’è più luce e sulle superfici chiare: si percepisce l’ombra che gli addensamenti proteici del vitreo proiettano sulla retina stessa.

Come si “curano” i corpi mobili vitreali?

Di per sé non sono trattabili (ad eccezione di un tipo di laser che però presenterebbe elevati rischi). Tuttavia è possibile ridurne la quantità e le dimensioni bevendo molta acqua (almeno 1,5 litri al dì) ed, eventualmente, assumendo integratori specifici (prescritti dall’oculista) per evitare una eccessiva disidratazione del vitreo e la formazione di altri addensamenti. Effettuare visite oculistiche periodiche di controllo con esame del fondo oculare, soprattutto se le ombre aumentano notevolmente di numero o sono accompagnate dalla visione di flash. Di fatto bisogna imparare a convivere col problema, anche se, con il passare del tempo, le ombre appariranno sempre più sbiadite e si percepiranno con minore frequenza, poiché il cervello tenderà ad “annullarle” (a non considerarle più).

Cos’è il distacco posteriore di vitreo?

Il vitreo aderisce intimamente alla retina, soprattutto nella sua porzione posteriore; per varie cause (età, traumi, miopia elevata, ecc.) può distaccarsi e determinare la comparsa improvvisa di un’ombra mobile a forma di anello al centro del campo visivo.vitreo_corpo_distacco-web-fonte_bc-photospip1ef53b9df1355d9a7a9335934d915e39.jpg
Generalmente è un’affezione benigna che, in alcuni casi, può essere accompagnata da:
1. visione di “lampi” o “flash”, espressione della trazione meccanica che il vitreo esercita sulla retina, determinandone la stimolazione;
2. visione annebbiata per la presenza di una piccola emorragia causata dalla rottura di un vaso durante il distacco del vitreo (il sangue generalmente si riassorbe spontaneamente).


Cristallino

Cos’è?

Il cristallino Dobbiamo immaginare il cristallino come una lente discoidale (a forma di mandorla), trasparente, posizionata tra l’iride e il corpo vitreo, ancorata al corpo ciliare mediante legamenti: si trova in sospensione e viene “automaticamente“ deformata per regolare la messa a fuoco. Si tratta di una struttura che non è provvista né di nervi né di vasi sanguigni o linfatici (pertanto alla sua nutrizione provvede l’umor acqueo).

Come funziona?

La luce che attraversa la cornea e la pupilla passa attraverso il cristallino. Quest’ultimo funziona, quindi, come una lente biconvessa (perché ha entrambe la facce curve): fa convergere i raggi luminosi che provengono dall’ambiente esterno direttamente sulla retina, consentendoci una visione chiara e nitida quando la messa a fuoco è ottimale.

Come si mette a fuoco?

Quando l’oggetto osservato è molto vicino i muscoli ciliari si contraggono, i legamenti sospensori si rilasciano e aumenta, di conseguenza, la curvatura del cristallino. Al contrario, quando l’occhio guarda oggetti distanti i muscoli sono rilassati e i legamenti sospensori sono in tensione; ciò si traduce in una diminuzione della curvatura della lente, che tende ad appiattirsi. Quindi, il cristallino ha la capacità di variare il suo potere refrattivo modificando la curvatura: consente di mettere a fuoco sulla retina oggetti posti a distanze differenti.

Da cosa è costituito?

Da fibre collagene: sono disposte in modo regolare parallelamente tra loro, il che normalmente conferisce al cristallino la sua caratteristica trasparenza. Tali fibre sono contenute all’interno di una membrana trasparente chiamata “capsula” o “cristalloide” (metaforicamente è come se fosse il guscio di una mandorla).

A quali problemi può andare incontro il cristallino?

Nel corso degli anni avviene un fisiologico e progressivo accumulo di pigmento proteico tra le fibre, con il conseguente “ingiallimento” della lente fino alla cataratta, che rappresenta la sua patologia più comune. Attraverso la pupilla è visibile una cataratta 'matura' (stadio di opacizzazione avanzato del cristallino)

Ci sono diversi tipi di cataratta?

Sì, a seconda della zona che si opacizza si possono avere diversi tipi di cataratta.
Le tre forme più frequenti sono:
– 1) cataratta nucleare (opacizzazione della zona centrale del cristallino);
– 2) cataratta corticale (opacizzazione della zona superficiale);
– 3) cataratta sottocapsulare posteriore (opacizzazione della parte del cristallino più lontana dalla pupilla).

Come si possono curare i problemi visivi dovuti alla cataratta?

Operazione di cataratta Generalmente bisogna sottoporsi a un’operazione chirurgica. L’operazione di cataratta è l’intervento chirurgico in assoluto più eseguito al mondo. Un intervento chirurgico può essere necessario anche se si verificano dislocazioni ed alterazioni della forma del cristallino.

Cos’è il cristallino artificiale?

Si tratta di una piccola lente fatta con uno speciale materiale plastico trasparente, di solito polimetilmetacrilato. Quando ci si sottopone ad intervento di cataratta viene rimosso il cristallino naturale (che può essere frantumato mediante ultrasuoni), che viene sostituito con un cristallino artificiale. Ciò consente di avere una visione chiara.

Tuttavia non è sempre sufficiente per ridare la massima acuità visiva; affinché ciò avvenga, occorre che tutte le strutture dell’occhio – innanzitutto retina, nervo ottico e cornea – siano sane e correttamente funzionanti.

Quali sono i tipi di cristallino artificiale?

Esistono diversi tipi di lenti intraoculari che richiedono una attenta selezione da parte del chirurgo in base alle tipologie oculari di ogni paziente e alle sue abitudini di vita/condizioni di lavoro. Esistono, tra l’altro, cristallini artificiali multifocali che permettono di avere una visione sia per lontano che per vicino. Queste nuove lenti sono costruite esattamente con lo stesso materiale delle tradizionali lenti intraoculari monofocali, ma differiscono per l’architettura oltre che per le “prestazioni”. Per quanto riguarda l’architettura della lente, la differenza principale sta nel fatto che la parte ottica di questo cristallino è costituita da diversi anelli concentrici di differente potere che consentono la funzione visiva a distanze diverse; questa lente ha lo scopo di permettere il recupero della visione per le tre distanze (lontano, intermedio e vicino).