Occhio al “sole artificiale”

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Lampade e lettini abbronzanti possono causare, se usati in modo scorretto, alcuni danni alla salute: non solo ustioni (79,5%), ma anche lesioni oculari (5,8%) e sincope (9,5%). Sono questi i principali rischi – dovuti essenzialmente a un abuso o a un uso scorretto delle lampade e dei lettini abbronzanti – trattati negli ospedali americani tra il 2003 e il 2012.

Complessivamente in uno studio scientifico pubblicato su JAMA Internal Medicine sono stati considerati 3.234 casi. Il più delle volte i danni dovuti al “sole artificiale” riguardano le donne (82,2%) e i giovani (sono il 35,5% tra i 18 e i 24 anni).

Dal melanoma alla congiuntivite

E’ stato quindi dimostrato che il ricorso a lampade e lettini abbronzanti favorisce i tumori alla pelle (melanomi) nonché l’invecchiamento precoce del nostro aspetto. Anche per questo è opportuno indossare non solo occhialini protettivi, ma anche applicare delle creme solari prima dell’esposizione intensa ai raggi ultravioletti (dotate di filtri ad elevata protezione). Fortunatamente negli Usa si è registrata però una forte riduzione dei casi di danni da lampade abbronzanti, meno utilizzate che in passato secondo le statistiche di qualche tempo fa: si è passati da 6.487 casi nel 2003 a meno di duemila nel 2012.

In uno studio pubblicato su JAMA sono state, tra l’altro, considerate le “ustioni oculari, cheratiti e la sensazione di corpo estraneo nell’occhio”. Anche quando ci si espone al sole (in particolare sulla neve e al mare) si corrono dei rischi: proteggersi con occhiali dotati di filtri a norma di legge è fondamentale per preservare la propria salute oculare, evitando infiammazioni della cornea, della congiuntiva e – nei casi più gravi – persino danni retinici (maculopatia fototraumatica).

FDA: i minori non usino i lettini solari

Tra l’altro dal primo gennaio 2015 i solarium e i lettini solari sono vietati nello Stato australiano di Victoria, dopo analoghi provvedimenti adottati in altre regioni dell’Australia. Negli Stati Uniti, invece, la Food and Drug Administration (FDA) raccomanda fortemente di limitare ai maggiorenni l’uso dei dispositivi abbronzanti, evitando di farli usare invece ai minorenni perché considerati più a rischio (tanto che la stessa Agenzia governativa ha proposto di vietarli per legge sotto i 18 anni).

Cosa dice l’OMS

copertina-libro-who-rapporto-abbronzatura_artificiale-2017-web.gifIn un Rapporto dettagliato pubblicato nel 2017 l’Organizzazione Mondiale della Sanità si è espressa sui lettini solari, sconsigliandone l’uso specialmente ai più giovani, a coloro che hanno già avuto il melanoma oppure hanno altri casi di melanoma in famiglia e a chi si ustiona più facilmente (i fototipi più a rischio hanno occhi chiari, lentiggini e storie pregresse di ustioni specialmente durante l’infanzia).

D’obbligo sono gli occhialini schermanti da indossare durante l’eventuale esposizione alla fonte artificiale di raggi ultravioletti. Tuttavia, l’OMS sostiene che tale esposizione può favorire la formazione della cataratta e altre patologie o fastidi oculari (prurito, congiuntivite, ecc.). Scrive l’Agenzia ONU senza mezzi termini:

L’esposizione agli UV è associata a una serie di problemi oculari, compresi danni alle palpebre, alla cornea e al cristallino. La reiterata esposizione degli occhi ai raggi ultravioletti causa sia fastidi oculari transitori che danni oculari permanenti. L’occhio è fatto in modo da bloccare la maggior parte dei raggi ultravioletti che raggiungono e danneggiano la retina. Tuttavia gli UV-A e la luce blu, provenienti sia dal sole che da dispositivi abbronzanti, possono raggiungerla causando malattie acute e croniche.[[WHO, “Artificial tanning devices – Public health interventions to manage sunbeds” (2017), p. 39]]

Leggi anche: Proteggere gli occhi dal sole. Gli Usa puntano a vietare le lampade solari ai minorenni. Vedi anche: “Politiche e pratiche per la prevenzione del cancro” (Usa)

Fonti: JAMA Intern Med., Better Health Channel, La Stampa, WHO

Pagina pubblicata il 18 dicembre 2014. Ultimo aggiornamento: 29 novembre 2017

Troppa diagnostica per nulla

Troppa diagnostica per nulla L’abuso di esami inutili mette a dura prova il Servizio Sanitario Nazionale. Tuttavia i Livelli Essenziali di Assistenza non prevedono ad oggi uno screening oftalmologico alla nascita La sanità è centrale per i cittadini, ma l’abuso di esami diagnostici non è affatto sano per la tenuta complessiva del Sistema sanitario italiano. Non solo l’Italia vive un invecchiamento demografico senza precedenti, ma sempre più anziani sono colpiti da diverse malattie croniche. Ciò mette a dura prova la tenuta del Sistema sanitario nazionale nella sua portata universalistica ossia l’assistenza rischierà di non essere più accessibile a tutti. La questione diventa spinosa se si considera che sempre più medici applicano la cosiddetta medicina difensiva: per tutelarsi prescrivono più esami del necessario. Però la prevenzione resta essenziale. Situazione demografica in Italia: oltre un quinto della popolazione è anzianaCon questo spirito si è fatto il punto sullo stato sanitario dell’Italia, presentando il 18 dicembre 2014 – nella cornice del Ministero della Salute di Lungotevere – un ricco volume di circa 650 pagine corredato da numerosi grafici e tabelle. Pur in assenza del Ministro della Salute Lorenzin che ha scritto la Presentazione del tomo, vari esperti hanno discusso l’ampio lavoro assieme al Sottosegretario alla Salute De Filippo. Troppo fumo, meno salute Non solo nel volume – curato da G. Simonetti (Università di Tor Vergata) e colleghi – si affrontano temi quali la qualità della vita (bisogna fumare meno, non bere troppo e muoversi di più), ma anche l’importanza della prevenzione viene ripetutamente sottolineata. Persino i tumori si stima che siano prevenibili con uno stile di vita sano in circa il 70% dei casi. Meno ciechi, più ipovedenti Se per un verso sono diminuiti i ciechi, per un altro verso sono aumentati gli ipovedenti. L’allungamento della vita media provoca l’incremento di malattie degenerative, comprese quelle della retina (come l’ AMD ). Ciò induce il servizio sanitario “a organizzare interventi di tipo preventivo, terapeutico e riabilitativo”. Tuttavia bisognerebbe investire ancora più in prevenzione anche per garantire un maggiore risparmio alle casse pubbliche. Si tenga presente che ormai in Italia, su una popolazione di oltre 60 milioni d’abitanti, il 21,2% ha più di 65 anni. Per i bimbi occhi più sani con la prevenzione Tra i bambini fino ai cinque anni d’età, secondo il Ministero della Salute, “i difetti oculari congeniti rappresentano oltre l’80% della cause di cecità e ipovisione”, una percentuale che scende al 60% entro i dieci anni d’età. Però ancora oggi non è contemplato nei Livelli Essenziali d’Assistenza ( LEA ) uno screening oftalmologico alla nascita e, quindi, “la diagnosi [delle malattie oculari] è spesso tardiva”. Eppure, nel complesso, risulta una migliore assistenza neonatale rispetto al passato. La salute del Paese “L’importanza del settore salute per lo sviluppo economico e sociale di un Paese, la necessità di sviluppare modelli innovativi e sostenibili di sistemi sanitari, l’importanza di focalizzare l’attenzione sulla prevenzione. Di fronte a queste sollecitazioni, lo scenario italiano – si legge nella Presentazione del Ministro della Salute – presenta un quadro complesso, sia sotto l’aspetto economico-finanziario che clinico-assistenziale, che richiede sforzi notevoli. Dal punto di vista economico-finanziario il sistema risente della crisi”. Complice il fatto che, nel 2013, il 14,7% della popolazione italiana ha dichiarato di essere affetto da almeno una malattia cronica grave: un fardello notevole sia soggettivamente che oggettivamente. Più lavoro d’équipe in sanità, meno spreco di farmaci Sarebbe necessario più lavoro d’équipe tra medici con diverse specializzazioni che invece risulta, secondo Simonetti, attualmente poco coordinato. Insomma, gli utenti del Servizio sanitario nazionale potrebbero essere seguiti in modo meno frammentato, un problema che si acuisce in presenza di più malattie croniche. Inoltre bisognerebbe risparmiare anche sui farmaci inutili. Tanto che, ha concluso il docente universitario, “circa dieci farmaci al giorno provocano nel 57% dei casi una iatrogenicità“ ossia nuocciono alla salute in oltre un caso su due. Insomma, non è solo attraverso il taglio dei posti letto che passeranno le future linee di risparmio statale a livello sanitario. Scarica la Relazione sullo Stato Sanitario del Paese (2012-2013) del Ministero della Salute

Fonte di riferimento: Ministero Salute

Pagina pubblicata il 18 dicembre 2014.

Ultima modifica: 7 gennaio 2015

Più controlli oculistici prima della scuola

Più controlli oculistici prima della scuola Secondo un nuovo studio Usa vanno eseguiti almeno a 3 anni e prima dei 6 anni. Altri esperti raccomandano anche un controllo alla nascita Almeno all’età di tre anni e prima dei sei anni ci sono due appuntamenti da non perdere. Quelli con un oculista. Se, poi, si esegue un controllo oculistico anche alla nascita è ancora meglio: si riducono sensibilmente i rischi di andare incontro a patologie oculari non diagnosticate. Nel numero di gennaio della rivista Optometry and Vision Science – i cui contenuti sono stati anticipati nei giorni scorsi – si legge che idealmente si dovrebbero far controllare i bambini una volta l’anno dai 3 ai 6 anni. “Bambini in età prescolare – scrivono gli autori dello studio – hanno bisogno di screening per una diagnosi precoce dei problemi visivi, in particolare per gli errori refrattivi (problemi visivi che richiedono l’uso di occhiali), ambliopia (“occhio pigro”) e strabismo (disturbi nell’allineamento degli occhi). Una diagnosi tempestiva e l’affidamento a un oculista professionista […] ha importanti implicazioni sull’alfabetizzazione scolare e sullo sviluppo dei bambini”. Da un lato occorre una comunicazione adeguata e tempestiva tra specialisti (ad esempio tra pediatri neonatologi e oculisti), mentre dall’altro molti genitori dovrebbero seguire con maggiore attenzione i figli e non saltare i controlli oculistici prima dell’ingresso alle primarie (scuole elementari).

Leggi anche: “ Decalogo per proteggere gli occhi dei bambini Apri gli Occhi, apri le porte ” è un progetto di cui si parla in un sito americano dedicato alla prevenzione della cecità in età pediatrica.

Fonti principali: Optometry and Vision Science , Wolters Kluwer Health

Pagina pubblicata il 15 dicembre 2014.

Ultima modifica: 16 dicembre

AMD e tempi della telemedicina

AMD umida (danni retinici)

AMD umida (danni retinici)AMD e tempi della telemedicina La degenerazione maculare legata all’età, che colpisce il centro della retina, può essere diagnosticata anche a distanza 5 dicembre 2014 – Un’occhiata al centro della retina e un occhio alle nuove tecnologie. La telemedicina prende piede e può essere sfruttata anche per una diagnosi precoce della degenerazione maculare legata all’età (AMD), malattia del centro della retina che può colpire soprattutto dopo i 55 anni. Tra i fattori di rischio ci sono il fumo, una dieta scorretta e l’assenza di esercizio fisico. Dunque, oltre alle cause genetiche ci sono una serie di comportamenti modificabili che potrebbero evitare o almeno ritardare l’insorgenza della patologia maculare. Ora un nuovo studio pubblicato on-line nel sito della rivista Ophthalmology fa il punto sui tempi confrontando la tempestività con cui vengono trattate persone a cui è stata diagnosticata l’AMD in modo tradizionale con quelle che hanno ricevuto diagnosi mediante telemedicina. Ora un nuovo studio pubblicato on-line nel sito della rivista Curiosamente – almeno nella modalità adottata durante lo studio condotto in Canada (presso il Ivey Eye Institute – Western University) – i tempi d’inizio trattamento dei pazienti, possibile solo nel caso della forma umida della degenerazione maculare, sono stati più lunghi quando si è fatto ricorso alla telemedicina: circa 11 giorni e mezzo per la modalità tradizionale contro 16 giorni e mezzo per la modalità di diagnosi a distanza. Anche per il monitoraggio dell’evoluzione dell’AMD i tempi sono stati nettamente più dilatati nel caso del ricorso alla telemedicina. Probabilmente, tuttavia, si potrebbe intervenire su aspetti organizzativi per privilegiare, laddove fosse opportuno (ad esempio in assenza di strutture sanitarie), il ricorso del controllo retinico a distanza, che si può eseguire a bordo di un’Unità mobile oftalmica, trasmettendo poi i dati a un centro di lettura remoto. Insomma, le tecnologie avanzate possono contribuire a colmare carenze nell’assistenza oftalmologica.

Leggi anche: campagna “Non perdiamoci la vista” in Italia

Fonte principale: Ophthalmology

Salute, aumentate le diseguaglianze

Edificio sede del Censis (Roma)

Edificio sede del Censis (Roma)Salute, aumentate le diseguaglianze Il sistema di welfare secondo il 48° Rapporto Censis sulla situazione sociale italiana 5 dicembre 2014 – Le diseguaglianze, nel campo della salute, si fanno sempre più pronunciate per gli italiani. La spesa sanitaria privata è tra l’altro cresciuta da 29.578 milioni di euro nel 2007 a 31.408 milioni nel 2013, con una tendenza all’aumento interrotta solo nell’ultimo anno. Fondamentale il Servizio sanitario nazionale Non solo si è verificato un aggravamento di disuguaglianze antiche, ma anche l’insorgenza di nuove disparità. La metà degli italiani è convinta che le manovre sulla sanità, la spending review e i piani di rientro delle Regioni abbiano aumentato le disuguaglianze. Non a caso, il 48% degli italiani indica tra i fattori più importanti, in caso di malattia, il denaro che si possiede per curarsi. Inoltre l’86,7% ritiene che, nonostante i suoi difetti, il Servizio sanitario nazionale sia comunque fondamentale per garantire salute e benessere a tutti. Quasi un italiano su due usa il web per la salute Informati e incerti: sono questi gli effetti del boom dell’informazione sanitaria. La pratica delle ricerche sul web è sempre più diffusa: il 41,7% degli italiani cerca informazioni on-line sulla salute; ma l’esposizione a un numero molto elevato di contenuti informativi determina come conseguenza, scrive il Censis, “un’alterazione della percezione relativa al proprio livello di conoscenze sui temi sanitari“. Insomma, si finisce col pretendere di saperne più dei medici. Problemi di welfare per i giovani La radice della fragilità della condizione giovanile è occupazionale. In meno di dieci anni sono scomparsi oltre 2,6 milioni di occupati giovani, con un costo della perdita che ammonta a 142 miliardi di euro in termini di mancata produttività. Alle difficoltà reddituali si affianca una fragilità delle condizioni patrimoniali in relazione alle altre generazioni. Il rapporto dei giovani con il welfare sta diventando più problematico, perché il 40,2% dichiara che negli ultimi dodici mesi ha verificato che ci sono prestazioni di welfare (sanitarie, per istruzione, di altro tipo) che prima aveva gratuitamente e per le quali ora deve pagare un contributo. Le funzioni economiche e sociali dei longevi Se si considerano la spesa pubblica per le pensioni (pari in Italia al 61,9% della spesa per prestazioni sociali) e l’elevato consumo di sanità pubblica, emerge un notevole costo sociale della longevità. Va sottolineato, tuttavia, che gli anziani hanno un ruolo di tutela ovvero di “paracadute sociale”.

Fonte: Censis

Ultima modifica: 10 dicembre 2014

Malattie croniche, gli aspetti critici delle politiche sanitarie

Malattie croniche, gli aspetti critici delle politiche sanitarie Presentato il 2 dicembre un nuovo Rapporto di Cittadinanzattiva : troppe inefficienze e ritardi nelle diagnosi. Serve più prevenzione mentre il Servizio sanitario nazionale sembra in “affanno” 3 dicembre 2014 – “Inefficienze e disservizi sanitari ormai sotto gli occhi di tutti e, nello stesso tempo, costi sempre più alti per i pazienti. I cittadini lamentano ritardi nella diagnosi, difficoltà ad accedere ad alcuni esami a causa del ticket, riduzione dei servizi soprattutto a livello ospedaliero e ambulatoriale”. Sono queste le parole con cui Cittadinanzattiva sintetizza il XIII Rapporto sulle politiche della cronicità presentato il 2 dicembre, presso la biblioteca G. Spadolini del Senato, tramite il suo Coordinamento nazionale delle associazioni dei malati cronici . Da cui emerge un Servizio Sanitario Nazionale sostanzialmente in “affanno”. Troppe inefficienze e deficienze “La sensazione generale – scrive Cittadinanzattiva è che le inefficienze la facciano da padrone: nel 2013 il 77% delle associazioni dichiara di averne riscontrate, innanzitutto determinate dalla burocrazia inutile (80%), dalla cattiva gestione e allocazione delle risorse umane (66,7%) alle prese con il blocco del turn over (stop del ricambio del personale medico-sanitario, ndr), dalla organizzazione inefficiente dei servizi (50%)”. Più prevenzione per tutti Oltre la metà delle 42 associazioni italiane intervistate sostiene che, in generale, le campagne di prevenzione siano troppo poco frequenti; inoltre, il 44% ritiene che vadano coinvolti maggiormente medici e pediatri di famiglia. Per quanto riguarda la prevenzione terziaria (con cui si mira ad evitare un’ulteriore perdita funzionale in un malato cronico), l’ostacolo principale è rappresentato dalla mancanza di formazione del paziente e di coloro che se ne occupano (51,7%). Tanti ritardi nelle diagnosi Il 90,7% delle associazioni interpellate registra ritardi diagnostici, dovuti alla sottovalutazione o non comprensione dei sintomi da parte dei medici di medicina generale (78,9%), alla complessità della diagnosi e difficoltà nel trovare il centro o lo specialista di riferimento (50%) o, ancora, all’inadeguatezza degli esami diagnostici prescritti (36,8%). Il 37,8% delle associazioni dichiara di avere avuto difficoltà di accedere ad esami diagnostici a causa del ticket, non tutti gli esami necessari per il controllo della patologia sono coperti dall’esenzione (34,5%), mentre ve ne sono altri per cui esiste l’esenzione ma che ormai sono superati da esami più innovativi (12,9%). Farmaci, tante terapie interrotte Il 36,7% delle associazioni – riferisce Cittadinanzattivasegnala l’interruzione della terapia farmacologica, determinata per oltre il 70% dei casi da problemi di budget dell’Ospedale o della ASL. In un caso su due si verifica un problema di aderenza alla terapia, generato dalla difficoltà di ricordare la posologia (60%) o dagli effetti avversi (44,4%). Altro motivo di rinuncia è la difficoltà di farsi prescrivere il farmaco su ricetta rossa 27,8% (lo specialista ed il medico di famiglia si rimpallano la responsabilità). Più difficoltà con le invalidità Sono cresciute nel 2013 le difficoltà ad accedere all’assegno di invalidità (+12%). “In particolare, i pazienti –conclude Cittadinanzattivasono costretti a subire valutazioni variabili, eseguite in molti casi con superficialità da chi non ha una esatta conoscenza della patologia e con una conseguente sottovalutazione della situazione”.

Fonte: XIII Rapporto CnAMC – Cittadinanzattiva

Ultima modifica: 10 dicembre 2014

Per un Sistema sanitario più sostenibile

Per un Sistema sanitario più sostenibile Secondo un sondaggio bisogna puntare al contenimento della spesa farmaceutica e alla prevenzione, all’uso intelligente delle strutture sanitarie e alla segnalazione delle inefficienze Il Sistema sanitario italiano, pur essendo considerato uno dei migliori al mondo nella classifica internazionale (anche se spesso non viene percepito come tale dai cittadini), è ovviamente migliorabile. Tanto più che esiste il problema dell’invecchiamento demografico e, dunque, della sostenibilità delle cure di più malati cronici e persone colpite da patologie degenerative. Una delle “leve” principali che si possono utilizzare per ridurre la spesa pubblica nel settore sanitario è un maggiore utilizzo dei farmaci equivalenti ossia quelli contenenti gli stessi principio attivi ma più economici. Naturalmente anche la prevenzione contribuisce alla riduzione della spesa così come una migliore organizzazione degli ospedali. Questi sono alcuni degli aspetti considerati in un sondaggio della Doxa condotto recentemente su un campione di 600 persone non anziane (18-64 anni). Più nel dettaglio, la ripartizione dei “rimedi” considerati validi dagli italiani per contribuire alla sostenibilità del Sistema sanitario italiano in riferimento alle azioni possibili del cittadino sono le seguenti: 1) utilizzare in modo più intelligente le strutture sanitarie (35% degli intervistati); 2) contenere gli sprechi di farmaci (28%); 3) avere più etica (19%); 4) praticare più prevenzione (9%); 5) segnalare maggiormente le inefficienze (9%). Occorre “prediligere comportamenti preventivi più che la cura” e “ritagliarsi il tempo necessario per rivolgersi al medico e agli specialisti di riferimento”. La prevenzione sale al 13% (a pari merito con l’informatizzazione) se si chiede ai cittadini quali comportamenti virtuosi vadano adottati dallo Stato, dai medici, dai farmacisti, ecc. Il controllo delle inefficienze raddoppia d’importanza (col 18%), mentre la razionalizzazione delle strutture assistenziali si attesta al 25%; dal secondo al primo posto passa, invece, il contenimento degli sprechi dei farmaci (31%). Per quest’ultima voce gli intervistati sostengono le ditte che li producono dovrebbero introdurre confezioni più piccole, mentre lo Stato dovrebbe promuovere la diffusione dei farmaci equivalenti e aumentare il numero di confezioni prescrivibili in un’unica occasione per malati cronici. Non mancano, inoltre, i consigli per medici e farmacisti, che dovrebbero spiegare meglio il corretto impiego dei farmaci. Ovviamente non dovrebbero essere venduti medicinali senza prescrizione. Insomma, il tutto è riassumibile in quattro parole: più risparmio, più etica, più efficienza e maggiore prevenzione.

Fonti di riferimento: Aboutpharma e Doxa Pagina pubblicata l’1 dicembre 2014.

Ultima modifica: 9 dicembre

Tumore oculare infantile: elevate le probabilità di sopravvivenza

retinoblastoma

retinoblastomaTumore oculare infantile: elevate le probabilità di sopravvivenza Sono essenziali la diagnosi e il trattamento tempestivi anche in caso di retinoblastoma 27 novembre 2014 – Il tumore oculare più comune tra i bambini è il retinoblastoma: in 4 casi su 10 ha un’origine ereditaria e in quasi la totalità dei casi si sopravvive. Ci sono diverse strategie per trattarlo: si va dalla brachiterapia (inserimento temporaneo di piastre radioattive dietro al bulbo) fino all’operazione chirurgica più invasiva (enucleazione del bulbo). Statisticamente si riesce a salvare almeno un occhio su due (approfondisci). Un nuovo studio condotto su 69 persone con un’età media di 33 anni – basato su valutazioni cliniche e questionari – ha individuato, si legge on-line su Cancer, un “potenziale di riorganizzazione neurale che segue all’insulto precoce ai danni dell’apparato visivo così come una vulnerabilità di un cervello in sviluppo ai bassi dosaggi di esposizione alle radiazioni”. La ricerca è stata condotta negli Stati Uniti da un’équipe multidisciplinare (oculisti, oncologi, statistici, radiologi, psicologi, epidemiologi, chirurghi). Chi è stato curato correttamente soffre raramente di deficit cognitivi o di problemi sociali nei decenni successivi alla diagnosi e al trattamento. Per chiunque sia ammalato un intervento precoce e la successiva riabilitazione sono determinanti.

Fonte: Cancer (Journal)

Materia bianca o materia grigia?

Attivazione delle aree deputate alla visione (Fonte: Università di Monaco)

Attivazione delle aree deputate alla visione (Fonte: Università di Monaco)Materia bianca o materia grigia? Percezione visiva e trasformazioni cerebrali: negli anziani si attiva maggiormente la materia bianca rispetto a quella grigia 21 novembre 2014 – Il cervello visto in… bianco e grigio. Un nuovo esperimento ha confrontato il livello d’apprendimento visivo nei giovani con quello degli anziani, segnando una sostanziale parità tra i due gruppi d’età. Infatti, anche se nei giovani si verificano delle modifiche nella materia grigia, nella terza età è la materia bianca ad avere il primato delle trasformazioni. Insomma, c’è una modalità differente d’apprendimento ma le performance sono praticamente equiparabili. “Nonostante le proprietà cerebrali complessive – scrivono i ricercatori su Nature Communications – declinino con l’età, è poco chiaro se tale declino sia associato [a modifiche] nell’apprendimento della percezione visiva”. Dopo un opportuno addestramento quotidiano per imparare a distinguere figure visualizzate su uno schermo, sia i soggetti anziani che quelli più giovani hanno dimostrato miglioramenti nelle loro performance. È stata valutata la velocità di risposta ai test, l’attenzione selettiva (capacità che permette di concentrarsi su uno o più stimoli selezionati) e l’attenzione divisa (la capacità di prestare attenzione e di elaborare informazioni che si presentano contemporaneamente). Secondo questi risultati il meccanismo percettivo visivo negli anziani è “considerevolmente differente da quello degli individui più giovani”: nel primo caso l’apprendimento visivo implica infatti – concludono i ricercatori – una “riorganizzazione della materia bianca”.

Fonte originale: Nature Communications

Glaucoma, mitocondri mutati in un caso su due

Glaucoma, mitocondri mutati in un caso su due Le alterazioni genetiche causano familiarità in una malattia oculare spesso associata a una pressione oculare eccessiva 17 novembre 2014 – Colpisce oltre 55 milioni di persone nel mondo: il glaucoma è una malattia oculare che, se non diagnosticata e trattata per tempo, può causare ipovisione e cecità. Questo grande problema è causato generalmente da piccole mutazioni genetiche: esiste una familiarità della malattia che predispone il più delle volte a un aumento della pressione oculare. Quindi chi ha altri casi in famiglia non deve assolutamente dimenticarsi di sottoporsi a controlli oculistici periodici (comprensivi di tonometria). Se il valore è troppo alto generalmente vengono prescritti colliri specifici. Esiste anche la possibilità di un intervento chirurgico (trabeculectomia); ma i ricercatori stanno tentando anche altre strade. “Studi condotti sul glaucoma ad angolo aperto (la forma più diffusa della patologia) hanno dimostrato – scrive l’Università di Liverpool (UK) – che mutazioni dei mitocondri, le strutture che generano energia in tutte le cellule, potrebbero dare preziosi indizi verso la prevenzione della malattia”. Una ricerca condotta in India, Irlanda e Gran Bretagna – pubblicata recentemente su Medicine in Genetics (Nature) – ha coinvolto 32 pazienti con glaucoma ad angolo aperto: si è osservato che nella metà dei casi erano presenti ben 22 mutazioni nel Dna mitocondriale. I ricercatori puntano ora a sviluppare dei farmaci che possano “rimediare” ai malfunzionamenti dei mitocondri. Tuttavia saranno necessari ulteriori studi per appurare la validità di questa strategia terapeutica. Il numero elevato di mutazioni genetiche coinvolte pare al momento escludere la potenziale efficacia di una terapia genica.

Link utile: Anpi

Fonti: Medicine in Genetics, Università di Liverpool, Oms

Ultima modifica: 24 novembre 2014