Più verdure verdi, meno casi di glaucoma

Misurazione della pressione oculare (tonometria)

Secondo una ricerca americana una dieta ricca di nitrati ridurrebbe il rischio tra il 20 e il 30%

Le verdure a foglia verde aiuterebbero a prevenire il glaucoma, una malattia che può causare il restringimento del campo visivo fino alla cecità. Lo ha concluso, sulla rivista Jama Ophthalmology, un’équipe di ricercatori che lavorano principalmente presso la Harvard School of Public Health [[inoltre sono stati coinvolti anche il Massachusetts Eye and Ear Infirmary e il Brigham and Women’s Hospital]].

Anche se il glaucoma è una patologia che ha una base genetica, uno stile di vita corretto consentirebbe di ridurre il rischio di esserne colpiti e i relativi danni al nervo ottico, spesso correlati a una pressione oculare eccessiva (che comunque va misurata regolarmente e controllata, il più delle volte con colliri specifici).

L’importanza di una dieta verde

Questa ricerca, condotta negli Usa, giunge alla conclusione che la dieta – valutata con questionari – deve contenere una quantità adeguata di nitrati: mangiando quotidianamente verdure verdi in abbondanza, la probabilità di essere colpiti dal glaucoma diminuirebbe in misura compresa tra il 20 e il 30 per cento. I benefici si sono però già notati mangiando una porzione e mezza di verdure a foglia verde al giorno.Cavolo (Foto: cortesia di draban per freedigitalphotos.net) I nitrati sono contenuti principalmente nelle verdure come gli spinaci, la lattuga e la rucola, ma anche nelle barbabietole e nelle carote. Il loro apporto è importante.

Com’è stato condotto lo studio

Lo studio è stato condotto su oltre centomila persone di almeno 40 anni, che inizialmente non avevano la patologia oculare. Negli anni successivi si sono riscontrati 1483 casi di glaucoma ad angolo aperto (la forma più comune della malattia): questo gruppo di persone – quasi 67 anni d’età media – è stato poi diviso in cinque sottogruppi a seconda della quantità di nitrati assunti nella loro dieta quotidiana (da 80 mg a 240 al dì). Poi si è stabilita la correlazione positiva tra gli alimenti vegetali e i minori casi di glaucoma. Le persone sono state mediamente monitorate per 25 anni.

Tutti i… però

Questi risultati, se confermati da ulteriori studi, potrebbero avere – concludono gli autori della ricerca – “implicazioni importanti per la salute pubblica”. Tuttavia altri studiosi hanno espresso riserve circa la validità di questi risultati, che non sarebbero sufficientemente suffragati da dati rigorosi. Infatti il nesso causale tra maggiore assunzione di verdure a foglia verde e minor rischio di glaucoma è ancora lungi dall’essere dimostrato in modo certo. Resta assodato che il miglior modo per prevenire danni al nervo ottico resta, soprattutto a partire dai 40 anni, sottoporsi a visite oculistiche regolari.

Fonte: Jama Ophthalmology

Quel respiro difficile che favorisce il cheratocono

cheratocono topografia corneale

Cheratocono con astigmatismo irregolare (Foto: Associazione malati cheratocono)Quel respiro difficile che favorisce il cheratocono Esistono fattori di rischio per una malattia che colpisce la cornea, quali l’apnea notturna e l’asma. Lo attesta un nuovo studio americano 14 gennaio 2016 Le persone affette da apnea notturna o da asma sarebbero più a rischio di essere colpite cheratocono, una malattia che causa una protrusione della superficie oculare (ectasia corneale). Viceversa, gli individui con diabete – comunque suscettibili di problemi alla retina – sarebbero meno a rischio di sviluppare la stessa patologia oculare. A queste conclusioni è arrivato un vastissimo studio condotto negli Usa su oltre 16 mila persone con cheratocono, confrontandole con altrettante persone con la cornea in salute. Durante lo studio, pubblicato su Ophthalmology, si è tenuto conto anche di variabili socio-demografiche. Tra l’altro il cheratocono è risultato più frequente del 50 per cento negli afroamericani e nelle persone di origine latina rispetto alla popolazione bianca americana, mentre tra gli asiatici si è osservata un’incidenza inferiore del 39 per cento. Attualmente il cheratocono può essere trattato mediante una tecnica chiamata cross-linking, con cui si rafforzano le fibre della superficie oculare impedendone l’eccessivo sfiancamento. Fondamentale resta una diagnosi precoce, che si può fare grazie a una visita oculistica e alla topografia corneale. La malattia presenta familiarità e colpisce mediamente una persona ogni duemila.

Fonti: Ophthalmology, University of Michigan, Fondazione Bietti

Ultima modifica: 22 gennaio 2016

Riabilitazione visiva, distribuzione disomogenea dei Centri in Italia

Riabilitazione visiva

Riabilitazione visiva, distribuzione disomogenea dei Centri in Italia Nella relazione del Ministero della Salute al Parlamento si evidenzia anche la necessità di più centri riabilitativi pediatrici 11 gennaio 2016 – La distribuzione dei Centri di riabilitazione visiva in Italia non è omogenea e, in due casi su tre, essi si trovano al Centro-Nord. Lo si evince dalla Relazione annuale che il Ministero della Salute ha inviato alla fine dello scorso anno al Parlamento. Il primato spetta alla Lombardia (con 12 Centri), a cui segue eccezionalmente la Sicilia (con 8 Centri) e, infine, il Piemonte (5 Centri). Nello stesso documento si possono notare altre due aspetti critici: la riduzione dei fondi destinati alla riabilitazione visiva; la necessità di più centri di riabilitazione visiva pediatrica. La maggior parte delle prestazioni di riabilitazione visiva (quasi 20 mila solo nel 2014) riguarda la fascia d’età compresa tra gli 0 e i 18 anni (il 38,9%), quasi a pari merito con gli anziani (37,7%). Anche se oltre la metà delle prestazioni di riabilitazione visiva pediatrica in Italia si sono concentrate in Abruzzo, va sottolineato che un intervento in tenera età consente, il più delle volte, di ottenere i risultati migliori.

Fonte di riferimento: Ministero della Salute

Occhio allo yoga se si è affetti da glaucoma

yoga posizioni

Le posizioni a testa in giù aumentano la pressione intraoculare e possono creare problemi al nervo ottico

Lo yoga e il glaucoma non sono del tutto compatibili. Almeno se, nel praticare questa disciplina, ci si mette a testa in giù o, comunque, col capo in basso.
Infatti uno studio pubblicato su
Plos One mette in evidenza che, in questo caso, la pressione intraoculare sale rapidamente: chi è già affetto da pressione alta dell’occhio non dovrebbe quindi correre rischi perché, nel ripetere alcuni esercizi, si potrebbero favorire danni al nervo ottico (papilla ottica).

Durante lo studio alle persone colpite da glaucoma è stata misurata, in media, una pressione oculare più alta di 2 mm di Alcune posizioni yoga fanno salire la pressione oculare e, se si è affetti da glaucoma, andrebbero evitate (Immagine PloS One)mercurio in alcune posizioni e il suo aumento è stato osservato già un minuto dopo l’inizio dell’esercizio. Anche se la pressione intraoculare è tornata al consueto valore entro due minuti dopo essersi seduti, chi è malato di glaucoma dovrebbe evitare le posizioni a testa in giù.

Estendendo il valore di questi risultati, lo stesso discorso potrebbe essere valido anche quando si fa la verticale o per sport estremi tipo il bunjee jumping. Anche il sollevamento di grandi pesi andrebbe evitato.

Fonti: Plos One, The Mount Sinai Hospital

Pagina pubblicata l’8 gennaio 2016. Ultima modifica: 21 febbraio 2017

L’occhio secco che non dà pace

occhio di donna

L’occhio secco che non dà pace Ci sono una serie di patologie che possono provocare la sindrome, che può avere anche natura transitoria 7 gennaio 2016 – L’ occhio secco non dà pace. Ci sono una serie di malattie oculari che possono provocare questa sindrome, provocando dolore o fastidio (ad esempio congiuntiviti e blefariti). Anche se esistono lacrime artificiali e umettanti oculari per “tamponare” il problema, la secchezza può persistere con arrossamento, prurito, difficoltà di apertura degli occhi al risveglio…Instillazione di collirio Il fine di un recente studio pubblicato sulla rivista Journal of Pain è stato appunto quello di valutare il tipo di dolore oculare associato alla gravità dei sintomi tradizionali. “I risultati – scrivono i ricercatori – indicano che il dolore oculare è un sintomo clinicamente importante dell’occhio secco e tale dolore può avere componenti di tipo neuropatico”. In particolare i soggetti interpellati hanno descritto il dolore oculare come un forte bruciore (28,9%), prurito oculare (19,7%), un debole fastidio (19,7%) e [fastidio] stancante (19,7%). Alla base dell’occhio secco ci può essere una disfunzione a livello somatosensoriale. La secchezza oculare potrebbe però avere anche una natura transitoria. Può essere associata persino a un utilizzo eccessivo o scorretto degli schermi (involontariamente si diminuisce l’ammiccamento e, quindi, si riduce la lubrificazione naturale della superficie oculare). Anche un uso eccessivo di lenti a contatto può provocare problemi di mancata lubrificazione oculare. Perfino il laser per “eliminare” la miopia e altri vizi refrattivi può dare secchezza dopo l’intervento. Per questo è generalmente controindicato per chi già soffre di questa sindrome.

Fonti: University Of Miami Miller School Of Medicine, Journal of Pain

Meno ricoveri e malattie croniche stabili

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Meno ricoveri e malattie croniche stabili L’Istat: la popolazione italiana si dichiara in buona salute, ma sono diffuse le malattie croniche 7 gennaio 2016 – Meno ricoveri e malattie croniche per quasi quattro italiani su dieci. Eppure lo stato di salute, così come percepito nel nostro Paese, è generalmente buono. Insomma, è positivo il quadro tracciato dall’Istat a fine dicembre nell’Annuario statistico. “Negli ultimi cinque anni – scrive l’Istat – le dimissioni ospedaliere hanno fatto registrare una riduzione media annua del 4,5% e una riduzione complessiva del 16,7% rispetto al 2009”. Questo trend è stato certamente agevolato da una precisa politica di sanità pubblica, volta a contenere il numero dei ricoveri (inappropriati). Nel 2015 quasi il 70% degli italiani ha dato un giudizio positivo sulla propria salute, valore più elevato fra gli uomini (73,4%) che fra le donne (66,5%). Tra le regioni italiane le situazioni migliori si rilevano a Bolzano (85,8%), Trento (78,8%) e Valle d’Aosta (72,4%), mentre le peggiori in Calabria (60,8%) e Sardegna (64,7%). Il 38,3% dei residenti in Italia ancora dichiara di essere affetto da almeno una malattia cronica: le più diffuse sono l’ipertensione (17,1%), l’artrosi o l’artrite (15,6%), le malattie allergiche (10,1%), l’osteoporosi (7,3%), la bronchite cronica e l’asma bronchiale (5,6%) e il diabete (5,4%). Sia quest’ultima patologia che l’ipertensione possono, tra l’altro, provocare problemi retinici, mentre le allergie possono anche avere manifestazioni oculari (si vedano le congiuntiviti).

Fonte principale: Istat

Alimentazione, i consigli ministeriali per le feste

opuscolo regaliamoci salute

Alimentazione, i consigli ministeriali per le feste Dal pesce alla frutta secca: la dieta mediterranea migliora la salute Avere un occhio di riguardo per la dieta è fondamentale anche durante le festività. Per questo il Ministero della Salute è prodigo di consigli e pubblica ricette utili. Dalla frutta secca al pesce: ecco alcuni degli alimenti tipici della dieta mediterranea che fanno bene anche alla vista, contribuendo a proteggere la retina. Tra i consigli utili contenuti nell’opuscolo Regaliamoci Salute c’è quello di cuocere bene gli alimenti, specialmente carne, pollame, uova e pesce. Inoltre, suggerisce ancora il Dicastero della Salute, “refrigera velocemente i cibi cotti (non lasciarli a temperatura ambiente per più di 2 ore) e quelli deperibili (preferibilmente a temperature inferiori a 5 °C)”. “Non conservare gli alimenti troppo a lungo, anche se messi in frigorifero. Non scongelare a temperatura ambiente i cibi congelati o surgelati, meglio in frigorifero”. Scrive ancora il Dicastero di via Lungotevere: “La frutta secca a guscio [tra cui noci, mandorle, nocciole, pinoli e pistacchi, ndr ] ha un elevato contenuto in acidi grassi monoinsaturi e polinsaturi, tra cui acido linoleico (Omega 6) e acido alfa-linolenico (Omega 3). Questi ultimi sono grassi essenziali che il nostro organismo non è in grado di produrre e che devono essere introdotti con l’alimentazione. Contiene anche vitamine B ed E e sali minerali come potassio, rame, fosforo, ferro e calcio. Molto importante anche la presenza di proteine, seppure non nobili, come quelle della carne o del pesce”. Insomma, mangiare correttamente è un vero regalo che si può fare alla nostra salute.

Leggi anche: Dieta sana, ecco la prima ‘medicina’ naturale (secondo l’Oms) >>> Opuscolo Regaliamoci Salute

Fonte principale: Ministero della Salute

Pagina pubblicata il 23 dicembre 2015

Quando l’AMD si nasconde nel DNA

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Quando l’AMD si nasconde nel DNA Scoperti nuovi fattori genetici, ma esistono anche fattori modificabili. Non bisogna fumare, occorre praticare esercizio fisico e alimentarsi correttamente 22 dicembre 2015 – Sono 52 varianti le varianti genetiche identificate nel DNA: sono probabilmente responsabili della malattia retinica più comune tra gli anziani, la degenerazione maculare legata all’età ( AMD ), la cui forma secca – quella più comune – è considerata incurabile e può far perdere la visione centrale. Grazie a un vastissimo studio diretto dal National Eye Institute americano, sono state analizzate oltre 12 milioni di varianti genetiche: sono stati così identificati 34 tratti del DNA (loci) con alterazioni associate alla degenerazione maculare. Dunque la base ereditaria di questa malattia retinica è sempre più ampia (in precedenza si conoscevano solo una ventina di loci). Tuttavia la degenerazione maculare legata all’età ha anche fattori evitabili: non bisogna fumare, è opportuno praticare esercizio fisico regolare e occorre alimentarsi in modo corretto e vario (con verdure, pesce, noci, ecc.). Infatti, se è vero che la componente genetica conta, con uno stile di vita sano si potrebbe tardare o prevenire l’insorgenza della malattia. Questa attenzione è, comunque, opportuna soprattutto se ci sono altri casi di AMD in famiglia.

Fonti principali: Nature, National Eye Institute (NEI)

Più sport, miglior vista

bendaggio

Facendo movimento si aumenta la plasticità cerebrale e persino la visione ne risente positivamente

bendaggio-bimba-web-ok.jpgUna lunga pedalata può, in qualche modo, fare bene alla vista. Se la strada contro la cecità può essere talvolta in salita, un buono stile di vita comunque può aiutare i nostri occhi a stare meglio.

Grazie a un nuovo studio si è riscontrato un miglioramento della visione grazie al movimento fisico: se un occhio viene bendato, la capacità visiva dell’occhio scoperto migliora per via indiretta, usando una cyclette in precise condizioni sperimentali (agli adulti volontari veniva mostrato un film durante il quale pedalavano a cicli di 10 minuti e per altri 10 si riposavano, per un totale di due ore, coprendo un occhio).

Questo risultato potrebbe, quindi, contribuire a migliorare le tecniche di neuroriabilitazione visiva. La ricerca è stata pubblicata a firma di due ricercatori italiani dell’Istituto di neuroscienze del CNR di Pisa e del Dipartimento di ricerca traslazionale e nuove tecnologie in medicina e chirurgia (Università di Pisa). “L’esercizio fisico – scrivono gli scienziati su Current Biology risulta essere particolarmente interessante per le sue potenziali applicazioni cliniche”. Dunque i ricercatori puntano a migliorare il recupero visivo in chi è ambliope (affetto da occhio pigro): normalmente si possono prevenire danni all’apparato visivo se interviene sin da bambini, coprendo l’occhio sano e spingendo, quindi, quello non attivo a lavorare. Questa ricerca, concludono i due autori, però dimostra per “la prima volta che l’attività fisica aumenta negli esseri umani, a breve termine, la plasticità della corteccia visiva degli adulti”.

Se da un lato è vero che la plasticità neuronale è massima da bambini (durante lo sviluppo), è anche vero che si può – almeno in parte – migliorare la plasticità del cervello degli adulti: nonostante sia molto più limitata, essa resta cruciale per la neuroriabilitazione. Per questo livelli moderati di attività fisica potrebbero contribuire a ottenere risultati migliori a livello visivo.

Fonte originale: Current Biology

Dieta sana, ecco la prima ‘medicina’ naturale

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Dieta sana, ecco la prima ‘medicina’ naturale Secondo l’Oms contribuisce a prevenire, assieme al movimento, una serie di malattie che vanno dal diabete al cancro 17 dicembre 2015 – Esiste una semplice ‘protezione’ contro il diabete (che provoca retinopatia), le malattie cardiache, l’ictus e persino il cancro: un’alimentazione sana, non troppo salata né troppo dolce, ricca di vitamine e senza troppi grassi. L’Oms ha pubblicato il 16 dicembre, nel suo sito ufficiale, una serie di consigli per migliorare il proprio stile di vita sul piano della dieta. Perché mangiare bene migliora la nostra salute e aiuta a prevenire diverse malattie. A questa ‘ricetta’ bisogna però aggiungere l’esercizio fisico regolare. Un adulto su quattro non è sufficientemente attivo nel mondo, ma questa percentuale sale molto tra i giovani: oltre l’80 per cento degli adolescenti non fa abbastanza movimento. Anche l’Italia complessivamente è un Paese pigro, in cui quasi un adulto su due è in sovrappeso oppure è obeso. Quell’alimentazione da tenere d’occhio Quali caratteristiche deve avere una dieta sana secondo l’Organizzazione mondiale della sanità? Per gli adulti le seguenti: 1) mangiare frutta e verdura in abbondanza (almeno 5 porzioni al giorno ovvero più di 400 grammi); 2) meno del 10% dell’apporto calorico deve provenire da zuccheri semplici , il che significa al massimo 12 cucchiaini al giorno di zucchero (circa 50 grammi); 3) meno del 30% dell’apporto calorico deve arrivare dai grassi (preferibili quelli insaturi contenuti, ad esempio, nel pesce, nei girasoli, nelle olive, nelle noci, ecc.); bisognerebbe assumere al massimo 5 grammi di sale iodato al dì (circa un cucchiaino). L’Oms assicura che, se la gente rispettasse questo limite, si potrebbero prevenire ogni anno 1,7 milioni di decessi (ad esempio troppo sale -> aumento della pressione sanguigna -> maggiore rischio di malattie cardiache e di ictus). “Seguire una dieta sana tutta la vita – scrive l’Oms – aiuta a prevenire la malnutrizione in tutte le sue forme e tutta una gamma di malattie e disturbi non trasmissibili. Però una maggiore produzione di cibo lavorato, una rapida urbanizzazione e il cambiamento degli stili di vita hanno condotto a un cambiamento della dieta. La gente ora consuma più cibi ad alto contenuto energetico, di grassi, zuccheri o sale/sodio e molti, nella loro dieta, non assumono abbastanza frutta, verdura e fibre”. Si consideri, inoltre, che secondo uno studio pubblicato su Nature “la maggior parte dei tumori è il risultato di fattori evitabili“ (ad esempio a una dieta errata sono attribuibili il 75% dei casi di cancro colon-rettale). In generale i fattori ambientali causerebbero dal 70 al 90% dei tumori più comuni; dunque lo stile di vita incide di più di quanto non si pensasse in passato (bisogna evitare di fumare, non esporsi troppo al sole e, comunque, proteggersi anche con occhiali scuri a norma di legge, ecc.). Ci sono ancora molti passi in avanti da fare. Ad esempio, in Italia – si legge nel Rapporto Bes 2015 – “la quota di persone in eccesso di peso rimane sostanzialmente stabile nel lungo periodo, con il 44,6% delle persone di 18 anni e più obeso o in sovrappeso. Sebbene il livello sia più basso rispetto alla maggior parte dei Paesi europei, si tratta comunque di una quota considerevole di popolazione. Anche per quanto riguarda il consumo giornaliero di porzioni adeguate di frutta e verdura, cioè in quantità tali da svolgere un ruolo protettivo per la salute, la percentuale di popolazione interessata da questo stile alimentare continua ad essere molto bassa e non accenna ad aumentare (18,1%) anche per una scarsa conoscenza dei rischi connessi a un’alimentazione povera di questi alimenti che è trasversale alle diverse generazioni. Poco meno della metà della popolazione consuma al massimo due porzioni al giorno tra frutta e verdura“. Più esercizio fisico e miglior cibo Lo scarso movimento fisico aumenta, a livello oculare, i rischi di contrarre la degenerazione maculare legata all’età (a partire dai 55 anni può compromettere la visione centrale), la retinopatia diabetica (l’eccesso di zuccheri nel sangue può provocare danni alla retina) e favorisce l’insorgenza della cataratta (opacizzazione del cristallino). Le persone che non praticano abitualmente esercizio fisico dovrebbero iniziare un’attività moderata per poi incrementarla progressivamente. Secondo l’Oms gli adulti dovrebbero praticare l’esercizio fisico almeno due ore e mezzo la settimana, mentre bambini e adolescenti minimo un’ora al giorno (attività da moderata a intensa). Inoltre bisognerebbe mangiare regolarmente non solo frutta e verdura (evitando invece i grassi animali), ma anche pesce azzurro (ricco di Omega-3), che ha un effetto protettivo sulla retina.

Fonti principali: Who (1), Who (2), Bes salute Ultimo aggiornamento: 18 dicembre 2015