Dal 26 al 28 luglio check-up oculistici gratuiti in tre comuni della provincia di Campobasso
La prevenzione della cecità e la diagnosi precoce delle malattie oculari non conoscono soste. Ogni momento è buono anche d’estate. Per questo la sezione di Campobasso dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli ipovedenti ha organizzato nella sua provincia, in collaborazione con la IAPB Italia onlus, tre giorni di controlli oculistici gratuiti.
In Molise si partirà dunque il 26 luglio 2017 presso il comune di Jelsi (CB) a bordo di un’Unità mobile oftalmica; si proseguirà il giorno dopo a San Giacomo degli Schiavoni; si concluderà il 28 luglio a Petacciato, nei pressi della costa molisana. In tutti i casi si rispetterà sempre l’orario 8:30-12:30.
Dal 26 al 28 luglio check-up oculistici gratuiti in tre comuni della provincia di Campobasso
La prevenzione della cecità e la diagnosi precoce delle malattie oculari non conoscono soste. Ogni momento è buono anche d’estate. Per questo la sezione di Campobasso dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli ipovedenti ha organizzato nella sua provincia, in collaborazione con la IAPB Italia onlus, tre giorni di controlli oculistici gratuiti.
In Molise si partirà dunque il 26 luglio 2017 presso il comune di Jelsi (CB) a bordo di un’Unità mobile oftalmica; si proseguirà il giorno dopo a San Giacomo degli Schiavoni; si concluderà il 28 luglio a Petacciato, nei pressi della costa molisana. In tutti i casi si rispetterà sempre l’orario 8:30-12:30.
Però oltre 10 milioni di persone ancora consumano tabacco e il vizio è in ripresa tra i giovani
In Italia circa un adulto su cinque fuma quotidianamente; eppure è uno dei Paesi più virtuosi al mondo sul piano delle campagne pubbliche contro il fumo. È quanto si legge in un nuovo Rapporto pubblicato dall’Organizzazione mondiale della sanità [ [Who Report On The Global Tobacco Epidemic, 2017 ]].
Dunque il Belpaese è in buona compagnia assieme a Usa, Cina, Svizzera, Australia, Gran Bretagna, ecc. Nonostante la solerzia con cui vengono riproposte periodicamente le campagne antifumo – curate a livello statale dal Ministero della Salute e dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri -, secondo l’Istituto Superiore di Sanità il consumo di sigarette è indicativamente stabile nel suo complesso, ma è in ripresa tra i giovani [[che sempre più spesso fanno sigarette a mano comprando tabacco]]. Anche se le immagini “shock” introdotte nel nostro Paese hanno funzionato per qualche tempo da deterrente, il vizio è quindi ancora lungi dal tramontare. Mediamente in Europa ancora fuma un adulto su quattro.
Com’è noto, mentre in Italia esiste un espresso divieto nei luoghi pubblici al chiuso (ad eccezione di aree appositamente dedicate), ancora non è vietato fumare negli spazi aperti, fatta eccezione per le aree antistanti gli ospedali, le scuole e le pertinenze di altri edifici pubblici [vedi [sito del Ministero della Salute]].
Oltre dieci mln di fumatori nello Stivale
Il 19,8% della popolazione dai 14 anni in su, nel 2016, ha dichiarato di essere fumatore (circa 10 milioni 400 mila persone), il 22,6% di aver fumato in passato e il 56,1% di non averlo mai fatto. Mediamente in Italia si fumano 12,5 sigarette al dì. La fascia dei più accaniti va dai 25 ai 44 anni. Lo riporta l’Istat nell’ultima indagine Multiscopo “Aspetti della vita quotidiana” [ Consulta il [sito ufficiale dell’Istat]].
I rischi per la vista
Scrive l’OMS: “Ci sono oltre 4000 sostanze chimiche nel fumo di tabacco, delle quali almeno 250 sono considerate dannose e più di 50 sono note per essere cancerogene”.
Oltre al noto rischio di tumore ai polmoni, all’aumento dei problemi cardiovascolari, pochi sanno che il fumo può causare cecità: è uno dei fattori che aumentano, ad esempio, il rischio di degenerazione maculare legata all’età (che può provocare la perdita della visione centrale) e di cataratta (che invece può essere facilmente operata).
Inoltre, è stato dimostrato che anche il fumo passivo è nocivo, tanto che in Italia esiste una legge che vieta di fumare anche nei luoghi chiusi anche se privati (ad esempio in macchina) se sono presenti minorenni o donne incinte [Vedi [D. Lgs. 12 gennaio 2016, n.6]]. Persino l’eventuale alternativo impiego delle sigarette elettroniche deve essere attentamente considerato.
Tabacco primo fattore di rischio evitabile per la salute
Ogni anno il fumo uccide quasi 700 mila persone solo in Europa (equivalente alla popolazione della città di Francoforte), il che rende il consumo di tabacco il principale rischio evitabile per la salute. Scrive infatti la Commissione europea:
Milioni di cittadini UE soffrono di malattie correlate al fumo, tra cui cancro, malattie cardiovascolari e malattie respiratorie. Circa il 50% dei fumatori muore in media 14 anni prima e chi fuma è affetto per più anni da condizioni precarie di salute nel corso della vita. [ [Commissione europea ]]
Per quanto riguarda il livello mondiale secondo l’OMS:
il tabacco uccide fino a metà dei sui consumatori;
miete ogni anno circa 7 milioni di vittime. Tra queste oltre 6 milioni di questi decessi sono l’effetto diretto del consumo di tabacco, mentre circa 890 mila sono l’effetto secondario sui non fumatori esposti al fumo passivo;
quasi l’80 per cento dei fumatori nel mondo (oltre un miliardo) vive in Paesi a medio e basso reddito. [[WHO]]
Tuttavia circa 4,7 miliardi di persone (circa il 63% della popolazione mondiale) sono raggiunte, secondo l’OMS, da almeno una misura di controllo del consumo di tabacco.
Un numero verde per chi vuole smettere
Il Telefono verde contro il fumo800 554 088 gestito dall’Istituto Superiore di Sanità è anonimo e gratuito: svolge attività di consulenza sulle problematiche legate al tabagismo. Tale servizio è attivo al pubblico dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 16, è un collegamento tra Istituzione e cittadino-utente, un punto d’ascolto e di monitoraggio. Uno strumento utile per combattere un vizio che può nuocere gravemente alla vostra salute.
Studio sulla prevalenza del vizio refrattivo in piccoli di 6 anni. In parte è prevenibile con un migliore stile di vita
Una forte miopia, pari o superiore alle 6 diottrie, quando si presenta prima dei 10 anni d’età potrebbe, in età più avanzata, portare persino a complicanze che sono anche causa di cecità. Un gruppo di ricercatori olandesi si è preso la briga di trovare una relazione tra la diffusione del più comune vizio refrattivo nei bambini e i gruppi socioeconomici a rischio, mettendoli in rapporto con i loro stili di vita. Si è visto che più i piccoli trascorrono del tempo in spazi chiusi, più tendono a sviluppare la miopia [[ovviamente però ci sono anche importanti cause genetiche, ndr]]. Dunque quest’ultima è, almeno parzialmente, prevenibile grazie a uno stile di vita sano.
Come si è svolto lo studio
Un gruppo di 5711 bimbini di sei anni ha partecipato allo studio che prevedeva una visita oculistica comprensiva di misurazione dell’acuità visiva e un esame obiettivo, in modo da identificare i piccoli miopi (≤-0,5 diottrie). Mediante un questionario sono state raccolte le attività abituali, il gruppo etnico e una serie di aspetti rappresentativi dello status socioeconomico familiare.
Risultati
La prevalenza della miopia è risultata essere del 2,4%. Scrivono i ricercatori sul British Journal of Ophthalmology:
Dunque i fattori ambientali, a partire dalle abitudini quotidiane, possono aumentare fortemente il rischio di miopia già a 6 anni. In conclusione “è importante migliorare lo stile di vita nei bambini piccoli che sviluppano la miopia” (o che sono più a rischio perché, ad esempio, entrambi i genitori sono miopi). Il che, tradotto in termini più prosaici, significa che i bimbi devono trascorrere il più possibile tempo all’aria aperta e fare più attività fisica negli spazi esterni. Secondo un precedente studio retrospettivo dell’Università di Cambridge (UK) nei bambini il rischio di miopia si riduce del 2% per ogni ora in più trascorsa all’aperto ogni settimana [Sherwin JC, Reacher MH, Keogh RH, Khawaja AP, Mackey DA, Foster PJ, “The association between time spent outdoors and myopia in children and adolescents: a systematic review and meta-analysis”, [Ophthalmology, 2012 Oct;119(10):2141-51. doi: 10.1016/j.ophtha.2012.04.020, Epub 2012 Jul 17]].
I batteri “amici” C. mast possono indurre la produzione di una proteina segnale essenziale per la difesa dell’occhio, chiamata iinterleuchina-17 (IL-17) [[si tratta di una citochina che svolge un ruolo importante nel processo infiammatorio, ndr]], che a sua volta attira globuli bianchi (neutrofili) verso la congiuntiva e stimola il rilascio di agenti con proprietà antimicrobiche nelle lacrime [[in particolare proteine secondo lo studio citato, ndr]]. Quindi quei batteri “alleati” – che vivono sulla cornea per lunghi periodi – lanciano l’allarme e attivano un sistema di protezione della superficie oculare fondamentale per difenderci, ad esempio, dalla Candida albicans (un fungo) o dall’infezione provocata da Pseudomonas aeruginosa.
I ricercatori diretti da Rachel R. Caspi, che lavora presso il National Eye Institute statunitense, spiegano:
Le nostre scoperte dimostrano in modo diretto che esiste un microbioma commensale residente sulla superficie oculare e identificano i meccanismi cellulari che hanno effetti sull’omeostasi oculare a livello immunitario e sulla difesa dell’organismo ospite.
Grazie a precedenti studi erano già state identificate una media di 221 specie di batteri che vivono sulla superficie oculare di ogni essere umano. Saranno tuttavia necessarie ulteriori ricerche per chiarire le esatte dinamiche che regolano il microbioma oculare ed eventuali sue alterazioni indotte da agenti patogeni.
In una clinica americana tre casi di perdita della vista per una cura impropria dell’AMD. Ne parla il NEJM
Si può diventare ciechi sottoponendosi a un trattamento sperimentale con le cellule staminali? È ciò che è accaduto in una clinica americana, dove tre persone hanno perso la vista nel tentativo di migliorarla: avevano già ricevuto una diagnosi di degenerazione maculare legata all’età (AMD) e soffrivano di una forma considerata incurabile; quindi sono state effettuate iniezioni intravitreali oculari a base di cellule staminali ricavate dal loro stesso grasso.
Le ‘cellule staminali’ derivate dal tessuto adiposo vengono impiegate sempre più spesso da ‘cliniche’, sia negli Stati Uniti che altrove, per trattare una serie di patologie. Abbiamo valutato tre pazienti in cui si è verificata – in una clinica americana di questo tipo – una grave perdita bilaterale della vista in seguito a iniezioni intravitreali di staminali autologhe derivate dal tessuto adiposo. [[Il testo dei ricercatori prosegue: “In questi tre pazienti l’ultima acuità visiva documentata sull’ottotipo di Snellen variava dai 20/30 [circa 7/10] ai 20/200 [=un decimo]. La grave perdita della vista, avvenuta nei pazienti in seguito all’iniezione, è stata associata a ipertensione oculare, emorragia causata da retinopatia ed emorragia vitreale associata a trazione e a distacco di retina regmatogeno o a dislocazione del cristallino. Dopo un anno l’acuità visiva dei pazienti era compresa tra un decimo e l’assenza di percezione della luce” . (Fonte: Kuriyan AE, Albini TA, Townsend JH, Rodriguez M, Pandya HK, Leonard RE 2nd, Parrott MB, Rosenfeld PJ, Flynn HW Jr, Goldberg JL, “Vision Loss after Intravitreal Injection of Autologous ’Stem Cells’ for AMD”, N Engl J Med. 2017 Mar 16;376(11):1047-1053. doi: 10.1056/NEJMoa1609583)]]
Allo stato attuale le uniche cellule staminali considerate clinicamente efficaci a livello oculare sono quelle corneali per rigenerare la superficie dell’occhio in seguito, ad esempio, a gravi causticazioni chimiche. Al contrario nel mondo non esiste oggi alcun trattamento con staminali retiniche considerato clinicamente efficace.
Ci sono gruppi di ricerca anche molto seri che ci stanno lavorando, ma per ora gli unici esperimenti incoraggianti sono stati effettuati su cavie animali. Al contrario una sperimentazione effettuata in Giappone su persone affette da AMD secca, con tanto di beneplacito del Ministero della Salute nipponico, è stata interrotta a causa di effetti avversi. Tra i rischi potenziali non c’è solo la cecità, ma persino la possibilità di indurre un tumore.
Lo studio è stato effettuato su cavie di laboratorio (topi), divise in tre gruppi: il gruppo è stato alimentato con cibi non integrali (ricchi di zuccheri e carboidrati); il secondo ha seguito una dieta ipoglicemica a base di alimenti integrali, mentre; il terzo gruppo è passato da una dieta “zuccherina” (iperglicemica) a una dieta ipoglicemica. Con grande sorpresa dei ricercatori anche un cambiamento tardivo dello stile alimentare – che prevedeva una riduzione dell’apporto dei carboidrati (soprattutto di quelli raffinati) – ha avuto un impatto positivo sulla malattia oculare, limitando decisamente ulteriori danni retinici correlati invece a una glicemia elevata.
In conclusione i ricercatori danno, nella loro pubblicazione scientifica (PNAS), un consiglio pratico:
La semplice sostituzione di cibi ad alto indice glicemico (come il pane bianco) con alimenti a basso indice (come il pane integrale) può ridurre significativamente i picchi glicemici, senza richiedere un cambiamento complessivo dello stile alimentare.[[Taylor A et al., “Involvement of a gut-retina axis in protection against dietary glycemia-induced age-related macular degeneration”, Proc Natl Acad Sci U S A (PNAS), 2017 May 30;114(22):E4472-E4481. doi: 10.1073/pnas.1702302114. Epub 2017 May 15]]
Le persone più a rischio, ovvero quelle che hanno altri parenti affetti da AMD e fumatori, si ricordino di queste parole, anche se i risultati dovranno comunque essere confermati sugli esseri umani. Anche chi già ne fosse affetto potrebbe trarre giovamento da una dieta più sana e meno ricca di zuccheri ma, innanzitutto, dovrà smettere di fumare.
Il Polo Nazionale e la Clinica oculistica del Gemelli hanno effettuato un’accurata analisi della retina degli ipovedenti, studiando anche le capacità di lettura
Pensate a una malattia come la maculopatia di Stargardt. Le persone che ne sono affette presentano grandi difficoltà nella lettura, sono abbagliate alla luce del sole e le loro capacità visive s’indeboliscono progressivamente in una età giovanile e lavorativa, in particolare al centro del campo visivo. Cosa si può fare? Oggi non si conosce una cura, trattandosi di una distrofia retinica geneticamente trasmessa, ma si può imparare a sfruttare al meglio le proprie capacità visive residue, ritrovando fiducia in se stessi e migliorando la propria qualità della vita. Tutto questo grazie alla riabilitazione visiva.
Lo studio scientifico
Quindici persone affette dalla malattia di Stargardt sono state sottoposte – presso il Polo Nazionale di Servizi e Ricerca per la Prevenzione della Cecità e la Riabilitazione Visiva degli Ipovedenti e nella Clinica oculistica del Policlinico A. Gemelli di Roma – a una visita oculistica completa e a una serie di esami diagnostico-strumentali quali OCT, autofluorescenza del fondo oculare (FAF) e microperimetria.
Gli specialisti hanno individuato, mediante la loro accurata analisi, una correlazione significativa tra l’ingrandimento utilizzato, la velocità di lettura e la sensibilità retinica. Quest’ultima è fondamentale per la valutazione della capacità visiva residua degli ipovedenti che, in media, avevano 42,6 anni, con una storia della malattia di almeno un lustro.
Nel loro articolo scientifico pubblicato sul Canadian Journal of Ophthalmology i medici oculisti e gli ortottisti del Polo Nazionale e del Gemelli hanno, quindi, concluso:
L’attività residua degli strati retinici esterni, nell’area di fissazione eccentrica, sembra correlata all’ingrandimento richiesto e alla velocità di lettura. L’identificazione dei parametri morfo-funzionali è utile per elaborare un programma riabilitativo personalizzato.
Istituito il Comitato tecnico nazionale per la prevenzione della cecità
Raccogliere dati sulle menomazioni della vista, prevenire la cecità, sviluppare linea guida per evitare la disabilità visiva (ipovisione compresa) e promuovere campagne d’informazione sulle malattie oculari. Sono queste le missioni principali del nuovo organo creato dal Ministero della Salute presso la Direzione generale della prevenzione sanitaria. Grazie a un Decreto ministeriale [[del 13 giugno 2017, a firma del Ministro Beatrice Lorenzin, ndr]], infatti, è stato istituito il Comitato tecnico nazionale per la prevenzione della cecità. La riunione d’insediamento si è tenuta il 3 luglio 2017 presso il Dicastero della Salute. Tra gli ultimi appuntamenti segnaliamo quello che si è tenuto l’11 giugno 2018.
Tra l’altro porta avanti – si legge del Decreto istitutivo – iniziative di “monitoraggio delle iniziative di cooperazione internazionale svolte dagli enti e dalle associazioni italiane per la prevenzione delle menomazioni della vista nei Paesi in via di sviluppo e nelle aree povere, in armonia con le linee guida OMS”. Inoltre punta ad attuare il Piano Nazionale di prevenzione 2014-2018, in particolare col seguente obiettivo:
“Prevenire le conseguenze dei disturbi neurosensoriali” (ipovisione e cecità), basato sullo screening oftalmologico pediatrico in due momenti importanti: la nascita e l’età di 3 anni; [si aggiungano inoltre] conseguenti iniziative di prevenzione di disturbi della vista in età prescolare e scolare.
La promozione e l’orientamento dei programmi d’informazione e prevenzione dovranno essere in accordo con l’azione dell’Organizzazione mondiale della sanità, in particolare col Global Action Plan 2014-2019, in modo da favorire la prevenzione primaria (campagne d’informazione per ridurre o rimuovere i fattori di rischio delle malattie oculari), la prevenzione secondaria (sviluppo e diffusione di metodi per la diagnosi precoce di patologie oftalmiche a impatto sociale [come la [retinopatia diabetica, la degenerazione maculare legata all’età e il glaucoma]]) e la prevenzione terziaria (riabilitazione visiva).
Il Comitato tecnico nazionale per la prevenzione della cecità è composto da 18 esperti, tra cui il Presidente Mario Stirpe della Fondazione Bietti. Tra i suoi componenti si annoverano Filippo Amore (Polo Nazionale per la Riabilitazione Visiva); Filippo Cruciani (Polo); Silvio Mariotti (OMS); Serena Battilomo, Raniero Guerra e Filippo Cicogna (Ministero della Salute); Giuseppe Castronovo (Presidente della IAPB Italia onlus); Emilio Balestrazzi (già primario di Oculistica al Gemelli); Francesco Bandello (San Raffaele di Milano); Mario Angi (CBM); Teresio Avitabile (Università di Catania); Leonardo Mastropasqua (Università di Chieti); Edoardo Midena (Università di Padova); Paolo Nucci (Università di Milano); Giovanni Staurenghi (Ospedale Fatebenefratelli Sacco di Milano); Monica Varano (IRCSS Fondazione G. B. Bietti) e Gianni Virgili (Ospedale Careggi di Firenze).
Servizio di Medicina33 (Tg2) sulle maculopatie e le attività del Polo Nazionale
Come vive chi è affetto da maculopatia e cosa può fare? La malattia, che colpisce il centro della retina, può avere un’evoluzione drammatica: inizialmente si distorcono le immagini al centro del campo visivo e poi compare un’area di non visione centrale (scotoma). Insomma, questa patologia – che in realtà ne comprende una serie: la più comune è la degenerazione maculare legata all’età (AMD) – provoca la perdita della visione al centro del campo visivo: non si possono più riconoscere i volti delle persone, non si può più guidare… (Continua a leggere).