Occhio bionico, recuperate alcune capacità visive

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Studiati malati di retinite pigmentosa con una protesi retinica “bionica”: la plasticità cerebrale preservata anche dopo anni di cecità

cervello-aree_attive_prima_e_dopo_impianto_protesi_retinica-fonte-plos_biology.jpgSi può “reimparare” a vedere dopo anni trascorsi nella cecità? Negli adulti la risposta è affermativa. Per diversi anni ricercatori italiani hanno studiato – nell’ambito di un progetto europeo guidato dall’Università di Pisa – sette malati di retinite pigmentosa (60 anni di media) dotati di “occhio bionico”: avevano subito un intervento chirurgico per l’impianto di una protesi elettronica collocata sopra le retina (“protesi epiretinica”). Sei di essi hanno potuto vedere nuovamente qualcosa (ad esempio luci, linee, grandi scritte e sagome).

Procedura

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Come hanno fatto gli studiosi a capire quanto si fossero riattivati i circuiti neuronali della visione? Con la risonanza magnetica funzionale hanno misurato l’apporto di sangue alle diverse aree cerebrali grazie ai livelli di ossigeno registrati.

Allenandosi opportunamente a vedere (riabilitazione visiva specifica) col campo visivo centrale (una ventina di gradi) le persone sono state in grado di recuperare almeno in parte le loro capacità visive (in bassa risoluzione, in scale di grigio e per flash successivi).

I ricercatori su Plos Biology scrivono:

Dimostriamo che la corteccia visiva degli adulti riesce a mantenere un grado di plasticità ed è capace di riorganizzare la sua risposta per elaborare nuovi input anormali dopo molti anni di deprivazione [sensoriale] in età adulta. Una più intensa risposta di tipo BOLD [Blood Oxygen Level Dependent ossia dipendente dai livelli di ossigeno che arrivano alle diverse zone del cervello a seconda del flusso emodinamico] richiede, per manifestarsi, molto tempo di addestramento intensivo, essendo maggiore in quei soggetti che sfruttano il dispositivo protesico più intensamente e per un tempo prolungato.
I nostri dati dimostrano che il training con l’Argus II dà luogo a più miglioramenti di quanto osservato precedentemente.

La nuova pubblicazione scientifica si colloca in un orizzonte più ampio di un progetto europeo quinquennale (2014-2018) nel campo delle neuroscienze cognitive: s’intitola “Plasticità sensoriale precoce e adattabilità corticale negli adulti”. Coinvolge, tra gli altri, l’Università di Firenze (Azienda ospedaliero-universitaria Careggi-Oculistica), l’Ateneo di Oxford, il CNR, la Fondazione Stella Maris, l’Ospedale pediatrico Meyer. Il progetto è guidato dall’Università di Pisa (Dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia).

Scrivono gli autori dell’articolo scientifico su Plos Biology:

Per quanto è a nostra conoscenza si tratta del primo studio che monitora i cambiamenti neuronali nelle aree visive dei pazienti dopo l’impianto retinico, rivelando una capacità di risposta agli input visivi ripristinati dopo anni di deprivazione [visiva].

Fonti: Castaldi E, Cicchini GM, Cinelli L, Biagi L, Rizzo S, Morrone MC (2016), “Visual BOLD Response in Late Blind Subjects with Argus II Retinal Prosthesis”, PLoS Biol. 14(10): e1002569. doi:10.1371/journal.pbio.1002569; Pisa Vision Lab

Oltre 1,2 milioni d’ipovedenti solo in Italia

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Sono 246 milioni nel mondo secondo l’Oms. Presentato in Sud Africa l’Atlante della Visione IAPB

ipovisione_nel_mondo-web.jpgÈ un’enorme platea silenziosa di persone: sono gli ipovedenti, ben 246 milioni nel mondo e più di 1,2 milioni solo in Italia. Vedono pochissimo e sono spesso invisibili, ma ora c’è una mappa che almeno li rende visibili sotto il profilo della presenza percentuale in ogni Paese del mondo. È stato presentato il 27 ottobre a Durban, in Sud Africa, l’Atlante della Visione della IAPB: fornisce anche per l’Italia l’incidenza degli ipovedenti (una prevalenza dello 0,9% sulla popolazione) e la relativa fascia d’appartenenza. L’occasione è stata quella dell’Assemblea generale dell’Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità.

Panorama ipovisione negli altri Paesi

ipovedente-giapponese-lettura-web.jpgSolo il Giappone riesce ad avere una prevalenza d’ipovedenti bassissima (0,4%, pari a oltre 1,3 milioni di persone). La maggior parte dei Paesi europei, ad eccezione di quelli dell’Est [[In Polonia la prevalenza degli ipovedenti raggiunge l’1,7% (oltre un milione d’individui), all’incirca pari all’Ucraina (1,6%, oltre 1,2 milioni persone)]], si attesta invece tra lo 0,5% e l’1% della popolazione.

Globalmente la presenza più alta d’ipovedenti si registra nell’Asia meridionale (India, Pakistan, Afghanistan, ecc.) e nell’Africa centro-settentrionale (Egitto, Marocco, Mali, Niger, Somalia, Etiopia, ecc.). Nel subcontinente indiano, poi, si tocca un numero record: oltre 58,5 milioni di persone che vedono pochissimo su una popolazione che supera gli 1,2 miliardi. Anche in Cina ce n’è un numero molto elevato (quasi 32 milioni d’ipovedenti), pur essendo la loro prevalenza circa un terzo di quella indiana (2,3% contro il 6,7%).

Nei Paesi mediterranei il panorama è variegato. Prendiamo, ad esempio, la Turchia: ha una prevalenza del 3,1%, mentre il loro numero assoluto sfiora gli 1,8 milioni. Il record negativo appartiene all’Egitto nel Mare Nostrum: con l’8,8% della popolazione, conta più di 5,2 milioni d’ipovedenti.

Cause principali di disabilità visiva

Ci si può chiedere quali siano le cause principali di cecità e ipovisione nel mondo (285 milioni di persone sono considerate disabili visivi). Secondo l’Oms all’origine dell’ipovisione, in un caso su due, c’è la cataratta (spesso reversibile grazie a un’operazione chirurgica, ma nei Paesi in via di sviluppo spesso non ci sono i mezzi per effettuarla); anche il glaucoma (9%) e la degenerazione maculare legata all’età (AMD, 6%) possono provocare seri danni visivi.

Il glaucoma può causare un restringimento progressivo del campo visivo, mentre l’AMD può provocare la perdita della visione centrale. Anche la retinopatia diabetica è una causa importante di disabilità visiva, soprattutto in età lavorativa: può essere prevenuta mediante un corretto controllo del diabete a livello sistemico (mantenendo la glicemia nella norma) ed effettuando controlli oculistici periodici.

Fonti: IAPB Atlas, WHO

Ue, la ricerca della dieta più salutare

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Il consumo di frutta e verdura va incrementato: oltre l’85% degli europei non ne mangia almeno cinque porzioni al giorno

frutta-donna-occhi_azz-verticale-foto_di_freedigitalphotos.net.jpgFanno bene, ma non vengono mangiate in quantità adeguata. Chi tra noi arriva assume almeno cinque porzioni di frutta e verdura ogni giorno? Eppure è questa la quantità giornaliera raccomandata da alcuni esperti.[In realtà l’OMS raccomanda 400 grammi al dì di frutta e verdura (escludendo naturalmente le patate e altri tuberi), al fine di prevenire le malattie croniche ed evitare o contenere deficienze di micronutrienti specialmente nei Paesi in via di sviluppo: [approfondisci]] Eurostat [[ufficio statistico dell’Unione europea]] ora “fotografa” i comportamenti più o meno virtuosi del Vecchio Continente.

GB prima della classe nelle 5 porzioni minime

A battere il record delle cinque porzioni quotidiane è il Regno Unito (circa un terzo della popolazione aderisce alla “prescrizione”), mentre Romania (col 3,5%) e Bulgaria (col 4,4%) sono il fanalino di coda dell’Unione. Una nuova campagna Ue – basata sulle raccomandazioni dell’Oms – sottolinea che le persone dovrebbero consumare un “minimo di 400 grammi al giorno di frutta e verdura”.

Più moderazione nei Paesi mediterranei

Molti Paesi mediterranei – dalla Spagna all’Italia – sono sotto la media Ue per quanto riguarda le cinque porzioni, però primeggiano nella fascia da uno a quattro porzioni al dì. Tanto per farsi un’idea poco più della metà dei cittadini dell’Unione europea (51,4%) consuma da una a quattro porzioni di frutta/verdura ogni giorno, ma solo un settimo arriva alla regola aurea di almeno cinque porzioni (14,1%), mentre oltre un terzo degli intervistati dai 15 anni in su (34,4%) non ne mangia affatto quotidianamente. Quest’ultimo atteggiamento poco lodevole è tenuto dai due terzi dei rumeni (65,1%), mentre il Belgio è molto più ligio (16,5%): è il primo Paese Ue nella fascia 1-4 porzioni al dì (mangia questa quantità il 71,2% della popolazione). arance-verticale.jpg

Dieta sana, miglior vista

Consumare pesce, verdure a foglia larga, mirtilli e carote può contribuire a mantenere una buona vista (anche notturna), in particolare proteggendo la retina. Inoltre una dieta “verde” difende da diversi problemi di salute e probabilmente aiuta persino a prevenire il glaucoma (vedi notizia). Secondo la rivista scientifica Plos One assumere regolarmente verdure può contribuire a prevenire anche la forma meno grave di diabete (il tipo 2) in misura compresa tra il 16% e il 34%.

OMS: la buona dieta, istruzioni per l’uso

Oltre a mangiare frutta e verdura in abbondanza (anche mezzo chilo al giorno può andar bene), secondo l’Organizzazione mondiale della sanità bisogna limitare il sale a un massimo di 5 grammi al dì. I grassi non dovrebbero eccedere il 30% dell’apporto calorico, mentre gli zuccheri non devono superare il tetto del 10%.

Fonti principali: Eurostat, Plos One, WHO

Se i diabetici saltano la visita

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Negli Usa il 58% dei diabetici non si sottopone a controllo oculistico annuale: rischiano seri danni retinici

retinopatia_diabetica_visione_alterata-macchie-tablet-web-300pix.jpgLa vista corre troppi rischi senza l’oculista. Soprattutto per i diabetici – che devono tenere sotto controllo la glicemia [concentrazione di zuccheri nel sangue, ndr]] – il controllo oculistico annuale è doveroso (oltre a quello del diabetologo). Tuttavia molti americani si trascurano: l’American Academy of Ophthalmology (AAO) denuncia che il 58% dei diabetici non si reca annualmente dallo specialista degli occhi, che può individuare precocemente eventuali “firme” del diabete sulla retina (segni di [retinopatia diabetica).

Eppure, scrive l’AAO, “le persone con diabete hanno un maggiore rischio di sviluppare gravi malattie oculari”, che nei casi estremi possono causare ipovisione o cecità. Senza parlare di altri possibili danni agli organi vitali se il diabete è scompensato (cardiaci, cerebrali, renali, ai piedi, ecc.).

Cosa hanno fatto i ricercatori

I ricercatori – collaboratori del Centers for Disease Control and Prevention – hanno esaminato quasi 2000 persone dai 40 anni in su. Hanno rilevato, nel corso di quattro anni, che gli “affetti da retinopatia diabetica avevano una probabilità del 30 per cento superiore che si sottoponessero nuovamente a controllo oculistico”.

“Pandemia” diabete, serve più prevenzione

Scrive l’American Academy:bandiera-usa-animata-2.gif

Un americano su dieci è affetto da diabete [[invece nel mondo, secondo l’OMS, i diabetici sono 422 milioni. In Italia le stime variano tra i 3 e i 5 milioni (quest’ultima cifra tenendo conto anche dei non diagnosticati), ndr]] e corre un rischio maggiore di disabilità visiva a causa della retinopatia diabetica ([importante] patologia oculare). La malattia può portare anche ad altre complicanze oftalmiche che, se non trattate in tempo, possono portare a cecità. Fortunatamente esaminare almeno annualmente il fondo oculare con dilatazione della pupilla consente, nel 95 per cento dei casi, di prevenire la perdita della vista correlata al diabete.

Le persone con patologie meno gravi e senza problemi oculari è meno probabile che seguano le raccomandazioni degli oculisti. Ha dichiarato Ann P. Murchison (Wills Eye Hospital, Usa):

La perdita della vista è tragica, specialmente quando è prevenibile. Questo è il motivo per cui vogliamo sensibilizzare e rassicurare le persone con diabete, in modo che comprendano l’importanza delle visite oculistiche regolari.

Fonte: AAO

La IAPB Italia in Sud Africa

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Dal 27 al 30 ottobre decima assemblea generale dell’Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità a Durban

iapb-durban-logo-2016-verticale.jpg Oltre 1000 delegati provenienti dai quattro angoli nel mondo. Si sono dati appuntamento in Sud Africa, per l’esattezza a Durban, dal 27 al 30 ottobre 2016. Qui si è tenuta, infatti, la decima assemblea generale dell’Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità-IAPB.

Prevenzione oftalmica sotto i riflettori

Si tratta del principale evento globale dell’anno nel campo della prevenzione delle malattie oculari, in occasione del quale si è discusso di sanità pubblica e, in particolare, di cecità e ipovisione, evitabili nell’80 per cento dei casi su scala globale.

Più forti insieme

ga-iapb-durban_sud_africa-plenaria-web.jpgCol tema “più forti insieme” [[Stronger together, ndr]] sullo sfondo, la IAPB ha evidenziato il valore dell’assistenza oftalmica e delle partnership tra diverse realtà. L’evento era rivolto ai professionisti del settore: dagli oculisti agli esperti di sanità, passando per diversi opinion leaders.

Hanno preso parte all’evento due componenti della direzione dell’Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità-Sezione italiana (Vicepresidente M. Corcio e Segretario generale T. Melchiorre) nonché il Dirigente medico del Polo Nazionale per la Riabilitazione Visiva (il dott. F. Amore).

L’Assemblea generale della IAPB si tiene ogni quattro anni: l’edizione precedente si tenne in India (a Hyderabad) nel 2012.

L’Atlante della visione

Il pomeriggio del 27 ottobre è stato presentato dalla IAPB l’Atlante della Visione: rappresenta graficamente, Paese per Paese, l’incidenza degli ipovedenti e dei ciechi sul totale della popolazione (tecnicamente detta “prevalenza”). Mentre per quanto riguarda i ciechi l’Italia è nella fascia più bassa, per gli ipovedenti il numero è relativamente elevato (oltre un milione e duecentomila di persone vedono pochissimo, 246 milioni nel mondo secondo l’Oms).

Gli interventi

Bob McMullan, Presidente mondiale della IAPB
Bob McMullan, Presidente mondiale della IAPB
Tra l’altro si sono avuti in programma – tra gli oltre 200 relatori – gli interventi di Bob McMullan (Presidente mondiale della IAPB); Astrid Stuckelberger, scienziata dell’Institute of Global Health; Rupert Bourne, coordinatore ed esperto del Vision Loss Expert Group (VLEG); Yoswa M. Dambisya, Direttore generale della comunità sanitaria dell’Africa centrale, orientale e meridionale (ECSA-HC). Una recente pubblicazione scientifica di quest’ultimo – intitolata “Un’analisi politica delle risorse umane dedicate alla salute in Africa” – fa luce sulle diverse ragioni per le quali nel continente è in corso una crisi correlata alla carenza di personale sanitario (ad esempio ci sono pochi medici oculisti). Il Direttore Dambisya spiegadambisya-direttore_generale_ecsa-hc.png:

Nonostante il riconoscimento globale da parte di tutte le parti interessate (stakeholders) circa la gravità e l’urgenza data dalla scarsità di personale sanitario in Africa, sono stati fatti pochi progressi per migliorare la copertura sanitaria in molti dei Paesi africani colpiti dalla crisi dovuta alla mancanza di specialisti.

Ben 57 Stati si trovano, in Africa (tra cui 37 subsahariani), in una situazione critica dovuta all’estrema carenza di personale sanitario, in particolare di medici[[OMS 2011]].

I corsi

ga-iapb-durban_sud_africa-s.mariotti-oms-web.jpgIn occasione dell’Assemblea generale della IAPB si sono svolti anche corsi specialistici, tra cui uno dedicato alla retinopatia diabetica che, secondo l’OMS, è una delle principali cause di cecità e ipovisione al mondo.

Scrivono gli esperti:

L’epidemiologia del diabete ha mostrato un aumento significativo della malattia e ciò ha richiesto un grande cambiamento nella gestione dei servizi dedicati al diabete mellito (DM), concentrandosi in particolare sull’assistenza sanitaria primaria. Ciò, a sua volta, ha evidenziato la necessità di un innalzamento proporzionale del livello e della qualità dei servizi offerti per diagnosticare e gestire la retinopatia diabetica, ponendo sfide significative ai servizi d’assistenza oftalmologica della maggior parte dei Paesi.

Infine c’è il problema dell’edema maculare diabetico, che colpisce circa il 6,8% dei diabetici ed è un’importante causa di perdita della vista, in particolare in correlazione alla maggiore diffusione del diabete di tipo 2 (il diabete alimentare, che non richiede somministrazione d’insulina).

PROGRAMMA

Fonte principale: iapb.org

Ipovedenti sotto i riflettori a Roma

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Sabato 22 ottobre quarto seminario nazionale all’Università Sapienza di Roma dedicato ai disabili visivi più numerosi

ipovedente_con_tablet-web-300pix.jpg“La parola agli ipovedenti”: così s’intitola il quarto seminario nazionale a loro dedicato, che si è tenuto il 22 ottobre 2016 a Roma presso l’Università Sapienza-Policlinico Umberto I. Dagli aspetti normativi per arrivare alle dinamiche familiari, passando per i vissuti dei disabili visivi in ambito scolastico e lavorativo, fino a un progetto di riabilitazione visiva a domicilio (chiamato Eye Fitness). I protagonisti sono stati oculisti, ortottisti, psicologi e, naturalmente, gli stessi ipovedenti, con relazioni e preziose testimonianze sulle loro problematiche. (Leggi tutta la notizia)





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Quel cheratocono “curato” col trapianto lamellare

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Un’équipe olandese ha testato con successo il trapianto di un solo strato corneale

cheratocono-photospipfb8886668f99f457b36ec3dc4e9f8282.jpgLa superficie oculare diventa sempre più sporgente fino ad assumere la forma di un cono, alterando la visione. È il cheratocono, una malattia oculare che colpisce una persona su duemila e può causare serie aberrazioni visive fino a importanti danni corneali.

Negli ultimi anni i progressi della scienza medica hanno consentito di trovare nuove soluzioni accanto a quella tradizionale del trapianto di tutta la cornea (detta “a tutto spessore” o “cheratoplastica perforante”): sicornea_trapiantata-web-2-photospip5ed9c061371cf25ab14e5fd5e597256c.jpg trapianta solo uno strato corneale (lembo), ad esempio la membrana di Bowman. È quello che ha fatto un’équipe olandese, che ha poi constatato dei buoni risultati a distanza di tempo.

Scrive l’American Academy of Ophthalmology:

Dopo aver trattato 19 pazienti e averli seguiti per 5 anni, i ricercatori hanno concluso che il trattamento [=il trapianto della membrana di Bowman] ha migliorato la vista dei pazienti e ha stabilizzato la visione nel 90 per cento degli occhi.

Tra le altre soluzioni alternative al trapianto compare anche il cross-linking, una tecnica che consente di rafforzare la cornea grazie alla vitamina B2 che reagisce ai raggi ultravioletti.

Fonti: AAO, Cornea

Più dieta mediterranea, minor rischio di AMD

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Mangiare frutta, verdura, pesce e bere caffè ridurrebbe di oltre un terzo il rischio di degenerazione maculare correlata all’età

arance-verticale.jpgUna dieta sana, soprattutto se mediterranea, aiuta a prevenire la cecità e, in particolare, riduce il rischio di essere colpiti da degenerazione maculare correlata all’età (AMD) di oltre un terzo (in chi mangia regolarmente frutta, verdura, pesce e beve caffè). Lo hanno sottolineato ricercatori che hanno partecipato al Coimbra Eye Study, in occasione dell’ultimo meeting annuale dell’American Academy of Ophthalmology che si è svolto a Chicago (Usa) dal 15 al 18 ottobre 2016.

Benessere vitaminico

In passato – scrivono i medici – “è stato dimostrato che una dieta [corretta] migliorafrutta-donna-occhi_azz-verticale-foto_di_freedigitalphotos.net.jpg la salute cardiaca e riduce il rischio di cancro”. Quindi – proseguono – per verificare se ci fossero benefici anche sulla salute oculare

un campione di popolazione portoghese è stato studiato per capire se l’aderenza alla dieta incidesse sul rischio di AMD. Le loro scoperte hanno rivelato una riduzione significativa del rischio in coloro che seguono una dieta mediterranea con più frequenza e, in particolare, tra chi assume più frutta e caffeina.

No smoking, please!

Inoltre precedenti studi hanno concluso che chi fuma dovrebbe smettere subito, soprattutto se è più a rischio (altri familiari affetti). Infine la pratica sportiva regolare aiuterebbe a tardare l’insorgenza della patologia. Insomma, la prevenzione si può fare ogni giorno adottando uno stile di vita sano.

A me piace mediterraneo

Ci sono conferme provenienti anche da altri studi riguardo all’importanza della dieta mediterranea. Ad esempio, nel 2015 una ricerca condotta da due centri universitari di Boston (Tufts, Harvard University) su 2525 persone ha concluso (tenendo conto anche dell’apporto di grassi sani in rapporto a quelli dannosi)[[Merle BM, Silver RE, Rosner B, Seddon JM, “Adherence to a Mediterranean diet, genetic susceptibility, and progression to advanced macular degeneration: a prospective cohort study”, Am J Clin Nutr. 2015 Nov;102(5):1196-206. doi: 10.3945/ajcn.115.111047. Epub 2015 Oct 21]]:

Un’aderenza maggiore a una dieta mediterranea è stata associata con un ridotto rischio di progressione verso un’AMD allo stadio avanzato, che varia a seconda della predisposizione genetica.

Fonti: AAO, Am J Clin Nutr.

Servono più controlli contro la retinopatia diabetica

Visita oculistica

Negli Usa meno della metà degli adulti diabetici a basso reddito si sottopone a controlli oculistici

visita_oculistica_ragazze_umo_hdr-photospip4cb726d4dc08ae64f5eb837f18aeee8e.jpgNegli Stati Uniti solo il 55% circa degli adulti diabetici a basso reddito si è sottoposto a un esame retinico che permette di evitare la cecità. L’allarme è stato lanciato da La Biomed, un’organizzazione no-profit californiana che riunisce circa 100 ricercatori.

Costi e depressione i due problemi

I due ostacoli principali riferiti dai pazienti sono la depressione e, negli Usa, i costi eccessivi per i controlli regolari, che tra l’altro consentono una diagnosi diretinopatia_diabetica_visione_alterata-macchie-tablet-web-300pix.jpg retinopatia diabetica. Inoltre secondo i ricercatori occorre una maggiore consapevolezza dell’importanza dei controlli medici periodici, in particolare di quelli oculistici. Una corretta gestione del diabete (diagnosi precoce, visite di controllo) può consentire di prevenire la cecità efficacemente.

Serve più informazione specialmente tra i meno abbienti

retinopatia_diabetica-fundus_oculi-photospipe58febebf380e9717223c34165fd3ef1.jpgDunque – conclude il nuovo studio – è importante coinvolgere in un’azione di informazione e sensibilizzazione sia i gruppi meno abbienti che i loro medici. Il fine è quello di incrementare i tassi di controllo della retinopatia diabetica, sempre con l’obiettivo di evitare la cecità.

Fonte: labiomed.org

Ministro Lorenzin: i nuovi LEA sono realtà

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OK ai Livelli Essenziali d’Assistenza, con tanto d’inclusione della riabilitazione visiva

ministro_lorenzin_audizione_camera-ottobre_2016-fotogramma.jpg“L’aggiornamento di Livelli Essenziali di Assistenza è finalmente realtà dopo 15 anni, il nuovo nomenclatore delle protesi dopo 17 anni”. Ha esordito così il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin durante un’Audizione che si è tenuta presso la Camera dei Deputati lo scorso 5 ottobre di fronte alla Commissione Affari sociali (Aula Commissione Lavoro).

Tra l’altro, ha aggiunto la titolare del Dicastero, “è stata difatti già istituita – con decreto del 16 giugno 2016 – la Commissione nazionale per l’aggiornamento dei LEA, con il compito di monitorarne continuamente il contenuto”.

Tra l’altro sono previsti anche screening alla nascita per individuare, ad esempio, in modo tempestivo un’eventuale sordità oppure la cataratta congenita.

Questi nuovi Livelli Essenziali d’Assistenza sono stati pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale. Tra l’altro è previsto anche il monitoraggio della loro applicazione grazie all’istituzione di una speciale Task Force ministeriale.

L’iter seguito

Lo schema di Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri è stato già approvato dalla Conferenza stampa Stato-Regioni all’inizio di settembre 2016. Dopo il necessario passaggio in Parlamento, è stato firmato a gennaio 2017 non solo dal Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, ma anche dal Ministro Padoan e dal Presidente del Consiglio Gentiloni. La pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, dopo l’ok della Corte dei Conti, è avvenuta il 18 marzo 2017.

Nei LEA si parla, tra l’altro, della modalità d’erogazione delle protesi (“ausili protesici”). Non si tratta solo di malattie croniche, ma anche d’innovazione tecnologica e organizzativa. Prevenzione, diagnosi e cure restano, nel complesso, un orizzonte di riferimento. Tuttavia gli oculisti hanno manifestato più di una preoccupazione riguardo alla possibile cancellazione della visita oculistica completa (comprensiva di fondo oculare) per i diabetici.

Le promesse

Il Ministro Lorenzin ha fatto anche alcune promesse. Innanzitutto quella di “promuovere la riduzione della spesa che non si traduca nella riduzione dei servizi offerti” ricorrendo alla semplificazione e all’aggiornamento. Inoltre intende innalzare i livelli delle prestazioni e renderle uniformi. Infatti oggi esiste una notevole difformità tra singole Regioni e all’interno delle Regioni stesse.

Principali novità

Il nuovo nomenclatore della specialistica ambulatoriale viene quindi aggiornato dopo circa 20 anni, rivedendo profondamente le indagini genetiche e introducendo prestazioni ad elevatissimo contenuto tecnologico (tra cui l’adroterapia, con cui si “bombardano” i tumori con protoni). Si parla anche di procreazione medicalmente assistita (omologa ed eterologa), compaiono aggiornamenti del Piano nazionale cronicità nonché alcune attrezzature domotiche (telesoccorso, allarme), arti artificiali e altri sistemi tecnologici avanzati (come quelli per il riconoscimento vocale, i comunicatori mediante i movimenti oculari e le tastiere adattate).

Tra le principali novità c’è anche la riabilitazione visiva (che consente agli ipovedenti di sfruttare al meglio il proprio residuo visivo e, quindi, a migliorare le proprie capacità e la qualità della vita di chi vede molto poco).

Inoltre “il provvedimento prevede un consistente ampliamento delle patologie rare erogate in regime di esenzione”: saranno oltre 110.

Infine la malattia celiaca e la sindrome di down hanno ottenuto un’attenzione specifica.

Fonti di riferimento: Camera Deputati, Ministero Salute, Regioni.it, Ansa, Quotidiano Sanità