Spesa sanitaria privata, Italia sotto media Ue

Spesa sanitaria privata, Italia sotto media Ue Il 10° Rapporto dell’Università Tor Vergata: disavanzo pubblico in sanità ridotto di circa l’80% in meno di un decennio 30 ottobre 2014 – Per la sanità in Italia si spende privatamente meno della media Ue. Parliamo di una cifra inferiore del 25,2% rispetto ai 14 Paesi della zona euro. Però l’Italia è oggi molto più virtuosa che in passato a livello di spesa sanitaria pubblica: il disavanzo si è ridotto di circa l’80%. Questo è il quadro che si evince dal 10° Rapporto dell’Università di Roma Tor Vergata, intitolato “Investimenti, Innovazione e Selettività: scelte obbligate per il futuro del Ssn” (Sistema sanitario nazionale), presentato il 29 ottobre presso la Camera dei Deputati. Tra le proposte avanzate nel Rapporto ce n’è una che prevede “l’opportunità di avere un quarto Lea (livelli essenziali di assistenza, ndr) per la prevenzione, estrapolandolo dall’assistenza collettiva”. Si parla, inoltre, di una riforma delle esenzioni (oggi eccessive) e dei ticket, con costi proporzionali al reddito. In Italia, dal 2005 al 2012, il disavanzo in sanità si è ridotto del 79,5% (passando da 5,8 miliardi a 1,2 miliardi di euro). Le cinque Regioni meno virtuose su questo piano (Provincie autonome di Trento e di Bolzano, Liguria, Lazio, Sardegna) producono oltre l’81% del disavanzo complessivo. Rispetto ai servizi per gli anziani, va detto che solo una regione (l’Emilia Romagna) supera il tetto del 10% di over 65 assistiti a domicilio. Questa percentuale scende sotto il 4% in ben undici regioni (Valle d’Aosta, Bolzano, Toscana, Piemonte, Puglia, Campania, Marche, Calabria, Liguria, Trento, Molise). Dunque ancora molto c’è da fare sul piano dell’assistenza domiciliare, un aspetto sempre più importante visto l’allungamento della vita media in Italia (seconda solo al Giappone per longevità). Già oggi, infatti, una persona su cinque è anziana nel nostro Paese. Questo invecchiamento demografico comporta, ad esempio, a livello oculare un aumento di malattie quali la cataratta , la degenerazione maculare legata all’età ( AMD ) e delle altre maculopatie nonché della retinopatia diabetica .

Fonte principale: Regioni.it

Se la vista va in fumo

Particolarmente vulnerabile è la zona centrale della retina agli “insulti” del fumo

“Il fumo aumenta il rischio di cecità”: è questa una delle avvertenze che si legge sui pacchetti di sigarette, che anche in Italia sono ora corredate da immagini (alcune delle quali volutamente shoccanti). Nel nostro Paese ha trovato, infatti, applicazione una direttiva dell’Unione europea (dell’aprile 2014) in cui si elencano una serie di nuove frasi che i produttori di sigarette saranno obbligati a utilizzare entro marzo 2018. Questa direttiva europea segna una vittoria a tutela della salute oculare e delle organizzazioni – come l’Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità-IAPB Italia onlus – che sostengono la necessità di considerare il fumo di tabacco tra i fattori di rischio di alcune malattie oculari che causano cecità.

Più rischio di cancro, per il cuore e per i figli

Pacchetto di sigarette australiano con avvertenza grafica: Fumando si può “bruciare” la propria salute: il pericolo di una sua compromissione aumenta notevolmente. Si va da un aumento delle possibilità di essere colpiti da tumori (in particolare ai polmoni, alla bocca e alla gola) a un maggiore rischio di attacchi cardiaci e ictus, fino a danni a denti e gengive. Senza citare la riduzione della fertilità e il rischio d’impotenza. Inoltre, secondo le avvertenze sui pacchetti, “il fumo può uccidere il bimbo nel grembo materno”, “può nuocere ai tuoi figli, alla tua famiglia e ai tuoi amici” e “i figli dei fumatori hanno più probabilità di cominciare a fumare”.

Più fumo, maggiore rischio per la macula

Il rischio di cecità nei fumatori all’incirca raddoppia. In particolare, fumando cresce il rischio di essere colpiti da una malattia degenerativa che colpisce il centro della retina (l’ AMD ), che causa la perdita della visione centrale, e di manifestarla in forma più grave. Uno studio pubblicato sulla rivista Ophthalmology ha preso in considerazione 4439 partecipanti di uno studio precedente: ogni lustro sono state scattate foto della retina per 20 anni. In questo periodo lo stadio precoce dell’AMD ha colpito – tra persone con un’età media di 70 anni – un fumatore su quattro (24,4%) mentre lo stadio avanzato si è riscontrato in un fumatore su 22 (il 4,5%); si tratta di un’incidenza indicativamente doppia rispetto a chi non fuma.

Generalmente la degenerazione maculare legata all’età colpisce dopo i 55 anni e può compromettere attività quotidiane quali il riconoscimento dei volti, la lettura e la guida. “Il fumo – concludono i ricercatori americani – e il maggior numero di anni in cui si è fumato aumentano il rischio di progressione dell’AMD. Ciò ha importanti implicazioni a livello di salute perché il fumo è un comportamento modificabile”: si può smettere. Infine, va sottolineato come i fumatori possano sviluppare prima una cataratta e corrano maggiori rischi di contrarre uveiti.

Campagne contro il fumo

Già il 30 maggio del 2006 la IAPB Italia onlus aveva avviato, assieme ad altre organizzazioni di tutta Europa, una “Campagna sul fumo e sulla cecità” ( Smoking and blindness campaign ) nella città di Bruxelles, chiedendo alla Commissione europea di inserire tra le avvertenze la dicitura “il fumo rende ciechi”. Dal canto suo l’Organizzazione mondiale della sanità – secondo cui “il fumo uccide fino alla metà dei fumatori” – propone periodicamente campagne contro il consumo di tabacco. Smetti di fumare, occhio alla salute!

Contatto utile: 800 55 40 88 (lun.-ven., orario 10-16), numero verde contro il fumo dell’Istituto Superiore di Sanità

Fonti principali: Ophthalmology, Gazzetta ufficiale Ue, Sole 24 Ore Sanità

Pagina pubblicata il 30 ottobre 2014.

Ultima modifica: 10 gennaio 2017

Campagna contro le maculopatie

Unità mobile oftalmica

Coinvolte molte città in Lombardia, Lazio e Sicilia. Migliaia di cittadini informati sulla maculopatia e sui possibili danni visivi con ‘Non perdiamoci la vista’

Un’iniziativa che, nonostante il maltempo dell’esordio, è stata contraddistinta da una buona partecipazione dei cittadini ed è stata complessivamente molto apprezzata.

Sono oltre cinquemila i controlli retinici gratuiti effettatuati, a novembre 2014, in Lombardia, Lazio e Sicilia nell’ambito della campagna “Non perdiamoci la vista”, una campagna promossa dall’Agenzia Internazionale per la prevenzione della cecità-IAPB Italia onlus [[In collaborazione con Novartis]]. Quasi 16 mila persone hanno ricevuto informazioni sulla degenerazione maculare legata all’età (l’AMD è una patologia invalidante che colpisce prevalentemente dopo i 55 anni compromettendo il centro della retina, la zona funzionale e più fotosensibile dell’occhio).

L’iniziativa itinerante ha quindi toccato altre regioni della Penisola l’anno seguente.

Una diagnosi precoce può salvare la vista

Sei Unità mobili oftalmiche hanno toccato il primo anno le piazze di 30 città nelle tre regioni citate (al Nord, al Centro e al Sud), in modo da offrire ai cittadini informazioni sulle maculopatie ed effettuare controlli retinici gratuiti finalizzati ad accertare l’insorgenza della degenerazione maculare legata all’età (mediante “scansione” della retina con OCT). Il riconoscimento precoce di questa malattia può infatti consentire di arrestare o di rallentare il progredire della malattia, almeno nelle forme più gravi a rapida evoluzione (AMD umida, il 10-15% dei casi).

L’iniziativa autunnale itinerante si è quindi conclusa il 29 novembre 2015

Molti controlli retinici gratuiti, centinaia di diagnosi

La campagna ha incontrato il favore della cittadinanza e l’affluenza è stata sempre numerosa ed entusiastica, spesso sfidando condizioni meteorologiche avverse. In totale, nelle tre regioni coinvolte inizialmente, in meno di un mese sono stati effettuati 5.047 controlli retinici gratuiti su 2.330 donne e 2.717 uomini di età media 66 anni. Lo staff presente nelle piazze a supporto dei clinici ha fornito informazioni a 15.992 persone, distribuendo opuscoli informativi sulla degenerazione maculare legata all’età e sulle principali patologie oculari in età adulta.

Il professore Edoardo Midena, Direttore Clinica Oculistica della Azienda Ospedaliera-Università di Padova e responsabile del centro di supporto in remoto al personale sanitario presente sulle Unità mobili oftalmiche, ha commentato così:

Il dato più importante emerso dalla campagna è che in circa il 20% dei casi sono stati rilevati segni precoci (o molto iniziali) della maculopatia, spesso in assenza di sintomi. A queste persone è stato raccomandato di effettuare controlli periodici che consentiranno, in caso di necessità, di valutare eventuali interventi per prevenire la progressione della malattia verso le forme più gravi, preservando il più a lungo possibile la funzione visiva.

Per una cultura della prevenzione dei disturbi visivi

L’avv. Giuseppe Castronovo, Presidente della Sezione italiana dell’Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità ha dichiarato:

Siamo molto contenti del successo di questa iniziativa, che testimonia la crescente sensibilità della popolazione italiana sul tema riguardo ai problemi della salute oculare. Soprattutto nel caso di patologie come le maculopatie, fortemente invalidanti e spesso difficili da riconoscere, iniziative come queste sono fondamentali per diffondere conoscenza, favorire la diagnosi precoce e accrescere l’attenzione delle istituzioni, fornendo un aiuto importante nella lotta alla cecità evitabile.

La campagna ha coinvolto tutti gli interlocutori di riferimento, oculisti, medici di medicina generale, media, opinion leader, pazienti e il resto dell’opinione pubblica: solo in questo modo è possibile creare nel nostro Paese una vera cultura della prevenzione dei disturbi visivi.

Pagina pubblicata il 29 ottobre 2014. Ultima modifica: 24 agosto 2018

Leggere l’anima negli occhi

Elettroencefalogramma (Foto cortesia del Max Planck Institute for Human Cognitive and Brain Sciences)

Elettroencefalogramma (Foto cortesia del Max Planck Institute for Human Cognitive and Brain Sciences)Leggere l’anima negli occhi La corteccia cerebrale dei neonati risponde anche inconsciamente alle diverse espressioni del viso 28 ottobre 2014 – Leggere l’anima attraverso gli occhi non è prerogativa degli adulti. I bambini lo fanno istintivamente sin da piccolissimi. Con una ricerca condotta dall’Università della Virginia (Usa) e dal Max Planck Institute tedesco si sono studiate le reazioni alle espressioni degli occhi in neonati di sette mesi. Gli occhi giocano un ruolo particolarmente importante: la misura in cui si vede la sclera (il bianco degli occhi) può essere un segno preciso di emozioni o attitudini comportamentali. Gli occhi sgranati, ad esempio, possono indicare paura o sorpresa. Gli occhi a fessura, invece, possono esprimere gioia o felicità (mentre si sorride si tende a socchiudere gli occhi). “Le nostre scoperte – ha commentato Tobias Grossmann dell’Università della Virginia – dimostrano l’esistenza, nel cervello umano dei neonati, di meccanismi rapidi, efficienti e affidabili a livello di rilevamento di indizi sociali che probabilmente forniscono il fondamento vitale allo sviluppo delle interazioni sociali”. Dunque, il bianco degli occhi gioca un ruolo inaspettato nelle interazioni sociali e cooperative tra gli esseri umani. Già nei neonati il cervello reagisce differentemente a seconda delle espressioni del viso e lo può fare anche con grande finezza e sensibilità. Questo avviene persino se il volto viene mostrato solo per 50 millisecondi ossia al di sotto del tempo di percezione cosciente delle informazioni visive. Lo studio è stato condotto facendo ricorso all’elettroencefalogramma: l’attività della corteccia cerebrale dei neonati partecipanti è stata registrata con precisione in reazione a diverse espressioni degli occhi. I quali hanno, in qualche modo, “parlato“ all’anima dei più piccoli.

Fonte: PNAS

La simmetria della degenerazione maculare legata all’età

La simmetria della degenerazione maculare legata all’età Quando un occhio è già affetto da AMD c’è un’alta probabilità che anche l’altro venga colpito 27 ottobre 2014 – L’AMD va sempre tenuta d’occhio. Infatti questa malattia retinica – che può colpire il centro della retina specialmente dopo i 55 anni – è generalmente simmetrica: se un occhio è malato anche l’altro tende a manifestare la malattia. Tra i segni della patologia oculare c’è quello di una distorsione delle righe al centro del campo visivo: per questo è sempre consigliabile sottoporsi a controlli oculistici periodici, monitorando con attenzione anche il fondo oculare (in particolare la macula). Gli autori di un nuovo studio pubblicato su JAMA hanno preso in considerazione “l’effetto della gravità dell’AMD in un occhio sull’incidenza, la progressione e la regressione nell’altro occhio”. Sono stati impiegati i dati di un precedente studio ( Beaver Dam Eye Study ) che ha coinvolto 4379 partecipanti per vent’anni (età alla prima visita: 43-86 anni). Ogni lustro sono state scattate foto della retina per studiare l’evoluzione della degenerazione maculare legata all’età. Mentre la forme più gravi di AMD sono state associate a una maggiore incidenza e accelerazione della progressione nell’altro occhio, forme meno gravi sono state correlate a un ritmo di progressione inferiore nell’occhio controlaterale. Ovviamente questo non avviene per contagio (è una malattia non trasmissibile), ma probabilmente per cause genetiche e per ragioni legate allo stile di vita (sono più a rischio di degenerazione maculare i fumatori, i sedentari, persone che non mangiano pesce, noci o frutta, ecc.).

Fonte: JAMA

Urgenze oftalmologiche: dalla diagnosi alla terapia

Urgenze oftalmologiche: dalla diagnosi alla terapia Il 24 ottobre a Roma un corso di oculistica presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche Gli occhi sotto i riflettori oltre che sotto il bisturi del chirurgo oculista. Si è parlato di urgenze oftalmologiche il 24 ottobre a Roma, in un convegno organizzato dall’Università Sapienza presso il Consiglio Nazionale della Ricerche (CNR), con interventi di numerosi docenti universitari, di fronte a una nutrita platea accorsa per sentire parlare di problemi della superficie oculare o del distacco di retina oltre che per ascoltare ragionamenti di respiro più ampio. Hanno partecipato, tra gli altri, il neorettore dell’Università Sapienza E. Gaudio, che nel suo intervento d’apertura ha sottolineato il bisogno di avere “più attenzione alle esigenze dei cittadini“. é poi intervenuto il Sen. L. Manconi, il quale ha evidenziato la centralità della “relazione soggettiva medico-paziente“, che deve rappresentare un’integrazione terapeutica: un approccio più umano da parte dello specialista ha sicuramente una valenza curativa. Sulla destra il prof. Spadea “Sono affetto – ha spiegato il Sen. Manconi – da una patologia particolarmente grave, il glaucoma, che mi ha reso praticamente non vedente“. Dal caso personale ha preso spunto per un’acuta dissertazione sulla necessità di maggior tutela dei diritti umani e del diritto alla salute. Manconi ha lamentato, tra l’altro il mancato aggiornamento del nomenclatore tariffario che contiene una serie di ausili che servono a ciechi e ipovedenti. Senonché, essendo il documento ministeriale non aggiornato da una ventina d’anni, le tecnologie elencate sono in gran parte obsolete. Eppure le nuove tecnologie servono: corrispondono a un’esigenza della persona menomata ad avere una vita più indipendente. A causa della crisi, ha proseguito il Sen. Manconi, si è avuta una “riduzione dell’assistenza“ a livello sanitario, il che ha implicato una diminuzione della libertà e una “mortificazione“ del disabile visivo. “Con la riduzione dei posti letto e delle sale chirurgiche – ha commentato Manconi – si mette in discussione la capacità di operare la prevenzione“. Il prof. N. M. Di Luca ha tenuto quindi una lezione magistrale intitolata “Le urgenze in chirurgia oftalmologica sotto il profilo medico-legale”. Il docente ha esordito citando una serie di distinzioni tra il significato del termine “emergenza“ (che necessita di interventi immediati per la compromissione di parametri vitali) e quello di “urgenza“ (che richiede interventi pronti ma dilazionabili nel tempo). Tornando al convegno, tra i numerosi relatori provenienti dal mondo ospedaliero è il caso di citare il dott. Michele Fortunato (Ospedale Bambino Gesù di Roma), che ha parlato di ricostruzione della pupilla, e il prof. L. Spadea, che ha discettato di ulcere corneali nonché delle cheratiti (causate anche da un errato impiego della lenti a contatto). Il dott. S. Rizzo è intervenuto, invece, sulle rotture giganti di retina in seguito a traumi e sulle nuove acquisizioni. “Il convegno organizzato nell’ambito del Dipartimento di Organi Di Senso – hanno scritto gli organizzatori dell’Università Sapienza di Roma – ha voluto proporre e sviluppare una riflessione più attenta sul tema riguardante le urgenze oftalmologiche mirando a una sintesi fra varie discipline e tendenze teoriche-pratiche, attraverso l’approfondimento di argomenti e ultime novità diagnostiche terapeutiche”.

Fonte di riferimento: Università Sapienza di Roma Pagina pubblicata la prima volta il 22 ottobre 2014. Ultimo aggiornamento: 4 novembre 2014

Sedentarietà nemica della salute

Sedentarietà nemica della salute Al Congresso Nazionale della Federazione Medico Sportiva Italiana: l’esercizio fisico è una terapia. L’Italia è tra le nazioni più pigre del mondo: conta oltre 24 milioni di persone inattive fisicamente 23 ottobre 2014 – La sedentarietà può indebolire la nostra salute (e, in particolare, la nostra vista). In occasione del 34° Congresso Nazionale della Federazione Medico Sportiva Italiana (FMSI) iniziato oggi a Catania, che prosegue fino al 26 ottobre, si sottolinea che “l’esercizio fisico è la terapia di una patologia che si chiama sedentarietà”. La quale, a sua volta, è un fattore di rischio di molti problemi di salute. Il Belpaese ai top per ‘pigrizia sportiva’ Il nostro Paese rientra nella top delle 20 Nazioni più pigre al mondo. é infatti diciassettesimo, con un indice di inattività del 54,7%. La media si ferma al 31,1%. A livello dell’Unione europea siamo quinti, superati soltanto da Malta, Cipro, Serbia e Regno Unito. Paradossalmente sono i ragazzi più giovani a praticare poco sport. L’Istat ha censito, nel 2013, oltre 24 milioni di sedentari, pari a circa il 42% della popolazione italiana. Aumentare l’esercizio fisico regolare e moderato significa favorire la prevenzione delle malattie. Tra l’altro “l’attività fisica, favorisce al contrario un effetto neuroprotettivo [ossia di protezione della cellule nervose], con risultati di apprendimento migliorati. Ecco perché – sottolinea la Federazione Medico Sportiva Italiana – rimane fortemente indicata pure nella terza età. Elemento fondamentale in una società sempre più anziana, che con tutta probabilità sarà sempre più gravata dall’aumento esponenziale di malattie croniche. Ma l’invecchiamento può avvenire in salute”. Bisogna affidarsi ad esperti Tuttavia, avverte il Censis, “più della metà di coloro che fanno attività sportiva improvvisa senza il parere di un esperto. Tra le persone sedentarie, che invece non fanno nessun tipo di attività sportiva, solo il 21% non ha nessuna voglia di muoversi, mentre il 47% si dice possibilista all’idea di vincere la pigrizia. Il dato più significativo è che il 30% dei sedentari comincerebbe a fare attività fisica se avesse i consigli giusti da un esperto. È quanto emerge dalla ricerca «Sport, medicina e società italiana» presentata dal Censis al Congresso Nazionale FMSI. Giovani troppo inattivi fisicamente Eppure sono i ragazzi più giovani ad essere più pigri degli adulti tra i 30 e i 50 anni. Gli over 30 iniziano a praticare sport come fattore di aggregazione o per seguire i consigli del medico. Il movimento fisico è da considerarsi, insieme alla corretta alimentazione, uno dei garanti del benessere individuale. “E – secondo la FMSI – andrebbe in qualche modo prescritto come terapia, al pari di un farmaco, nella giusta dose individuale”. Regola numero uno: la prevenzione “Il 49% degli italiani – scrive il Censis – ritiene che i fattori che favoriscono la buona salute siano legati allo stile di vita, mentre il 39% pensa che la buona salute dipenda dall’ambiente in cui si vive, il 28% da fattori ereditari e il 22% dai programmi pubblici di igiene e prevenzione. Il 60% degli italiani effettua almeno annualmente esami medici a scopo di prevenzione generale. E se potessero decidere come utilizzare i soldi pubblici in sanità, il 41% investirebbe in prevenzione e solo il 25% nella costruzione di nuovi ospedali“. La sedentarietà può essere considerata una patologia “L’auspicio – conclude Maurizio Casasco, Presidente della Federazione Medico Sportiva Italiana – è che il Ministero della salute italiano, primo al mondo, attui un percorso che parte oggi dalla FMSI e riconosca la sedentarietà quale patologia nel Sistema Sanitario Nazionale”. D’altronde, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) l’inattività fisica è la causa principale di circa il 27% dei casi di diabete (che può provocare retinopatia diabetica ), del 21-25% dei tumori al seno e al colon e del 30% delle malattie al cuore associate a carenza di ossigeno (cardiopatie ischemiche). A livello oculare alcuni studi scientifici attestano che l’esercizio fisico aiuta, tra l’altro, a prevenire una degenerazione retinica come l’ AMD e l’invecchiamento del cristallino (la cataratta ). Occhio, quindi, al movimento: la salute non ha età.

Fonti: FMSI , Censis, Oms, Archives of Ophthalmology, Ophthalmology

Al Polo Nazionale si aiutano i pazienti

Fondo oculare di persona colpita da maculopatia di Stargardt

Fondo oculare di persona colpita da maculopatia di StargardtAl Polo Nazionale si aiutano i pazienti Al via incontri periodici tra ipovedenti affetti dalla maculopatia di Stargardt, una malattia retinica ereditaria 23 ottobre 2014 – La psicologia di gruppo dedicata agli ipovedenti entra al Polo Nazionale per la Riabilitazione Visiva presso il Gemelli. Partirà il 29 ottobre il primo incontro tra persone colpite da una rara malattia retinica ereditaria: la maculopatia di Stargardt. Coordinati da due psicologhe, i partecipanti si scambieranno esperienze e consigli sostenendosi reciprocamente. Il progetto avrà una durata di nove mesi. Poi si studieranno i risultati. Però già si sta pensando di costituire altri gruppi dedicati alle persone che vedono molto poco a causa di altre malattie oculari. Per approfondire clicca qui