Fattori socioeconomici da tenere d’occhio

Non vedente con accompagnatore

La cecità è la terza disabilità al mondo: India e Cina in testa alla classifica per non vedenti

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La cecità è la terza disabilità nel mondo, mentre al primo posto si trova quella motoria. Se complessivamente i disabili sono circa un miliardo, l’OMS stima che i non vedenti siano 36 milioni e gli ipovedenti 217 milioni [Si veda il [sito dell’OMS la cataratta e gli errori refrattivi sono i problemi visivi principali, nell’80 per cento dei casi la cecità può essere prevenuta o curata; in otto casi su dieci le persone hanno più di 50 anni]]. Dunque prevenire la perdita del senso generalmente più amato dall’uomo è un dovere morale primario per i sistemi sanitari nazionali. A partire dell’India e dalla Cina, dove il numero di ciechi è molto elevato [secondo [l’Atlante internazionale della IAPB in India ci sono oltre 8,8 milioni di non vedenti mentre in Cina più di 6 milioni]].

Un gruppo di ricercatori australiani e cinesi ha messo in relazione la disabilità con la situazione sociale ed economica di 190 Paesi del mondo, pubblicando queste stime in un articolo su Jama Ophthalmology, dov’è scritto:

In questo studio intersettoriale i fattori socioeconomici rendono conto del 69,4% delle variazioni globali della disabilità visiva da moderata a grave e del 76,3% delle variazioni globali nella prevalenza della cecità.

non_vedente_notturna-web-photospipe8ef0a988a9d256c1dae865e09cb0cc5.jpgDunque lo sviluppo di un Paese condiziona fortemente la presenza di ciechi o ipovedenti. I ricercatori dell’Università di Melbourne e colleghi concludono quindi sempre su Jama Ophthalmology:

Quando si attuano strategie per la prevenzione della cecità bisognerebbe tener conto dei fattori socioeconomici […]. [Serve quindi] identificare i Paesi con i bisogni più rilevanti, dov’è particolarmente importante stabilire priorità e attuare strategie appropriate in base alle risorse, avendo come riferimento i dati relativi allo sviluppo socioeconomico di altri Paesi del mondo.

Fonti: Jama Ophthalmology, WHO

Investire in salute

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A Roma il 6° Healthcare Summit organizzato da Sanità 24-Il Sole24Ore: esperti e dirigenti a confronto

Internet in mano
Internet in mano
Più innovazione tecnologica applicata, più investimenti, efficienza e sostenibilità del Sistema Sanitario Nazionale (compresa quella dei nuovi Livelli Essenziali di Assistenza). Se n’è parlato a Roma il 25 ottobre 2017, in occasione del 6° Healthcare Summit organizzato dalla rivista Sanità24-Il Sole24Ore. Un appuntamento dove è stata sottolineata l’importanza della telemedicina come prospettiva d’assistenza domiciliare e della cartella sanitaria elettronica, strumenti che ancora stentano a decollare nonostante le loro enormi potenzialità.

Esistono diverse esigenze di sistema sul piano sanitario: quella di contenere alcuni costi, ma anche d’incrementare l’efficienza e l’impiego delle tecnologie per liberare risorse. Al contempo occorre migliorare l’aderenza terapeutica anche nel caso delle malattie croniche, che colpiscono una popolazione sempre più anziana.

Guardiamo al futuro

All’Healthcare Summit si sono susseguiti interventi di dirigenti d’industria e di vari esperti in sanità. Tra le voci più critiche quella della onlus Cittadinanzattiva: Tonino Aceti – coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato – ha chiesto di garantire l’“effettività dei nuovi LEA, di abolire i superticket [[in particolare sulle visite specialistiche, ndr]] e l’assunzione del personale” in sanità. Infatti “I LEA si erogano attraverso il personale fino a prova contraria”. Sono stati complessivamente giudicati buoni gli effetti dell’innovazione tecnologica. “La richiesta – per Cittadinanzattiva – è quella di una manovra che sia più coraggiosa verso le esigenze di salute dei cittadini”.

Un momento del convegno organizzato a Roma da Sanità24-Il Sole24Ore
Un momento del convegno organizzato a Roma da Sanità24-Il Sole24Ore
Però la nuova manovra è stata giudicata essere “di contenimento”. “È indubbio che il nostro Sistema Sanitario Nazionale sta attraversando un periodo di grandi sfide”, ha scritto il Ministro Beatrice Lorenzin, che non è potuta essere presente, evidenziando nel suo messaggio l’importanza dell’appropriatezza (dunque una migliore aderenza terapeutica), della riduzione dei costi dell’assistenza e della necessità di garantire la sostenibilità del Sistema Sanitario Nazionale, invitando ciascuno a fare la propria parte.

In conclusione dei lavori si è parlato anche di cybersicurezza (necessaria a tutelare i nostri dati sanitari), di ricerca e, en passant, di responsabilità medica.

Link utile: Programma del Convegno

Fonte di riferimento: Sanità24-Il Sole24 Ore

Se il Vecchio Continente non ci vede bene

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Secondo l’Istat in Italia oltre un terzo degli anziani soffre di limitazioni visive gravi o moderate

cieco-giardino-percorso-sensoriale-web.jpgCecità e ipovisione “annebbiano” la salute del Vecchio Continente. Nell’Unione europea le gravi limitazioni visive colpiscono mediamente il 2,1% della popolazione dai 15 anni in su, mentre a partire dai 65 anni si arriva al 5,6% e dai 75 anni all’8,7% [[la popolazione Ue complessiva era di oltre 508,5 milioni nel 2015]]. Nel nostro Paese oltre un terzo degli anziani soffre di limitazioni visive almeno moderate, il che significa circa 4,5 milioni di persone.

Cosa accade nel Belpaese

L’Istat ha pubblicato, il 19 ottobre 2017, un nuovo Rapporto sulle “Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari in Italia e nell’Unione europea”: in Italia le cifre sono indicativamente in linea con l’intera Ue a 28 Stati. Infatti nel nostro Paese due persone su cento, dai 15 anni in su, soffrono di gravi limitazioni sul piano visivo [[nel 2015 nel nostro Paese le persone con un’età uguale o superiore a 15 anni erano complessivamente 52.412.490 su un popolazione di oltre 60 milioni di abitanti]], percentuale che sale al 5,4% tra chi ha più di 65 anni e all’8,6% per chi ha almeno 75 anni.

Lo scenario diventa più preoccupante se si sommano le limitazioni visive moderate a quelle gravi: in questo caso dai 75 anni in poi ne soffrono 43 persone su 100, il 33,4% a partire dai 65 anni e il 17,6% dai 15 anni in su.

Quell’Italia che non si muove

Per preservarsi in salute contano anche gli stili di vita. La sedentarietà è invece un “virus” che ancora colpisce gli italiani: secondo Eurostat (2015) in Italia 65 persone su cento con almeno 15 anni non dedicano neanche un minuto la settimana al movimento fisico contro il 48,8% dell’intera Unione europea. Tale forma di pigrizia sembra risparmiare, tra le nostre Regioni, solo il Trentino Alto Adige; il Veneto e l’Emilia Romagna si attestano invece attorno alla media europea, mentre tutte le altre fanno decisamente peggio.

jogging-mare-web-ok.jpgNel Belpaese complessivamente fa movimento regolarmente solo il 16,8% della popolazione over 15 (contro il 20,4% della media Ue) per un tempo fino a 149 minuti (circa due ore e mezzo la settimana), che si riduce al 9,4% (il 14,2% nell’Ue) se si considerano dalle due e mezzo alle cinque ore d’esercizio; infine ci attestiamo a circa la metà della media Ue quando si va oltre le cinque ore settimanali d’esercizio (8,9% dell’Italia contro il 16,6% dell’Unione europea).

Troppe disuguaglianze sociali in sanità

Si confermano, secondo l’Istat, le disuguaglianze sociali nelle condizioni di salute. Il 55,7% degli anziani del primo quinto di reddito sono colpiti da più di una malattia cronica contro il 40,6% dell’ultimo quinto. Analogamente accade per chi soffre di almeno una malattia cronica grave (46,4% contro 39,0%), vive una seria riduzione di autonomia nelle attività di cura della persona (13,2% contro 8,8%) e in quelle quotidiane di tipo domestico (35,7% contro 22,0%) oppure per chi ha gravi limitazioni motorie.

Nel Mezzogiorno si stima una prevalenza del 56,4% di persone con almeno due patologie croniche (contro il 42,7% del Nord) e una presenza di anziani affette da malattie croniche gravi del 49,4% (contro il 39,4% del Settentrione), oltre che colpite da gravi limitazioni motorie (il 27,7% contro il 17%) o sensoriali (il 16,5% contro il 12,8%).

anziane-solidali-teste-web-photospip2a1629ff8e3b5d1f0067084612ec4791.jpgTra gli anziani con grave riduzione di autonomia nelle attività di cura della persona il 58,1% dichiara di aver bisogno di aiuto o di averne in misura insufficiente. La quota di aiuto non soddisfatto appare superiore al Sud (67,5%) e, sempre nella terza età, tra i meno abbienti (64,2%).

Oltre un anziano su quattro (25,9%) dichiara di poter contare su una solida rete di sostegno sociale, il 18% su una debole assistenza e uno su due si colloca invece in una situazione intermedia. Gli anziani soli più frequentemente riferiscono uno scarso supporto, in particolare i maschi (24,7%) e gli over65 che vivono in aree popolate (20,2%) sia nel Nord-ovest che nel Sud.

Fonti: Istat, Quotidiano Sanità, Eurostat

OMS, nuova luce su cecità e ipovisione

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Secondo le nuove stime nel mondo sono 36 milioni i non vedenti e 217 milioni le persone che vedono pochissimo

ipovedente_con_tablet-web.jpgL’OMS ha pubblicato le nuove cifre nel suo sito ufficiale sui ciechi e gli ipovedenti. Attualmente si stimano 36 milioni non vedenti nel mondo, mentre gli ipovedenti moderati o gravi sarebbero 217 milioni circa (su una popolazione di 7,3 miliardi di persone). Nel lungo periodo il trend del numero dei ciechi e degli ipovedenti è, secondo la rivista The Lancet [Bourne RRA, Flaxman SR, Braithwaite T, Cicinelli MV, Das A, Jonas JB et al.; Vision Loss Expert Group., “[Magnitude, temporal trends, and projections of the global prevalence of blindness and distance and near vision impairment: a systematic review and meta-analysis“, Lancet Glob Health, 2017 Sep;5(9):e888–97]], in aumento.

Scrive l’OMS:

Globalmente le malattie oculari croniche sono la causa principale di perdita della vista [nell’84% dei casi, ndr]]. Gli errori refrattivi non corretti [[il riferimento è, in questo caso, a miopia, ipermetropia e astigmatismo elevati, ndr]] e la cataratta non operata sono le due principali cause di menomazione visiva. Il mancato intervento di cataratta resta la prima causa di cecità nei Paesi e basso e medio reddito. [[Cit. da [“Vision impairment and blindness”, WHO, Fact Sheet, October 2017]]

Perché la vista si riduce o si perde

ipovedente-giapponese-lettura-web.jpgNel mondo la vista si riduce fino all’ipovisione per i seguenti motivi: vizi refrattivi non corretti (53%), cataratta non operata (25%), degenerazione maculare legata all’età (4%), glaucoma (2%), retinopatia diabetica (1%). Inoltre le principali cause di cecità – reversibile o irreversibile – sono le seguenti: cataratta non operata (35%), difetti refrattivi non corretti (21%) e glaucoma (8%).

Con l’occasione ricordiamo che, nei Paesi più avanzati, la prima causa di perdita della vista in età lavorativa resta la retinopatia diabetica (20-65 anni), mentre se si considera l’intera durata della vita la prima responsabile è la degenerazione maculare legata all’età (può causare la perdita della visione centrale). Anche le persone colpite da glaucoma (con rischio di riduzione della visione periferica) e i loro familiari vanno sempre seguiti con particolare attenzione.

Fonte: WHO

Odissea tempi d’attesa

Oculista

Presentato il nuovo Rapporto di Cittadinanzattiva: in media circa tre mesi per una visita oculistica nel pubblico

Troppe disuguaglianze nell’accesso ai servizi sanitari che incidono sulla salute dei visita-oculistica-anziana-struttura-ospedaliera-2.jpgcittadini. Sebbene al Sud si concentrino le regioni con più problemi, al Nord si fatica sempre più a mantenere i livelli tradizionali. Questo è il ritratto che emerge dal Rapporto dell’Osservatorio civico sul federalismo in sanità presentato il 19 ottobre 2017 a Roma da Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato.

Aspettando una visita

Per una visita oculistica nel pubblico si attendono mediamente circa tre mesi (87

Oculista
Oculista
giorni, 18 in più rispetto al 2014): si va da un minimo di 74 giorni al Sud e nelle Isole a 104 giorni del Nord-Est. Le attese più lunghe si registrano però per una mammografia: 122 giorni nel 2017 (+60 giorni rispetto al 2014) ossia quasi 4 mesi in media. Segue la colonscopia con 93 giorni in media (+6). Anche in base all’ultimo monitoraggio del Ministero della Salute (2014) Calabria, Campania, Lazio e Molise risultano inadempienti nell’indicatore relativo alle liste di attesa.

Riguardo al disagio economico a causa di spese sanitarie non rimborsate dal Sistema Sanitario Nazionale, le famiglie delle Sardegna e della Sicilia sono quelle più in difficoltà. All’estremo opposto troviamo l’Emilia Romagna e il Trentino-Alto Adige.

Emergenza: quei minuti che salvano la vita

Il tempo ritenuto accettabile per un soccorso efficace è compreso entro i 18 minuti, ma le differenze regionali riscontrate dall’ultimo monitoraggio dei Livelli Essenziali d’Assistenza sono notevoli.

Cittadinanzattiva osserva che punte minime si registrano in Liguria (13 minuti), Lombardia (14 minuti), Lazio (15 minuti), Toscana, Emilia-Romagna, Sicilia, Friuli-Venezia Giulia, Marche e Piemonte. Alcune regioni, invece, fanno registrare intervalli di attesa fuori normalità: è il caso della Sardegna (23 minuti), della Calabria, del Molise (22 minuti) e della Basilicata (27 minuti).

Fonte: Cittadinanzattiva

L’invalidità civile: profili di oftalmologia legale

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Se n’è parlato a Roma il 12 e il 13 ottobre 2017 al Congresso nazionale SIOL: riforme di legge e responsabilità medica

Relatori del XX Congresso della Società Italiana di Oftalmologia Legale. A sinistra il prof. Filippo Cruciani (segretario scientifico SIOL)
Relatori del XX Congresso della Società Italiana di Oftalmologia Legale. A sinistra il prof. Filippo Cruciani (segretario scientifico SIOL)
Esplorare i profili legali della professione oculistica: con questo obiettivo di fondo medici, avvocati, docenti universitari e magistrati si sono incontrati all’ultimo Congresso della Società Italiana di Oftalmologia Legale (SIOL) che si è tenuto a Roma il 12 e il 13 ottobre 2017.

La nuova legge sulla responsabilità professionale  dei medici

L’On. Federico Gelli (relatore della Legge sulla responsabilità professionale dei medici)
L’On. Federico Gelli (relatore della Legge sulla responsabilità professionale dei medici)
Tra i relatori è intervenuto il promotore della norma d’iniziativa parlamentare, l’On. Federico Gelli: “La parte più importante della Legge è la prevenzione”. Si è infatti introdotto il principio della sicurezza delle cure. “Oggi ogni struttura sanitaria, pubblica o privata, deve avere una copertura assicurativa”, ha osservato il parlamentare medico e politico. Il quale ha tenuto a sottolineare anche l’importanza della trasparenza dei dati sanitari e della necessità di un impiego diffuso della cartella sanitaria digitale.

Il nostro Paese ha visto, in passato, un aumento del contenzioso tra medici e pazienti, che la nuova norma mira invece a ridurre. La punibilità del medico è ora prevista solo nei casi più gravi, in particolare se il camice bianco ha commesso un errore non attenendosi alle linee guida. Tuttavia il paziente che si ritenesse vittima di un errore medico potrà fare causa sia al singolo medico che alla struttura sanitaria, mirando a ottenere un congruo risarcimento.

L’ausipicio di una nuova legge per valutare la menomazione visiva

Si è parlato poi di una norma precedente (del 2001) ancora in vigore, in cui si definiscono i criteri di valutazione della menomazione visiva. Il Vicepresidente dell’Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità-IAPB Italia onlus [tra i patrocinanti del Congresso]], Michele Corcio, ha affermato: “Non vi è dubbio che è arrivato il tempo di porre mano alla [Legge 138“. Dunque una norma che era stata fortemente voluta anche dall’Unione italiana ciechi e dalla Società Oftalmologica Italiana potrebbe teoricamente essere migliorata e superata “tenendo conto anche di aspetti psicologici e socio-economici” sia dei ciechi che degli ipovedenti.

Nonostante i suoi pregi, uno dei limiti dell’attuale normativa è, ha insistito Corcio, che tiene solo conto del campo visivo e dell’acuità visiva. In questo caso possono insorgere anche diversi paradossi, che sono stati ben evidenziati dal prof. Roberto Grenga (Università Sapienza di Roma).

L’importanza degli screening e della prevenzione

Gli screening regolari consentono, da un lato, di ridurre le disuguaglianze e, dall’altro, di salvaguardare la vista, soprattutto se le visite oculistiche si effettuano regolarmente sin dalla nascita. Di questi aspetti ha parlato il Gen. Federico Marmo.

Il Prof. Filippo Cruciani (SIOL)
Il Prof. Filippo Cruciani (SIOL)
Il Prof. Filippo Cruciani (SIOL) ha precisato, dal canto suo, che gli stessi screening sono una forma di prevenzione secondaria. Tuttavia “la diagnosi spetta solo al medico”. Riabilitazione, cura e prevenzione sono, più in generale, tre obiettivi fondamentali in sanità.

Gli altri interventii

Le lezioni magistrali il 13 ottobre sono state tenute dal prof. Emilio Balestrazzi (già Direttore di Oculistica del Gemelli) e dal prof. Mario Stirpe (Fondazione Bietti).

Tra i numerosi altri interventi ricordiamo, infine, quelli di Matteo Piovella (Presidente SOI), del prof. Francesco Bandello (Direttore della Clinica Oculistica del S. Raffaele di Milano), dell’avv. Giuseppe Castronovo (Presidente della IAPB Italia onlus) e di Mario Barbuto (Presidente dell’Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti).

Link utile: programma Congresso nazionale SIOL 2017

Fonte di rifermento: SIOL