Videogame, un aiuto per l’attenzione visiva?

Videogame, un aiuto per l’attenzione visiva? Alcuni ricercatori li ritengono utili in programmi di riabilitazione contro l’ambliopia 19 novembre 2010 – I videogiochi possono aumentare il grado di attenzione visiva e, in alcuni casi, negli Usa vengono utilizzati in programmi di riabilitazione contro l’occhio pigro ( ambliopia ). Un gruppo di ricercatori guidati da Daphne Bavelier (Università di Rochester) ha esaminato degli studi scientifici già pubblicati, concentrandosi sui meccanismi che ci consentono di selezionare le informazioni visive rilevanti. “L’attenzione visiva – ha spiegato il ricercatore Bjorn Hubert, autore di uno studio pubblicato su WIREs Cognitive Science – è cruciale per prevenire il sovraccarico sensoriale, poiché il cervello è costantemente impegnato in una quantità crescente d’informazioni visive. È una capacità che aumenta durante attività che richiedono impegno visivo, come guidare un’auto o cercare il volto di un amico nella folla”. Ci sono professionisti, come ad esempio i piloti militari, che possono trarre beneficio dall’impiego di videogame che contribuiscono ad accrescere l’attenzione visiva. In passato sono stati pubblicati su Nature Neuroscience alcuni studi che esaltano le virtù dei videogiochi. Tradizionalmente considerati

Fonte di distrazione e di affaticamento visivo, secondo la ricercatrice Daphne Bavelier possono invece, in alcuni casi, persino aumentare la sensibilità al contrasto. Leggi: “ Come usare i videoterminali

Fonti: Wiley-Blackwell, Nature Neuroscience .

Diritti del malato non solo sulla carta

Presentato a Roma il Rapporto PIT Salute 2010 di Cittadinanzattiva: liste d’attesa e presunti errori medici le lamentele più ricorrenti

L’oculistica si piazza quarta tra le specialità con i tempi d’attesa troppo lunghi tra gli interventi chirurgici (il più diffuso è la cataratta ). Lo si legge nel Rapporto PIT Salute 2010 , intitolato Diritti: non solo sulla carta” , presentato il 18 novembre 2010 al Senato da Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato. Presunti errori medici, soprattutto in oncologia e ortopedia, e liste d’attesa troppo lunghe, in particolare per ecografie e TAC: sono questi i due mali della sanità italiana che, nel 2009, i cittadini hanno segnalato con maggior frequenza. Nell’area della chirurgia il 2009 ha visto in testa per i lunghi tempi di attesa gli interventi di chirurgia generale (20,7%), a cui seguiva l’ortopedia (20%, in diminuzione dell’8,1% rispetto al 2008). Si aspetta anche più di un anno per i primi e quasi un anno e mezzo per un intervento ortopedico. Al terzo posto della classifica nel 2009 si sono attestati gli interventi oncologici col 18,5%; ma anche l’oculistica non brilla, piazzandosi al quarto posto, col 10,6% delle segnalazioni per il tempo eccessivo trascorso per un intervento.

Non accennano a diminuire le dimissioni improprie dagli ospedali. Inoltre sono carenti le residenze sanitarie e per le lungodegenze, dove tra l’altro non mancano le segnalazioni di mancanza di umanità e incuria nel trattamento.

“Nonostante leggi, linee guida, raccomandazioni e tanti altri strumenti per migliorare la nostra sanità, ci spiace constatare che spesso la gran parte di essi resta sulla carta” – ha affermato Francesca Moccia, coordinatrice nazionale del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva –. “Succede per gli errori medici, le infezioni ospedaliere, le liste di attesa, ma anche per diritti basilari come quello di avere accesso alla propria documentazione clinica o di essere rispettati nella propria dignità. Non diciamo che la nostra sanità sia peggiorata, ma ci piacerebbe poter presto affermare che al primo posto ci sono davvero i cittadini e i loro diritti”.

Dal 1996 al 2009 Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato ha raccolto complessivamente circa 228mila segnalazioni in tema di sanità, in media 16mila l’anno. Il Rapporto 2010 ne analizza 66.712 , che sono state lette alla luce di cinque diritti: diritto alla sicurezza (al primo posto nei 14 anni col 28% delle segnalazioni), diritto all’informazione (25% nel periodo 1996-2009), diritto all’accesso (20%) diritto al tempo (10%) e diritto all’umanizzazione (8%, con l’aumento di un solo punto percentuale lo scorso anno).

Notizia pubblicata il 18 novembre 2010. Ultima modifica: 28 novembre 2016

Fonte: Cittadinanzattiva

Leggi anche: “ Carta dei diritti del paziente affetto da maculopatia

Antibiotici, usateli con cautela

Ministero della Salute (sede centrale)

Ministero della Salute (sede centrale)Antibiotici, usateli con cautela Troppe autoprescrizioni e abuso di questi farmaci in Italia. Lo si è evidenziato ieri al Ministero della Salute 18 novembre 2010 – è tra i Paesi dell’Unione europea con più alto consumo di antibiotici e tasso di antibioticoresistenza. Parliamo del nostro Paese, dove imperversano le autoprescrizioni: quattro italiani su dieci assumono antibiotici in questo modo. Questo è il dato dell’Istituto Superiore di Sanità, riferito allo scorso anno, evidenziato ieri dal Ministro della Salute Ferruccio Fazio in una conferenza stampa che si è tenuta presso il suo dicastero. “Meno cure ‘fai da te’ – ha ammonito Fazio –, seguite i consigli del medico e rispettate la durata della cura”. Ferruccio Fazio (Ministro della Salute) Uno studio dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) stima intorno a 413 milioni di euro la spesa evitabile legata a consumi non appropriati degli antibiotici in Italia (riferiti al 2009). La campagna presentata è intitolata Antibiotici, difendi la tua difesa. Usali con cautela ed è stata realizzata dall’Aifa in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità (ISS). Il Ministero della Salute ha concesso il suo patrocinio. L’iniziativa è nata dalla consapevolezza che lo sviluppo dell’antibioticoresistenza in Italia e in tutti i Paesi europei, legato all’incremento e all’uso inappropriato degli antibiotici, costituisce un problema di particolare rilievo per la tutela della salute dei cittadini.

Fonti: Ministero della Salute, Sanità News.

Attività fisica, ecco le raccomandazioni dell’Oms

Campo da golf: praticare sport regolarmente fa bene alla salute (Fonte: freephotobank)

Dai 5 ai 17 anni almeno un’ora di movimento al giorno, dai 18 anni in poi dopo due ore e mezza la settimana

Campo da golf: praticare sport regolarmente fa bene alla salute (Fonte: freephotobank)L’attività fisica vuole sempre la sua parte. Da anni si parla di stili di vita sani, ma l’Oms ha fornito raccomandazioni chiare e puntuali per mantenersi in forma. Ha pubblicato, infatti, i suoi consigli in 60 pagine, dividendoli per fasce d’età:

  • dai 5 ai 17 anni bisognerebbe praticare almeno un’ora di attività fisica al giorno (da moderata a intensa).
  • dai 18 anni in poi: almeno due ore e mezza di attività fisica aerobica la settimana (da moderata a intensa) oppure almeno un’ora e un quarto di attività intensa o, ancora, una giusta combinazione dei due tipi di attività [[mediamente intensa e sostenuta, ndr]].

“L’inattività fisica – scrive l’Oms – è ora considerata il quarto fattore di rischio di mortalità globale. I livelli d’inattività fisica stanno aumentando in molti Paesi, con notevoli implicazioni per la prevalenza delle malattie non contagiose e la salute generale della popolazione mondiale”.

I dati OMS

  • Un’insufficiente attività fisica è uno dei dieci principali fattori di decesso a livello mondiale.
  • La stessa attività fisica insufficiente è uno dei principali fattori di rischio delle malattie non trasmissibili (ad esempio diabete, cancro, malattie cardiovascolari).
  • L’attività fisica ha effettivi benefici sulla salute e contribuisce a prevenire le malattie croniche (quelle non contagiose).
  • Globalmente un adulto su quattro non è sufficientemente attivo fisicamente.
  • Oltre l’80 per cento degli adolescenti nel mondo non praticano sufficiente esercizio fisico.
  • Le politiche per affrontare il problema della sedentarietà sono state attuate solo dal 56% dei Paesi membri dell’OMS.

Lo sport fa bene persino alla vista

Lo sport, tra l’altro, giova anche alla salute oculare: aiuta a prevenire fenomeni degenerativi quali l’ AMD e ritarda l’insorgenza della cataratta (approfondisci). Ulteriori studi, condotti ad esempio dall’Università di Cambridge e da Atenei australiani, dimostrano anche che trascorrere del tempo all’aria aperta da bambini contribuisce a prevenire la miopia o a ridurre la sua progressione.

Fonti: Oms , Berkely Lab, IOVS.

Pagina pubblicata il 17 novembre 2010. Ultima modifica: 25 novembre 2016

Melanoma oculare, metastasi legata ai geni

Melanoma oculare (Fonte: Washington University St. Louis)

Melanoma oculare (Fonte: Washington University St. Louis)Melanoma oculare, metastasi legata a geni Ricercatori Usa hanno scoperto un ruolo del gene BAP1, presente in forma mutata 17 novembre 2010 – La guerra contro il cancro, non ancora vinta, ha registrato un altro passo avanti sul fronte dell’identificazione dei fattori responsabili della sua diffusione (metastasi). Più nello specifico il motivo per cui il melanoma oculare tende a diffondersi risiederebbe in un gene (il BAP1): è presente, in forma mutata, nell’84% dei tumori oftalmici metastatizzati presi in considerazione. Lo hanno scoperto ricercatori della Washington University School of Medicine di St. Louis (Usa). La metastasi è la più comune causa di morte nei pazienti colpiti dal cancro. Come le cellule tumorali sviluppino la capacità di andare in circolo fino a colpire anche altri organi – il fegato in questo caso è quello più a rischio – non è ben chiaro, ma èGene noto che gioca un ruolo importante un piccolo gruppo di geni, tra cui il BAP1. Il melanoma dell’ùvea è la forma di tumore più comune a livello oculare ed è il secondo melanoma più frequente. Solo negli Stati Uniti colpisce circa duemila persone l’anno, generalmente sopra i 50 anni. Il tumore si origina dalle cellule del pigmento (chiamate melanociti), che risiedono in un tessuto che si trova sotto la retina chiamato tratto uveale. Lo studio è stato pubblicato on-line sulla testata Science Express.

Fonte: Washington University (St. Louis).

Occhio ai tempi d’attesa

Occhio illuminato da lampada a fessura

Occhio illuminato da lampada a fessuraOcchio ai tempi d’attesa Ci sono siti internet regionali che pubblicano i giorni trascorsi per una visita oculistica 15 novembre 2010 – Conoscere i tempi d’attesa per una visita presso le Asl si può anche attraverso internet. Almeno per quanto riguarda il passato. Alcune regioni, quali il Lazio e la Lombardia, danno infatti la possibilità di interrogare on-line un banca dati per sapere quanti giorni si sono dovuti aspettare per una visita oculistica. Per quanto riguarda il futuro ci si può fare solo un’idea indicativa: per conoscere la situazione attuale bisogna alzare il telefono e chiamare il numero unico regionale di prenotazione ( ReCup ). Però, se lo si desidera, è possibile constatare quante visite oculistiche sono state effettuate nelle strutture pubbliche del Lazio nel mese di ottobre 2010 (sono 38.075). La variabilità dei tempi d’attesa è notevole: si va dai 3 giorni di un distretto Asl di Latina ai 180 giorni di un distretto di una Asl romana (Rm H4). Purtroppo non figurano i tempi d’attesa dei Policlinici universitari. Ciò che sorprende è – per il mese di ottobre nel Lazio – lo scarso rispetto del tempo d’attesa massimo stabilito dalla legge, pari a 30 giorni: solo 15 distretti su 53 li hanno rispettati. Si scopre, inoltre, che quelli virtuosi sono quasi tutti concentrati in tre Asl: una a Rieti e due a Roma. Le visite oculistiche prenotate nelle strutture pubbliche attraverso il Centro Unico di Prenotazione regionale sono finite già in passato sotto la “lente di ingrandimento” di Cittadinanzattiva. Nel VI Rapporto Audit Civico presentato lo scorso giugno al Ministero della Salute, infatti, su 87 tra Asl e Aziende Ospedaliere italiane indagate lo scorso anno, 16 Asl hanno superato il limite di legge di 30 giorni (di cui due tra i 90 e i 120 giorni), con una percentuale pari al 18,4% del campione a livello nazionale. Per approfondire: Regione Lazio , Regione Lombardia

Link utile: centri di prenotazioni regionali (sito ufficiale del Ministero della Salute)

Leggi anche: “ Riduzione liste d’attesa, al via il Piano nazionale

Fonti: Regione Lazio, Cittadinanzattiva.

OMS, un caso su due di cecità e ipovisione dovuto a cataratta

Secondo i dati preliminari del 2010 le altre patologie con maggiore prevalenza sono il glaucoma e l’AMD

Più di un caso su due di disabilità visiva nel mondo è dovuto alla cataratta (53%), a cui seguono il glaucoma (9%) e la degenerazione maculare legata all’età (6%).

Stiamo parlando di percentuali da calcolare su 285 milioni di disabili visivi, di cui 40 milioni ciechi e gli altri ipovedenti. Lo attestano i dati preliminari dell’Oms del 2010 presentati già in occasione della Giornata mondiale della vista a Roma (14 ottobre) – che testimoniano una riduzione dei ciechi e degli ipovedenti nel mondo di circa il 9% – e ora ufficiosamente confermati.

La cataratta – che provoca un appannamento progressivo della vista degli anziani – mantiene saldamente il primo posto come causa di cecità e ipovisione, facendo però un balzo di circa 14 punti percentuali: nei dati del 2007 la sua fetta della torta era del 39,1% (su 314 milioni di disabili visivi). La prevalenza del glaucoma si è ridotta di un solo punto percentuale, mentre la cecità infantile e il tracoma sono cresciute (passando rispettivamente dal 2,9% al 4% e dal 3,2% al 4%). Operazione di catarattaLa cataratta è la prima causa di cecità, ma fortunatamente il più delle volte è reversibile (a differenza di quella da glaucoma e da AMD): l’operazione chirurgica può restituire la vista agli ipovedenti e ai ciechi, ma nei Paesi in via di sviluppo spesso non ci sono le risorse necessarie. All’aumento della sua prevalenza concorre certamente l’invecchiamento demografico globale. Basterebbe uno sforzo in più da parte degli Stati benestanti per ‘ridare la vista’ a milioni di anziani.

Pagina pubblicata il 12 novembre 2010. Ultimo aggiornamento: 15 novembre 2010.

Glaucomatosi più predisposti ad altre malattie

Glaucomatosi più predisposti ad altre malattie Un’analisi di oltre 76mila persone ha dimostrato una maggiore incidenza di ipertensione, diabete e iperlipidemia. Da non trascurare anche il rischio depressione 11 novembre 2010 – Chi ha il glaucoma è più a rischio di avere altre malattie: si va dalle ulcere ai problemi al fegato, passando per la pressione alta, il diabete e la depressione. Il nesso tra queste patologie non è sempre chiaro, ma è stato individuato grazie a un ampio campione statistico. Un’équipe di ricercatori guidati dalla Tapei Medical University di Taiwan ha analizzato, infatti, i dati relativi a 76.673 persone affette dalla forma più comune di glaucoma (detta ‘ad angolo aperto’), confrontandoli poi con 230.019 individui con occhi sani, tenendo conto dell’età, del genere e di altri fattori. Più della metà dei pazienti glaucomatosi soffriva anche d’ipertensione (50,5%) e oltre il 30 per cento aveva il diabete (il 30,2% aveva un eccesso di zuccheri nel sangue) o di iperlipidemia (il 30,5% aveva troppi grassi dannosi in circolo). Inoltre, la prevalenza di malattie quali l’ictus, le malattie epatiche o l’ulcera era più elevata almeno del 3%. Il glaucoma stesso, a sua volta, può provocare altri problemi di salute: quando il campo visivo si riduce in seguito a danni al nervo ottico , il fatto di avere difficoltà a leggere, guidare e godere degli altri piaceri della vita accresce il rischio di depressione e di altri problemi psicologici. Dunque, è fondamentale sottoporsi regolarmente a controlli oculistici che comprendano la misurazione della pressione intraoculare (tono): nel caso in cui sia troppo elevata bisogna trattarla mediante colliri e, nei casi estremi, si può ricorrere a un intervento chirurgico. “I dottori che curano il glaucoma o le altre malattie elencate dovrebbero essere consapevoli del fatto che i loro pazienti possono avere patologie multiple”, ha dichiarato il direttore della ricerca Jai-Der Ho della Tapei Medical University. Lo studio è stato condotto a Taiwan su scala nazionale e pubblicato nel numero di Novembre di Ophthalmology, rivista ufficiale dell’AAO (American Academy of Ophthalmology).

Fonti: American Academy of Ophthalmology, Ophthalmology .

Ultima modifica: 9 dicembre 2010

Più risparmio con la prevenzione

Cernobbio, villa d'Este

Cernobbio, villa d'EstePiù risparmio con la prevenzione In dieci anni un investimento di un miliardo di euro nella salute triplica i benefici 10 novembre 2010 – Investire sulla prevenzione nel campo della salute significa triplicare il risparmio in un decennio. Ne sono certi gli esperti di Meridiano Sanità, che nella 5° edizione del loro forum che si è tenuto l’altro ieri a Cernobbio (Villa d’Este), hanno sottolineato l’importanza degli investimenti in innovazione, ritenuta un “driver per la crescita sociale, economica, tecnologica e occupazionale del sistema Italia”. “Un investimento in prevenzione – si legge nel documento diffuso da Meridiano Sanità – di circa 1 miliardo di euro porterebbe un beneficio in 10 anni di più di 3 miliardi di euro”. Insomma, puntare sulla prevenzione conviene anche allo Stato. Secondo un altro studio della Luiss – i cui contenuti sono stati anticipati in occasione della Giornata mondiale della vista che si è celebrata il 14 ottobre 2010 – conviene investire anche nella prevenzione della cecità: rispetto a uno scenario di non intervento dello Stato il risparmio, adottando giuste politiche di prevenzione, è valutato intorno al 20%.

Fonte principale: Meridiano Sanità

Chip impiantato sotto la retina

Chip-sensore collocato sotto la retina (Fonte: Proceedings of the Royal Society)

Chip-sensore collocato sotto la retina (Fonte: Proceedings of the Royal Society)Chip impiantato sotto la retina Il nuovo occhio bionico consente una visione basata su 1500 pixel. Successo in tre pazienti su undici 9 novembre 2010 – Una visione ‘bionica’ per tre malati colpiti da due patologie oculari genetiche, la retinite pigmentosa e la coroideremia . L’hanno ottenuta ricercatori tedeschi guidati dall’Università di Tubinga i quali, grazie a un chip impiantato sotto la retina, sono riusciti a restituire la percezione di immagini composte da 1500 pixel, un numero superiore rispetto al passato.Come si vede col nuovo occhio bionico. Tuttavia le immagini si presentano sotto forma di flash Va sottolineato, tuttavia, come la visione sia in bianco e nero e per ‘flash’ successivi. Inoltre, l’impianto ha funzionato solo su tre malati su undici. L’intervento può essere effettuato, almeno per ora, solo a livello sperimentale e su pochi pazienti. Le due condizioni fondamentali sono che il nervo ottico sia integro e che la retina abbia conservato un minimo di vitalità. Infatti, scrivono i ricercatori negli atti on-line della Royal Society londinese, “si tenta un parziale ripristino della funzione visiva sfruttando la stimolazione elettrica del network retinico rimanente”. L’occhio bionico, insomma, non deve essere inteso come una soluzione miracolistica, ma piuttosto come uno stimolatore dell’attività ancora esistente nella retina. I pazienti su cui l’intervento ha avuto successo hanno, rispettivamente, 38, 40 e 44 anni, di cui due affetti da retinite pigmentosa. Tutti sono riusciti a leggere, se pur a fatica, grandi lettere bianche su uno sfondo nero. Tutti avevano perso la capacità di farlo almeno cinque anni prima. Il chip è stato però espiantato perché i ricercatori hanno dovuto verificare l’assenza di reazioni avverse. Università di Tubinga (Fonte: Proceedings of the Royal Society) Referenza originale: “Subretinal electronic chips allow blind patients to read letters and combine them to words”, Eberhart Zrenner et al., Proceedings of the Royal Society, Published online before print November 3, 2010, doi: 10.1098/rspb.2010.1747

Fonti: Bbc , Proceedings of the Royal Society .

Ultima modifica: 22 novembre 2010.