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Un anziano su dieci soffre di difficoltà visive

Non riesce a risolvere a risolvere i propri problemi neanche con gli occhiali: lo studio dell’Istituto Superiore di Sanità

Una persona anziana su dieci in Italia ha un problema alla vista che non riesce a risolvere neanche con gli occhiali, condizionando lo svolgimento delle proprie attività quotidiane. È quanto emerge dallo studio Passi d’Argento dell’Istituto Superiore di Sanità, presentato a Roma il 27 giugno 2019.

I dati 2016-2018 mostrano che 1 persona su 4 – di 65 anni o più – ha almeno un problema di tipo sensoriale (fra vista, udito o masticazione) che non risolve neppure con il ricorso ad ausili di qualche tipo.

Il 69% degli anziani intervistati telefonicamente ricorre agli occhiali e risolve, invece, il suo deficit visivo.

Quel cristallino che invecchia

Con l’età che avanza il cristallino perde di elasticità ed essendo più rigido non riesce a mettere a fuoco correttamente gli oggetti vicini. Compare quindi la presbiopia, un difetto di accomodazione dell’occhio inevitabile che inizia già fra i 40 e i 50 anni di età, ma che con l’uso degli occhiali può essere superato.

Rischio solitudine e depressione

anziane-solidali-teste-web-photospip4289f4bb5e2a1cefbf02489d8cd10bd8.jpgLe disabilità percettive legate a vista e udito condizionano le capacità di comunicazione delle persone con 65 anni e più, peggiorando notevolmente la loro qualità di vita e inducendo problemi connessi all’isolamento e alla depressione.

Fra gli ultra 65enni con un problema di vista è più alta la prevalenza di coloro che restano socialmente isolati e riferiscono che in una settimana normale non incontrano né parlano con qualcuno (50% contro il 19% nel campione totale); è più elevata la prevalenza di sintomi depressivi (37% contro il 13% nel campione totale) ed è più alta la quota di chi è caduto nei 30 giorni precedenti l’intervista (14% contro il 9%, con annessi maggiori rischi di frattura del femore).

I problemi della vista sono indagati – in Passi d’Argento – con una semplice domanda telefonica che non fa riferimento ad alcuna diagnosi medica, ma semplicemente da conto della percezione del singolo di avere un deficit della vista tale da rendere difficoltose diverse attività quotidiane (come leggere il giornale, cucire, leggere l’ora o fare piccoli lavori domestici). Quest’ultima risposta induce a pensare che il deficit visivo non sia legato alla sola presbiopia (correggibile con le lenti), ma ad altre degenerazioni senili dell’occhio (per esempio cataratta, maculopatia retinica, ecc.), difficilmente superabili con l’uso di occhiali e tali da compromettere potenzialmente la qualità della vita di tutti i giorni.

Diamo i numeri

Nel 2016-2018 circa il 10% degli intervistati ultra 65enni riferisce di avere problemi di vista (con correggibili neppure con l’uso di occhiali), che condiziona lo svolgimento di attività quotidiane. Questa quota cresce con l’età (a 65-74 anni è del 5% ma sale al 27% dopo gli 85 anni) ed è mediamente più alta fra le donne.

Il gradiente sociale è ampio e significativo: la quota di persone con problemi di vista è maggiore fra persone con bassa istruzione (il 15% contro il 6% delle persone con alta istruzione) e tra coloro che hanno molte difficoltà economiche (20% versus 6% fra chi non ne riferisce). Nelle Regioni meridionali, infine, c’è una quota quasi 3 volte più alta di persone con problemi della vista rispetto a quanto si osserva fra i residenti nelle Regioni settentrionali.

Fonte: Istituto Superiore di Sanità (Passi d’Argento)

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