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Staminali retiniche (Crediti fotografici di Dennis Clegg, UCSB)

Se le staminali embrionali “curano” l’AMD

In Inghilterra è migliorata l’acuità visiva di due persone colpite dalla forma umida allo stadio avanzato

Staminali retiniche (Crediti fotografici di Dennis Clegg, UCSB)
Staminali retiniche (Crediti fotografici di Dennis Clegg, UCSB)
La rigenerazione del centro della retina, la macula, è uno degli obiettivi della scienza oculistica di frontiera. Si sarebbe conclusa con successo la prima fase di uno studio clinico condotto su esseri umani affetti dalla forma essudativa della degenerazione maculare legata all’età (AMD): grazie a un patch retinico a base di cellule staminali su un supporto sintetico i ricercatori hanno osservato un miglioramento dell’acuità visiva in due persone su cui, in Gran Bretagna, è stata effettuata la sperimentazione[[il miglioramento è stato rispettivamente di 29 e di 21 lettere]].

La tecnica non è affatto semplice: ricercatori inglesi e americani sono partiti da staminali embrionali, facendole poi evolvere in cellule dell’epitelio pigmentato retinico (mediante speciali fattori di accrescimento); queste ultime sono quindi state inserite sotto la retina dopo essere state collocate su un supporto artificiale, sfruttando una particolare tecnica microchirurgica. Insomma, una strategia “fine” che avrebbe consentito una parziale rigenerazione nervosa attestata anche da una scansione retinica mediante OCT.

L’intervento – che è durato 1-2 amd-umida-foto_moorfields.jpgore – è stato eseguito a Londra nel 2015, presso il Moorfields Eye Hospital, persino su un 86enne che stava perdendo la vista a causa dell’AMD umida allo stadio avanzato. La sede di S. Barbara dell’Università della California scrive che “dopo l’intervento chirurgico la sua vista all’occhio destro è migliorata tanto da riuscire a leggere il giornale e ad aiutare la moglie in giardino”.

Anche una seconda persona, una signora sessantenne, ha subito lo stesso intervento: soffriva anche lei di un’AMD umida allo stadio avanzato. A distanza di un anno tutti e due riescono finalmente a leggere con gli occhiali. Si punta ora ad estendere i risultati dello studio anche a casi di AMD secca, la forma più comune, non trattabile neanche mediante iniezioni intravitreali, sebbene per ora non si sia riusciti a migliorare l’acuità visiva in questi casi.

Naturalmente bisognerà vedere anche se i miglioramenti ottenuti nei casi di AMD umida dureranno ancora più a lungo e se non si presenteranno gravi effetti collaterali tra cui, purtroppo, si annovera persino la possibilità d’indurre un tumore.

Fonti: Nature Biotechnology, UCSB, The London Project

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