Neurorigenerazione con staminali ombelicali

neuroni

Neurorigenerazione con staminali ombelicali Nuova sperimentazione condotta su cavie animali: sviluppi promettenti per futuro della medicina 30 novembre 2015 – Ormai è noto a molti: una donna che partorisce può decidere di conservare il cordone ombelicale del neonato , il quale è ricco di staminali . Alcune di queste potrebbero essere, in un futuro più o meno lontano, utilizzate persino per rigenerare il nervo ottico e la retina . Tuttavia per ora si sono ottenuti risultati apprezzabili solo su cavie animali. Un esperimento promettente in questa direzione è stato condotto da un’équipe angloamericana: secondo i ricercatori della Duke University le staminali ombelicali “aiutano i neuroni retinici dei bulbi dei ratti a crescere a connettersi [tra loro] e a sopravvivere”. I ricercatori hanno visto che, inibendo alcuni membri della famiglia delle trombospondine (proteine), non nascono più nuovi neuriti e connessioni neuronali ( sinapsi ). Gli stessi studiosi stanno ora cercando nuove molecole che promuovano la longevità delle cellule nervose (mentre il fattore di crescita nervoso o NGF è ormai noto da tempo). Le trombospondine sono rilasciate da cellule nervose chiamate astrociti e, tra l’altro, stimolerebbero la formazione di nuovi neuroni (in particolare grazie alle proteine TSP1, TSP2 e TSP4). Tra l’altro recentemente si è visto che la neurogenesi cerebrale avviene, sebbene in maniera molto limitata, anche da adulti. L’esercizio fisico regolare, oltre ad apportare benefici all’intero organismo, stimolerebbe persino la creazione di nuovi neuroni.

Fonti: The Journal of Neuroscience , Duke University

Consensus conference sulla riabilitazione visiva

Consensus Conference 2015 Roma

Quella Consensus Conference che guarda il mondo.

Dal 9 al 12 dicembre a Roma numerosi esperti internazionali hanno concordato con l’OMS standard comuni sulla riabilitazione visiva

Si è svolta a Roma, dal 9 al 12 dicembre 2015, la prima Conferenza Internazionale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per stabilire standard comuni sulla riabilitazione visiva. L’appuntamento ha riunito numerosi esperti provenienti da tutte le Regioni OMS: Europa, Americhe, Africa, Mediterraneo Orientale, Pacifico Occidentale e Sud-Est Asiatico. Lo scopo principale è stato quello di raggiungere un consenso per i diversi sistemi sanitari nazionali. Attualmente, infatti,i servizi di riabilitazione visiva non hanno ancora standard internazionali uniformemente riconosciuti…
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SOI, occhi puntati su Roma

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SOI, occhi puntati su Roma Dalle staminali ai laser: se ne è parlato al 95° Congresso nazionale della Società Oftalmologica Italiana Si è fatto il punto sulla vista a Roma. Si è svolto, infatti, dal 25 al 28 novembre il 95° Congresso nazionale della Società Oftalmologica Italiana (SOI). Dalle cellule staminali per rigenerare la superficie oculare all’oftalmologia pediatrica, passando per i laser e le lenti a contatto: sono solo alcuni degli argomenti trattati in questa ultima edizione. Numerosi oculisti, ortottisti e altre figure professionali hanno fatto luce sui più recenti progressi della scienza oftalmologica. Tra gli argomenti più curiosi quelli sui “Visori e rilascio delle patenti di guida”, “Filler e tossina botulinica nel ringiovanimento dello sguardo”, “Correzione della presbiopia con diverse tecniche”. Non potevano naturalmente mancare le più frequenti relazioni sulla cataratta, il glaucoma, le maculopatie e sulle altre patologie oculari più comuni. Da segnalare, inoltre, lo svolgimento di sessioni di chirurgia in diretta. “La SOI – ha spiegato il Presidente Matteo Piovella a margine del Congresso – è il riferimento istituzionale dei settemila oculisti italiani e di tutti gli operatori del mondo della visione”. Allo stato attuale “ci sono quasi cinquemila oculisti iscritti”. Inoltre, ha precisato il Presidente della SOI, “siamo l’unico congresso in cui si spazia a 360° e, soprattutto, discutiamo di argomenti per poi renderli operativi nelle leggi, nelle linee guida, nella pratica di tutti i giorni”. Tra i numerosi stand degli espositori (con tanto di tecnologie mediche all’avanguardia), alla SOI è stato allestito un punto informativo dell’Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità-IAPB Italia onlus.

Link utile: Programma della Società Oftalmologica Italiana

Fonte di riferimento: SOI

Pagina pubblicata il 25 novembre 2015.

Ultima modifica: 16 dicembre

Salute, un italiano su due s’informa sul web

Aula Sapienza

Evento del 18 novembre 2015, Università Sapienza di Roma (Foto cortesia IBSE Foundation)
Salute, un italiano su due s’informa sul web Solo i medici ancora battono internet, mentre si ricorre più di rado ai consigli dei farmacisti
23 novembre 2015
– Un italiano su due cerca informazioni di salute sul web; solo i medici sono ancora più consultati. A ricorrere in prima battuta a internet sono soprattutto i laureati (73%) e i diplomati (63%): l’uso di un computer connesso cresce in modo direttamente proporzionale al grado d’istruzione. Eppure i pc ancora non battono gli esseri umani, soprattutto quando si tratta di specialisti. Questi sono alcuni risultati di un sondaggio condotto su 2066 maggiorenni, presentato il 18 novembre presso l’Università Sapienza di Roma in occasione di un evento promosso dalla IBSE Foundation (intitolato “La salute in rete: progresso o pericolo?”). L’83% degli italiani cerca su internet informazioni riguardanti le singole malattie, il 66% sulle possibilità di cura e il 64% sui corretti stili di vita. Questo è comune soprattutto tra i 35 e i 44 anni e dopo i 65 anni. Suscitano curiosità anche i farmaci prescritti dal medico (44%), gli integratori alimentari (37%) e i farmaci da banco (35%), a pari merito con gli ospedali specializzati e i centri d’eccellenza. è molto positiva la valutazione del canale web che viene preferito rispetto ai media tradizionali, in particolar modo dalle persone “attente alla salute”, e considerato facile da consultare (85%), utile (76%) e affidabile (65%). Eppure un consulto via internet non può mai sostituire una visita effettuata di persona. Per tutti il medico è ancora un punto di riferimento (per l’85% il medico di base, per il 68% specialista). Ecco allora che – dopo la ricerca sul web – in diversi casi si rivolge al proprio medico: il 63% della popolazione, dopo aver trovato online informazioni sulla salute, si è recato da un dottore per ulteriori delucidazioni e approfondimenti. Vengono solo dopo internet, tuttavia, i consigli del farmacista (37%), quelli di parenti e amici (36%) e infine quelli dei media (24%). “Il web rappresenta un’enorme opportunità in termini di conoscenza, ma nell’esplorare la rete sono necessari gli strumenti per orientarsi sull’autorevolezza delle

Fonti che producono informazioni e in medicina la qualità delle informazioni è una questione centrale”, ha commentato il Prof. Walter Ricciardi, Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità –. Tuttavia, “ciò che manca è un portale che in qualche modo sia di riferimento per tutti i temi di natura medica capace di fornire indicazioni basate su evidenze scientifiche. Serve un filo di Arianna per orientarsi nel labirinto delle tante e disparate

Fonti che circolano sul web”.

Link utile: Slide (sondaggio condotto da GfK Eurisko)

Fonte principale: IBSE Foundation for Scientific Research

Responsabilità dei medici, verso una nuova legge

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Responsabilità dei medici, verso una nuova legge Approvato in Commissione Affari Sociali della Camera il nuovo testo sulla medicina difensiva 20 novembre 2015 – Tutela dei pazienti da un lato ma, dall’altro, limitazione delle possibilità di perseguire i medici per presunti errori professionali: potranno rispondere penalmente del loro operato solo in caso di “colpa grave” (per lesioni personali o decesso), qualora non si siano attenuti alle linee guida e alle pratiche sanitarie più comuni. Questa, in sintesi, la linea del testo licenziato dalla XII Commissione Affari Sociali della Camera, un disegno di legge che dovrebbe approdare in Aula nel 2016, una volta ricevuto il parere positivo delle Commissioni competenti. Più sicurezza e prevenzione, meno esami ‘inutili’ Nel testo si parla non solo di sicurezza quale “parte costitutiva del diritto alla salute”, “perseguita nell’interesse dell’individuo e della collettività, ma anche di “attività finalizzate alla prevenzione e alla gestione del rischio connesso all’erogazione di prestazioni sanitarie”. “La piena realizzazione delle attività di prevenzione e gestione del rischio sanitario – si legge – rappresenta un interesse primario del Sistema sanitario nazionale perché consente maggiore appropriatezza nell’utilizzo delle risorse disponibili e garantisce la massima tutela del paziente”. Ciò significa che verranno prescritti meno esami ‘inutili’: attualmente capita che i medici si tutelino in questo modo sotto il profilo legale. Inoltre i chirurghi potranno assumersi rischi supplementari in caso d’interventi parecchio complessi. Operazione di cataratta Obbligo di conciliazione in sede civile Diventerà probabilmente obbligatorio almeno un tentativo di conciliazione sul piano civile tra il paziente che pensa di essere stato danneggiato e il medico che presumibilmente ha operato male (con annessa richiesta di risarcimento danni). Il Ministro Lorenzin: “Provvedimento equilibrato“ Esulta il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin in una nota diffusa il 19 novembre: “è un risultato storico, una svolta nella lotta alla medicina difensiva, perché riesce a trovare un punto di equilibrio tra le tutele dei medici, che hanno bisogno di svolgere il loro delicato compito in serenità, e il diritto dei cittadini dinanzi ai casi di malasanità”. “L’elaborazione prodotta dai parlamentari impegnati alla Camera ha permesso di cogliere tutti gli obiettivi: cambia la responsabilità del medico sia da un punto di vista penale, poiché il medico non sarà più responsabile neppure per colpa grave se rispetta le linee guida, che civile, prevedendosi la natura extracontrattuale della responsabilità dei medici non liberi professionisti, con conseguente inversione dell’onere della prova e dimezzamento del termine di prescrizione”. Inoltre, spiega ancora il Ministro, “viene introdotta l’azione diretta nei confronti dell’assicurazione; la conciliazione obbligatoria pone un freno al proliferare dei contenziosi giudiziari; viene limitata, da un punto di vista della quantificazione, l’azione di rivalsa della struttura sanitaria nei confronti del medico; viene creato un fondo di garanzia per le vittime di malasanità”. Complessivamente la Lorenzin lo considera “un provvedimento equilibrato” che dovrebbe consentire ai medici di “lavorare con maggiore serenità” e ai pazienti di vedere “tutelati in modo chiaro e diretto i loro diritti”.

Fonti: Sanità24-Il Sole 24 Ore, Ministero della Salute

Ultima modifica: 7 gennaio 2016

LEA, Italia divisa in due

LEA, Italia divisa in due Il Ministero della Salute ha diffuso le valutazioni sui Livelli Essenziali di Assistenza: solo la metà delle Regioni sono in regola 17 novembre 2015 – Una vittoria a metà: solo otto Regioni sulle sedici monitorate sono in regola con i Livelli Essenziali d’Assistenza (LEA) , su cui il Ministero della Salute ha acceso nuovamente i riflettori. La sanità pubblica e privata convenzionata sono state “radiografate” con la pubblicazione della verifica degli adempimenti nel 2013. Le Regioni adempienti sono concentrate quasi tutte al Centro-Nord (Marche, Toscana, Umbria, Emilia Romagna, Liguria, Lombardia, Veneto e Basilicata). Cosa fare allora con le Regioni ritardatarie, ad esempio il Lazio, la Sicilia, la Campania o la Calabria? Quelle che hanno sottoscritto un Piano di rientro, pur avendo progressivamente migliorato l’organizzazione del sistema informativo e delle reti assistenziali, devono ancora migliorare soprattutto – scrive il Ministero della Salute – la riorganizzazione dei punti nascita, le cure palliative, la prevenzione e la riorganizzazione della rete dei laboratori. L’adempimento implica un risparmio complessivo per lo Stato, ma non sempre va a vantaggio diretto dei cittadini: la Regione viene promossa se non ha più di 3,7 posti letto per 1000 abitanti. Inoltre, deve avere un tasso di ospedalizzazione inferiore o uguale a 160 per 1000 abitanti (dunque non troppi ricoverati). Rispetto al 2012 si conferma il trend in diminuzione dei ricoveri ospedalieri in tutta Italia e l’aumento dell’appropriatezza dell’assistenza ospedaliera erogata.

Link utili: Monitoraggio dei LEA

Fonte principale: Ministero della Salute

Aspettando una visita

Mediamente si attendono nove mesi per una visita oculistica. Lo rileva la onlus Cittadinanzattiva nel Rapporto Pit Salute 2015

Dura mediamente 9 mesi, quanto una gestazione, il tempo d’attesa medio per una visita oculistica in Italia. Va peggio solo per le visite psichiatriche (13 mesi nel 2014), ma la situazione è seria anche per le visite cardiologiche (8 mesi in media), odontoiatriche (7 mesi) e persino per quelle oncologiche (6 mesi), alla pari con le ortopediche. Questo quadro a tinte fosche è stato presentato il 13 novembre 2015 a Roma dalla onlus Cittadinanzattiva col nuovo Rapporto “Pit Salute” (giunto alla 18° edizione). Questo volume, come ogni anno, fa il punto sulla sanità vista dai cittadini e si basa su oltre 24 mila segnalazioni avvenute lo scorso anno. Queste ultime sono giunte a PIT salute e alle sedi locali del Tribunale per i diritti del malato: per un quarto (25%) riguardano le difficoltà di accesso alle prestazioni sanitarie, determinate soprattutto dalle lunghe liste di attesa (58,7%) e dai ticket troppo elevati (31,4%).

“I ticket – scrive Cittadinanzattiva – sono considerati dalle persone come una vera e propria tassa sulla salute, e rappresentano un ostacolo all’accesso alle prestazioni: un peso sempre più insostenibile per i redditi delle famiglie, nonché un paradosso del Servizio Pubblico che respinge i cittadini e li indirizza verso il privato o l’intramoenia, talvolta persino più convenienti per costi o per attese”.

Per quanto riguarda gli errori medici presunti (malpratice), in testa alla classifica negativa – sul piano diagnostico – si trova l’oncologia (col 26%), a cui segue l’ortopedia (col 17,4%), mentre l’oculistica si difende bene (con un 5,3%). Invece a livello terapeutico gli errori più frequenti – sempre secondo i pazienti – riguardano l’ortopedia (28,4%), a cui seguono la chirurgia generale (14,1%) e l’oculistica (8,6%). Ovviamente però si tratta di casi segnalati la cui fondatezza deve ancora essere verificata.

Link utile: grafici Rapporto Pit Salute 2015

Fonte: Cittadinanzattiva

Diabete più in vista

Locandina della campagna sulla retinopatia diabetica

Il 14 novembre 2015 oltre 60 città italiane aderenti alle iniziative dedicate­­ alla prevenzione di una malattia della retina che colpisce moltissimi diabetici


Troppi zuccheri nel sangue possono far pagare un conto salato alla nostra vista. Il diabete, se non diagnosticato, può provocare gravi danni alla retina. L’occasione è stata la Giornata mondiale del diabete che si è celebrata il 14 novembre 2015. Per la prima volta si è arrivati, nel nostro Paese, a 61 città aderenti alle iniziative organizzate dall’Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità-IAPB Italia onlus. L’obiettivo è stato la prevenzione e la diagnosi della retinopatia diabetica: si sono tenute conferenze informative aperte al pubblico, è stato distribuito un opuscolo informativo sulla patologia e in dodici città sono stati effettuati gratuitamente anche controlli oculistici.

Il diabete è in forte crescita. Secondo l’Oms nel mondo vivono 422 milioni di diabetici e, secondo recenti stime Istat, in Italia sono oltre tre milioni. Nel nostro Paese e nelle altre nazioni industrializzate la retinopatia diabetica è la prima causa di cecità in età lavorativa (20-65 anni). Però spesso la perdita della vista è evitabile: si stima che, dopo 20 anni di diabete, più del 90% dei diabetici presenti qualche segno di retinopatia. Solo in Italia i retinopatici a causa del diabete sarebbero circa un milione.

“La retinopatia diabetica – ha affermato l’avv. Giuseppe Castronovo, Presidente della IAPB Italia onlus – è una malattia diffusissima in Italia e nel mondo, i cui danni sono però prevenibili: una diagnosi tempestiva consente di salvare la vista, purché si consultino gli specialisti e si osservino rigorosamente le cure. Il diabete è una malattia correlata anche alla cattiva alimentazione, specialmente quando è eccessiva (al contrario della xeroftalmia, legata alla malnutrizione, causata da una carenza di vitamina A). Ancora una volta, pertanto, teniamo a ribadire che la prevenzione salva la salute e, con essa, anche il bene della vista”.

Quando si è diabetici i controlli medici periodici sono indispensabili non solo per preservare la salute oculare, ma anche altre parti del corpo quali i reni, i piedi, il cuore e i nervi periferici. Pertanto sono state effettuate anche altre iniziative su tutto il territorio nazionale per il controllo gratuito della glicemia.