Un’Italia di anziani, fondamentali attività e prevenzione

Relatori del convegno

Relatori del convegnoUn’Italia di anziani, fondamentali attività e prevenzione A Roma convegno sulla terza età: presentato l’VIII Rapporto Censis-Salute/La Repubblica. L’AMD è tra le malattie degenerative oculari che si possono prevenire 22 ottobre 2009 – La vita si allunga in Italia e negli altri Paesi occidentali, eppure la sua qualità si può migliorare: non solo ricorrendo alla prevenzione (con visite mediche periodiche), ma anche adottando un corretto stile di vita (dieta varia e ricca, rinuncia al fumo, ecc.); più in generale, è importante mantenersi attivi sia a livello fisico che di relazione. Ci si può mantenere fino a tarda età in buona salute, compresa quella oculare. Sono questi alcuni degli aspetti che sono stati messi in evidenza oggi durante il convegno di Roma organizzato da Somedia, in occasione del quale è stato presentato l’VIII Rapporto Censis-Salute/La Repubblica. Quanto incide la prevenzione nel caso dell’AMD (degenerazione maculare senile)? “Sicuramente conta molto – ha risposto in margine al convegno la Prof.ssa Monica Varano della Fondazione G. B. Bietti-Ircss di Roma –: innanzitutto abbiamo, come dato certo, che il fumo di sigaretta rappresenta un fattore di rischio. Chiaramente anche una vita sana, fatta di un’alimentazione sana, un controllo dell’ipertensione, dell’obesità e del diabete (che sono altri fattori di rischio della patologia), rappresentano uno stile di vita raccomandabile, soprattutto nelle persone geneticamente predisposte o che, comunque, hanno dei primi segnali di alterazione”. Inoltre, bisogna difendere gli occhi dai raggi solari. “I raggi ultravioletti – avverte la prof.ssa Varano –, secondo alcuni studi, rappresentano un fattore di rischio probabile così come l’abuso di alcol (sembra che un bicchiere di vino rosso al giorno rappresenti, al contrario, una protezione)”. “C’è un grande impegno, dal punto di vista della prevenzione, su una serie di malattie gravi (che possono essere l’obesità, il colesterolo, il diabete, l’ipertensione, ecc.) – ha affermato Guglielmo Pepe, direttore di Repubblica Salute, in apertura del convegno –. Se continuerà così il trend dell’attenzione alla prevenzione – quindi anche l’impegno delle strutture sanitarie a far di più – noi non avremo problemi dal punto di vista della qualità della vita. C’è, però, un altro aspetto: quello delle malattie degenerative. Come sapete, nel nostro Paese, nel momento in cui aumenta il numero di persone nella fase della vecchiaia, malattie come l’Alzheimer pesano molto di più, non solo ai malati, ma anche alle famiglie”. Giuseppe Roma, Direttore generale del Censis, ha sottolineato – nel presentare l’VIII Rapporto sulla Salute – che in Italia ci sono circa 14.000 ultracentenari, 450.000 ultranovantenni e dodici milioni di ultrasessantacinquenni (20% della popolazione), mentre le persone di età compresa tra 60 e 65 anni sono circa 3.600.000. Roma ha messo in evidenza cinque aspetti principali nella sua relazione intitolata “La forza dei sentimenti”: 1) attualmente assistiamo a una longevità attiva, ossia essere anziani non equivale più a vivere (necessariamente) un periodo di stanchezza; 2) questa generazione di anziani non rinuncia a fare progetti di vita; 3) la socialità è un antidoto alla malattia (oltre a dover camminare, seguire una dieta giusta, ecc.). Viceversa, chi è solo rischia la depressione e l’abuso di farmaci; 4) gli anziani hanno maggiore spirito civico, sono più altruisti; 5) gli anziani hanno comportamenti particolarmente responsabili e sobri. Dopodiché il Direttore del Censis si è concentrato sugli aspetti eminentemente emotivi della terza età: la famiglia è il punto di riferimento principale della vita quotidiana degli anziani. Questo ‘viaggio’ nell’anima degli anziani, nel tentativo di scandagliarne emozioni e passioni, ha avuto un esito positivo: l’85,8% degli intervistati con più di 60 anni si è detto soddisfatto della propria condizione. Tuttavia, la relazione di Giuseppe Roma si è conclusa con una nota dolente: “Invecchiando – ha affermato – si diventa più insicuri, fragili, nel 71,4% dei casi”, a cui bisogna aggiungere una maggiore possessività (45,2%), l’essere solidali o altruisti (41,9%) e socievoli (41,8%). Prevale la voglia di aiutare, particolarmente figli e nipoti (76,2%), ma c’è anche desiderio di socialità nel senso più ampio del termine (incontrare amici è l’attività preferita per il 74,1% degli intervistati). Sane relazioni familiari e sociali, dunque, hanno un valore terapeutico così come lo può avere una terapia farmacologica. Ultimo aggiornamento di questa pagina: 23 ottobre 2009

Ascoltiamo… le protesi oculari

Ascoltiamo… le protesi oculari Dibattito in onda il 29 ottobre sulla web-radio dell’Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti 21 ottobre 2009 – Gli aspetti psicologici delle protesi oculari saranno il tema portante di una trasmissione che andrà in onda on-line il prossimo 29 ottobre (alle 15.30) sulla web-radio dell’Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti (Uici). Gli ascoltatori possono scegliere diverse modalità di intervento: telefonica (contattando durante la diretta il numero di telefono 06 69988353), via e-mail (anche nei giorni precedenti la trasmissione all’indirizzo: indiretta@email.it) o sul web, compilando un modulo on-line (rubrica “Parla con l’Unione”). Quanti desiderassero prendere parte alla trasmissione ma non fossero in condizione o in grado di collegarsi via computer, possono contattare l’Uici (tel. 06 69988376 o 06 69988411): “lasciando il proprio recapito telefonico, verranno contattati – assicura il Presidente dell’Unione Tommaso Daniele – nel corso del programma”. Partecipanti: la trasmissione, condotta da Luisa Bartolucci, vedrà tra i suoi ospiti il prof. Filippo Cruciani (Professore associato della Clinica Umberto I-Università La Sapienza di Roma e coordinatore scientifico del Polo Nazionale Ipovisione di Roma), Alessandra Modugno (Direttrice sanitaria di Oculistica italiana-Roma), Stefania Fortini (Psicologa e Psicoterapeuta del Polo Nazionale) e Angelo Mombelli (componente della Direzione Nazionale dell’Uici e responsabile del Settore Ipovisione).

Fonte: Uici

Quando la prevenzione si fa in grande

Quando la prevenzione si fa in grande Diagnosticare malattie oculari precocemente può salvare la vista: presto negli Usa una nuova campagna 21 ottobre 2009 – La prevenzione si fa grande se guarda ai più piccoli. Problemi oculari diagnosticati in giovanissima età (ad esempio uno strabismo ), se curati tempestivamente da un oculista, possono significare una vista salvata. Non a caso l’Accademia oftalmologica americana (Aao) e l’Associazione di oftalmologia e strabismo pediatrici (Aapos) stanno preparando una nuova campagna: si punta a far recepire in tutti i singoli stati degli Usa (finora undici) una legge che prevede screening oculistici obbligatori per i bambini. Di analogo tenore sono le richieste avanzate da molti oculisti italiani e dall’Oms, tanto che – in occasione della Giornata mondiale della vista che si è celebrata l’8 ottobre – il Viceministro alla Salute Ferruccio Fazio ha annunciato che verranno effettuati screening neonatali (nelle Regioni che faranno propria la proposta) e, a breve, sarà istituita una Commissione ministeriale per la prevenzione della cecità, di cui faranno parte autorevoli componenti dellaControllo oculistico IAPB Italia onlus. Screening oculistici periodici assicurano che i bambini vengano controllati nel periodo fondamentale dello sviluppo delle capacità visive; ad esempio l’occhio pigro ( ambliopia ), se non diagnosticato per tempo, non è curabile in età adulta. “Gli occhi sani e una buona visione – ha affermato Gail Summers, Presidente della Aapos americana – sono essenziali per lo sviluppo e l’apprendimento del bambino”. Dunque, è evidente che è necessario rafforzare i controlli oftalmici periodici, in modo da assicurare – ha concluso Summers – “che tutti i bambini ricevano assistenza e trattamenti adeguati”.

Fonti: American Academy of Ophthalmology, American Association for Pediatric Ophthalmology and Strabismus

Più occhiali dopo la cataratta

Visita oculistica di controllo

Visita oculistica di controlloPiù occhiali dopo la cataratta L’impianto delle lentine intraoculari spesso rende necessario l’uso delle lenti 20 ottobre 2009 – Maggiore impiego degli occhiali dopo l’intervento di cataratta ? La risposta è affermativa secondo uno studio pubblicato sul Operazione ambulatoriale di catarattaBritish Journal of Ophthalmology. Sono stati studiati 300 pazienti a cui è stato rimosso il cristallino mediante una tecnica chiamata facoemulsificazione (si frantuma la lente naturale divenuta opaca grazie agli ultrasuoni e poi viene aspirata). Dopodiché è stata impiantata una lentina (detta IOL) ossia un cristallino artificiale: la visione si è fatta così più nitida, ma è divenuto ancora più indispensabile l’uso di lenti, nella maggior parte dei casi già necessario in precedenza. Su 169 pazienti intervistati 160 hanno indossato, dopo l’operazione, gli occhiali per vicino, mentre solo 38 hanno dovuto portare gli occhiali per lontano. Il vizio refrattivo più comune dopo l’intervento è l’ astigmatismo – dovuto all’incisione della cornea, anche se può regredire –; inoltre, se si è ipermetropi molto probabilmente si dovranno indossare occhiali per la lettura. Va comunque detto che, il più delle volte, l’operazione di cataratta viene eseguita su anziani che, ovviamente, essendo presbiti già usano gli occhiali per vicino (con risultati insoddisfacenti perché il cristallino è opacizzato: vedi immagine ). “Dopo l’intervento di cataratta – spiega Paolo, medico oculista della IAPB Italia onlus – generalmente la gradazione è fissa, essendo stata determinata prima dell’intervento. In linea di massima serviranno occhiali per vicino e, solo in una minoranza di casi, per lontano”.

Fonte principale: British Journal of Ophthalmology

Geni… in famiglia

DNA

DNAGeni… in famiglia Identificate le unità ereditarie del Dna che inibiscono la rigenerazione del nervo ottico 20 ottobre 2009 – Riparare il nervo ottico , ossia il ‘cavetto biologico’ che trasporta i segnali bioelettrici dalla retina al cervello: è questo il sogno di molti pazienti e oculisti. Tuttavia, attualmente non si riesce a rigenerarlo se, ad esempio, è stato danneggiato da malattie quali il glaucoma , le neuriti , da patologie degenerative oppure da traumi. Le due strade principali perseguite dalla ricerca sono, da un lato, l’impiego delle cellule staminali (cellule ‘bambine’) e, dall’altro, la terapia genica. Proprio quest’ultima strada è stata seguita con una ricerca condotta da due università americane (University of Miami Miller School of Medicine e University of Pennsylvania), grazie a cui è stata identificata una famiglia di geni che possono controllare e inibire la rigenerazione del nervo ottico. Dunque, accendendo o spegnendo artificialmente degli interruttori genetici si è tentato di riparare il danno (modificando il Dna, il ‘programma della vita’). Nello studio – pubblicato sulla rivista Science – sono stati esaminati oltre 100 geni che potrebbero avere un ruolo nella rigenerazione retinica. La famiglia di geni, indicata con la sigla KLF, potrebbe giocare un ruolo essenziale a livello del nervo ottico (riuscirebbe a bloccarne le capacità rigenerative) e dei neuroni cerebrali. “Siamo eccitati da questa scoperta – ha dichiarato il Prof. Vance Lemmon (della University of Miami Miller School of Medicine) – perché lo studio ci fa comprendere come i geni che controllano la rigenerazione vengano attivati e disattivati. In particolare, [il gene] KLF4 sembra essere più potente degli altri nell’inibire la rigenerazione [nervosa]”. Infatti, cellule retiniche (dette ganglionali) prive del KLF4 hanno dimostrato maggiori capacità di ricrescita sia in vitro che in vivo, in seguito a danni al nervo ottico. Quindi, futuri studi dovranno cercare di bloccare l’azione di quel gene per far sì che i meccanismi di ‘autoriparazione’ abbiano la meglio.

Fonti: University of Miami Miller School of Medicine, Science

FDA, il laser finisce sotto osservazione

FDA, il laser finisce sotto osservazione Si studia la qualità della vita di chi si è sottoposto a un intervento di chirurgia refrattiva LASIK 19 ottobre 2009 – Il laser per la chirurgia refrattiva è finito sotto osservazione. Infatti, la Food and Drug Administration (FDA), ente governativo americano che si occupa soprattutto di salute, ha avviato uno studio per capire quali effetti abbia la LASIK, una delle principali tecniche chirurgiche utilizzate per eliminare o ridurre i vizi refrattivi (miopia, ipermetropia e astigmatismo). La ricerca viene condotta con la stretta collaborazione dell’Istituto Nazionale di Oculistica statunitense (NEI) e del Dipartimento della Difesa Usa; suo fine è quello di “determinare la percentuale di pazienti affetti da problemi significativi per la qualità della vita dopo l’intervento di LASIK e di identificare i fattori predittivi di tali problemi”. Cosa accade con la LASIK? Al centro delle attenzioni (e delle preoccupazioni) c’è la tecnica chirurgica che fa ricorso a un laser detto a eccimeri “per cambiare – scrive la FDA – in modo permanente la forma della cornea”, la superficie oculare trasparente posta davanti all’iride. Così, infatti, si può fare a meno di lenti a contatto ed occhiali, almeno se l’operazione va a buon fine: è come se col laser venisse scolpita una lente. Tuttavia, la tecnica non è esente da rischi perché l’assottigliamento della cornea può dare origine a cedimenti (è come se si scolpisse una diga). Che rischi si corrono con la LASIK? “La LASIK sicuramente – ha affermato il Prof. Corrado Balacco Gabrieli, direttore del Dipartimento di oculistica dell’Università La Sapienza di Roma – è un intervento correttivo dei vizi di refrazione che può presentare qualche problema: ci sono moltissimi articoli in letteratura che descrivono le complicanze anche a lungo termine, innanzitutto l’indebolimento corneale che può provocare astigmatismi posteriori (la cornea si introflette)”. Come si articola il progetto della FDA? Il progetto – finanziato da Agenzie governative statunitensi (innanzitutto la FDA) – consta di tre fasi: 1) Questionari da compilare su internet, finalizzati a capire com’è stato vissuto dai pazienti l’intervento (e la fase successiva all’operazione). 2) Valutazione della qualità della vita e del livello di soddisfazione della LASIK così come espresso da un campione selezionato di popolazione (operato presso il centro di chirurgia refrattiva della marina statunitense) 3) Esperimenti e verifiche per valutare l’impatto del LASIK sulla qualità della vita della popolazione in generale. Quest’ultima fase si prevede che si concluderà entro il 2012. Il fine ultimo dello studio è, infatti, quello di ridurre gli effetti collaterali ai quali può andare incontro chi si sottopone a un intervento di chirurgia refrattiva laser. Poi la FDA valuterà quali eventuali azioni intraprendere per garantire una maggiore sicurezza e migliorare l’efficacia degli interventi LASIK.

Fonte principale: FDA

Prematuri, non perdeteli… di vista

Prematuro

prematuroPrematuri, non perdeteli… di vista Con l’aumento della loro sopravvivenza, aumenta il numero di quelli che soffrono di problemi oculari 19 ottobre 2009 – I prematuri non vanno mai… persi di vista. Con l’aumento della sopravvivenza dei bambini nati prima del tempo, si riscontra un maggior numero di problemi oculari, in primis a causa della ROP (retinopatia del prematuro, malattia oculare dovuta a un anomalo sviluppo dei vasi sanguigni retinici). In uno studio svedese e norvegese, pubblicato sulla rivista Archives of Ophthalmology di ottobre, sono stati studiati 707 neonati prematuri, dNeonata prematuraei quali 506 sono sopravvissuti fino alla prima visita oculistica. Di questi ben il 72,7% (368 bambini) erano affetti da ROP (in forma grave quasi nella metà dei casi), cominciata cinque settimane dopo la nascita, pur essendo stati trattati seguendo le linee guida ufficiali. Complessivamente la malattia oculare è stata trattata nel 19,6% dei casi (99 piccoli). Quanto più prematuramente nascono, maggiore è il danno arrecato dall’ossigeno erogato artificialmente nell’incubatrice (anche se necessario per lo sviluppo, come ‘effetto collaterale’ stimola la proliferazione indesiderata dei vasi della retina). Questo aspetto conta di più del peso alla nascita. “L’incidenza [della retinopatia del prematuro] si è ridotta – scrivono gli autori dello studio diretto da Dori Austeng dell’Università di Uppsala – dal 100% dei nati alla ventiduesima settimana al 56% nei nati alla fine della ventiseiesima”.

Fonte: Archives of Ophthalmology (JAMA and Archives Journals)

Lo sapete che… ?

Bambini etiopi. La IAPB Italia onlus ha realizzato 113 pozzi per combattere una malattia oculare chiamata tracoma

Bambini etiopi. La IAPB Italia onlus ha realizzato 113 pozzi per combattere una malattia oculare chiamata tracomaLo sapete che…? Dieci punti su ciechi e ipovedenti: l’Oms riassume la realtà dei disabili visivi con numeri e fotografie 16 ottobre 2009 – Un piccolo bambino bruno cieco ad un occhio; un anziano africano con grandi orecchini colorati che ha perso la vista; una signora indiana, anziana e sorridente, che – operata di cataratta – tornerà presto a vedere. Sono questi alcuni dei protagonisti delle foto pubblicate nel sito dell’Oms per la Giornata mondiale della vista (che si è celebrata lo scorso 8 ottobre), dove viene riassunta in dieci punti la situazione planetaria: 1)314 milioni di persone soffrono di handicap visivo dovuto a varie cause, di cui 45 milioni sono già cieche. 2)153 milioni vedono molto poco a causa di vizi refrattivi non corretti (miopia, ipermetropia e astigmatismo). In quasi tutti i casi potrebbero avere una visione normale se avessero accesso a occhiali, lenti a contatto o alla chirurgia refrattiva (laser). 3)Circa l’87% dei disabili visivi vive nei Paesi in via di sviluppo.Bambini etiopi 4)Il 39% dei casi di cecità è dovuta alla cataratta senile (generalmente operabile). 5)L’operazione di cataratta e la correzione degli errori refrattivi sono tra gli interventi più efficaci come rapporto costo-beneficio. 6)Sono in aumento le cause di disabilità visiva nel mondo causate dall’invecchiamento, così come anche la cecità provocata dal diabete non tenuto sotto controllo (vedi retinopatia diabetica). 7)Circa l’85% dei casi di cecità negli adulti è prevenibile o trattabile. Tra i bambini le cause di cecità evitabile più comuni sono: la cataratta, la retinopatia del prematuro (ROP) e la carenza di vitamina A (xeroftalmia). 8)Globalmente la cecità causata dalle malattie infettive sta diminuendo grazie all’azione della sanità pubblica. Il tracoma – una malattia oculare tropicale provocata da un batterio – oggi colpisce 40 milioni di persone, mentre nel 1985 affliggeva 360 milioni di individui. 9)Nel mondo circa 1,4 milioni di bambini con meno di quindici anni sono ciechi. Eppure la vista di circa la metà dei bambini può essere salvata grazie a trattamenti precoci e mediante correzione di anomalie alla nascita (come cataratta e glaucoma). 10)Per decenni l’OMS ha lavorato con partner a livello globale – tra cui la IAPB – per eliminare le cause principali di cecità evitabile, rafforzando gli sforzi nazionali e offrendo assistenza tecnica, coordinamento degli interventi e loro monitoraggio.

Fonte: OMS

Giornata Mondiale Della Vista, 8 Ottobre 2009

Colosseo con scritte luminose della IAPB Italia onlus-Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità, in occasione della Giornata mondiale della vista 2009, dedicata soprattutto alle donne (Roma, 8 ottobre 2009)

‘Occhi elettronici’ in volo 3D

Drone (aereo spia senza pilota)

Drone (aereo spia senza pilota)‘Occhi elettronici’ in volo 3D Nuovi aerei senza pilota messi a punto in Australia, rilevano anche le differenze di colore tra cielo e terra 14 ottobre 2009 Consentono una visione tridimensionale a distanza degli ambienti che sorvolano. Sono i nuovi aerei senza pilota (detti droni), che questa volta si ispirano al volo delle api: hanno un sensore d’altitudine, viaggiano rapidi e possono esplorare ambienti pericolosi. Li ha messi a punto un’équipe di ricercatori australiani del Vision Center e del Queensland Brain Institute . Questi mini aerei sono dotati di due telecamere e sofisticati specchi curvi. Il sistema di ‘visione’ digitale 3D consente di individuare l’orizzonte rilevando la differenza tra il colore del cielo e quello della terra. Questi apparecchi avranno applicazioni soprattutto militari nonché civili (sfruttamento minerario e sistemi di sorveglianza).

Fonti: City, The Daily Telegraph (Australia)