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Aree visive della corteccia cerebrale (Immagine: Università di Monaco)

Visioni cerebrali

Aree visive della corteccia cerebrale (Immagine: Università di Monaco)Visioni cerebrali Realizzato un ‘decoder’ che consentirebbe di codificare le esperienze visive di altre persone 28 settembre 2011 – Ciò che vediamo può essere potenzialmente ‘proiettato’ all’esterno e guardato da altri. I primi passi in questa direzione sono stati mossi da un’équipe di ricercatori giapponesi che ha ricostruito le esperienze visive di volontari misurandone l’attività cerebrale durante la visione di filmati. Per decodificare le immagini osservate – in questo caso scene di natura – è stata impiegata la risonanza magnetica funzionale per immagini ( fMRI ). Infatti tale tecnica consente di misurare l’afflusso sanguigno verso certe aree della corteccia cerebrale quantificando il consumo di ossigeno dei tessuti nervosi. Per analizzare l’attività della corteccia del cervello normalmente vengono scattate in sequenza una serie di immagini statiche (‘fotografie’) di aree specifiche. I ricercatori giapponesi, nel loro lavoro pubblicato su Current Biology , hanno presentato però un nuovo modello di codificazione, riuscendo a descrivere sia le rapide informazioni visive che la più lenta emodinamica cerebrale. Dopodiché è stato realizzato una sorta di decoder visivo cerebrale (detto bayesiano), che offrirebbe una ricostruzione notevolmente fedele dei filmati visionati. In conclusione, guardare nei ‘pensieri visivi’ altrui non sembra più essere appannaggio della fantascienza.

Fonte originale: Shinji Nishimoto, An T. Vu, Thomas Naselaris, Yuval Benjamini, Bin Yu, Jack L. Gallant, Reconstructing Visual Experiences from Brain Activity Evoked by Natural Movies, Current Biology , Available online 22 September 2011, ISSN 0960-9822, 10.1016/j.cub.2011.08.031.

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