fbpx Skip to content
Persona terrorizzata

Visione da… paura

Visione da… paura Quando si è troppo angosciati si perde la percezione dei dettagli 18 dicembre 2009 – La paura fa ‘veder nero’. Infatti, quando si è angosciati e impauriti si perde la percezione dei particolari, che vengono in qualche modo ‘oscurati’ dal cervello. La visione, di conseguenza, peggiora. Questa sorta di cecità alle sottigliezze dell’immagine ha, secondo un recente studio condotto dall’Università di Taiwan, una precisa base Persona terrorizzatabiologica: varia il numero di recettori di un determinato neurotrasmettitore (chiamato GABA) nell’encefalo. Sul banco degli imputati, ancora una volta, è lo stress. Quando la paura si dilegua, il numero di recettori del GABA aumenta sulla superficie dei neuroni dell’amigdala, un’area che si trova al centro del cervello ed è coinvolta nei circuiti emozionali. Durante lo studio si è puntato a stabilire se, imparando a controllare il sentimento di terrore, si riducesse l’eccitabilità dell’amigdala stessa. Infatti così avviene: quest’ultima, considerata una sorta di ‘centro della paura’, può bloccare gli stimoli spiacevoli aumentando il numero di recettori del GABA (neurotrasmettitore inibitorio del sistema nervoso centrale). Questo studio chiarisce proprio i meccanismi molecolari che trasportano i recettori del GABA verso la superficie cellulare quando la paura va scomparendo. Gli scienziati hanno, per così dire, giocato a fare gli alchimisti delle emozioni: inattivando una determinata proteina, sono riusciti a far sì che nelle persone rimanesse il sentimento di paura. Referenza originale: “Block of γ-Aminobutyric Acid-A Receptor Insertion in the Amygdala Impairs Extinction of Conditioned Fear“ by Hui-Ching Lin, Sheng-Chun Mao, and Po-Wu Gean. The authors are affiliated with the Institute of Basic Medical Sciences and Department of Pharmacology, Center for Gene Regulation and Signal Transduction Research, National Cheng Kung University, Taiwan. Biological Psychiatry, Volume 66, Issue 7 (Oct.1, 2009)

Fonte: J. Dawkins (Elsevier)

Condividi su facebook
Facebook
Condividi su twitter
Twitter
Condividi su linkedin
LinkedIn