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Immagine: lentina high-tech basata su un microfluido (Nature)

Una lentina hi-tech per misurare la pressione intraoculare

Immagine: lentina high-tech basata su un microfluido (Nature)Una lentina hi-tech per misurare la pressione intraoculare Un dispositivo sperimentale è stato realizzato negli Usa: la lente che sostituisce il cristallino si connette a un cellulare Se vi dovrete operare di cataratta in futuro potreste farvi impiantare una lentina dotata di sensore che misura anche la pressione oculare. L’ingegnosa invenzione è stata realizzata presso l’Università di Stanford (Usa): il microdispositivo si può connettere a un cellulare che legge il valore pressorio oculare, il quale deve essere generalmente compreso tra 10 e 20 millimetri di mercurio (mmHg). Se tale valore è alterato potrebbe essere presente un glaucoma , malattia che – se non trattata tempestivamente – può causare danni irreversibili al nervo ottico , compromettendo prima la visione periferica e poi portando alla cecità.Campo visivo tubulare tipico di un glaucomatoso in stadio avanzato In questo modo in futuro le persone a cui è stato diagnosticato il glaucoma potrebbero misurarsi da sole la pressione intraoculare leggendone il valore sul proprio smartphone . Attualmente, invece, bisogna periodicamente recarsi da un oculista: tenerla sotto controllo è indispensabile per prevenire eventuali danni visivi. La lentina sperimentale dell’Università di Stanford contiene una riserva di gas e un sensore. Maggiore è la pressione interna all’occhio e più viene compresso il gas contenuto nella lente. In questo modo si può misurare il valore della pressione oculare, che può essere troppo alta a causa di un accumulo eccessivo di umor acqueo. Attualmente l’Oms stima che i malati di glaucoma nel mondo siano circa 55 milioni. In molti casi una diagnosi tempestiva consente di salvare la vista, naturalmente quando è seguita da opportune cure (generalmente colliri per abbassare la pressione oculare) o interventi chirurgici (come la trabeculectomia).

Fonti: Università di Stanford , Nature

Pagina pubblicata il 27 agosto 2014.

Ultima modifica: 23 settembre 2014

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