Uno studio del National Eye Institute mette in risalto la possibile relazione tra il cambiamento del ciclo circadiano e l’insorgenza di malattie neurodegenerative con l’età
Gli occhi sono una sensibile macchina il cui funzionamento può essere disturbato.
La luce permetta di vedere ma può anche avere un ruolo nei complessi meccanismi della degenerazione retinica. È quello che sostengono gli autori di uno studio condotto dal National Eye Institute of the NIH, Stair Research Fellowship e Ross Lynn Research Scholar, secondo i quali l’oscurità durante l’orario del nostro ritmo circadiano ha un ruolo chiave nel buon mantenimento e riparazione delle cellule retiniche
Questi risultati sono stati ottenuti dall’indagine che il team ha condotto attraverso gli occhi della Drosofila – anche conosciuta come “moscerino della frutta” -, un esemplare protagonista di molti studi per le comunanze che presenta con l’occhio umano. Ma, a differenza di precedenti analisi, in questo caso gli studiosi si sono soffermati sull’identificare i fattori di trascrizione del DNA che guidano i cambiamenti di espressione genica nell’invecchiamento dell’occhio.
La professoressa Vikki Weake, professore associato della Purdue University’s College of Agriculture e team leader durante lo studio, ha riconosciuto al dottorando Juan “Jupa” Jauregui-Lozano l’idea e l’applicazione della tecnica bioinformatica – una disciplina che incrocia biologia, informatica e nuove tecnologie – utilizzata durante l’indagine.
“Nello studio, ho utilizzato una potente tecnica bioinformatica in grado di identificare i cambiamenti nell’attività del fattore di trascrizione, aiutandoci a comprendere la regolazione genica“, ha affermato Jauregui-Lozano nel comunicato dell’università. “I risultati hanno rivelato che i fattori di trascrizione Clock e Cycle, geni che possono influenzare i bioritmi nel nostro organismo, mostrano progressivi cambiamenti nella loro attività con il trascorrere degli anni”.
Anche Weake ha spiegato che la regolazione del momento in cui vengono prodotte queste proteine sia fondamentale per un mantenimento sano della vista.
“Le proteine coinvolte nel rilevamento della luce sono delicate e si degradano durante il giorno quando vengono esposte alla luce“, ha affermato la studiosa. “Se l’orologio circadiano viene interrotto, queste proteine non vengono prodotte, il che rappresenta un problema per l’occhio“.
A tali osservazioni si sono aggiunte anche le ricerche della coautrice dell’indagine e ricercatrice della Purde, Hana Hall, la quale ha eseguito alcuni esperimenti di luce e oscurità per vedere l’effetto sulla trascrizione genica.
“A differenza della maggior parte delle cellule del corpo umano, i neuroni non si dividono e non si replicano. La morte dei neuroni porta a malattie degenerative” ha detto Hall. “Per questo motivo i processi cellulari coinvolti nella loro riparazione e regolazione sono particolarmente importanti.”
Hall ha sottolineato che l’invecchiamento è il principale fattore di rischio per le malattie neurodegenerative. Riuscire quindi a capire quali sono le alterazioni che si creano con l’età è importante per riuscire a prevenire o rallentare la progressione di tali malattie.
“La perdita della vista influisce sull’indipendenza, sulla durata e sulla qualità della vita di una persona” spiega Hall. “Anche ritardare l’insorgenza di cinque anni potrebbe fare un’enorme differenza. Abbiamo idee e cercheremo le risposte”.
Il team di ricerca comprendeva anche la studentessa di dottorato Sarah Stanhope e gli studenti universitari Kimaya Bakhle e Makayla M. Marlin.