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prestazioni sanitarie

Un primo passo per la riorganizzazione dell’offerta delle prestazioni sanitarie

Tiziano Melchiorre, Segretario Generale IAPB Italia

Il consiglio dei Ministri ha approvato il 4 giungo, il Decreto legge sulle Liste d’attesa, con l’obiettivo di rendere accessibile nei tempi stabiliti dalla prescrizione medica, l’accesso alla prestazione sanitaria.

L’impossibilità di accedere alle prestazioni sanitarie nei tempi stabiliti nelle classi di priorità, a causa delle liste d’attesa lunghe mesi, talvolta anni o addirittura chiuse, costituiscono insieme ai “pronto soccorso”, i primi punti dell’agenda sanitaria dell’attuale Ministero della Salute. La risposta per garantire l’effettivo accesso del cittadino ai servizi del SSN è racchiuso in 7 articoli che affrontano l’organizzazione dell’offerta sanitaria cercando di agire sugli elementi di debolezza che persistono nell’attuale sistema. Nella conferenza di presentazione del provvedimento di legge il Ministro Schillaci, per neutralizzare le prime reazioni a caldo di alcune Regioni, ha precisato che le azioni previste sono frutto di un tavolo tecnico in cui si sono confrontati Regioni, Ordini professionali e Associazioni cittadini.

Entrando nel vivo del provvedimento, all’art. 1 viene disciplinata l’istituzione, presso l’AGENAS della Piattaforma Nazionale delle Liste di Attesa, finalizzata a realizzare l’interoperabilità con le piattaforme per le liste di attesa relative a ciascuna Regione e Provincia Autonoma, assicurando che per ogni Regione vi sia un unico CUP che gestirà sia le prenotazioni per gli erogatori pubblici che per gli erogatori privati accreditati ospedalieri e ambulatoriali.

L’Organismo di verifica e controllo sull’assistenza sanitaria, che opera alle dirette dipendenze del Ministro della Salute, vigilerà per verificare il rispetto dei protocolli definiti. La norma che dovrebbe avere un significativo impatto nella riduzione delle liste d’attesa, garantendo l’accesso alla prestazione sanitaria nei tempi prescritti, è l’art. 3 che prevede il ricorso alle prestazioni intramoenia e privato accreditato se non si riesce a garantire la prestazione secondo le classi di priorità prescritte. Anche in passato vi e era questa possibilità, ma il cittadino avrebbe dovuto pagare di tasca propria e poi ricorrere per ottenerne il rimborso.

Ora è lo Stato che deve garantire la prestazione da SNN, anche attraverso il ricorso, a proprie spese, al canale dell’intramoenia o del privato accreditato, con il limite che l’ammontare di queste ultime non può superiore a quelle da SSN. Inoltre, le prestazioni sanitarie dovranno essere erogate anche nei giorni di sabato e domenica, prevedendo una tassazione flat del lavoro straordinario del 15%, per un costo complessivo di 250 mln. Particolarmente importante è la previsione del superamento del tetto spesa per l’assunzione di personale sanitario: nel 2024 verrà portato dal 10 al 15% per le Regioni che ne faranno richiesta e dal 2025 verrà abrogato, introducendo una nuova modalità di determinazione del fabbisogno concordata con AGENAS, MEF e Conferenza Stato Regioni.

Lo stesso Ministro Schillaci fa, ad esempio il caso dell’apertura di un nuovo reparto di cardiochirurgia, per il quale bisognerà prima di tutto stabilire il livello minimo e massimo di prestazioni erogabili e il personale necessario per la loro erogazione. Considerato che non sono state messe a disposizione dal MEF risorse finanziarie, il provvedimento è stato licenziato dal Consiglio dei Ministri attraverso lo spacchettamento del DL taglia fila (sopra descritto) e di un progetto di legge a medio periodo che dovrà essere approvato per definire la copertura dei costi.

Il Ministro Schillaci, ha sottolineato su questo aspetto che il precedente governo e l’attuale in carica hanno messo a disposizione delle Regioni 500 mln di euro per il recupero delle liste d’attesa e sebbene bisognerà attendere al 30 giugno per verificare il loro utilizzo, sembra che ci siano ancora fondi non utilizzati. Lo strumento normativo segna una precisa volontà di intervenire su uno degli aspetti più detestabili che connotano il nostro sistema sanitario universalistico: non garantire ai ceti meno abbienti, ai vulnerabili e ai fragili le cure sanitarie. La capacità reale di raggiungere in modo efficace ed efficiente l’obiettivo di assicurare a tutti l’accesso alle cure da SSN, verrà esaminata nei prossimi mesi, quando saranno chiare le risorse economiche, recuperate dai fondi non utilizzati o di nuove, destinate ad un cambio di rotta, che appare epocale.

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