Il Polo Nazionale Ipovisione pubblica una review sull’efficacia del biofeedback con microperimetria nella riabilitazione visiva per pazienti ipovedenti. La letteratura assicura risultati promettenti, ma c’è ancora strada da fare per lo sviluppo di protocolli standard.
Il Polo Nazionale di Servizi e Ricerca per la Prevenzione della Cecità e la Riabilitazione Visiva degli Ipovedenti ha realizzato un articolo di review sull’efficacia della riabilitazione visiva tramite microperimetria a partire dall’analisi di 43 lavori di letteratura sul tema. L’articolo è pubblicato sulla rivista Ophthalmic and Physiological Optics con il titolo “Biofeedback stimulation in the visually impaired: a systematic review of literature”.
Il recupero di capacità visive tramite stimoli elettrici visuali e uditivi, come quelli adoperati nella microperimetria, è un campo di grande oggetto di studio.
“Ricerche recenti hanno dimostrato che stimoli elettrici non invasivi dell’occhio promettono di diventare una terapia efficace per preservare e per recuperare la vista messa in difficoltà da disturbi retinici e del nervo ottico” afferma Filippo Amore, medico oculista, Direttore del Polo Nazionale e coautore della review. “Negli ultimi anni è stata largamente sperimentata la riabilitazione visiva con microperimetro in cui vengono sfruttati due tipi di biofeedback: quello acustico e quello visivo. Dall’analisi della letteratura è emerso che la combinazione di stimoli visivi e uditivi è l’opzione più promettente per il miglioramento delle abilità oculomotorie”.
Danni retinici e del nervo ottico possono ridurre sensibilmente il campo visivo con conseguente peggioramento della qualità della vita dei pazienti. In questi casi spesso è l’occhio stesso a sviluppare strategie di compensazione per recuperare le abilità perse.
“Quando si perde la vista centrale, il cervello cerca di sfruttare le aree retiniche adiacenti alla zona di non visione ricorrendo alla cosiddetta fissazione eccentrica” spiega l’oculista. “Grazie alla riabilitazione visiva con microperimetro possiamo individuare un’area retinica meno danneggiata e utilizzarla in modo stabile in sostituzione di quella problematica. La rieducazione all’uso di questa nuova zona viene effettuata mediante biofeedback”.
Il Dottor Amore ha avuto modo di presentare i risultati della ricerca in occasione dell’Annual Meeting dell’American Academy of Ophtalmology tenutosi a novembre del 2020 e al Congresso de Oftalmologia USP presso l’Università di Sào Paulo, a dicembre dello stesso anno. Confrontando i dati degli studi coinvolti nella review è evidente che questo tipo di terapia promette dei buoni risultati nel miglioramento delle abilità visive dei pazienti, ma sono ancora necessari ulteriori approfondimenti per poter sviluppare delle terapie adeguate.
“La nostra analisi ha mostrato che i pazienti coinvolti negli studi considerati hanno giovato della terapia” conclude Amore. “I partecipanti, infatti, alla fine delle terapie hanno riscontrato un miglioramento della stabilità della fissazione, così come della velocità di lettura. C’è però grande varietà nella struttura delle terapie: diverso numero di sedute, diversa durata del training e l’assenza di un gruppo di controllo in alcuni degli studi considerati non permettono di formulare un trattamento o una procedura standard. È quindi necessario che la ricerca vada avanti con nuovi trials clinici per poter sviluppare al più presto protocolli specifici efficaci per diversi disturbi oculari”.