UK, nuovo studio sull’AMD umida Ottenuti miglioramenti visivi con iniezioni intravitreali di un farmaco antitumorale non approvato per uso oculistico 11 giugno 2010 – Gli studi sulla lotta alla degenerazione maculare legata all’età ( AMD ) fanno nuovi passi avanti. In Inghilterra è stata condotta una ricerca sulla forma umida o essudativa – meno comune ma più grave – utilizzando un farmaco antitumorale (il bevacizumab) di cui sono ammessi impieghi oculistici solo off-label ossia nell’ambito di protocolli sperimentali. Attualmente però l’unico farmaco ufficialmente approvato per lo stesso scopo è il ranibizumab, nettamente più caro ma già ampiamente testato. Allo studio, pubblicato sull’autorevole British Medical Journal, hanno partecipato 131 pazienti molto anziani (età media di 81 anni) colpiti da AMD umida e trattati con iniezioni nel
bulbo oculare di bevacizumab. Queste intravitreali sono state effettuate a distanza di sei settimane seguite, se necessario, da ulteriori trattamenti allo stesso intervallo di tempo. Dopo un anno si sono osservati buoni miglioramenti visivi nel 32% dei pazienti (riuscivano a leggere almeno 15 lettere in più sul tabellone). Mediamente l’acuità visiva è migliorata di 7 lettere nel gruppo trattato con bevacizumab (sette iniezioni in media), già raggiunta quasi dopo 18 settimane; al contrario, si è constatata una riduzione visiva pari a 9,4 lettere nel gruppo sottoposto ad altre terapie (fotodinamica classica, pegaptanib sodico o placebo).
Nei Paesi di maggior benessere l’AMD rappresenta la prima causa di cecità e ipovisione: colpisce dopo i 55 anni sino a distruggere le cellule nervose retiniche; causa inizialmente una distorsione delle immagini al centro del campo visivo e, ad uno stadio più avanzato, può comparire una macchia scura centrale di non visione (scotoma). Attualmente i farmaci più importanti per il trattamento della forma umida, a più rapido decorso, sono il ranibizumab (approvato) e il bevacizumab (ordinariamente non approvato a scopi oculistici). Pertanto, “l’impiego off-label del bevacizumab – si legge nel sito del British Medical Journal – non dovrebbe essere incoraggiato sino a quando ampie sperimentazioni cliniche per confrontarlo col ranibizumab non avranno prodotto risultati”. In Italia i l bevacizumab – precisa l’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) – “è approvato per un ampio utilizzo nel trattamento del tumore del colon-retto in associazione a più regimi di chemioterapia e per l’utilizzo nel trattamento del tumore metastatico della mammella, del polmone non a piccole cellule e del rene”. Infatti, prosegue l’Aiom, il “bevacizumab è il primo e l’unico agente anti-angiogenesi che ha dimostrato di portare benefici significativi”: ‘affama’ il tumore privandolo dell’apporto di sangue, indispensabile per la sua crescita, per la sua sopravvivenza e diffusione. Un meccanismo analogo opera anche a livello oculare, rallentando o impedendo la proliferazione incontrollata di vasi che danneggiano la retina. Nota: si bruciano i nuovi vasi retinici usando il laser. Tuttavia bisogna indivuare i ‘bersagli’: prima si inietta per endovena un mezzo di contrasto chiamato verteporfina che consente di mettere in evidenza i capillari dannosi che si sono formati. ———————————————- Referenza originale: “Bevacizumab for neovascular age related macular degeneration (ABC Trial): multicentre randomised double masked study“, by Adnan Tufail, Praveen J Patel, Catherine Egan, Philip Hykin, Lyndon da Cruz, Zdenek Gregor, Jonathan Dowler, Mohammed A Majid, Clare Bailey, Quresh Mohamed, Robert Johnston, Catey Bunce, Wen Xing. Published 10 June 2010, doi:10.1136/bmj.c2459. BMJ 2010;340:c2459. Lo studio è stato condotto presso il Moorfields Eye Hospital NHS Foundation Trust, Bristol Eye Hospital, Gloucestershire Eye Department, Cheltenham General Hospital.

UK, nuovo studio sull’AMD umida
- 11 Giugno 2010
- 12:00 am
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