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Trovare un farmaco per la ricerca

Trovare un farmaco per la ricerca Ieri a Roma si è discusso di medicinali innovativi. Intervenuto
anche il sottosegretario al Welfare Ferruccio Fazio

19 novembre 2008 – Di farmaci innovativi e di
ricerca scientifica si è discusso ieri a Roma in occasione del convegno organizzato
dalla Novartis, a cui hanno partecipato –
tra gli altri – il sottosegretario al Welfare Ferruccio Fazio, il neorettore
dell’Università Sapienza Luigi Frati, il Presidente di Farmindustria Sergio
Domp_, il Presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato Antonio
Tomassini nonché il direttore dell’Agenzia italiana del Farmaco Guido Rasi e il
Presidente dell’Istituto superiore di sanità Enrico Garaci. Il dibattito è
stato moderato dal giornalista Bruno Vespa.

Generalmente è stata lamentata, da parte dei relatori, una
certa lentezza nell’approvazione dei nuovi farmaci, in ritardo rispetto alla media europea. Tuttavia il direttore dell’Aifa ha assicurato
come, grazie a nuove assunzioni e a miglioramenti organizzativi, la procedura
diverrà più rapida.

Inoltre in più interventi è stato evidenziato il periodo
difficile che sta vivendo la ricerca italiana, in sofferenza a causa di penuria
di fondi. Di diverso avviso è stato però il sottosegretario Fazio, almeno per quanto
riguarda l’ambito pubblico: infatti l’attuale esecutivo intende sostenere
maggiormente i giovani ricercatori universitari, sovvenzionare progetti dotati
di “portabilità” da un istituto all’altro, garantendo al contempo più
trasparenza nell’assegnazione dei fondi.

però il sottosegretario al Welfare ha riconosciuto come il
privato in Italia investa poco nella ricerca:Il sottosegretario al Welfare Fazio “Su cento prodotti autorizzati
dall’Emea [Agenzia europea per i medicinali], solo il 48,6% viene sperimentato
in Italia” e, per la maggior parte si tratta di sperimentazioni cliniche (in
misura indicativa del 68%): la maggior parte delle ricerche, specialmente nelle
fasi iniziali, avviene all’estero. Di certo non bastano soluzioni di fortuna,
ma – ha insistito Fazio – “bisogna risolvere i problemi strutturali”.

Tra le ragioni – ha affermato Paola Castellani, Direttrice
medica di Novartis – c’è quella delle
lungaggini burocratiche: tra i farmaci impiegabili contro la degenerazione
maculare negli anziani ce n’è uno che agisce contro la proliferazione dei vasi
della retina (il Ranibizumab ), da oltre 23 mesi in
attesa di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.

Anche il Presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato,
in un suo intervento precedente, aveva messo in evidenza come la ricerca sia
“in una situazione non buona nel nostro Paese”; tra l’altro “le molecole
veramente innovative sono sempre meno” e, come se non bastasse, il sistema
italiano soffre di una carenza di rapporti tra l’industria e il mondo
universitario. Tuttavia l’Italia vanta, per così dire, anche dei primati: è –
secondo Tomassini – il terzo Stato in Europa e il quinto nel mondo per spesa
farmaceutica. Che il fronte della ricerca europea sia debole è stato
evidenziato dal Rettore Frati: il rapporto tra i brevetti americani e quelli europei
è all’incirca di cinque a uno.

Eppure – ha sostenuto il Presidente dell’Istituto superiore di
sanità – in Italia“ora si depositano i
brevetti ma non si sfruttano a livello industriale”. Dal canto suo
Farmindustria ha auspicato un quadro
più stabile per poter avere delle certezze nella programmazione del futuro. Quindi
è stato messo in evidenza come alcune Regioni non autorizzino l’acquisto di
farmaci che sono, al contrario, nel prontuario nazionale: così facendo si
genera difformità di trattamento, problema su cui Fazio ha assicurato il
proprio impegno.

Infine il Prof. Giuseppe Mancia, dell’Università di Milano
Bicocca, ha messo in evidenza come esista un problema serio di abbandono delle
terapie prescritte dai medici: secondo dati reali raccolti in Lombardia grazie
alle farmacie, il 43,9% delle persone ha smesso di prendere farmaci contro
l’ipertensione (tra i fattori di rischio di alcune malattie oculari) e la metà della
persone rimanenti ha smesso la cura entro i cinque anni dal suo inizio. Dunque occorre
probabilmente migliorare non solo le terapie, ma anche la cultura della cura
tra i cittadini, puntando sempre più sulla prevenzione.

Tra l’altro proprio ieri – in occasione della giornata
europea dell’antibiotico -, l’Aifa e l’Istituto superiore di sanità hanno messo
in evidenza una serie di rischi legati ad abitudini erronee: circa il 44% delle
persone assume gli antibiotici senza prescrizione medica; ben il 40% degli
intervistati ha ammesso di non aver terminato una cura iniziata. Basti pensare
che, dal 2000 a
oggi, mediamente il consumo di questi farmaci è aumentato del 18%
(per approfondire clicca qui).

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