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Attività del cervello a confronto. Da sinistra corteccia di un cieco congenito, di un vedente, le aree attivate in più dai ciechi e quelle attivate in più dalla corteccia dei vedenti (Fonte: MIT)

Trasformazioni cerebrali

Attività del cervello a confronto. Da sinistra corteccia di un cieco congenito, di un vedente, le aree attivate in più dai ciechi e quelle attivate in più dalla corteccia dei vedenti (Fonte: MIT)Trasformazioni cerebrali Secondo il MIT nei nati ciechi regioni della corteccia visiva possono essere sfruttate per il linguaggio 2 marzo 2011 – Si tratta di una vera e propria ‘conversione’ cerebrale: nei nati ciechi le aree della corteccia visiva possono essere sfruttate per elaborare il linguaggio. Un nuovo studio del MIT sottolinea la straordinaria plasticità del nostro cervello. Per farlo ha scattato una serie di fotografie dell’attività cerebrale dei ciechi e dei vedenti durante varie mansioni (grazie alla risonanza magnetica funzionale), evidenziando poi le differenze. Aree del cervello deputate alla visione (Fonte: Università di Monaco)“La scoperta – scrive il MIT nel suo sito ufficiale – evidenzia che la corteccia cerebrale può mutare la sua funzione in modo straordinario e appare anche sovvertire l’idea che l’elaborazione del linguaggio possa avvenire solo in regioni cerebrali altamente specializzate, che sono geneticamente programmate per le abilità linguistiche”. Tanto che gli studiosi parlano di ‘connessioni’ flessibili. Se da un lato viene sottolineato che la struttura del cervello ha un evidente condizionamento genetico, tuttavia la corteccia è anche capace di un ‘cambio di destinazione’: il suo sviluppo è fortemente condizionato dalle esperienze di vita. Già nel 1966 uno studio condotto su bambini che avevano perso precocemente la vista evidenziò che, mentre essi leggevano l’alfabeto tattile Braille, la loro corteccia visiva poteva partecipare alla funzionalità non visiva. Dunque, il cervello è capace di ‘riprogrammare’, almeno in parte, le proprie funzioni a seconda delle necessità: un segno evidente delle capacità d’adattamento della vita umana.

Fonte: MIT

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