Uno studio inglese dell’Istituto di Medicina Genetica dell’Università di Newcastle rileva che i cheratociti corneali sopravvivono dopo la biostampa 3D. Un segno che fa ben sperare per lo sviluppo futuro di applicazioni cliniche.
Una ricerca non recentissima, ma comunque interessante, ha messo in evidenza a maggio 2018 una scoperta rilevante per il trapianto di cornea, che rappresenta uno dei principali trattamenti per i casi gravi di perdita della funzione corneale. Attraverso lo studio[1] di Isaacson, Swioklo e Connon, pubblicato su “Experimental Eye Research”, è stato stabilito che la biostampa 3D è un metodo fattibile per progettare strutture corneali artificiali.
Lo sforzo è stato concentrato sui tessuti per produrre protesi corneali funzionali e sintetiche da impiegare nei trapianti di cornea. Utilizzando un modello corneale umano digitale 3D esistente, i ricercatori sono riusciti a fabbricare strutture corneali equivalenti alla struttura dello stroma corneale umano nativo.
Queste strutture sono state biostampate in 3D tramite un bio-inchiostro interno a base di collagene, contenente cheratociti corneali incapsulati. I costrutti stampati erano anatomicamente analoghi a un modello corneale umano derivato dai dati topografici di una cornea umana adulta. Diverse combinazioni di bio-inchiostro a bassa viscosità sono state testate prima dell’incorporazione delle celle. La vitalità dei cheratociti corneali incapsulati è stata valutata da 1 a 7 giorni dopo la stampa facendo emergere i seguenti risultati: i cheratociti hanno mostrato un’elevata vitalità cellulare, sia al primo giorno post-stampa (> 90%) che al 7° giorno (83%).
Non esiste al momento
nessuna applicazione clinica ma lo studio fornisce una base perulteriori ricerche e rafforza
l’impressione che la biostampa 3D possa
rivelarsi un grande aiuto nella medicina del futuro.
[1] Isaacson A., Swioklo S., Connon C.J, 3d bioprinting of a corneal stroma equivalent, in “Experimental Eye Research”, vol. 17, August 2018, pp. 188-193.