7 giugno 2016 – Se si è colpiti da glaucoma e almeno un occhio non risponde più alle cure (colliri ipotonizzanti) si potrebbe optare per un intervento chirurgico il cui scopo è ridurre la pressione oculare: si crea uno “sportellino sclerale” esterno da cui far defluire l’umore acqueo (l’intervento chirurgico è chiamato trabeculectomia). Riducendo la pressione intraoculare si prevengono così danni al nervo ottico: si evita che il campo visivo si restringa fino a una visione “a cannocchiale” (tubulare).
Cosa avviene all’occhio non operato quando ci si sottopone alla trabeculectomia? “Abbiamo scoperto che si verifica un aumento uniforme della pressione intraoculare nell’occhio controlaterale in tutte le categorie di pazienti”, spiegano i ricercatori in un recente studio pubblicato sul Journal of Glaucoma.
Questo innalzamento pressorio si può verificare non solo se l’occhio non operato è anch’esso affetto da glaucoma, ma sorprendentemente anche quando è sano. Non è tuttavia ancora chiaro perché ciò avvenga. Sta di fatto che questo effetto collaterale non deve essere mai sottovalutato perché si potrebbe superare il valore soglia (20 millimetri di mercurio).
È evidente, tuttavia, che il più delle volte intervenire sull’occhio malato per ridurre una pressione molto elevata è indispensabile: i rischi per l’altro occhio possono essere trascurabili. Semplicemente bisognerà monitorare con maggiore frequenza entrambi gli occhi.
Fonte principale: Journal of Glaucoma