Partendo da Jung, Stefania Fortini, psicologa-psicoterapeuta e vicedirettrice del Polo Nazionale Ipovisione, racconta la profondità dei cambiamenti relazionali indotti dalla pandemia da Covid-19 nel numero di giugno di Accademia 33.
Per alcuni potrà essere un passaggio difficile: indossare il dispositivo di protezione ha, infatti, completamente invertito il rapporto fisiologico tra gli esseri umani.
La “maschera”, letta in chiave psicologica, è da sempre una protezione, uno spiragli di liberazione o una prigione.
“Secondo Jung la maschera rappresenta un filtro che l’uomo pone tra sé e gli altri, ma non va intesa solo come una mistificazione volontaria. La maschera è, il più delle volte, il ruolo che indossiamo al lavoro e in società. Non è falsa in sé, ma potrebbe rappresentare un’ideale di sé che, più o meno fortemente, ci condiziona e ci limita”.
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