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Svelato il lato oscuro del genoma

Svelato il ‘lato oscuro’ del genoma Un’équipe internazionale a cui ha partecipato Telethon ha scoperto il ruolo delle sequenze ripetute 21 aprile 2009 – Il Dna “spazzatura” non esiste più perché è stato nobilitato. In precedenza il 45% del codice della vita – che programma il nostro corpo sin dalla nascita – non si sapeva a cosa servisse. Invece, si è capito che è fondamentale per la nostra esistenza: contribuisce in maniera decisiva a conferire un’identità alle cellule dell’organismo umano. La ricerca internazionale, a cui ha partecipato anche l’Istituto Dulbecco Telethon, è stata pubblicata on-line nel sito dell’autorevole rivista Nature Genetics . “Il lavoro – scrive Telethon nel suo sito – segna una tappa storica nella ricerca genetica, svelando come il ‘lato oscuro del genoma’ si comporti esattamente come i geni, che invece rappresentano soltanto il 2% dell’intero patrimonio genetico. Non solo: quelle sequenze ripetute sono essenziali per il corretto funzionamento dei geni. Infatti, i ricercatori hanno dimostrato che alcune di queste sequenze vengono trascritte in precisi momenti della vita cellulare, per esempio durante le prime fasi dello sviluppo o il differenziamento”. Le sequenze del Dna prima considerate inutili si comportano, quindi, secondo un programma definito e sono in grado di influenzare la vita delle cellule. Referenza originale: Geoffrey J Faulkner, Yasumasa Kimura, Carsten O Daub, Shivangi Wani, Charles Plessy, Katharine M Irvine, Kate Schroder, Nicole Cloonan, Anita L Steptoe, Timo Lassmann, Kazunori Waki, Nadine Hornig, Takahiro Arakawa, Hazuki Takahashi, Jun Kawai, Alistair R R Forrest, Harukazu Suzuki, Yoshihide Hayashizaki, David A Hume, Valerio Orlando, Sean M Grimmond1 & Piero Carninci, “The regulated retrotransposon transcriptome of mammalian cells”, Nature Genetics [abstract], 2009. Nota: Alla ricerca hanno preso parte il gruppo di lavoro del Laboratorio di Epigenetica del Dulbecco Telethon Institute guidato da Valerio Orlando ed ospitato dall’IRCCS Fondazione Santa Lucia e dall’Ebri di Roma; il team di Piero Carninci dell’OMICS Centre del RIKEN di Yokohama in Giappone; l’Università di Queensland in Australia. In Italia lo studio è stato finanziato da Telethon, da Airc- Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro e da Compagnia di San Paolo.

Fonte: Theleton.it

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