Negli Usa si possono riprogrammare le cellule: si sta tentando di impiantarle al centro della retina danneggiata24 marzo 2011 – Si tratta di una ‘lunga marcia’ contro la cecità centrale. Alcuni laboratori, tra i quali la Georgetown University (Usa), stanno tentando di trattare la degenerazione maculare legata all’età (AMD) con cellule staminali dette ‘riprogrammate’ (perché ottenute da cellule adulte).
L’AMD è una malattia retinica considerata incurabile nella sua forma più comune (detta secca): colpisce dopo i 55 anni ed è la prima causa di disabilità visiva nei Paesi di maggior benessere. Secondo l’Oms per questa ragione quattro ciechi (o ipovedenti) su dieci nel mondo hanno perso la capacità di vedere centralmente: non possono leggere, riconoscere i volti delle persone o guidare. Quindi in alcuni laboratori si sta tentando di rimpiazzare cellule retiniche perdute con cellule ‘giovani’, staminali riprogrammate che si ottengono attivando degli interruttori genetici nelle cellule adulte dell’individuo stesso, consentendo di evitare il rigetto. Secondo ricercatori americani della Georgetown University le cellule riprogrammate hanno le medesime caratteristiche di quelle naturali contenute nell’epitelio pigmentato retinico (che tappezza la retina e ha la funzione fondamentale di nutrire i fotorecettori che, a causa dell’AMD, muoiono).
“Questo – sostiene Nady Golestaneh, che ha diretto la ricerca finanziata dai National Institutes of Health americani e pubblicata su Stem Cell – rende queste cellule delle candidate promettenti per le terapie mirate alla rigenerazione retinica nella degenerazione maculare legata all’età”. A raffreddare gli entusiasmi ricordiamo però problemi tecnici non indifferenti: l’uso dei vettori virali impiegati per trasportare i geni sani da sostituire può provocare delle complicanze. Inoltre le staminali possono non attecchire e persino provocare dei tumori. Infine ricordiamo l’importanza della prevenzione: tra i fattori di rischio dell’AMD ci sono il fumo di sigaretta, una vita sedentaria e una dieta povera perché priva dell’apporto di vitamine, antiossidanti e Omega-3 (contenuti in abbondanza nel pesce grasso) che hanno un effetto protettivo sulla retina.
Fonte principale: Georgetown University