Lo stato dell’assistenza nell’Ue secondo un nuovo Rapporto Ocse: investire di più in prevenzione
Una maggiore efficienza sul piano della prevenzione e dell’assistenza sanitaria. La auspica l’Ocse per l’Unione europea affinché “‘vi sia un miglioramento dello stato di salute della popolazione ed una riduzione delle disuguaglianze in ambito sanitario”. Lo scenario che emerge da un nuovo Rapporto intitolato Health at Glance (Panorama della Salute) è però complessivamente abbastanza positivo, nonostante alcune note dolenti. Tra cui il fatto che gli Stati Ue spendano mediamente solo il 3% circa dei loro bilanci sanitari per campagne di salute pubblica e di prevenzione.
“Molte più vite potrebbero essere salvate se gli standard di cura venissero fissati al livello migliore in tutti i paesi dell’Unione europea”, ha affermato il segretario generale dell’Ocse Angel Gurría a Bruxelles – in occasione del lancio del Rapporto [[curato sia dalla stessa Ocse (Oecd) che dalla Commissione europea]] il 23 novembre 2016 –, affiancato dal Commissario europeo per la salute e la sicurezza alimentare Vytenis Andriukaitis. “Gli sforzi – ha proseguito – devono essere raddoppiati per la lotta contro le disuguaglianze nell’accesso alle cure e la qualità. I sistemi sanitari europei devono anche diventare più efficienti”.
Troppe diseguaglianze nell’Unione europea
L’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico promuove nel complesso la qualità dell’assistenza nei 28 Stati del Vecchio Continente: “È migliorata nella maggior parte dei Paesi dell’UE, ma permangono diseguaglianze”. Il che significa spesso che, chi non ha possibilità di spesa, non ha garanzia di cura in tutte le nazioni prese in considerazione.
Certo, nella gestione delle urgenze e delle emergenze [[ad esempio dell’infarto cardiaco, dell’ictus e in diversi tipi di cancro]] si sono compiuti progressi, consentendo un aumento della sopravvivenza; “tuttavia – nota ancora l’Ocse – in molti Paesi vi sono ancora margini di miglioramento per quanto concerne l’attuazione delle migliori prassi nella cura delle malattie acute e croniche”. All’interno delle singole nazioni permangono forti disuguaglianze in termini di salute e di aspettativa di vita tra chi accede a livelli d’istruzione e di reddito più elevati e quelli più svantaggiati. “‘Ciò è in gran parte dovuto – si legge nel Rapporto – ad una diversa esposizione ai rischi per la salute, ma anche a disuguaglianze nell’accesso ad un’assistenza di qualità elevata”.
Più di un adulto su 5 fuma ogni giorno, troppi gli obesi
Nella maggior parte dei paesi dell’UE sono stati compiuti considerevoli progressi per quanto riguarda la riduzione del consumo di tabacco, grazie all’effetto congiunto di campagne di sensibilizzazione, regolamentazioni e tassazione. Ciononostante più di un adulto su cinque continua a fumare quotidianamente. È inoltre necessario intensificare gli sforzi volti a contrastare il consumo nocivo di alcol e l’obesità, questioni di sanità pubblica per le quali si osserva un tendenziale aumento in molti paesi dell’UE. Nel 2014, nei paesi dell’Unione, per più di un adulto su cinque è stato individuato aver abusato del consumo di alcol almeno una volta al mese. Lo stesso anno un adulto su sei (in media) è risultato affetto da obesità.
La vita si allunga
Dal 1990 l’aspettativa di vita negli Stati membri dell’UE è aumentata di oltre sei anni, passando da 74,2 anni nel 1990 a 80,9 nel 2014. “Nei Paesi dell’Europa occidentale che vantano la più elevata aspettativa di vita, si continua a vivere – spiega l’Ocse – oltre otto anni in più in media rispetto a quanto accada nei paesi dell’Europa centrale ed orientale caratterizzati dai livelli di aspettativa di vita più bassi”.
Più malattie croniche con l’invecchiamento demografico
Circa 50 milioni di cittadini nell’Ue sono affetti da due o più malattie croniche e generalmente hanno più di 65 anni. Per questo, secondo l’Ocse:
L’invecchiamento demografico e i rigidi vincoli di bilancio renderanno necessari profondi adeguamenti dei sistemi sanitari dei paesi dell’Ue al fine di migliorare la qualità dell’invecchiamento e di rispondere, in un’ottica maggiormente integrata ed incentrata sul paziente, alle crescenti e mutevoli esigenze nel campo dell’assistenza sanitaria. ln media, nei paesi dell’UE, la percentuale della popolazione di età superiore ai 65 anni è passata a quasi il 20 per cento nel 2015 e sembrerebbe destinata ad aumentare fino a sfiorare il 30% nel 2060. Nel 2015 la spesa sanitaria è stata pari al 9,9 per cento del PIL nell’Unione europea nel suo complesso, a fronte dell’8,7% registrato nel 2005.
Quindi l’Ocse prevede che la spesa sanitaria in rapporto al PIL cresca nell’Ue, principalmente a causa dell’invecchiamento demografico e alla diffusione di nuove tecnologie diagnostiche e terapeutiche. Quindi “i governi dovranno affrontare pressioni sempre maggiori al fine di rispondere alle crescenti esigenze di assistenza a lungo termine”.
Prevenire conviene
I problemi di salute pesano sulla spesa per le prestazioni sociali: mediamente ogni anno l’1,7% del PIL dei Paesi Ue viene speso per le pensioni di invalidità e pagato in congedi di malattia, dati superiori alla spesa per i sussidi di disoccupazione. Secondo lo stesso Rapporto Ocse, tuttavia, ulteriori investimenti nella prevenzione – comprese le misure per facilitare l’accesso dei disabili al mondo del lavoro – avrebbero effetti positivi significativi sul piano economico e sociale nei paesi dell’Unione.
Tempi d’attesa per la cataratta
Nonostante le diffuse lamentele nostrane riguardo ai tempi d’attesa per gli interventi, nel panorama europeo l’Italia si comporta bene per quanto riguarda la cataratta: il Belpaese, con una cinquantina di giorni d’attesa in media, tra quelli censiti è secondo solo all’Olanda (con una quarantina di giorni), nettamente meglio della Polonia che conquista la maglia nera sfiorando i 450 giorni d’attesa medi per l’intervento. Spagna, Finlandia e Portogallo si attestano, invece, tutti attorno ai 100 giorni (approfondisci).
Fonte: OECD (Ocse)