Se l’occhio pigro ha accanto un “bullo” Un occhio può essere privilegiato fino a essere utilizzato dal cervello in modo esclusivo 26 agosto 2015 – Il “bullismo” può presentarsi persino a livello oculare: uno dei due occhi può essere “prepotente” sino al punto da indurre l’altro a non essere attivo (ambliopia). L’occhio pigro viene quindi ignorato dal cervello: manifesta una preferenza per l’occhio dominante. La nuova analisi sulla più comune patologia oculare dell’infanzia è stata condotta da un gruppo di ricercatori americani. I quali hanno scansionato nel dettaglio il cervello per studiare cos
a avviene lungo le vie visive che, anche negli ambliopi, trasportano le immagini dagli occhi alla corteccia cerebrale. “Più spesso nei pazienti con ambliopia un occhio mette a fuoco meglio – afferma Bas Rokers, dell’Università del Wisconsin-Madison, docente di psicologia –. Il cervello preferisce le informazioni provenienti da quell’occhio e ignora il segnale proveniente dall’altro, l’occhio pigro”. L’ipotesi dei ricercatori è che, nelle persone colpite da ambliopia, si assottigli la guaina protettiva (mielina) che protegge i neuroni (in particolare gli assoni), che funge anche da isolante per i segnali nervosi facilitandone la conduzione. Insomma, sostengono i ricercatori, “l’ambliopia può alterare le proprietà della materia bianca” nelle vie visive nell’infanzia. L’opzione terapeutica più comune è, durante l’infanzia, quella di bendare l’occhio sano per spingere l’occhio pigro ad attivarsi e costringere il cervello a sfruttarlo appieno, sviluppando correttamente i circuiti visivi. Per questo è fondamentale effettuare visite oculistiche sin da piccolissimi. Il problema è che, nel caso degli adulti, il cervello è meno plastico. Nonostante ciò la riabilitazione visiva può consentire di ottenere alcuni risultati interessanti a ogni età. Proprio a scopo riabilitativo alcuni oculisti e altri esperti americani stanno persino sviluppando dei video-game “terapeutici” anche tridimensionali (realtà virtuale con un apposito visore in un casco).
Fonte: Vision Research