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Se gli occhi sono in mano al pediatra

L’oculista non viene sempre consultato in caso di problemi oculari. Quasi il 62% dei genitori ritiene che gli occhiali possano essere prescritti solo dalla prima elementare

Il pediatra è tuttora la figura professionale di riferimento anche quando sono in ballo problemi oculari dei figli, da neonati fino ai 14 anni d’età. Lo si evince da un sondaggio condotto su mille genitori, commissionato da Paidòss (Osservatorio nazionale sulla salute dell’infanzia e dell’adolescenza).

L’oculista passa però in primo piano quando un bambino piccolo presenta un “occhio storto” ovvero deviato: richiede una visita oculistica il 45,5% dei genitori, mentre chiedono un consiglio al proprio pediatra il 34,2% delle persone e, infine, il 20,3% aspetta che l’occhio torni dritto spontaneamente. Più della metà dei genitori (56,2%) sa che l’occhio pigro non è correggibile con semplici occhiali (spesso richiede il bendaggio dell’occhio sano per spingere l’altro occhio [[ambliope, ndr]] a lavorare).

Erroneamente il 61,7% delle mamme e dei papà pensa, inoltre, che l’oculista possa prescrivere occhiali solo dall’inizio della prima elementare, il 33,2% solo a partire dai tre anni e il 5,1% sostiene che lo si possa fare subito, alla prima visita oculistica, anche nei primi sei mesi di vita.

Anche se il bambino a scuola lamenta di non vedere bene la lavagna, il più delle volte i genitori chiedono il consiglio al pediatra (39,1%), mentre solo il 35,7% prenota una visita oculistica. Insomma, avere un occhio di riguardo in più per la specializzazione medica non sarebbe poi così sbagliato.

Fonte: Paidòss

Pagina pubblicata il 16 dicembre 2015. Ultima modifica: 28 giugno 2017

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