Rilassarsi per ricordare meglio Si memorizzano più facilmente le immagini se l’attività dei neuroni è sincronizzata: lo attesta uno studio californiano Cento foto mostrate al ritmo di una al secondo. Dopo 15-30 minuti sono stati riproposti cento scatti, di cui solo la metà nuovi. Si è chiesto poi ai volontari di dire se fossero già stati mostrati in precedenza. Risultato: le persone più rilassate hanno risposto in modo più corretto. Se, per certi versi, questa scoperta non fa altro che confermare il senso comune (è noto che nei periodi di stress la memoria tende a peggiorare), il rigore con cui è stata condotta è esemplare. Infatti, sono stati monitorati singolarmente 296 neuroni che, ippocampo e amigdala ). Ebbene, quando l’attività di questi neuroni risultava sincronizzata su una frequenza bassa, l’attività di memorizzazione era migliore. Si tratta delle onde theta, associate al rilassamento, al sognare a occhi aperti, alla sonnolenza e al sonno vero e proprio. Così come due strumenti musicali possono emettere note leggermente diverse e dunque essere dissonanti, analogamente avviene con le onde cerebrali che, se hanno una frequenza diversa e non sono in fase, sortiscono effetti peggiori (dal punto di vista del rendimento mnemonico). “La nostra ricerca dimostra – spiega Adam N. Mamelak, uno degli autori dello studio pubblicato su Nature on-line – che, quando i neuroni correlati con la memoria sono ben coordinati dalle onde theta durante il processo di apprendimento, i ricordi sono più forti”. Lo studio è stato condotto su otto soggetti che soffrono di epilessia; per questo è stato possibile collocare gli elettrodi direttamente sul cervello (dato che si stava effettuando un elettroencefalogramma intracranico), ottenendo in tal modo misurazioni più precise. 4-7 cicli al secondo. Referenza originale: “Post a job for freeHuman memory strength is predicted by theta-frequency phase-locking of single neurons” di Ueli Rutishauser, Ian B. Ross, Adam N. Mamelak & Erin M. Schuman, Nature advance online publication 24 March 2010 | doi:10.1038/nature08860; Received 19 August 2009; Accepted 27 January 2010; Published online 24 March 2010.
Fonti: Nature ( abstract ), Science Daily. Notizia pubblicata il 29 marzo 2010.