La retinopatia diabetica è una patologia degenerativa della retina che se non curata in tempo, nei casi più gravi, può portare alla cecità
La retinopatia diabetica è una malattia degenerativa che colpisce la retina in soggetti affetti da diabete. Ne descrive il decorso e le possibili cure il Professore F. Bandello, Professore Ordinario di Oftalmologia, Direttore della Clinica Oculistica dell’Università Vita-Salute (Istituto Scientifico San Raffaele di Milano) e Direttore della Scuola di Specializzazione in Oftalmologia, Università Vita-Salute (Istituto Scientifico San Raffaele di Milano).
– Che cosa è la retinopatia diabetica e quali sono i sintomi a cui bisogna prestare attenzione?
La retinopatia diabetica è la localizzazione a livello della retina delle conseguenze croniche dell’iperglicemia. Il diabete è caratterizzato da un’insufficienza assoluta o relativa di insulina, l’ormone che consente alle cellule di utilizzare il glucosio presente nel sangue.
Affinché si determinino le conseguenze del diabete a livello oftalmico è necessario un lunghissimo periodo di tempo; si tratta, infatti, di una complicanza cronica a lungo termine.
Inizialmente, si considerava la retinopatia come la conseguenza di una capillaropatia, ma, con il passare degli anni ci si è resi conto che accanto a questa caratteristica della retinopatia ce ne sono altre come, ad esempio, la neuropatia e la micro-infiammazione, altrettanto importanti.
– Quali sono i sintomi principali? Come si presenta essenzialmente la retinopatia?
La problematica fondamentale della retinopatia è che i sintomi si presentano solo quando la malattia ha già fatto la maggior parte del decorso; questo è uno dei motivi per i quali ha un’importanza fondamentale fare una diagnosi precoce e sottoporsi a dei programmi di screening.
Bisognerebbe adoperarsi affinché alla diagnosi di retinopatia si arrivi quando i sintomi non ci sono, poiché quando si presentano vuol dire che la malattia è già in uno stadio avanzato; quando ciò succede l’efficacia dei trattamenti è minore.
Per questo è importantissimo prendere in considerazione i vari iter medici che portano all’identificazione della retinopatia quando i sintomi non ci sono.
I sintomi più importanti sono: la deformazione delle immagini dovuta ad un edema maculare; una riduzione della vista che in alcuni casi può essere improvvisa e drammatica: ciò accade quando la retinopatia è proliferante ed è associata a delle emorragie.
Sono presenti, infatti, due tipi di retinopatia: non proliferante e proliferante. La differenza sta nella presenza o meno di formazioni vascolari con pareti molto sottili che possono determinare un sanguinamento in risposta a degli stimoli esterni molto banali come, ad esempio, un colpo di tosse.
La retinopatia non proliferante è caratterizzata da una lieve riduzione della vista e da una deformazione delle immagini.
– Le miodesopsie possono essere correlate alla retinopatia?
Le miodesopsie diventano importanti quando sono il risultato dei primi sanguinamenti. Prima di percepire i sintomi principali, quali appunto l’abbassamento della vista o un appannamento diffuso, può succedere di avere la percezione di “mosche volanti” un po’ aumentata. Le miodesopsie, effettivamente, possono essere i primi campanelli di allarme di un incipiente emovitreo e quindi dell’inziale emorragia endovitreale.
– Per quanto riguarda le terapie, quali sono quelle più utilizzate per contrastare l’avanzamento della retinopatia?
Oggi le cure sono state completamente rivoluzionate grazie all’avvento delle terapie intravitreali, ossia delle iniezioni che vengono fatte all’interno dell’occhio.
Tali iniezioni sono sostanzialmente fatte con due tipologie di medicinali: i farmaci anti VEGF e gli steroidi.
Il VEFG è in eccesso quando la retinopatia è in atto all’interno dell’occhio e determina sia l’edema maculare – caratteristico della retinopatia non proliferante – sia la comparsa delle neovascolarizzazioni per quanto concerne la retinopatia proliferante.
Iniettando tali farmaci direttamente nell’occhio si ha la possibilità di ridurre la determinazione dell’edema maculare e le emorragie intravitreali.
Il problema di queste terapie è che gli effetti sono a breve termine, in quanto il farmaco viene metabolizzato e quindi tende a sparire dal vitreo dopo massimo un paio di mesi; da qui la necessità di reiterare le infiltrazioni periodicamente.
Gli steroidi invece hanno una durata più lunga, ma presentano degli effetti collaterali quali la comparsa della cataratta o di un eventuale glaucoma determinato dall’aumento della pressione oculare.
I farmaci antiVEGF hanno, a differenza degli steroidi, degli effetti collaterali sistemici e sono particolarmente controindicati quando è presente una vasculopatia preesistente, una vasculopatia celebrale o una vasculopatia cardiaca.
Un ulteriore trattamento – ad oggi non molto diffuso – è il laser, che può essere utilizzato per entrambe le tipologie di retinopatia.
È fondamentale ricordare l’importanza della prevenzione per la retinopatia diabetica: i pazienti diabetici sono tenuti a sottoporsi a controlli periodici, anche quando la sintomatologia non è incidente. La retinopatia diabetica, ricordiamo, è degenerativa e se non curata in tempo ha effetti irreversibili e gravi sull’apparato visivo.