fbpx Skip to content
lacrime_artificiali_instillazione-web.jpg

Più inquinamento, più occhio secco

Più inquinamento, più occhio secco Livelli più alti di ozono e minore umidità sono maggiormente correlati al fastidio oculare 14 marzo 2016 – Occhi sempre più secchi nel mondo: ne soffrirebbe almeno una persona su dieci. La cause sono diverse: si va dall’inquinamento atmosferico all’abuso di aria condizionata, passando per il lavoro prolungato davanti agli schermi ed eventuali allergie. Un nuovo studio pubblicato su Jama Ophthalmology si concentra, in particolare, sulla correlazione tra il fastidio oculare e i livelli di un inquinante come l’ozono, tenendo conto anche del livello di umidità. La ricerca è stata condotta su un database di 16.824 persone (indagine coreana sulla salute e la nutrizione). I dati sullo stato dell’aria sono stati raccolti in 283 stazioni di monitoraggio della Corea del Sud. “Livelli più elevati d’ozono e livelli inferiori d’umidità – scrivono i ricercatori universitari di Seul e Incheon – sono stati associati alla sindrome dell’occhio secco nella popolazione coreana, mentre così non è stato con i livelli di PM10”. Insomma, le cosiddette polveri sottili – che sicuramente nuocciono all’organismo – non sembrano influenzare la secchezza oculare. L’occhio secco è una condizione abbastanza frequente in oftalmologia: si stima che colpisca il 12-16% della popolazione generale. In genere si ricorre all’instillazione di lacrime artificiali e altri umettanti oculari (ad esempio gel oftalmici notturni). Va detto che, soprattutto se si lavora molto davanti a uno schermo, si tende istintivamente a sbattere di meno le palpebre (riduzione dell’ammiccamento). Quindi è opportuno fare pause e guardare lontano per riposare gli occhi ( leggi i consigli utili ). Infine, ricordiamo che persino alcuni interventi chirurgici – come il laser per “correggere” i difetti refrattivi (miopia, astigmatismo, ecc.) – possono dare luogo a secchezza oculare transitoria o permanente.

Fonti: Jama Ophthalmology , Gruppo Picasso

Condividi su facebook
Facebook
Condividi su twitter
Twitter
Condividi su linkedin
LinkedIn