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Optogenetica, si mira a ripristinare la sensibilità retinica

Optogenetica, si mira a ripristinare la sensibilità retinica Le proteine foto-attivate impiegate in esperimenti su cavie colpite da malattie degenerative a carattere genetico 18 maggio 2015 – In futuro alcuni ciechi potrebbero beneficiare di trattamenti optogenetici per le loro malattie retiniche ereditarie. Per ora è però tutto sperimentale: ne è un valido esempio uno studio appena pubblicato da ricercatori svizzeri su Plos Biology . Almeno su cavie di laboratorio (topolini) si è riusciti a ripristinare una parziale sensibilità retinica inserendo – nelle cellule della retina sopravvissute – proteine sensibili alla luce. “Molti pazienti ciechi – scrivono i ricercatori – hanno perso la sensibilità dei fotorecettori della loro retina, mentre gli strati retinici più profondi, che normalmente non sono sensibili alla luce, rimangono relativamente intatti. Nuove terapie ‘optogenetiche’ promettenti con valutazione preclinica fanno ricorso a un virus modificato (preventivamente svuotato del suo contenuto genetico nocivo, ndr) per introdurre proteine fotosensibili nelle cellule retiniche sopravvissute, rendendole dei ‘fotorecettori di sostituzione’ e quindi ripristinando la visione. Tuttavia parecchi elementi limitano la fattibilità di una terapia optogenetica di tipo clinico”. Nel mondo la degenerazione dei fotorecettori è una delle cause principali di perdita della vista. I ricercatori ricordano che, nel mondo, circa una persona su 300 soffre di cecità parziale o totale associata a malattie degenerative come la retinite pigmentosa , la degenerazione maculare legata all’età e la retinopatia diabetica . Si stanno dunque tentando una serie di trattamenti per contrastare la perdita dei fotorecettori : si va dagli approcci farmacologici alla terapia genica (sostituzione dei geni “difettosi”) fino ad arrivare alle terapie sperimentali a base di staminali o, appunto, all’optogenetica. Però in tutti i casi citati è fondamentale che gli strati retinici interni siano rimasti integri per lunghi periodi di tempo anche dopo la perdita della vista. Vedi: PloS Biology

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