Oculistica, record di proteste per liste d’attesa Si allungano i tempi d’accesso alle visite specialistiche. Secondo Cittadinanzattiva , che ha presentato a Roma il XVI Rapporto PiT Salute, occorre dare più importanza alla prevenzione I tempi d’attesa per una visita specialistica diventano sempre più estenuanti: secondo le segnalazioni dei cittadini l’oculistica batte tutte le altre specialità. Lo denuncia la onlus Cittadinanzattiva, che il 16 luglio ha presentato a Roma, presso il Ministero della Salute, il XVI Rapporto PiT Salute. Analizzando oltre 5.000 segnalazioni delle 27.491 raccolte nel 2012, si è visto che il primato negativo di lamentele spetta alle liste di attesa di oculistica col 25,6% (contro il 18,5% del 2011), a cui segue, quasi a pari merito, cardiologia (balzata dall’11,5% al 25% in un solo anno) e, al terzo posto, ortopedia (passata dal 17% al 15,1% delle segnalazioni). Mediamente in Italia, per una visita oculistica nel pubblico – stando alle segnalazioni dei cittadini – bisogna attendere circa nove mesi e mezzo. In generale sono da registrarsi crescenti difficoltà nell’accesso alle cure mediche che, tra l’altro, sono più care che in passato a causa dell’aumento dei ticket. Inoltre viene lamentato sempre più spesso un costo eccessivo dei farmaci. In occasione della presentazione del suo studio, Cittadinanzattiva non solo ha sottolineato l’ importanza della prevenzione , ma ha anche segnalato delle carenze esistenti in Italia a livello di riabilitazione, cure domiciliari e del pronto soccorso. “Noi siamo convinti che la prevenzione – ha affermato Tonino Aceti, Coordinatore nazionale del Tribunale per i Diritti del Malato – sia la chiave di sostenibilità del Sistema Sanitario Nazionale”. Infatti bisogna entrare in una “logica di sistema” non limitandosi a una logica emergenziale, facendo screening e sviluppando maggiormente l’assistenza territoriale per i malati cronici, degli anziani, ecc. Bisogna, infatti, far sì – ha proseguito Aceti – che l’ospedale ritorni a rispondere in modo appropriato alle esigenze dei cittadini, che ad esempio soffrono di una riduzione dei posti letto. Tra l’altro si pone il problema della disomogeneità dei servizi territoriali: “Oggi le regioni del Centro-Sud – ha osservato ancora il Coordinatore del Tribunale per i Diritti del Malato – non sono in grado di garantire i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA)”. Complessivamente il Sistema Sanitario Nazionale può contare su minori risorse rispetto al passato, pur dando un contributo importante all’economia nazionale (produce l’11% del Pil consumandone il 7,1%). Un definanziamento complessivo che sta avendo ripercussioni negative anche sotto il profilo delle prestazioni sanitarie.
Fonte di riferimento: Cittadinanzattiva
Pagina pubblicata il 16 luglio 2013.
Ultima modifica: 22 luglio 2013