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Non ci si ammala di solo Covid-19

 “Sono molti i danni irreversibili che si stanno accumulando perché le persone non si curano più”, racconta Francesco Bandello, Primario dell’Unità di Oculistica dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano.Attivatevi all’interno degli Ospedali affinché i pazienti possano seguire i trattamenti in serenità” è il messaggio rivolto a tutti i colleghi. Ecco cosa sta accadendo alle patologie oculari durante il coronavirus.

Anche durante l’epidemia di Sars–Cov-2 è necessario continuare a promuovere l’importanza delle cure e della riabilitazione visiva, sia tra i cittadini che tra gli operatori della salute. È questo l’appello lanciato da Francesco Bandello, Primario dell’Unità di Oculistica dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano e Direttore della Clinica Oculistica dell’Università Vita-Salute.

“Ci sono diverse patologie oculari – racconta Bandello – che, una volta diagnosticate, richiedono un trattamento d’urgenza, entro un limite massimo di 2-3 giorni. Tra queste, esistono il distacco della retina, le malattie che colpiscono la cornea, oppure altri distretti dell’organismo. Esiste, soprattutto, una vasta gamma di malattie retiniche curate con le iniezioni intravitreali, l’effetto delle quali ha una durata limitata nel tempo che oscilla da 1 a 4 mesi”. Utilizzate per trattare le più comuni patologie degenerative e vascolari della macula, le iniezioni intravitreali svolgono un ruolo fondamentale nella gestione della malattia: “Superato il limite di tempo consigliato tra un’iniezione e l’altra – chiarisce Bandello –  la patologia torna ad essere attiva ed è in grado di produrre danni irreversibili. La retina, infatti, è costituita da cellule nervose che vengono dette ‘perenni’, che sono le stesse per tutta la vita e non sono in grado di riprodursi. Una volta morte, non ci sarà nessuna tecnica oculistica in grado di recuperarle”.

Durante la particolare situazione indotta dalla pandemia di Covid-19, molti degli abituali pazienti hanno scelto di rinunciare alle cure: “Come tante altre strutture in Italia – racconta Bandello – avevamo in trattamento circa 60 pazienti al giorno che seguivano il protocollo delle iniezioni con un’agenda molto precisa. Da fine febbraio questi pazienti sono diventati 6 e, quindi, c’è un numero consistente di persone che non sta eseguendo un trattamento utile”. Gli effetti di questa situazione sono ancora da valutare, ma i rischi sono già prevedibili: “Quando il periodo del terrore sarà finito – spiega il Direttore – ci ritroveremo con migliaia di pazienti con danni maggiori a causa dell’interruzione di queste cure”.

L’esperienza avviata dall’Ospedale San Raffaele di Milano rappresenta però una valida operazione di contenimento di questa possibilità: “Abbiamo iniziato a fare le iniezioni in un settore isolato dell’Ospedale creando un percorso ‘Covid-free’. Abbiamo organizzato in un nuovo blocco l’accettazione e, quindi, il paziente accede direttamente alle sale operatorie dove non ci sono contagi. Ritengo che qualcosa di simile debba essere fatto in tutti gli Ospedali e le strutture ambulatoriali dove i pazienti effettuano i trattamenti, altrimenti condanniamo queste persone ad un danno visivo maggiore”.

Messa in sicurezza dei pazienti e garanzia delle cure. Sono questi i presupposti indicati dal Primario dell’Ospedale San Raffaele di Milano: “Abbiamo il dovere di rassicurare i nostri pazienti. Prima, però, è necessario creare in tutte le strutture sanitarie dei percorsi sicuri, liberi da commistioni con pazienti che possono essere contagiati. Solamente dopo saremo in grado di dire alle persone che non rischiano di essere infettate. Quando avremo ottenuto questo, dobbiamo chiamarle a casa e dire loro che sono stati creati i presupposti affinché non corrano alcun rischio”.

La sensibilità di questo percorso è condivisa da tutti i professionisti del settore con un messaggio univoco. “Dai colleghi cardiologi – conclude il Direttore – sento dire che i pazienti arrivano già in fase terminale o in condizioni peggiorate. Dobbiamo darci da fare per superare questo momento, anche se una parte di danno sarà comunque inevitabile. Il messaggio bisogna darlo anzitutto ai colleghi: attivatevi all’interno degli Ospedali affinché i pazienti possano eseguire i trattamenti in serenità e senza rischio. Non ci si ammala solo di Covid-19 e dobbiamo creare tutti i presupposti per il trattamento delle malattie importanti, perché i pazienti hanno diritto alla salute e alla cura anche durante l’epidemia”.

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