Due studi clinici mettono a punto lenti innovative, testate sugli animali, per trattare le malattie della parte posteriore dell’occhio e favorire l’individuazione precoce dei segni della malattia all’apparato visivo.
Una lente a contatto capace di rilasciare farmaci direttamente nell’occhio, in modo prolungato, è quella messa a punto dal Massachusetts Eye and Ear e dal Boston Children’s Hospital, descritta sulla rivista Biomaterials[1]. La lente a rilascio di farmaci potrebbe essere utile per la terapia delle malattie della retina, fornendo un’alternativa ai colliri quotidiani, che possono risultare difficili per i pazienti da amministrare. La maggior parte delle malattie della retina, attualmente, sono trattate con iniezioni o impianti invasivi e, a causa della paura degli aghi inseriti negli occhi, quasi un paziente su quattro sottoposto a iniezioni oculari non ritorna agli appuntamenti per continuare la terapia[2].
Lo studio, guidato dal Prof. J. B. Ciolino del Boston Children’s Hospital, è stato sperimentato nei modelli animali affetti da due forme di infiammazione dell’occhio, quali uveite ed edema maculare. Nelle lenti è stato impiantato un film polimerico di cortisonico Desametasone, che ha fornito in modo sicuro un rilascio prolungato del farmaco per una settimana, consentendo livelli di concentrazione dello stesso 200 volte superiori rispetto alla somministrazione oraria dello stesso farmaco in forma di collirio[3]. Secondo lo studio, le lenti sono risultate efficaci quanto le iniezioni per prevenire danni alla retina che si sarebbero potuti verificare senza i trattamenti farmacologici.
Un’altra frontiera della medicina è rappresentata dalle lenti a contatto “smart” o “intelligenti”, che potrebbero monitorare la salute degli occhi dei pazienti. Un team di scienziati in Corea del Sud[4] ha messo insieme piccoli circuiti elettronici, batterie e antenne all’interno di una lente a contatto morbida, allo scopo di rilevare eventuali segni di patologie oculari. Si tratta, in particolare, di una lente che integra “sofisticati sensori diagnostici” in grado di individuare i segni precoci della malattia con elevata precisione, esaminando continuamente i fluidi oculari.
Nella loro dimostrazione, i ricercatori hanno
testato il prototipo sperimentale su conigli e un essere umano. I conigli e il
volontario hanno indossato la lente per 10 minuti senza mostrare alcun segno di
disturbo. Il paziente testato, inoltre, non ha segnalato limiti al campo
visivo. I circuiti integrati hanno funzionato correttamente fino ad una settimana
di esposizione al liquido lacrimale. La finalità del lavoro era quella di vedere
se lente a contatto elettronica potesse
essere miniaturizzata e resa “indossabile” per rilevare i cambiamenti nell’occhio
in tempo reale.
[1] Amy E. Ross et all., Topical sustained drug delivery to the retina with a drug-eluting contact lens, in “Biomaterials”, n. 217, 2019.
[2] An advance for drug-eluting contact lenses: Delivery to the back of the eye. Posted on September 18, 2019 by Nancy Fliesler on Discoveries, Stories and news from Boston Children’s Hospital.
[3] Ibid.
[4] Alan Mozes, https://www.medicinenet.com/script/main/art.asp?articlekey=226537 [10 dicembre 2019].