Leggere l’anima negli occhi La corteccia cerebrale dei neonati risponde anche inconsciamente alle diverse espressioni del viso 28 ottobre 2014 – Leggere l’anima attraverso gli occhi non è prerogativa degli adulti. I bambini lo fanno istintivamente sin da piccolissimi. Con una ricerca condotta dall’Università della Virginia (Usa) e dal Max Planck Institute tedesco si sono studiate le reazioni alle espressioni degli occhi in neonati di sette mesi. Gli occhi giocano un ruolo particolarmente importante: la misura in cui si vede la sclera (il bianco degli occhi) può essere un segno preciso di emozioni o attitudini comportamentali. Gli occhi sgranati, ad esempio, possono indicare paura o sorpresa. Gli occhi a fessura, invece, possono esprimere gioia o felicità (mentre si sorride si tende a socchiudere gli occhi). “Le nostre scoperte – ha commentato Tobias Grossmann dell’Università della Virginia – dimostrano l’esistenza, nel cervello umano dei neonati, di meccanismi rapidi, efficienti e affidabili a livello di rilevamento di indizi sociali che probabilmente forniscono il fondamento vitale allo sviluppo delle interazioni sociali”. Dunque, il bianco degli occhi gioca un ruolo inaspettato nelle interazioni sociali e cooperative tra gli esseri umani. Già nei neonati il cervello reagisce differentemente a seconda delle espressioni del viso e lo può fare anche con grande finezza e sensibilità. Questo avviene persino se il volto viene mostrato solo per 50 millisecondi ossia al di sotto del tempo di percezione cosciente delle informazioni visive. Lo studio è stato condotto facendo ricorso all’elettroencefalogramma: l’attività della corteccia cerebrale dei neonati partecipanti è stata registrata con precisione in reazione a diverse espressioni degli occhi. I quali hanno, in qualche modo, “parlato“ all’anima dei più piccoli.
Fonte: PNAS