“Sebbene non tutte le patologie possano essere gestite e diagnosticate a distanza, oggi la telemedicina risulta fondamentale”. Marco Verolino, Responsabile Oculistica Ospedali Riuniti Area Vesuviana-ASL Napoli 3 Sud, traccia il punto sul settore assistenzialistico a cinque mesi dallo sviluppo della pandemia in Italia.
Dallo scoppio della pandemia dovuta al nuovo coronavirus SARS-CoV-2, sono tante le riflessioni e gli spunti emersi nel settore sanitario. Su questo si gioca il futuro di un sistema assistenziale del quale Marco Verolino, Responsabile Oculistica Ospedali Riuniti Area Vesuviana-ASL Napoli 3 Sud, ha provato ad indicare gli sviluppi futuri.
La pandemia del COVID-19 ha cambiato i setting assistenziali e rimodulato la governance della risposta socio-sanitaria del Servizio Sanitario Nazionale. Ha fatto emergere la necessità di un’organizzazione dell’assistenza sanitaria basata sulla stretta integrazione fra attività ospedaliere e territoriali con un utilizzo imprescindibile ed esteso delle risorse più moderne dell’Information and Communication Technology. Le esigenze poste dalle fasi post-emergenziali dovranno spingere istituzioni e professioni sanitarie a individuare modelli di gestione della Sanità proiettati in un’ottica di efficienza e tutela degli assistiti e dei professionisti della salute.
Da questa situazione emergenziale sembra essere emersa una certa difficoltà ad applicare la sequenza gerarchica di procedure, protocolli, pianificazioni di strategie assistenziali, supportati da indirizzi ed informazioni omogenee per ciascun settore: “Nella prima fase – spiega Marco Verolino, Responsabile Oculistica – abbiamo assistito ad una carenza di informazioni tecniche, protocolli e programmi assistenziali condivisi da mettere in atto. Alla base non è stata data un’informativa precisa ad ogni medico o struttura per ciascuna branca. L’Oftalmologia, ad esempio, è stata trascurata, quantunque assiste un numero progressivamente in aumento di malati cronici affetti da maculopatia, che necessitano di trattamenti programmati per evitare un danno permanente alla funzione visiva. L’assistenza oftalmologica, assieme ad altre branche specialistiche come l’Odontoiatria o l’Otorinolaringoiatra, è molto esposta alle condizioni infettanti della malattia, poiché a stretto contatto quotidiano con un numero elevato di utenti, con le secrezioni e le mucose dei pazienti, pericolose per la trasmissione. Nella nostra clinica abbiamo potenziato le possibili soluzioni tecnologiche che hanno consentito di svuotare le sale di attesa, modulare gli accessi personalizzati, decodificare e monitorizzare a distanza i bisogni di assistenza dei cittadini”.
“Il Sistema Sanitario Nazionale – prosegue Verolino – doveva garantire per gradi un flusso di informazioni e disposizioni univoche, supportate da un sistema informatico e-health di gestione per il corretto funzionamento assistenziale di tutte le strutture periferiche, con interscambio di dati e monitoraggio a tutti i livelli di distretti sanitari e residenze sanitarie assistenziali”.
Investire in un settore strategico come la comunicazione, all’interno della relazione medico-paziente e medico-sistema sanitario, diviene un tassello fondamentale per innovare l’assistenza specialistica: “Sicuramente – afferma Verolino – dal lato utenti e pazienti c’è stato molto disorientamento dovuto ad una sovrabbondanza di informazioni e ad una confusione per i modelli di comunicazione generici adottati. Faccio riferimento a modelli non personalizzati nel principio ‘patient-centered care’, che oggi risultano facilmente applicabili con le tecnologie wearable device, smartwatch, smartphone e con il ruolo strategico dei medici di medicina generale. Al fine di garantire la migliore risposta assistenziale possibile, secondo processi di governance clinica rimodulata in risposta alla fase pandemica emergenziale, abbiamo reigegnerizzato le indicazioni dell’Oms e delle principali associazioni mediche di oftalmologia, come l’American Academy of Ophthalmology e la SOI, la nostra Società Oftalmologica Italiana, rispondendo ai bisogni di salute dei cittadini del territorio. Saper intercettare il bisogno di salute e il relativo rischio clinico di ogni cittadino diventa oggi un’importante prerogativa per le ASL e per il Sistema sanitario in generale, al fine di poter predisporre una rete solida e funzionale che abbia marcati tratti d’appropriatezza abbinati a periodiche analisi di controllo sullo stato di salute della popolazione”.
Riprogrammare l’assistenza sfruttando le nuove tecnologie si configura come un ulteriore tassello per il settore assistenzialistico: “Il rapporto tra struttura ospedaliera e territorio – chiarisce Verolino – presenta ancora un forte gap di programmazione. Nel Sistema Sanitario Nazionale oggi è inconcepibile pensare ad un’azienda ospedaliera non integrata nel sistema territorio, senza il supporto e l’interconnessione delle tecnologie di ultima generazione, che ci consentono di effettuare una programmazione e una reingegnerizzazione della risposta assistenziale. In quest’ottica, ad esempio, una maggiore interazione ed integrazione tra territorio e strutture ospedaliere riveste un ruolo centrale nel regolare i flussi, contenere i ricoveri e garantire l’appropriatezza della risposta perfezionandone i meccanismi operativi”.
Ecco allora il ruolo dell’e-health in direzione della modernizzazione del sistema sanitario: “La disponibilità dei dati e i sistemi protetti di gestione della governance clinica – spiega Verolino – sono fondamentali nell’ottica della personalizzazione dei servizi, poiché consentono di indirizzare ciascun assistito nello specifico percorso di cura. Oggi abbiamo strumenti che ci consentono di essere tempestivi e su di essi devono essere elaborate le strategie. Rispondere alla complessità e alla variabilità richieste è la chiave per uscire dal gap e rimodulare la spesa pro capite per ogni paziente, tracciando l’andamento prospettico della patologia. Siamo partiti in ritardo, non abbiamo avuto modelli previsionali in grado di sostenerci nelle decisioni o nel prospettare gli scenari. Ad oggi, non abbiamo ancora un’assistenza sanitaria incentrata sull’utilizzo dei big data, mentre sarebbe necessario per ciascun paziente un profilo sanitario interamente elettronico. Non abbiamo un monitoraggio attento dei profili assistenziali dei pazienti e neppure un inquadramento della stratificazione per classi degli stessi secondo le necessità assistenziali. Il nostro Sistema Sanitario Nazionale non è ancora in grado di svolgere questa funzione; la maggior parte dei dati del Ministero della Salute sono immagazzinati attraverso schede di dimissione o morte provenienti dalle strutture ospedaliere”.
“Pur di dare supporto ai loro assistiti – conclude Verolino – i medici hanno sacrificato la loro vita, esponendosi a condizioni che per alcuni sono state fatali. Per garantire il benessere ad ognuno di noi, il Sistema Sanitario Nazionale deve essere maggiormente tutelato, considerato una risorsa strategica essenziale e modernizzato tramite l’applicazione delle nuove tecnologie. Il fine è erogare una gestione efficiente ed efficace di servizi assistenziali sempre più rispondente alla domanda di ciascun assistito”.