Il XVII Rapporto di Cittadinanzattiva sulle cronicità: ritardi nelle diagnosi, lunghe liste d’attesa e poca prevenzione secondo 47 associazioni
La prevenzione è trascurata dalle associazioni in Italia: soltanto una su tre certifica corsi in questo campo. Inoltre oltre l’80% delle 47 associazioni interpellate denuncia ritardi nelle diagnosi. Molto carente risulta l’integrazione tra assistenza primaria e specialistica (lo denuncia il 73%), così come la continuità tra ospedale e territorio (69%). Sono alcuni dei dati contenuti nel XVII Rapporto di Cittadinanzattiva sulle politiche della cronicità che, presentato a Roma il 4 luglio 2019, è intitolato Regione che vai, cura che trovi (forse).
Troppe le attese soprattutto nel Lazio, Campania e Calabria
Più di due associazioni su tre (68%) denunciano lunghe liste di attesa: ad esserne afflitti soprattutto i pazienti del Lazio, della Campania e della Calabria. Solo una su tre afferma che visite ed esami per la gestione della patologia sono prenotati direttamente dallo specialista, mentre la maggioranza dei cittadini deve provvedere autonomamente, attraverso il Centro Unico di Prenotazioni (CUP: 60%) o recandosi direttamente agli sportelli ospedalieri (28%). Le cure possono essere diseguali a seconda del luogo di residenza.
Quei camici che non ascoltano
“Per quanto riguarda l’umanizzazione delle cure, gli elementi sui quali bisognerebbe maggiormente agire sono – scrive Cittadinanzattiva – la mancanza di aiuto nella gestione della patologia, coniugata con la mancanza di ascolto da parte del personale sanitario (74%). Altri due aspetti che rendono particolarmente gravosa la vita delle persone affette da patologie croniche e rare sono le liste d’attesa (68%) e la burocrazia inutile (55%). Ad essere, poi, ancora oggi sottovalutato è il dolore, sia quello fisico che quello psicologico (53%)”.
Assistenza ospedaliera, troppi gli spostamenti
A livello di assistenza da parte degli ospedali, ben il 70% delle persone con malattie croniche e rare si lamentano di doversi spostare dalla città in cui risiedono. Il 53% denuncia la mancanza di personale specializzato, mentre uno su tre rileva lunghe liste di attesa per il ricovero. Non sono pochi i casi di chi è costretto a pagare una persona che l’assista durante il ricovero (lo denuncia il 23%) e ci sono persino persone che si trovano costrette a portarsi i farmaci da casa (17%).
Nel caso delle Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA) e lungodegenze, il primo problema è accedervi a causa delle lunghe liste di attesa (63%), segue la mancanza di specialisti (37%) e la necessità di pagare una persona per assistere il malato (26%). “La riabilitazione – precisa Cittadinanzattiva – non è totalmente garantita dal SSN, visto che per un’associazione su cinque il cittadino deve integrare a proprie spese per avere le ore sufficienti e uno su tre deve addirittura provvedere privatamente del tutto”.
Assistenza domiciliare? Solo in pochi casi
Non va meglio per l’assistenza domiciliare che, secondo l’82% delle associazioni, viene erogata solo in pochi casi; inoltre per il 70% le ore non sono comunque sufficienti, per il 53% mancano figure specialistiche, in particolar modo lo psicologo.
Nell’ambito dell’assistenza protesica ed integrativa, quasi il 60% lamenta tempi troppi lunghi per l’autorizzazione, mentre più della metà si ritrova a sostenere spese per l’acquisto di protesi, ausili e dispositivi non erogati dal Sistema Sanitario Nazionale (SSN).
Troppe spese e poco sostegno
Per quanto riguarda l’assistenza farmaceutica, in cima ai problemi si trova la spesa economica per farmaci in fascia C (quelli non mutuabili) o a causa delle limitazioni di budget da parte delle ASL o aziende ospedaliere (41%); segue la limitazione di prescrizione da parte del medico di medicina generale e dei pediatri (28%).
Sempre a detta del 54% delle associazioni coinvolte, infine, i bisogni psicosociali non vengono presi in considerazione: in particolare, mancano le forme di sostegno psicologico e di tutela sul lavoro (65%) nonché le forme di sostegno economico (51%).
Le proposte di Cittadinanzattiva
Dunque Cittadinanzattiva, come proposte conclusive per migliorare il quadro socio-sanitario italiano, ha chiesto di: 1) ridurre le differenze nell’accesso alle cure; 2) recepire e attuare uniformemente il Piano nazionale delle cronicità; 3) semplificare le procedure burocratiche nel campo sanitario e renderle più omogenee.
L’Osservatorio nazionale liste d’attesa
Il 9 luglio 2019 al Dicastero della Salute – alla presenza del Ministro della Salute Giulia Grillo – si è insediato l’Osservatorio nazionale liste d’attesa e si è svolta la prima riunione.
All’incontro hanno preso parte i rappresentanti delle Regioni, dell’Agenzia Nazionale per i servizi sanitari Regionali (Agenas), dell’Istituto Superiore di Sanità, di Cittadinanzattiva e le Direzioni generali della Programmazione e dei Sistemi informativi del Ministero. Il tavolo è presieduto dal direttore della Programmazione, Andrea Urbani.
Il Ministro Grillo ha spiegato:
Siamo qui non solo per attivare un osservatorio operativo che possa concretamente vigilare sull’efficienza delle liste d’attesa, ma per lavorare insieme affinché sia restituito ai cittadini un diritto a lungo negato: quello dei tempi certi per le cure e per le diagnosi nella sanità pubblica. Tutte le risposte che questo gruppo di lavoro riuscirà a trovare, saranno risposte date ai cittadini che negli anni hanno perso fiducia e ai tanti che hanno smesso di curarsi… L’obiettivo comune è restituire al Paese un modello più efficiente di sanità pubblica.
Fonti: Cittadinanzattiva, Ministero della Salute