19 giugno 2009: incontro al Polo Nazionale Ipovisione di Roma sugli aspetti psicologici della riabilitazione visiva
Più tatto e considerazione per gli ipovedenti, soprattutto se parliamo di riabilitazione visiva. Un’occasione per entrare nel vivo del tema è stata l’appuntamento del 19 giugno 2009 al Polo Nazionale Ipovisione, struttura sanitaria dell’Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità-IAPB Italia onlus ospitata presso il Policlinico A. Gemelli di Roma.
L’incontro, riservato agli addetti ai lavori, è stato organizzato per gli psicologi, con lo scopo di: a) creare una rete che consenta il confronto e lo scambio dei metodi e degli approcci terapeutici; b) individuare i punti di forza e criticità nei Centri di riabilitazione per ipovedenti e relative soluzioni.
Il Prof. Filippo Cruciani, Coordinatore scientifico del Polo Nazionale, fa il punto sulla situazione attuale dell’ipovisione in Italia. “Riabilitare un ipovedente – ha osservato il docente dell’Università Sapienza di Roma – significa riabilitare una persona, non un occhio”. Quindi, è necessaria una maggiore umanizzazione della sanità e, contemporaneamente, bisogna incoraggiare un approccio integrato, vale a dire multidisciplinare: è fondamentale che gli oculisti lavorino – specialmente nel caso della riabilitazione – accanto ad altre figure professionali, in particolare con lo psicologo.
Il dott. Michele Corcio, della Direzione Nazionale della IAPB Italia onlus, ha affermato che dall’incontro è emersa:
1) la necessità di sensibilizzare, ossia di far comprendere, l’importanza della riabilitazione visiva degli ipovedenti;
2) la necessità di rafforzare il ruolo dello psicologo (che ha anche una “funzione armonizzante” a carattere “complessivo”, cioè rivolta alla totalità della persona).
3) l’importanza di una metodologia completamente diversa quando si curano i bambini.
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