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Chip sottoretinico (protesi Alpha-IMS)

L’occhio bionico sotto esame

Chip sottoretinico (protesi Alpha-IMS)L’occhio bionico sotto esame Il British Journal of Ophthalmology “promuove” due impianti, che si possono effettuare su malati di retinite pigmentosa considerati idonei 1 agosto 2014 – Cinque tipi di occhi bionici sotto esame, ma per ora a essere “promossi” sono solo due: Argus II, un dispositivo da 60 pixel – approvato sia dalla FDA americana che dall’Unione europea –, e Alpha-IMS, una protesi retinica da 1500 pixel messa a punto dall’università di Tubinga e autorizzata dall’Ue. Però è su quest’ultimo dispositivo che gli autori di un nuovo studio del British Journal of Ophthalmology – che si sono basati su pubblicazioni precedenti – scommettono per il futuro, considerando principalmente il potenziale di ripristino della visione e la biocompatibilità a lungo termine. I malati di retinite pigmentosa considerati idonei (minimo 25 anni, con una retina che abbia preservato un minimo di vitalità e il nervo ottico integro), una volta operati, con la protesi retinica Alpha-IMS hanno la possibilità di recuperare parzialmente la visione centrale (un campo visivo di 15°) e un minimo di visus (fino a 0,36 decimi). Invece Argus II consente di recuperare 20° al centro del campo visivo e circa 0,16 decimi di vista. A dispetto del nome avveniristico, l’occhio bionico è uno stimolatore dell’attività retinica residua le cui prestazioni sono ancora limitate. Ammesso che si sia idonei all’impianto, se l’intervento ha successo si può recuperare un minimo di capacità visive, ma esclusivamente in bianco e nero e al centro del campo visivo, con immagini che si presentano per flash successivi. Il vantaggio dell’impianto Alpha-IMS è che il chirurgo – collocando un chip fotosensibile sotto la retina – consente al paziente di vedere nella direzione in cui si sposta lo sguardo. Al contrario, la protesi retinica Argus II richiede una videocamera esterna montata sugli occhiali e, dunque, bisogna muovere tutto il capo per visualizzare correttamente le immagini. In ogni caso, va detto che saranno necessari ancora ulteriori progressi per consentire una visione più fine e più ampia. Schema di funzionamento di un occhio bionico messo a punto dalla Università di Tubinga (Germania)

Fonte originale: British Journal of Ophthalmology

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