Presentato a Roma il 51° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese: c’è più insicurezza e disparità nonostante alcuni progressi
In Italia c’è una nuova centralità riservata alla prevenzione. Questo progresso riguarda principalmente la cultura della salute. Lo evidenzia il Censis, che il primo dicembre 2017 ha presentato a Roma il suo 51° Rapporto annuale sulla situazione sociale del nostro Paese. Nel quale viene riproposto anche l’annoso problema delle liste d’attesa per le visite specialistiche.
Meno fumatori e sedentari
Migliorano alcuni comportamenti di massa ossia certi stili di vita. Nel periodo 2006-2016 i fumatori sono diminuiti dal 22,7% al 19,8%, mentre i sedentari assoluti sono passati dal 41,1% al 39,2%. Tuttavia quest’ultima percentuale è ancora nettamente al di sopra della media Ue.
Si è ridotto, invece, l’incremento delle coperture vaccinali. Il 36,2% degli italiani è favorevole solo alle vaccinazioni coperte dal Servizio Sanitario Nazionale, il 31,2% si fida sempre e comunque delle vaccinazioni, il 28,6% è dubbioso e decide di volta in volta (consultando pediatra o medico).
Più spesa sanitaria privata e disparità
Insicurezza e disparità: si tratta di difficili sfide per la sanità italiana. Continua, infatti, a crescere la spesa sanitaria privata delle famiglie, pari a 33,9 miliardi di euro nel 2016 (+1,9% rispetto al 2012).
Una disfunzione classica dell’offerta pubblica è la lunghezza delle liste di attesa. Nel periodo 2014-2017 si rilevano +60 giorni di attesa per una mammografia, +8 giorni per visite cardiologiche, +6 giorni per una colonscopia e un pari incremento per una risonanza magnetica.
I tempi per accedere a una visita oculistica nella sanità pubblica sono variabili. Ad esempio, ad ottobre 2017 nel Lazio [Dati ottenuti dal [sito ufficiale della Regione Lazio]] si andava da un minimo di 2 giorni a un massimo di 227 giorni d’attesa, a seconda della ASL considerata (solo circa la metà ha rispettato il tetto massimo previsto dalla legge).
Circa il 64% dei cittadini è soddisfatto del servizio sanitario della propria regione, quota che scende però al 46,6% nel Sud. Durante l’ultimo anno il servizio sanitario della regione di appartenenza è peggiorato secondo il 30,5% degli italiani, quota che sale nel Sud al 38,1% e al Centro al 32,6%.
Fonte principale: Censis